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La Corit chiuderà lo sportello di riscossione tributi di Santarcangelo, "su impulsi ministeriali" di 5 anni fa.

La Corit Rimini e Forlì-Cesena spa chiuderà presto lo sportello di Santarcangelo per "un impulso preciso del ministero delle Finanze", cioè due comunicazioni ministeriali del 1999 e del 2000. Un impulso "piuttosto remoto" per il deputato riminese Sergio Gambini, che chiede in un'interrogazione in commissione proprio al titolare del dicastero, Siniscalco se sia a conoscenza del piano di riorganizzazione dell'azienda di riscossione dei tributi e se "tale decisione sia davvero stimolata da iniziative ministeriali". Il parlamentare segnala al ministro che la chiusura, annunciata al Comune con una lettera della Corit pochi giorni fa, "provocherà significativi disagi non solo alla popolazione di Santarcangelo, ma anche a quella dei comuni vicini che tradizionalmente gravitano sullo sportello del centro clementino, l’unico nella zona nord della provincia di Rimini". La Corit indicherebbe nella lettera inviata al Comune tre possibili alternative per pagare i tributi, lo sportello di Rimini, gli altri sportelli bancari e delle poste, l’uso di internet, infine. Modalità però che possono risultare impraticabili per buona parte della popolazione, come nel caso dell’uso di internet, o comportano una ingiustificata maggiorazione dei costi e dei disagi per gli utenti, come avverrebbe se si rivolgessero ad altri sportelli bancari e postali o raggiungessero la Corit a Rimini.

"Dai citati “impulsi” ministeriali sono passati più di cinque anni - scrive Gambini - durante i quali si sono verificate però diverse decisioni sull’attività di riscossione dei tributi come il decreto ministeriale del 27 febbraio 2004, in forza del quale la Corit riceve per ogni notifica Tarsu 5,56 € (nel solo Comune di Santarcangelo si tratta di circa 8.000 famiglie), ed in ogni caso l’aggio per la riscossione ai sensi di legge è di circa l’8% sulle entrate, a ricompensa di un servizio”vicino” all’utente". Ebbene, a fornte di questa situazione, Gambini chiede al ministro se "la rarefazione del servizio sia compatibile con i termini della concessione ministeriale e della relativa gara" e quali iniziative intenda intraprendere per "contrastare una scelta che in ogni caso provoca inediti disagi ed aumenti di costi alla popolazione", non solo per i santarcangiolesi ma per tutti gli abitanti del nord della provincia.

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