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Quando il tesoro del caro estinto giace nelle casse delle banche: nessun obbligo di informazione sui conti bancari per gli eredi

Che ne è del deposito in banca del caro estinto, dal momento che gli istituti italiani non sono obbligati ad avvertire gli eredi delle somme depositate? Se lo sono chiesto alcuni consumatori riminesi e non solo, quando hanno scoperto che non esiste nella legislazione italiana alcun obbligo di segnalazione o di indicare, all'apertura di un servizio bancario, un beneficiario. Un quesito che Sergio Gambini ha raccolto e "girato" al ministero del Tesoro, attraverso un'interrogazione in commissione: ma che succede quando un conto corrente diventa un "conto dormiente". "Siamo di fronte ad un "baco" nella legislazione non da poco - spiega il parlamentare che, dopo una ricognizione sui media, ha scoperto un caso analogo, sollevato dal Financial Times di Londra - I dormant accounts (conti dormienti), che in Gran Bretagna verrebbero utilizzati da alcune banche addirittura per incrementare i loro profitti, sono stimati intorno ai 15 miliardi di sterline (circa 22 miliardi di euro). In Italia la situazione è la medesima: al momento dell'apertura di un conto corrente gli istituti di credito italiani non richiedono automaticamente il nome di un beneficiario in caso di scomparsa o incapacità ad operare. Mentre la Banca d'Italia conferma che, in caso di scomparsa dell'intestatario di un conto o di un libretto di risparmio, la legge bancaria vigente non impone l'obbligo di comunicare la disponibilità del denaro agli eredi e di restituirlo rapidamente".

Succede così che, nel caso in cui nessuno si presenti, la banca possa trattenere la somma per anni senza fare alcun tentativo di restituirla. Una situazione odiosa se si considera che in alcuni casi tale comportamento impedisce agli eredi di recuperare i risparmi dei genitori scomparsi. "Sospetti di questo genere dovrebbero convincere gli enti preposti a fare chiarezza su questa zona d'ombra, che se si dovesse scoprire vera comporterebbe un nuovo colpo alla credibilità del sistema bancario italiano - scrive a Tremonti il parlamentare riminese. Chiedendo al ministro, per la salvaguardia della trasparenza, una ricognizione per quantificare il fenomeno, e "se non ritenga indispensabile pervenire ad una normativa che imponga agli istituti di credito di rendere pubbliche le somme abbandonate nelle banche e i nomi dei rispettivi intestatari, aprendo la strada al recupero automatico per chi ne abbia diritto. Istituendo nello stesso tempo l'obbligo di registrazione di un beneficiario alternativo al momento dell'apertura del conto corrente, estendendo tale disciplina anche ai depositi già in essere". Gambini ha inoltre annunciato che per ovviare a questo problema presenterà un emendamento alla legge sul Risparmio, della quale è relatore alla Camera.

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