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La maggioranza ignora le richieste dell’economia italiana e vara le norme sull’immigrazione. Bocciati gli odg Gambini

“Le norme sull’immigrazione sono marcate da un doppio vizio, uno ideologico di rifiuto della presenza degli immigrati nel nostro Paese, l’altro puramente propagandistico volto a millantare una maggior durezza nella repressione dell’immigrazione clandestina. Alla fine la maggioranza ha prodotto un provvedimento pericoloso, che non risponde alle esigenze di manodopera e quindi di crescita produttiva delle imprese, e che le porrà di fronte all’alternativa tra limitare la crescita o rifugiarsi nel sommerso, con pericolo di sanzioni gravissime”. E’ il commento a caldo di Sergio Gambini dopo l’approvazione alla Camera delle nuove norme in materia di immigrazione. Il parlamentare, durante il dibattito, aveva presentato due ordini del giorno a sostegno delle esigenze delle imprese turistiche e della pesca, uno volto ad incrementare le quote dei lavoratori extracomunitari stagionali nella provincia riminese, decisamente sottodimensionate rispetto alle esigenze delle imprese turistiche, l’altro sollecitato dalle marinerie per modificare le norme sulla formazione degli equipaggi.

I problemi dell’economia locale e nazionale, invece, non hanno trovato alcun ascolto nelle scelte della maggioranza. “Il risultato – commenta Gambini – è una legge – manifesto discriminatoria e segregazionista, incapace di cogliere le esigenze di crescita dei sistemi produttivi italiani e la loro necessità di legalità e trasparenza nei rapporti di lavoro. C’è una distanza siderale tra questa maggioranza ed il Paese, distanza testimoniata dal rifiuto frapposto all’approvazione dei due ordini del giorno. Hanno tappato la bocca anche a chi, dentro la maggioranza, ha dato voce al buonsenso per regolarizzare e far emergere dal nero i lavoratori extracomunitari già occupati. La destra ha imboccato con ottusa determinazione la via più breve per alimentare la clandestinità e il lavoro nero, una strada che fa crescere l’illegalità, il terreno di coltura della criminalità diffusa, che rende meno sicure le nostre città”.

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