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Inquinamento dell’Adriatico: per Milano senza depuratore l’Europa ricorda il procedimento d’infrazione contro l’Italia

Dall’Europa un procedimento d’infrazione ancora pendente per colpa degli scarichi inquinanti di Milano, metropoli di quasi tre milioni di abitanti ancora senza un depuratore. E’ passato purtroppo sotto silenzio il provvedimento varato dalla Commissione Europea, che continua a denunciare la pesante situazione ambientale dell’Adriatico nella recente relazione sull’applicazione delle direttive nel trattamento delle acque reflue. In pratica lo stato dell’arte in Europa su depurazione e misure prese dagli stati membri.

Per Sergio Gambini l’allarme dell’organismo europeo pesa come un macigno sull’inerzia delle amministrazioni lombarde. “Lo stesso sindaco Albertini, nominato da tempo commissario dal governo, non ha più alcun alibi: gli interventi dilatori, le formali aperture di cantieri ma le sostanziali inattività amministrative non sono più accettabili. Per ottenere che la situazione milanese si sblocchi realmente siamo noi a doverci attivare in difesa dell’Adriatico, ed essere all’altezza del ruolo di custodi di questo nostro bene primario, di una grande risorsa ambientale”.

Nella relazione la Commissione rileva come Milano, scaricando nei bacini idrografici del Po contribuisca “all’inquinamento del delta e delle acque costiere adiacenti” e rientri nelle città che “dovrebbero essere dotate di idonei sistemi di trattamento”. E questo per tutelare l’area costiera dell’alto Adriatico, dichiarata sensibile dal decreto legislativo del maggio 1999. Non è certo una novità questa del depuratore mancante, dice Sergio Gambini “sono anni che denunciamo le inerzie e disinteresse della metropoli lombarda. Ma ora diventa un caso europeo”.

“I parlamentari dell’Ulivo dell’alto Adriatico – ricorda Gambini - si sono mossi nei giorni scorsi: nuovi pericoli si profilano per il sistema ecologico, turistico ed economico del nostro mare, con lo spettro di nuove attività estrattive e lavori petroliferi. Ma è tempo che il corpo sociale, cittadini, associazioni e enti locali, si mobilitino. Una prima mossa potrebbe essere una grande petizione per costringere il sindaco di Milano Gabriele Albertini e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni a rompere l’inerzia. Loro per primi devono muoversi per evitare che l’Adriatico continui ad essere la ”marcita” milanese”.

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