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Cnca: rivolte in carcere, attivare subito le misure alternative. L’emergenza coronavirus ha aggiunto ulteriore pressione in una situazione già oltre il limite del sopportabile

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mar, 10/03/2020 - 17:21
Riccardo De Facci, presidente: “predisporre metodi di comunicazione tra detenuti e familiari diversi dalla presenza fisica, utilizzando gli strumenti offerti da internet o che non comportano rischi di contagio”.

Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), al quale aderisce la Cooperativa Sociale Cento Fiori, esprime forte preoccupazione per le rivolte che stanno avendo luogo in diversi istituti di pena italiani. “L’emergenza coronavirus ha aggiunto ulteriore pressione in una situazione già oltre il limite del sopportabile, a causa di un sovraffollamento pesante e continuo”, dichiara Riccardo De Facci, presidente del Cnca, “Alle rivolte di questi giorni bisogna rispondere non solo con la repressione, ma attivando misure alternative alla detenzione per un numero congruo di detenuti. E predisponendo modi di comunicazione tra detenuti e familiari diversi dalla presenza fisica, utilizzando gli strumenti offerti da internet o altri che non comportano rischi di contagio. Quello che è accaduto a Modena, poi, con le morti per overdose, rende evidente che negli istituti di pena devono essere presenti strumenti per intervenire in caso di overdose, superando l’ipocrisia che vuole il carcere libero dalle sostanze psicoattive.”

“I fatti di questi giorni”, conclude De Facci, “sono un’ulteriore conferma di una situazione esplosiva, che va affrontata – al di là delle rivolte di questi giorni – prevedendo un uso esteso e sistematico delle misure alternative alla detenzione (messa alla prova, detenzione domiciliare…) e cancellando alcune normative ‘carcerogene’ come l’attuale legislazione sulle droghe. Sono richieste che avanziamo da tempo e che continuano a restare senza risposta.”

La Cooperativa Sociale Cento Fiori gestisce attualmente il progetto Se.A.T.T. Andromeda: Sezione a custodia attenuata Trattamento Tossicodipendenti della Casa Circondariale di Rimini. Il progetto ha la finalità d’individuare e sostenere il percorso più idoneo al reinserimento sociale dei detenuti tossicodipendenti, coinvolgendo direttamente in prima persona il singolo utente e l’équipe di trattamento.

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Le reti dei servizi sanità

Scuola di prevenzione José Bleger Rimini - Lun, 09/03/2020 - 23:31

di Marella Tarini

Attualmente le normative locali e nazionali, in vigore o in elaborazione, e le programmazioni che si riferiscono alla predisposizione degli assetti relativi alla erogazione di interventi in materia di sanità pubblica, stabiliscono frequentemente la istituzionalizzazione di entità denominate Reti.
L’idea delle Reti introduce una profonda revisione dei paradigmi storicamente applicati nel settore sanitario, paradigmi che, nei tempi trascorsi, avevano sposato criteri di tipo autoreferenziale dal punto di vista dell’esercizio delle discipline, e gerarchico, dal punto di vista della competenza professionale.
Sono molteplici i fattori che si sono sviluppati negli ultimi tempi e che hanno contribuito a
suggerire questa previsione strutturale.

Tra questi fattori ricordiamo:
1) I cambiamenti socio-demografici e la perdita di ruolo di alcune istituzioni-aggregazioni
comunitarie che in passato svolgevano ruoli di supporto a quello sanitario. Sempre più
spesso la sanità pubblica deve vicariare le funzioni assistenziali e riabilitative un tempo
svolte all’interno delle famiglie, per esempio, assicurandone l’erogazione con modalità e
tempi strettamente conseguenti agli atti clinici.

2) L’invecchiamento della popolazione generale, e l’emergenza sempre più frequente, quindi, di situazioni cliniche caratterizzate dalla concomitante presenza nello stesso soggetto di patologie multiple, che richiedono contemporaneamente l’intervento di più strutture specialistiche.

3) Le emergenze di carattere finanziario, che hanno necessariamente richiesto l’ottimizzazione degli spazi fisici all’interno dei quali effettuare gli interventi. Queste necessità hanno decretato le aperture dei confini spaziali tra le strutture, che in passato funzionavano grazie a collocazioni definite e separate.

4) La parziale messa in crisi, a livello sociologico, del modello gerarchico e lo sviluppo e la
crescita di alcune professioni un tempo ritenute subordinate nel campo delle prestazioni di
carattere sanitario e sociale.

5) L’attuale attenzione alla elaborazione di un impianto concettuale ed epistemologico che
supera i sistemi del pensiero lineare e guarda ai fenomeni secondo i criteri della
complessità: ne consegue la tendenza a considerare con sempre maggiore attenzione
l’interazione degli aspetti multifattoriali per ciò che attiene l’interpretazione etiologica e la
predisposizione conseguente degli atti clinici.
E’ subentrato così un impulso al superamento delle divisioni presenti a più livelli nel sistema, e si è iniziato a pensare sulla necessità di “ mettere in rete” le realtà operative, anche al fine di produrre risposte coordinate e coerenti alle domande e alle necessità di trattamento rappresentate dall’utenza.

Assume un rilievo significativo che la composizione di queste entità, dal punto di vista dei ruoli che vi si pensano rappresentati, è, nel volere esplicito delle norme e delle programmazioni, multiprofessionale, transdisciplinare ed interistituzionale.
Il compito istituzionale potenzialmente assegnato ad una Rete è complesso, perché può riguardare la predisposizione e l’attuazione condivisa di assetti organizzativi- gestionali, oppure la definizione del collegamento di medesime competenze nella dimensione di un territorio, o ancora la costruzione di percorsi clinici articolati fra diverse competenze, che ineriscono la prevenzione, la cura e la riabilitazione di problematiche emergenti, laddove i programmi di cura devono essere intesi in una forma che sia al contempo e integrata e individualizzata.
La riflessione generale sulle Reti e sulla loro costituzione deve considerare ed includere il confronto tra due differenti modelli, quello del sistema monocentrico e quello del sistema multicentrico.
Il sistema monocentrico di Rete prevede che ci sia una centrale operativa attorno alla quale ruotano molti altri sistemi ad essa collegati, posti, per ciò che inerisce le decisioni e la comunicazione, in una situazione di dipendenza da questo ipotetico Centro Direzionale.

Quello multicentrico prevede che tutti i sistemi che fanno parte della Rete siano centri decisionali che emettono e ricevono vicendevolmente comunicazione e operazioni, e che si configurino tutti in una situazione di interdipendenza tra loro; questo modello prevede che sia individuato in forma condivisa il luogo all’interno del quale debbano essere elaborate e depositate le risultanze relative alla comunicazione e alla creazione di prodotti decisionali.
Il sistema multicentrico fa circolare la comunicazione all’interno dell’intero organismo, fra tutti i centri operativi della Rete, e supera il sistema per cui ogni singolo punto di intervento si relaziona isolatamente con l’ipotetico Centro Direzionale.
Nella costituzione di una Rete è implicito il concetto di integrazione, ma questo concetto merita una esplicitazione: possiamo pensare alla integrazione fra ruoli, Strutture e competenze come ad un passaggio di apposizione, in cui ogni frammento si aggiunge all’altro senza che si modifichino le specifiche definizioni ed attribuzioni di ognuno, oppure possiamo pensarlo come un processo di ricombinazione dei contenuti che ogni parte della rete rappresenta e porta con sé. Nel processo di ricombinazione gli effetti ed i prodotti che scaturiscono dal lavoro della Rete non sono frutti messi assieme in una modalità addizionale, ma sono nuove, inedite, configurazioni strutturali, alle quali
sottende una epistemologia che alcuni studiosi hanno definito “convergente”. I saperi, cioè, devono ricombinarsi e produrre un sapere ed un saper fare nuovo e globale, che non proviene più separatamente da ogni singolo componente, ma diventa bagaglio collettivo della nuova organizzazione.

Si configurano quindi alcune problematiche piuttosto evidenti.
-La prima problematica: riguardo alla composizione multiprofessionale, transdisciplinare ed interistituzionale ( rapporti definiti tra Servizi differenti) di queste entità, dobbiamo tenere presente che esse debbono inserirsi in un contesto macroistituzionale, quello della Sanità e della Medicina pubbliche, nel quale tali principi sono ancora ampiamente disattesi nei fatti.
La Sanità Pubblica, difatti, al di là dei proclami, quando questi vengano espressi, è un’istituzione fortemente stereotipata, fortemente focalizzata sulla cura delle patologie più che sulla promozione della salute, nella quale, per quanto riguarda la lettura della patologia e la predisposizione degli atti diagnostici, terapeutici e riabilitativi, vige il principio individualista in forma molto cristallizzata; nella quale emergono inoltre i principi della superspecializzazione e della frammentazione dei saperi; nella quale, infine, a dare forma alle relazioni sono i principi gerarchici ed il conflitto fra discipline e professioni.
In misura sempre maggiore, tra l’altro, nella gestione pubblica della salute si affermano i principi aziendalistici della imprenditoria e del profitto ed i criteri finanziari ed economici, e sembrano essere questi ad informare le scelte programmatorie.

-La seconda problematica: tra i problemi che non possono essere elusi quando si pensi a dei percorsi di dialogo, cooperazione e collaborazione fra Servizi, si rileva il seguente: persino gli schemi di riferimento ( ECRO, nel linguaggio della Concezione Operativa) impliciti di molti operatori non convergono, anche quando questi siano attivi nello stesso settore e/o nei Servizi di confine.
Possono persino essere molto divergenti le stesse idee che si hanno sulla configurazione e
l’importanza di alcuni fattori etiopatogenetici: alcuni operatori optano per un pensiero lineare al quale sono abituati da certa formazione meccanicistica, altri osservano il loro campo di intervento secondo i criteri della multifattorialità nella determinazione della sofferenza, ed assumono che questa, pur esprimendosi tramite posizioni e sintomi individuali, dichiara la implicazione, nella sua genesi, di ambiti più vasti di quello individuale, per esempio quello familiare, quello dei gruppi secondari, quello istituzionale e quello comunitario. Questa differenza di vedute rende differente anche la individuazione e la definizione del campo di intervento sul quale si presceglie di operare.

-La terza problematica: rispetto alla finalità per cui si configura una Rete, che sia organizzativo-gestionale, clinica, o di collegamento delle competenze in un ambito territoriale, occorre sottolineare che il compito deve essere necessariamente ed imprescindibilmente definito ed esplicitato, affinchè questo organismo sappia perché è stato creato e per quali specifiche funzioni.
Differentemente, potrebbe essere creata una entità Rete solo perché la tendenza normativa del momento lo richiede, con un esito sterilmente burocratico, preoccupato più di mantenere se stesso che di produrre operatività che abbia senso.

-Una quarta problematica riguarda il fatto che si sta parlando della creazione di un processo istituzionale che prevede la costituzione di un collegamento tra Servizi connotati nella loro composizione, senza che sia definito però a livello normativo “come” i partecipanti debbano operare, nella relazione tra loro e con l’utenza.
Si deve quindi avviare un processo di pensiero condiviso e compartecipato su come debba
concretamente agire l’organismo “ Rete” per l’attuazione dei programmi suoi propri, e questo “come” riguarda anche e soprattutto la sua configurazione ed il suo funzionamento interno.
Una assenza di riflessione intorno questi aspetti e la mancanza di un modello applicabile di funzionamento lasciano le Reti nell’ambito del luogo astratto delle dichiarazioni formali.

Tutta questa è complessità. Tutte queste tematiche richiedono una elaborazione, ed è chiaro quindi che la costituzione di una Rete attiva in un Ambito Comunitario deve contemplare il concetto di processo. Per attraversare il processo istituzionale di costituzione di una Rete dobbiamo essere consci di queste difficoltà e diversità , onde evitare lo scivolamento verso la burocratizzazione, e per far sì che il dispositivo di messa in rete possa diventare una effettiva macchina coerente, che funzioni per la produzione di salute e non resti un mero enunciato teorico.
Dato che, per tutto quanto è stato più sopra esposto, costituire una Rete significa cominciare a pensare e operare in termini di gruppo e non più in termini di individuo, risulta utile pensare a questo percorso come ad un processo gruppale: è necessario cioè identificare uno spazio ed un tempo ben definiti, quindi un inquadramento, all’interno del quale poter dare avvio, con la presenza costante degli attori coinvolti, ognuno con il suo proprio ruolo e la sua appartenenza istituzionale, ad un processo di trasformazione del paradigma individualistico ed autoreferenziale in quello condiviso collettivamente. Si sta sottolineando la necessità di costruire un paradigma interpretativo ed operativo condiviso che superi quello individuale, con la creazione di uno schema di riferimento che possa essere dell’intero sistema e non più solo del singolo, e con la esplicitazione continua del
compito che ci si dà.
Infatti una Rete che non sia solo enunciata o solo scritta sulla carta è costituita da operatori reali, che debbono interagire all’interno della configurazione aziendale e macroistituzionale del del SSR e del SSN, tenendo presenti i temi della multiprofessionalità, transdisciplinarietà, interistituzionalità e multifattorialità delle tematiche da affrontare, costruendo quindi dei vincoli effettivi tra di loro.
Inoltre, o forse in prima istanza, la modalità condivisa di funzionamento richiede che si lavori sul tema della comunicazione: come e dove e quando e a chi veicolare le informazioni ed i contenuti da trasmettere.
Gli spazi ed i tempi precisi, continuativi e cadenzati che si ritengono necessari per lo svolgimento di questo processo di confronto concettuale ed operativo, sono spazi imprescindibili per elaborare il confronto con le resistenze al collegamento, dettate dalle idiosincrasie disciplinari, dalle appartenenze professionali, dalle appartenenze istituzionali, dalle divergenze concettuali, e sono indispensabili per giungere, infine, alla creazione di progetti e prodotti condivisi.
Il processo che si crea permette agli operatori di poter svolgere poi ciascuno il proprio ruolo individuale nei rapporti con l’utenza, rafforzati dalla interiorizzazione del pensiero elaborato nella Rete e dalla esperienza di appartenenza al gruppo della Rete; questo consente di affrontare i problemi della solitudine operativa e di imparare a differire le risposte alle richieste che pervengono, permettendo di inserire un processo di pensiero ed una programmazione condivisa tra il momento in cui si raccoglie l’emergenza della richiesta e quello in cui si formula un intervento.
Questo processo permette di affrontare anche un’altra stereotipia, che vuole i Servizi in
competizione nella gestione delle problematiche sociali e sanitarie. Questo aspetto competitivo, che ancora oggi è possibile osservare in determinate realtà operative, è fortemente alimentato da atteggiamenti pregiudiziali serpeggianti nella collettività e tra gli operatori, e da determinanti di ordine politico, finanziario ed economico. Potrebbe darsi che già la sola esperienza di condivisione dello schema di riferimento ed il lavoro sulla esplicitazione e sulla condivisione del compito, pur nel riconoscimento dei singoli ruoli, costruisca un’esperienza fortemente motivante, tal da far in parte superare le questioni improntate secondo la mera ottica economicista della serie risparmio –profitto, che tanto spesso mette in contrapposizione i rappresentanti di questo sistema.
Se grazie a questo processo si formano i vincoli tra gli operatori, il piacere della condivisione di un compito riesce a superare le difficoltà generata dalla situazione interna, caratterizzata dalla appartenenza ad istituzioni ( Servizi) differenti, e da quella esterna, determinata dalle logiche che guardano con un’ ottica competitiva ed economicista.
Nel nostro territorio regionale esistono già esperienze consolidate di processi gruppali di équipes che lavorano in rete, caratterizzate da elementi di eterogeneità degli integranti in quanto ad appartenenza istituzionale differente: queste esperienze testimoniano la complessità del percorso, ma anche la sua ricchezza. Questo modello, per esempio, è stato esportato nelle sue linee concettuali ed operative, con una determina regionale, a tutti i DDP marchigiani, in un documento che determina le modalità di attuazione dei Profili Assistenziali per gli utenti di questi Servizi.
In questi casi di sperimentazione già consolidata di funzionamento a Rete dei Servizi si è stabilito un modello collettivo e condiviso di effettuare le accoglienze o prime visite, di definire le formulazioni diagnostiche, predisporre ed eseguire i piani terapeutici integrati, valutarne l’andamento e decidere le dimissioni, all’interno di un dispositivo costituito da incontri permanenti cadenzati di équipe settimanali, alle quali partecipano operatori di tutte le professioni, di tutte le discipline e di tutte le istituzioni pubbliche e del privato sociale coinvolte. E con lo stesso dispositivo si è deciso di progettare e programmare gli interventi di promozione di salute sul territorio.
Questione di importanza cruciale: lo svolgimento di questo processo è stato affiancato e sostenuto da un percorso di formazione congiunta, che ha riguardato proprio l’elaborazione dei percorsi possibili per la condivisione, collaborazione e cooperazione tra membri appartenenti a Strutture differenti.
Queste esperienze funzionano come una rete multicentrica.

A conclusione vorrei evidenziare alcuni aspetti che potrebbero essere interessanti per ulteriori riflessioni:
1) La configurazione delle reti ed il loro effettivo funzionamento possono essere strumenti per pensare la prassi nei servizi sanitari, per far sì cioè che pratica, teoria ed infine ricerca non restino disgiunte, come succede invece nel cattivo esempio dato dalle strutture sanitarie nel loro complesso.
Occorre smascherare il senso di colpa che molto spesso, inconsapevolmente, esiste rispetto all’uso del processo del pensiero negli assetti istituzionali sanitari, sempre più improntati e chiamati a dare risposte automatiche e determinate da situazioni di urgenza, e sempre meno inclini ad operare in seguito a ponderate programmazioni.

2) Il processo istituzionale di costituzione di una Rete non è una panacea per tutti i mali, non risolve tutti i complessi problemi portati ai Servizi né elimina magicamente le contraddizioni ed i conflitti tra i membri che la compongono; esso permette però che i problemi possano essere individuati e possa essere attuato un percorso per la loro elaborazione, costruendo la possibilità di pensare strumenti per risolverli. Ciò introduce la riflessione sulla necessità di pensare modi e tempi della valutazione degli esiti e dei prodotti del processo di lavoro della Rete.

3) Il paradigma individualista è molto cristallizzato, e tende costantemente a riaffermarsi sia negli utenti che negli operatori, ed il processo del gruppo della Rete deve intendersi perciò come in costante svolgimento: debbono essere valutati continuamente i destini dei vincoli di chi ne fa parte in seguito a perdite, cambiamenti anche radicali, traumi, conflitti esterni, problemi determinati dalla appartenenza ad assetti istituzionali differenti. Questa riflessione ci porta a considerare la necessità di prevedere azioni di manutenzione permanente della Rete e del suo funzionamento.

4) La normativa generale non supporta fino in fondo questa concezione, ed è per esempio confusa ed inevasa la tematica della responsabilità clinica condivisa degli atti terapeutici.

5) Alcune esperienze dimostrano che è più facile attivare una comunicazione interistituzionale con gruppi meno formalizzati e burocratizzati, mentre risulta più problematica e persecutoria quella con assetti istituzionali più definiti , compresi quelli di appartenenza o quelli dei servizi di confine.

6) Le esperienze realizzate permettono di pensare che questa organizzazione nei Servizi Pubblici è possibile, come è possibile la formazione condivisa e continuativa, contrariamente a quanto viene espresso nei fatti da parte di varie organizzazioni sanitarie, peraltro attratte dai principi che superano l’individualismo terapeutico.

7) L’assetto legislativo sembra più avanzato e flessibile di quello istituzionale.

8) Questa concezione risponde a domande di politica sanitaria che sono riferite a paradigmi e riferimenti concettuali di altre aree gestionali, quali ad esempio:

Gestione e riduzione del rischio clinico:
ricordiamo che anche l’assetto organizzativo con il quale si concatenano le azioni e gli eventi ha un effetto significativo sulla giusta esecuzione degli atti: un buon assetto nell’ambito della organizzazione di un sistema che deve dare risposte complesse ed articolate tra professioni, discipline e sevizi differenti, riduce grandemente i rischi di malfunzionamento, di esecuzione di azioni cliniche improprie o carenti e di omissioni.

Medicina basata sulle Prove di efficacia:
Il paradigma recita: “date le risorse che sono disponibili, individuare la migliore concatenazione di atti che possa dare i risultati più vicini a quelli idealmente considerati ottimali, secondo un sistema di confronto con le pratiche registrate come efficaci nella letteratura internazionale pubblicata”. La letteratura internazionale pubblicata rileva in molteplici settori la evidenza di un minor numero di ricadute sintomatologiche quando l’intervento si articoli secondo i criteri della integrazione ed interazione disciplinare.

Miglioramento continuo della qualità secondo i parametri della efficienza e della efficacia:
La cooperazione tra strutture, discipline e professioni , adeguatamente strutturata, consente la riduzione dei rischi di frammentazione operativa nella erogazione degli interventi e permette la costruzione di percorsi di prevenzione, cura ed assistenza il più possibile omogenei, coordinati ed efficaci e, parametro non ultimo in ordine di importanza, trasmissibili chiaramente all’utenza.
Il coordinamento tra professioni, discipline e servizi nella costruzione ed esecuzione degli interventi predispone ad una maggior efficienza operativa.

 

Bibliografia:

A. Bauleo, “Note di psicologia e psichiatria sociale“, ed. Pitagora

J. Bleger, “Psicologia della condotta“, ed. Armando

J. Bleger, “Psicoigiene e psicologia istituzionale“, ed. La Meridiana

L. Buongiorno, “Psicoigiene e città“, ed. Pitagora

M. De Brasi, “Psichiatria sociale e psicoigiene“, ed. Pitagora

M. De Brasi, “L’orizzonte della prevenzione“, ed. Pitagora

M. Ferrari, L. Montecchi, S. Semprini, “Cambiare“, ed. Pitagora   

R. Lourau, “La chiave dei campi“, ed. Sensibili alle Foglie

L. Montecchi, “Officine della dissociazione. Transiti metropolitani“, ed. Pitagora

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Ambito comunitario

Scuola di prevenzione José Bleger Rimini - Lun, 09/03/2020 - 21:58

di Marella Tarini

La descrizione e l’analisi dell’ Ambito Comunitario si riferiscono ad una materia complessa e per articolare la informazione al riguardo sembra opportuno applicare un percorso di strutturazione della presentazione. Articoleremo secondo il seguente indice:

Definizioni
Contenitore
Contenuto
Struttura
La Psicoigiene
Le Reti

Cominciamo quindi recuperando alcuni tentativi di DEFINIZIONE:
Mac Iver e Page: “nell’A. comunitario c’è un sentimento comunitario e non sono esplicitati
obiettivi definiti da dover raggiungere e chi lo abita vive lì la totalità della propria vita, non solo per svolgere funzioni predeterminate, come accade invece per gli altri Ambiti.”
Pozas Arciniegas: “nella Comunità esiste reciproca capacità di comprensione ( coerenza
linguistica) il coordinamento di attività e la formazione di strutture sociali atte ad occuparsi di bisogni collettivi.”
Bleger: “gruppo vasto di persone che vivono insieme in un territorio determinato, legate da determinati vincoli e funzioni o inseriti in una organizzazione comune.” Si parla quindi qui di un certo grado di coesione, di interrelazione.
Bleger: “il confine di un A. Comunitario è demarcato dal deposito di un certo grado di specifica coesione sociale dei suoi membri, che ne sollecita la riconoscibilità.”
Come vediamo, le definizioni elencate mostrano un certo grado di differenza, soprattutto nei termini delle lenti utilizzate per la messa a fuoco .
Procedendo, può essere utile riflettere intorno a questo specifico Ambito mettendolo a fuoco secondo il criterio contenitore – contenuto. E vedremo che recupereremo molti concetti che abbiamo già avvicinato nella descrizione e nello studio degli altri Ambiti ( individuale, famigliare, gruppale, istituzionale.)

CONTENITORE:
Intanto ricordiamo che esiste un concetto di Campo, che sappiamo essere un ritaglio di situazione totale considerato in un momento dato: è caratterizzato dall’ “insieme di elementi coesistenti ed interagenti fra loro, dalla totalità di fatti coesistenti concepiti come mutamente interdipendenti” (K. Lewin), laddove i fatti considerati comprendono sia soggetti che oggetti.
Ora, abbiamo imparato già che a seconda delle ampiezza spazio temporale del campo in cui si manifesta il fenomeno che vogliamo osservare o sul quale vogliamo intervenire noi stabiliamo la configurazione di un Ambito.
Considerando una estensione progressiva, abbiamo quindi già approcciato le tematiche
dell’Ambito individuale, di quello famigliare, di quello gruppale e di quello istituzionale. Ampliando questa estensione, arriviamo all’Ambito Comunitario.
Questo è quindi un’area più ampia degli Ambiti già esaminati e si differenzia rispetto a quelli per la sua maggior estensione, per la maggior complessità e per la maggior molteplicità e mobilità dei fenomeni che lo caratterizzano, (aspetti che riguardano però il contenuto e che analizzeremo più avanti).
Ma se proviamo a concentrarci sulla questione della sua delimitazione, demarcazione e
configurazione incorriamo in alcune tematiche che abbiamo già affrontato: dobbiamo cioè
ricordare e chiarificare che questa delimitazione non è data a priori, ma è un’operazione
arbitraria e convenzionale che gli osservatori decidono di condividere. Questa delimitazione quindi è stabilita di volta in volta da una scelta di definizione spaziale condivisa, sempre considerando che vogliamo ritagliare un campo più ampio rispetto a quello degli Ambiti già presi in esame.
Questa relatività del confine del nostro campo di osservazione non deve essere peraltro un
aspetto che ci sorprende: se riflettiamo, e come abbiamo già visto, la stressa relatività ha
caratterizzato la definizione anche degli altri Ambiti: l’Ambito individuale, per esempio, non coincide certamente ed inequivocabilmente con i confini del corpo fisico, perché sappiamo che un soggetto emana la sua energia al di là dei limiti di questo; il suo campo emotivo può non essere strettamente contenuto al suo interno, basti pensare ai fenomeni di proiezione ed identificazione proiettiva, e per converso, può essere influenzato ed ” abitato” da elementi dell’ambiente esterno: introiezione, internalizzazione, rappresentazioni interiorizzate come quelle del gruppo interno; anche la mente individuale, se vogliamo, ha un’estensione che trascende i limiti di spazio e di tempo rappresentati dalla dimensione fisica percepibile e non coincide con la mera
dimensione del singolo cervello.
Così è per la demarcazione di un Ambito Familiare: dove disegniamo la delimitazione di una singola famiglia? Sono le persone che vivono insieme? O può essere qualcosa di potenzialmente non coincidente con questo e più esteso di questo, nello spazio e nel tempo? E così via, per l’Ambito Gruppale e per quello Istituzionale.
Quindi per definire uno specifico Ambito Comunitario dobbiamo decidere quali limiti assegnare alla sua estensione spaziale e storico – temporale, tenendo presenti dimensioni che vanno oltre gli altri Ambiti già considerati, sempre ricordando che comunque i limiti degli Ambiti devono essere pensati come sfumati: questa sfumatura delle cornici, che ormai sappiamo essere convenzionali, fanno sì che molti fenomeni di confine generino una permeabilità ed una trasversalità di contenuti tra un Ambito e l’altro.

CONTENUTO:
Detto questo, andiamo a considerare gli aspetti del campo contenuto in questa cornice, in questa configurazione spazio – temporale : un Ambito Comunitario contiene individui, gruppi, famiglie e istituzioni e naturalmente tutto l’insieme delle relazioni che intercorrono tra loro e che attraversano tutto il campo. Inoltre, contiene uno spazio-tempo non ancora definito da queste configurazioni e da questi inquadramenti già in qualche modo strutturati , uno spazio-tempo attraversato da fenomeni molto mobili e più indefiniti, incarnati da individui transeunti e trasmigranti, raggruppamenti transitori, proto-organizzazioni non istituite, persone che si legano ad altre molto fugacemente e condividono convivenze labili e precarie. Come dicevamo in apertura, troviamo fenomeni e fatti molto mobili, assistiamo ad una molteplicità spiccata di eventi e situazioni e ad aspetti caratterizzati quindi da elevata complessità. Quello che potremmo forse definire, per analogia con il linguaggio dell’Analisi Istituzionale, una sorta di Istituente Comunitario, o di Latente Comunitario.
Vediamo che l’Ambito Comunitario si differenzia dagli altri Ambiti, inoltre, per un aspetto
specifico: oltre che per la sua maggior estensione e quindi per la capacità di contenere tutti gli altri, esso non ha necessariamente un Compito enunciato o predefinito e non tutti i ruoli sono assegnati.
Sempre in termini di analisi del contenuto, vediamo poi come nell’Ambito Comunitario abbiamo configurazioni caratterizzate da vincoli consolidati in vario grado, fino alle situazioni di assenza vincolare.
In questo contenitore, come negli altri già visti, l’esperienza dello spazio e del tempo del campo sono definiti dal movimento possibile al suo interno e dalle percezioni che vi si sviluppano, ossia dalle informazioni che lo attraversano, dato che le percezioni sono sollecitate da una qualche sorta di informazione.
Le possibilità di fruire dello spostamento in questo spazio e di avere informazioni percettive sui fenomeni che lo attraversano, quindi di fruire della comunicazione, stabiliscono i rapporti di potere sociale, le dimensioni economiche, le dimensioni della sessualità.
Un Ambito Comunitario è attraversato quindi da percorsi e siti fisici ( strade , piazze, edifici) e da dinamiche di altro ordine: ci sono aspetti che organizzano la sua affettività e il suo clima prevalente. E c’è una configurazione che si basa sui sistemi di potere, organizzati secondo i percorsi della dialettica politica e della assegnazione delle gerarchie, sulla dimensione economica, e sui sistemi concettuali, quelli prevalenti e quelli “ alternativi”: i sistemi concettuali costruiscono le ideologie e anche sistemi di valutazione largamente condivisi meno articolati e strutturati concettualmente, ma tenaci, come per esempio i luoghi comuni. Un Ambito Comunitario ha i suoi pregiudizi e le sue stereotipie.
Sappiamo che le stereotipie sono i punti di riferimento fissi e sicuri che mettono al riparo dalle ansie confusionali collegate all’apprendimento del nuovo e dell’ignoto. Pensiamo a quante ansie di questo tipo possono essere mobilizzate in un Ambito Comunitario, data la sua complessità e la mobilità e rapidità dei fenomeni non strutturati e non strutturabili che vi accadono. Molte volte le stereotipie sollecitano agiti a livello corporeo, quando il materiale collegato ai processi di apprendimento non è accoglibile sul piano mentale: e questo ci dà conto di alcuni accadimenti, spesso di natura violenta, apparentemente difficilmente spiegabili, che accadono a questo livello.

STRUTTURA:
La complessità e mobilità di un Ambito Comunitario ci porta a considerare che la sua
configurazione è forse più un insieme di interferenze che un campo solido e definito. La struttura di un Ambito Comunitario comincia ad essere una struttura reticolare, più che una struttura lineare.
Inoltre, la sfumatura dei suoi confini fa sì che sia attraversato trasversalmente dalle molteplici interferenze e trasversalità che provengono dallo spazio globale, del quale ci occuperemo fra qualche incontro e che è fortemente caratterizzato da questi aspetti di reticolarità.
Detto questo, dobbiamo comunque tenere presente che tra un punto ed un altro della
dimensione reticolare esiste lo spazio reale di connessione dove accadono fenomeni, che non necessariamente sono marginali: questo spazio ha bisogno di tempo per essere percorso e conosciuto e forse persino creato. Questi sono gli aspetti di Congiunzione, anche tra corpi, come direbbe Bifo, mentre i processi che si sviluppano su una dimensione reticolare sono di carattere Connettivo. Egli fa una riflessione su come stiano cambiando le tecnologie della comunicazione e della creazione della relazione: da un procedimento prevalentemente congiuntivo , si sta transitando verso una modalità prevalentemente connettiva. Questo aspetto, che troviamo anche nell’analisi di un Ambito Comunitario, è determinato dalla massiccia interferenza e trasversalità che si realizza con l’Ambito Globale, e sarà perciò meglio approfondito quando si parlerà appunto dell’ Ambito Globale.
Questa precisazione ci permette di elaborare alcune riflessioni di Bleger sulla struttura dell’Ambito di cui ci stiamo occupando. Egli fa una sorta di classificazione degli Ambiti Comunitari utilizzando tre categorie: coesione, dissociazione, integrazione: nella società coesa l’individualità è gruppale, in quella dissociata è individualista, in quella integrata si affaccia la personificazione, l’apparizione della soggettività, come esperienza umana in relazione, come processo permanente, non portato a termine una volta per tutte. Queste tre modalità coesistono contemporaneamente, come d’altra parte nei gruppi, nelle istituzioni, nella famiglia e nello stesso individuo. Riferendoci a Bleger, “a noi interessa studiare come queste caratteristiche si mettano fra loro in relazione in un particolare spaccato comunitario, essendo queste rappresentate in particolari sottogruppi o sotto-
organizzazioni in modo variabile”. Probabilmente, tutte e tre le caratteristiche di qualsiasi
struttura hanno bisogno di coesistere in certa misura ed in vario grado, affinché possa essere garantito un equilibrio dinamico.
Gli aspetti coesivi di un Ambito Comunitario sono per esempio le appartenenze e le coesioni dialettali o linguistiche. Sono acritiche, non si differenziano tra soggetti e determinano una coesione automatica; ma anche i luoghi comuni sono un fenomeno di coesione comunitaria, come certe stereotipie. Gli aspetti dissociativi sono rappresentati da tutti quei fenomeni che determinano il confinamento di individui o situazioni, in positivo ed in negativo: possiamo pensare a tutte quelle situazioni che permettono a singoli individui o ad aggregazioni di stabilire un confine protettivo per ridurre l’impatto informativo e darsi tempi congrui per la elaborazione delle informazioni sopraggiunte, oppure, in negativo, a tutti i fenomeni di ostracismo e di azzeramento degli aspetti relazionali che producono isolamento sociale. E così via.
Per recuperare le categorie della logica, possiamo dire che i fenomeni coesivi sono prelogici, quelli dissociativi sono basati su logiche binarie o lineari, quelli integrativi su processi di logica dialettica.
Questa ultima angolazione ci permette di entrare in una specificità degli Ambiti Comunitari: possiamo infatti pensare alla dimensione comunitaria anche in termini che travalicano quelli spaziali e che riuniscono invece insieme alcune categorie di soggetti: per esempio, possiamo considerare la Comunità di alcuni professionisti che si occupano di specifiche aree di intervento, come può essere l’Ambito della Comunità Scientifica di un territorio. Possiamo per esempio pensare all’Ambito Comunitario degli operatori della Salute Mentale di un’area territoriale definita, o degli operatori delle dipendenze patologiche di un territorio delimitato: operatori pubblici, di organizzazioni private, o del privato sociale o libero professionisti. Anche in questo Ambito Comunitario così inteso troveremo vincoli più o meno labili, gerarchie, sistemi di potere, posizioni politiche, dinamiche economiche, ideologie, luoghi comuni, tecnologie della comunicazione, affettività prevalente, stili di apprendimento: qualcuno sarà più incline alla
trasmissione di contenuti e all’apprendimento articolati su una base mimetico-mnemonica, altri prediligeranno il metodo dialogico e troveremo una grande varietà di schemi di riferimento concettuale e di stili operativi.
Quindi, anche noi siamo appartenenti ad un Ambito Comunitario, sia che ci pensiamo inseriti in esso in termini di estensione spazio-temporale, sia che ci pensiamo collegati in termini di appartenenza concettuale e operativa in quanto professionisti.

LA PSICOIGIENE
In qualità di operatori appartenenti a questo Ambito siamo chiamati, con certa implicazione, a pensare ed attuare interventi che si riferiscono proprio ad esso, all’Ambito Comunitario. Se ci occupiamo di salute, dobbiamo considerare infatti il travaso di interferenze senza soluzione di continuità tra tutti gli Ambiti considerati, travaso che determina gli stati ed i fenomeni, anche quelli relativi proprio alla salute, da quella individuale e quella collettiva. Per esempio, non possiamo escludere la valutazione dell’Ambito Comunitario se ci accingiamo a pensare ad interventi di prevenzione. Infatti gli interventi in Ambito Comunitario possono avere una dimensione clinica, e più facilmente in questo caso dobbiamo parlare di intervento interistituzionale, dato che l’offerta clinica ha sempre una situazione a partenza istituzionale; oppure possono avere un obiettivo di promozione di salute, e quindi possono non essere focalizzati su momenti sintomatici che denotino una patologia, bensì possono concentrarsi su quegli aspetti che tendono a irrigidire i contesti e a inibire la chiarificazione, la comunicazione, l’apprendimento ed infine la integrazione dei vari elementi che caratterizzano i contesti
medesimi.
Quando pensiamo agli interventi in questi termini, stiamo pensando in termini di Psicoigiene.
Dice Bleger: “ la Psicoigiene ha per oggetto la gestione delle risorse psicologiche per far fronte ai problemi attinenti alle condizioni e alle situazioni in cui si svolge la vita della comunità considerata in se stessa e non in relazione alla malattia.”
Come costruiamo quindi un percorso di ricerca e/o di intervento in un Ambito Comunitario?
Intanto dobbiamo avere una serie di criteri per definirlo e per analizzarlo, e possono essere quelli che abbiamo fin qui elaborato. Per poter attivare interventi, infatti, dobbiamo prima sapere analizzare l’area a livello della quale decidiamo di operare tenendo conto di tutte le variabili che abbiamo descritto. Poi dovremmo chiarire la nostra strategia: e in questo senso Bleger invita a non voler psicologizzare la Comunità, ma a far sì che il suo contatto con gli operatori permetta ad essa di pervenire a situazioni di consapevolezza sulle sue proprie caratteristiche e favorisca i processi di insight .
Da un punto di vista tattico, sempre Bleger ci invita a tener presente che l’’operazione di analisi del contesto cii consente di fare un’operazione quanto mai opportuna, e cioè tradurre la eventuale richiesta in termini di effettiva domanda, e di concordare quindi una offerta di interventi. Bleger ricorda che se è mancata la fase della richiesta nella impostazione iniziale degli interventi, la Comunità esprime i suoi pregiudiziali malintesi riguardo alla scelta operativa degli operatori medesimi: una Comunità può, per esempio, pensare che è stata scelta fra altre per l’esecuzione di un qualche intervento perché più malata di altre, e quindi può organizzare resistenze ed ostilità.
Inoltre, e non certo per ultima cosa, ricordiamo che a nostra volta configuriamo un Ambito
Comunitario, nel senso di Comunità Scientifica di operatori, e come tale, prima di operare, è opportuno che in quanto Ambito noi stessi, allo stesso modo, impariamo a conoscere la nostra configurazione, in tutta la sua complessità.
Ora andremo ad analizzare meglio proprio questa dimensione reticolare, quella dell’Ambito comunitario degli operatori che esprimono interventi in un Ambito Comunitario

(continua: Le reti dei servizi sanità)

 

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Target Sinergie, stiamo facendo fronte alla situazione per tutelare i dipendenti, i clienti e l’intera collettività per superare, insieme, questo momento.

Cari colleghi, gentili partner, tutti noi di Target Sinergie ci siamo attivati per fare fronte agli scenari aperti dalla situazione in cui si sta trovando il nostro Paese e alle recenti disposizioni di salute pubblica, sia per tutelare i nostri colleghi e la collettività intera, sia per garantire piena continuità agli impegni presi con i nostri clienti.

Il Ced e il personale della sede centrale di Rimini stanno mettendo nelle condizioni di lavorare da casa tutto il personale che può o vuole farlo. Inoltre stiamo facendo di tutto per garantire al personale operativo nelle commesse, dentro e fuori dalle zone arancioni, di lavorare in tutta sicurezza, in accordo con le recenti disposizioni.

E’ un momento difficile, ma siamo certi del contributo di tutti dalla centralinista all’impiegato, dal dirigente all’operaio del magazzino più periferico, per superare, insieme, questo momento con lo stesso entusiasmo e successo che ci hanno sempre contraddistinto.

Chiediamo pertanto a tutto il personale di rispettare alla lettera le disposizioni ministeriali e i suggerimenti che l’azienda di volta in volta fornirà ritenendo ciò fondamentale per un senso civico e per responsabilità verso tutti quelli che ci circondano.

logo_target_sinergie.jpg Notizie Facility Management Igiene e pulizie Logistica
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Cnca: «Droghe, anche il governo in carica pensa di conquistare consenso colpendo i consumatori»?

Cooperativa sociale Cento Fiori - Ven, 21/02/2020 - 16:29
Sconcerto e contrarietà del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, del quale fa parte la Cooperativa Sociale Cento Fiori, per l’intenzione del ministro Lamorgese di prevedere l’arresto e il carcere per chi, recidivo, è trovato in possesso di quantitativi di droghe di lieve entità.

Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) esprime sconcerto e contrarietà rispetto all’intenzione del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese di proporre una modifica all’attuale testo unico sulle droghe, prevedendo l’arresto immediato con custodia in carcere per coloro che sono trovati in possesso di piccoli quantitativi di droga, se recidivi.

“Qualora si arrivasse a una modifica di legge come quella prospettata dal ministro Lamorgese”, dichiara Riccardo De Facci, presidente del CNCA, “la conseguenza inevitabile sarebbe l’ulteriore incremento dei detenuti per reati connessi alle droghe, che andrebbero a sovraffollare le carceri già al collasso. Il problema resterebbe invece immutato, come dimostrano gli ultimi 30 anni di una guerra alla droga che è stata fallimentare. Ed è evidente che una norma siffatta non colpirebbe solo gli spacciatori, come viene dichiarato, bensì anche molti consumatori. Ancora una volta il penale e il carcere verrebbero utilizzati per affrontare questioni sociali, sanitarie ed educative. Dall’esecutivo ci aspettiamo, piuttosto, un serio ragionamento sulla depenalizzazione del possesso di piccoli quantitativi di sostanze e un rafforzamento di tutti quegli interventi innovativi che permettono un reale e più efficace lavoro educativo, di prevenzione e di riduzione del danno e dei rischi”.

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Adolescenza e integrazione, in scena allo Spazio Tondelli di Riccione “Poesia Azione e Musica”: liceali & migranti Cento Fiori a tempo di rap.

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mer, 19/02/2020 - 13:34
Spettacolo lunedì 24 Febbraio ore 21 con alcuni ospiti di strutture gestite da CAD e Cento Fiori insieme a studenti superiori di Rimini e Riccione, coinvolti in laboratori con il rapper KD-ONE. E’ il via alla XII edizione della rassegna: “Da qualche parte tra Musica e Psicoanalisi”, progetto SPI (società psicoanalitica italiana) e SIPsA (Società italiana di psicodramma analitico).

La Rassegna: “Da qualche parte tra Musica e Psicoanalisi” apre quest’anno la sua XII° Edizione con: “Poesia Azione e Musica”, lunedì 24 Febbraio ore 21.00 presso Spazio Tondelli di Riccione. La serata vedrà sul palco alcuni allievi dei licei di Riccione e Rimini che si esibiranno a conclusione di un percorso laboratoriale.

Da alcuni anni SPI (società psicoanalitica italiana) e SIPsA (Società italiana di psicodramma analitico), insieme all’Associazione Arcobaleno, hanno una collaborazione su progetti che prendono in considerazione i bisogni di adolescenti e migranti, con l’obiettivo di dare un riconoscimento alla sofferenza nel percorso adolescenziale e stimolare il senso di solidarietà e l’integrazione per prevenire il disagio che comporta l’essere lasciati soli e non compresi nei vari percorsi e passaggi di vita.

I giovani, nelle loro diversità, stanno vivendo insieme un’importante esperienza allo scopo di favorire lo scambio culturale e sperimentarsi in una espressione creativa fatta di musica, pensiero e parole. La musica e la poesia consentono di esprimersi come soggetti in uno spazio accogliente che facilita la crescita affettiva e mentale dei ragazzi. Il sapere psicoanalitico e antropologico conflui­scono in un registro poetico-esistenziale.

Presenta la serata Stefania Fabbri psicoterapeuta SIPsA-Coirag, intervengono Lucia Santolini antropologa dell’Associazione Margaret.

I ragazzi si sono messi alla prova per esprimere attraverso musica e ritmo i propri pensieri sotto la direzione artistica del rapper Lorenzo Cappadone in arte KD-ONE. Parole poetiche in rima e in musica Rap, racconto in rima da condividere in gruppo e ritmare insieme, ricerca del suono e ricerca di senso con adolescenti e migranti espressione del Sé interiore e della relazione con l’Altro.

Durante i primi mesi (circa due) si sono coinvolti gli studenti per classi ed incontri con ragazzi richiedenti asilo. Attraverso poesie di azione individuali e civili, poesia come opposizione all’ingiustizia, alla discriminazione e violenza contro le diversità, ma anche poesia narrazione in rima e con ricerca del suono e della musica, una sorta di Slam e Rap cioè poesia musicata.

Il progetto, promosso da SPI (società psicoanalitica italiana) e SIPsA (Società italiana di psicodramma analitico) vede la collaborazione di diverse scuole superiori – Einaudi, Scienze Umane, Liceo classico e scientifico di Rimini e Riccione – le cooperative sociali Cad e Cento Fiori e associazioni del territorio quali Arcobaleno, Margaret, Istituto Scienze dell’Uomo. Hanno collaborato al progetto: Cinzia Carnevali, Laura Ravaioli, Gabriella Vandi Psicoanaliste SPI del gruppo nazionale PER (Psicoanalisti europei per i rifugiati). Sonia Saponi, Silvia Cicchetti, Stefania Fabbri, Belpassi Rita Arianna, Roberta Savioli, Roberta Secchiaroli Psicoterapeute SIPsA, Giorgia Guenci Villa Antropologa Associazione Margaret, Monica Ciavatta (Coop. Cento Fiori), Daniela Balducci (Coop. CAD), Valentina Di Cesare, Erika Romagnoli coordinatrici progetti Associazione Arcobaleno, Giovanni Ceccarelli e Carlo Pantaleo, rispettivamente presidente e coordinatore di progetti sociali e alternanza Scuola Lavoro Istituto Scienze dell’Uomo-Progetto Interazioni. Sandra Villa, Paride Principi Dirigenti Scolastici.

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Alla Cento Fiori “sbocciano” nuovi cooperatori: Werther Mussoni li tiene a battesimo narrando, in una giornata di formazione, gli anni della nascita

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mer, 12/02/2020 - 18:05
Le belle storie si raccontano a tavola: pranzo formativo al Lago Arcobaleno per ascoltare i primi passi della Cento Fiori, la nascita della Comunità Terapeutica di Vallecchio in un prefabbricato del terremoto del Friuli. Visita alle tante attività che caratterizzano l’oggi.

Le belle storie si raccontano a tavola. Così viene interpretata la formazione per i nuovi soci della Cooperativa Sociale Cento Fiori: con un momento conviviale, alcuni narratori d’eccezione e un tour nelle strutture che la compongono. Poche e piacevoli ore nelle quali alcuni dei nuovi soci lavoratori hanno appreso da chi ha vissuto il passato e da chi gestisce il presente della realtà di cui fanno ora parte integrante: il fondatore Werther Mussoni e l’attuale presidente Cristian Tamagnini. Non solo: nel tour che dalla sede centrale si è dipanato in tutti i luoghi di lavoro, sono stati gli stessi soci ad essere, di volta in volta, spettatori e anfitrioni dei colleghi, fino al momento finale a La Serra Cento Fiori, il vivaio nel cuore di Rimini.

Eterogeneo il drappello dei cooperatori: Raffaele Caserta, Chiara Gentili, Simona Longo, Lorenzo Rizzo, Enrico Rotelli, Lorenzo Valeri, che si sono dati appuntamento in via Portogallo 10, mentre con rammarico non sono potuti essere presenti i quattro nuovi soci che operano al Centro Osservazione e Diagnosi l’Airone di Argenta. Ma per loro ci sarà modo di riservare un’altra calda occasione di benvenuto per la seconda giornata di formazione, quando incontreranno Federica Protti, responsabile per le cooperative sociali di Legacoop Romagna, che li formerà sul tema della governance e della partecipazione cooperativa. Cristian Tamagnini ha avviato la giornata raccontando l’attuale assetto della cooperativa sociale, che ricordiamo è di tipo A e B. «Il tipo A presuppone i servizi alle persone, con la Comunità Terapeutica e il Centro di Osservazione e diagnosi (Cod) di Vallecchio, il Cod di Argenta, il Centro Diurno e i tre gruppi appartamento di Rimini. La tipologia B riguarda invece gli inserimenti lavorativi delle persone diversamente abili o provenienti dalle aree dello svantaggio, e quindi le attività come La Serra Cento Fiori, il centro stampa Rimini Stampa, la Scuderia Cento Fiori, il cantiere nautico di Rimini e il Lago Arcobaleno. Attività che sono nate e che continuano ad affiancare i percorsi terapeutici delle nostre strutture di accoglienza».

Il tour è iniziato con il Centro Diurno, struttura che nel 2019 ha ospitato 21 utenti, per poi passare alla sottostante tipografia digitale, dove il timone di guida “turistica” è stato preso da Lorenzo Valeri, responsabile del settore tipografico. Poi tutti in auto verso l’appuntamento clou: la storia della cooperativa sociale Cento Fiori e della sua Comunità terapeutica di Vallecchio narrata Werther Mussoni, che le ha create insieme a tanti altri amici – Leonardo Montecchi, Massimo Ferrari, William Raffaeli solo per citarne alcuni – e lo scomparso Sergio Semprini Cesari. Intorno alla tavola imbandita da Ilaria Bartolini nel chiosco del Lago Arcobaleno, si sono intrecciate la storia della cooperativa con quella di Rimini, gli strozzapreti al ragù con il prosciutto tagliato a mano e la piada, l’evoluzione degli interventi terapeutici e dell’utenza nel corso dei decenni, la porchetta con le patate. Quando si dice la formazione professionale…

Lasciato il Lago Arcobaleno, una ex cava di argilla a San Lorenzo di Riccione trasformata dalla cooperativa in oasi naturale prima e in meta del turismo della pesca sportiva no kill poi, i neo cooperatori hanno raggiunto Vallecchio, il cuore pulsante di tutta l’attività sociale. Werther racconta come il paesaggio sia cambiato, mostra il primo edificio della comunità, un prefabbricato di Gemona aveva dato ospitalità ai terremotati del terribile terremoto del Friuli del 1976. Prefabbricato smontato, trasportato su un camion e rimontato a Vallecchio tra l’83 e l’84 dai primi ospiti della comunità, nove riminesi. Nucleo del futuro polo terapeutico Cento Fiori, costruito sul terreno messo a disposizione dall’Ospedale Fantini di Montescudo. In quasi quarant’anni è l’ultima vestigia di un’epoca pionieristica, insieme allo spirito che spinge l’incessante ricerca terapeutica nel campo in continua evoluzione delle dipendenze. «Ecco, forse il senso vero di essere soci di questa cooperativa – ha detto qualcuno del drappello dei neo cooperatori – è di fare parte di una lunga storia, nata a Rimini ma che continua a evolversi nella ricerca italiana».

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CNCA: solidali con Maria Grazia Mazzola, la giornalista Rai aggredita a Bari due anni fa. Domani l’udienza preliminare.

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mer, 15/01/2020 - 16:04

Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) e il CNCA Puglia aderiscono al sit -in di solidarietà per l’inviata del Tg1 Maria Grazia Mazzola, vittima di una brutale aggressione da parte della moglie di un boss mafioso avvenuta nel quartiere Libertà del capoluogo pugliese due anni fa, mentre svolgeva il suo lavoro di giornalista.

Il CNCA domani mattina sarà vicino a Maria Grazia Mazzola in occasione dell’udienza preliminare di rinvio a giudizio che si terrà al tribunale di Bari, alla quale la giornalista partecipa in qualità di parte offesa.

“Bari non dimentica”, dichiarano Riccardo De Facci, presidente del CNCA, e Vito Mariella, presidente del CNCA Puglia. “L’aggressione subita da Mazzola ribadisce la necessità di mantenere alta l’attenzione sui fenomeni mafiosi presenti in città. Si combatte la criminalità organizzata con il duro lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura in stretta sinergia con le associazioni e i cittadini che ogni giorno si adoperano per un cambiamento culturale e sociale. Ed esponenti della stampa come Mazzola, che svolgono un ruolo prezioso nel documentare le realtà di mafia, devono contare sull’appoggio delle istituzioni e della società civile”.

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Cnca: «Non in mio nome. Salvini sulla cannabis light non ci rappresenta. Il leader della Lega non cerchi di farci passare per suoi complici in una “guerra alla droga” fallimentare e dannosa».

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mer, 18/12/2019 - 10:10
De Facci, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA): «Questioni aggravate nel periodo in cui Salvini ha fatto parte del governo: l’aumento del consumo di eroina, delle morti per overdose e le decine di nuove sostanze che hanno inondato il mercato».

Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), la più grande rete di comunità di accoglienza e di recupero dalle dipendenze del terzo settore italiano, alla quale ha aderito anche la Cooperativa Sociale Cento Fiori, non si sente in alcun modo rappresentato dall’ex ministro Salvini e dalle sue posizioni sulla cannabis light.

“Sono ben altri i problemi che il sistema dei servizi deve affrontare,” dichiara Riccardo De Facci, presidente del CNCA, “questioni che si sono aggravate durante il periodo in cui Salvini ha fatto parte del governo: l’aumento del consumo di eroina, delle morti per overdose e le decine di nuove sostanze che hanno inondato il mercato. Noi crediamo in una politica sulle droghe radicalmente diversa da quella espressa dal leader della Lega. Non cerchi di farci passare per suoi complici in una ‘guerra alla droga’ fallimentare e dannosa.”

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“Connessioni Invisibili”: dal 12 dicembre libri, musica, cibo, cinema e teatro svelano i legami nascosti tra le persone

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mar, 10/12/2019 - 14:00
La rassegna Connessioni invisibili, a ingresso gratuito, in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani, dopo la presentazionedel libro “Un amore costoso”, prosegue con un concerto di percussioni alla spazio Saigi, due film al Supercinema (tutti a Santarcangelo) e un evento tatrale a Verucchio.

Santarcangelo / Verucchio – “Connessioni Invisibili” è il titolo della rassegna gratuita che a partire da giovedì 12 dicembre propone presentazioni di libri, musica, cibo, film e teatro come linguaggi comuni per svelare i legami nascosti tra persone e culture. Promossa da SPRAR Valmarecchia, Servizi sociali dell’Unione di Comuni Valmarecchia e le cooperative sociali Il Millepiedi e Cento Fiori, l’iniziativa è realizzata per celebrare la Giornata Mondiale dei Diritti Umani, che ricorre il 10 dicembre, e per vivere le festività natalizie all’insegna della solidarietà.

Giovedì 12 dicembre alle ore 21 in biblioteca Gando Diallo presenta il suo libro autobiografico “Un amore costoso” che racconta la sua storia – dalla nascita in Guinea fino alla sua vita in Italia – in un dialogo con Federica Soglia, operatrice SPRAR-SIPROIMI (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati). L’attore Francesco Montanari leggerà alcuni brani tratti dal libro.

“Connessioni Invisibili” prosegue sabato 14 allo Spazio Saigi (via de Garattoni, 5, Santarcangelo) dove, a partire dalle ore 19,30 è in programma una serata all’insegna della contaminazione con musica, cibo e danze da tutto il mondo. I musicisti Kalifa Kone che suona i djembé, tamà, kamalen n’goni, il flautista Fabio Mina, che suonerà anche in bass sint e al dan moi, e infine Marco Zanotti alla batteria preparata, tambora, pandeiro, batà. I quali si cimenteranno in alcune improvvisazioni dimostrando come la musica sia un linguaggio universale che non conosce barriere linguistiche, spaziali e temporali ma che, anzi, migliora e si completa con la contaminazione di stili e culture differenti. La serata proseguirà poi con il dj set di Goldstone con musica reggae e afrobeat dal SeneGambia e con un ricco buffet con piatti provenienti da tutto il mondo a cura dei ragazzi del progetto SPRAR-SIPROIMI.

Due film proseguono la rassegna: lunedì 16 dicembre alle ore 21 al Supercinema di Santarcamgelo è in programma la proiezione del film “Fuocoammare” con il quale il regista Gianfranco Rosi ha vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino. Lunedì 23 dicembre, sempre alle ore 21 al Supercinema, sarà la volta della commedia “L’ospite inatteso” di Tom McCarthy.

La rassegna si conclude venerdì 20 dicembre presso la Sala Romagna Mia in via Casale (Marecchiese) 103, Villa Verucchio alle 19.45 ricco buffet, in attesa alle 20.30 dello spettacolo di PlayBack Theatre “ARRIVI E PARTENZE” della compagnia C’erac’è. Il Playback Theatre è una forma originale di improvvisazione teatrale che si esprime attraverso una speciale collaborazione tra performer e pubblico: gli stimoli raccolti al momento prendono forma immediatamente attraverso una rappresentazione scenica e musicale curata dagli attori. Sarà l’occasione per il pubblico di vedere in scena sensazioni, emozioni, aneddoti e brevi storie legate al titolo della serata e di scoprire connessioni invisibili.

“Abbiamo ideato la rassegna ‘Connessioni Invisibili’ in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani” con il prezioso apporto di SPRAR-SIPROIMI e le cooperative Il Millepiedi e Cento Fiori, afferma Danilo Rinaldi, assessore ai Servizi Sociali e ai rapporti con l’Unione di Comuni del Comune di Santarcangelo. “L’intento è quello di utilizzare linguaggi universali come la musica, la cultura, la cucina e l’arte in generale per svelare i legami nascosti tra le persone, le connessioni invisibili appunto, come già abbiamo fatto in passato con altre iniziative come Azdòura Remix e Ingranaggi Musicali”.

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Voci di stra/ordinaria umanità: il viaggio di adolescenti e migranti diventano letture sceniche al Teatro degli Atti

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mer, 04/12/2019 - 11:49
Dai laboratori condotti dagli attori Maria Costantini e Francesco Montanari nei licei riminesi e riccionesi alla messa in scena il 9 dicembre alle 21: un progetto regionale che ha coinvolto cooperative sociali, psicoanaliste, psicoterapeute, antropologhe, insegnanti ed educatori.

Rimini – Il viaggio come comunanza tra migranti e giovani studenti: i primi attraverso la loro migrazione, i secondi attraverso il loro percorso di trasformazione – e quindi viaggio – verso l’età adulta. Questa comunanza diventerà spettacolo al Teatro degli Atti attraverso le letture sceniche del 9 dicembre 2019 alle ore 21 (ingresso libero). E’ “Voci di stra/ordinaria umanità”, spettacolo patrocinato dal Comune di Rimini che rappresenta l’esito di diversi laboratori creativi condotti dagli attori Maria Costantini e Francesco Montanari. I quali hanno coinvolto studenti del liceo classico e di scienze umane Giulio Cesare – Manara Valgimigli di Rimini e del liceo scientifico e artistico Alessandro Volta – Federico Fellini di Riccione. I ragazzi, nel corso dell’anno scolastico 2018/19, sono stati impegnati in laboratori di scrittura e di lettura scenica, insieme ad un gruppo coetanei migranti ospiti delle cooperative sociali Cento Fiori e CAD di Rimini.

Il lavoro è parte del Progetto Regionale di Accoglienza e integrazione: “Racconti senza confini, un progetto di scambio e inclusione attraverso la narrazione” (capofila Cooperativa Sociale Cento Fiori). Alla realizzazione del progetto molto articolato, partito nel 2018 e che comprende diverse iniziative, hanno partecipato Psicoanaliste SPI, Psicoterapeute SIPsA – COIRAG, Antropologhe, Insegnanti ed Educatori. A partire da un pensiero psicologico e sociale, è stata sviluppata la possibilità di prendere parola rispetto al particolare momento storico che stiamo vivendo. Si è raggiunto l’obiettivo di collaborare con gli altri per riconoscere il disagio nel cambiamento adolescenziale, imparare a prendersi cura di sé e dell’altro, sensibilizzare ed educare alla cittadinanza attiva, promuovendo conoscenze e comportamenti adeguati per una convivenza civile e interculturale.

Hanno collaborato al progetto: Cinzia Carnevali, Laura Ravaioli, Gabriella Vandi Psicoanaliste SPI del gruppo nazionale PER (Psicoanalisti europei per i rifugiati). Sonia Saponi, Silvia Cicchetti, Stefania Fabbri, Rita Arianna Belpassi, Roberta Savioli, Roberta Secchiaroli Psicoterapeute SIPsA – COIRAG, Giorgia Guenci Villa Antropologa Associazione Margaret, Sandra Villa, dirigente scolastico liceo Giulio Cesare – Manara Valgimigli Rimini, Paride Principi dirigente scolastico liceo Alessandro Volta – Federico Fellini Riccione, Monica Ciavatta (Coop. Cento Fiori), Daniela Balducci (Coop. CAD), Valentina Di Cesare, Erika Romagnoli coordinatrici progetti Associazione Arcobaleno, Giovanni Ceccarelli e Carlo Pantaleo, rispettivamente presidente e coordinatore di progetti sociali e alternanza Scuola Lavoro Istituto Scienze dell’Uomo – Progetto Interazioni.

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Cronache della contract logistics: Blubai atto II, innovando le prassi si consolida la partnership con Target Sinergie

Una partnership logistica è come un amore: da una forte spinta per fare cose nuove, porta a rivedere vecchie abitudini per costruirne di nuove. Porta anche a dimagrire, qualche volta. La storia della partnership tra Target Sinergie e Blubai, quest’ultima azienda di distribuzione di food & beverage di Cesenatico con oltre 4 mila clienti tra Emilia - Romagna e Marche, non è sfuggita agli assunti “amorosi”. In particolare alla parte che riguarda il dimagrimento. E sì, perché l’azienda in questione aveva, fino a pochi mesi fa, due magazzini, uno principale a Villalta di Cesenatico, l’altro, speculare ma più piccolo, a Fano, che serviva i clienti del litorale marchigiano. Magazzino che ora non è più tale. E questa la nuova storia che vi raccontiamo.

Il rapporto con Blubai nell’esternalizzare la gestione del magazzino è stato così proficuo che in azienda hanno deciso di affidare a Target Sinergie la revisione delle funzioni del deposito di Fano. Il quale era una sorta di “doppione” logistico - commerciale della sede principale. Il concetto intorno al quale far ruotare la trasformazione è stato relativamente semplice: l’evasione degli ordini con i nuovi sistemi di voice picking ha raggiunto un livello così soddisfacente che possiamo trasformare Fano in un transit point per gli ordini destinati a tutti i clienti marchigiani, da Gabicce ad Ancona.

Gli ordini vengono gestiti da Villalta. E per migliorare il rapporto con gli utenti, è stato modificato il cut off, introducendo degli orari dedicati ai clienti marchigiani. L’orario di apertura del magazzino di Villalta ha subito dei cambiamenti in estensione. In questo modo gli ordini vengono preparati e inviati al transit point con camion – navetta, dal quale poi ripartono verso i clienti finali con i furgoni attrezzati.

La capillarità del servizio resta immutata, mentre ci sono stati segnali interessanti di un’aumentata percezione del servizio da parte del cliente. Di sicuro si è ottimizzato il lavoro nella sede principale e snellito quello nella sede marchigiana. Per non parlare dei vantaggi in termini economici, logistici e, non meno importanti, ecologici. Il risparmio in termini di gestione è evidente: un solo magazzino dove vengono centralizzati gli arrivi, lo stoccaggio, il picking e, ovviamente, tutta la parte amministrativa che ne consegue.

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Odissee anonime: Roberto Mercadini il 13 novembre mette in scena il monologo sull’integrazione al teatro Pazzini di Verucchio

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mar, 05/11/2019 - 13:01
Due storie vere di migranti, nate dai colloqui dell’attore cesenate con ragazzi ospiti del Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (Siproimi) dell’Unione di Comuni Valmarecchia, gestito dalle cooperative sociali Cento Fiori e Il Millepiedi.

L’attore cesenate Roberto Mercadini torna al teatro civile e affronta, in uno spettacolo inedito, uno dei temi più complessi della modernità: le migrazioni. Condurrà lo spettatore lungo il percorso, intimo e collettivo, di coloro che scappano da guerre, carestie e violenze e arrivano a incontrare la realtà italiana. “Odissee anonime” tratta di storie vere di due migranti i cui nomi non vengono rivelati: uno nato in Afghanistan, l’altro in Costa D’Avorio; dal loro paese alla destinazione di un primo viaggio, da lì ad un paese che si affaccia sul Mediterraneo, da lì all’Italia. 

Dal viaggio per la salvezza si passerà a quello, non meno caotico, nella rete di accoglienza del nostro Paese: un sentiero spesso tortuoso in cui migranti (e autoctoni) si aspetterebbero di trovare risposte e organizzazione ma in cui, molto spesso, regnano burocrazia e caos, un mix che la vena ironica dell’autore romagnolo non mancherà di porre in evidenza.

Lo spettacolo, proposto nell’ambito del progetto di accoglienza Siproimi (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) dell’Unione di Comuni Valmarecchia, gestito dalle cooperative sociali Cento Fiori e Il Millepiedi, è stato ideato con il contributo di alcuni ragazzi accolti nel progetto Siproimi, verrà realizzato il 13 novembre 2019, presso il Teatro Pazzini di Verucchio, ore 21.00, ingresso libero (senza prenotazione).

Per informazioni: sprar1@cooperativailmillepiedi.org

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Riviera Banca finanzia la formazione per l’inserimento sul lavoro di due persone svantaggiate nella Cooperativa Sociale In Opera

Riviera Banca sostiene l’impegno della Cooperativa Sociale In Opera nell’inserimento di due persone svantaggiate. L’istituto bancario riminese ha finanziamento le azioni di accompagnamento e affiancamento che la cooperativa sociale ha messo in atto recentemente per due giovani soggetti in situazione di svantaggio, già in carico ai servizi pubblici, ma che sono impiegate con successo in attività lavorative.

La cooperativa sociale In Opera dal 1999 impiega personale svantaggiato in diverse tipologie di servizi, in ambito privato e pubblico. Tra queste attività troviamo la Logistica, i servizi di centralino e reception per istituzioni pubbliche o aziende private nonché la gestione delle relazioni con i clienti, le pulizie civili e industriali, la prenotazione di prestazioni sanitarie a sportello o telefoniche, le pratiche relative a contravvenzioni e tributi locali.

E proprio in uno di questi settori, a sostegno di due lavoratrici che RivieraBanca è intervenuta, finanziando la formazione rivolta a personale con compiti di coordinamento, affinando la capacità di interagire adeguatamente con persone in situazione di svantaggio. Il progetto educativo proposto da cooperativa In Opera nasce dalla constatazione che la risposta al singolo bisogno da solo non basta all’integrazione ed al recupero della persona: occorrono relazioni umane che introducano alla realtà nel suo significato più complesso.

Il primo passo del progetto finanziato da RivieraBanca è stato l’accompagnamento della persona dipendente verso la presa di coscienza di chi è e di cosa può e vorrebbe fare. La seconda componente della realtà è il lavoro e le sue “regole”, ovvero contratto, orari, abbigliamento previsto, comportamenti in caso di assenza, ferie, malattie, espletamento delle mansioni e dei compiti affidati, relazioni con i colleghi, i superiori o i subalterni. La terza componente del progetto è la relazione che si instaura con chi guida: i responsabili dei servizi dove le persone sono impiegate ed i referenti di In Opera, in modo integrato, svolgono una funzione di sostegno e tutoraggio educativo, che accompagna la persona nell’affrontare i problemi e le sfide. Si propone un rapporto di fiducia e stima reciproca, una relazione “certa”.

rivierabanca_finanzia_progetto_in_opera.jpg Notizie Facility Management Igiene e pulizie Logistica
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#IoAccolgo: Cento Fiori tra i fondatori del comitato di Rimini, insieme a organizzazioni no profit e sindacati, per abrogare i due decreti sicurezza e gli accordi con la Libia.

Cooperativa sociale Cento Fiori - Ven, 18/10/2019 - 14:39
Simbolo della campagna nazionale #Io Accolgo: la coperta termica che i soccorritori danno ai migranti. I promotori riminesi: Arci, Ardea, Anolf, Anpi, Caritas, Cgil, Cooperativa Sociale Cento Fiori, Legambiente, Libera, Libertà e Giustizia, Papa Giovanni XXIII, Uil, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Vite in Transito.

Rimini – Si è costituito anche a Rimini il comitato locale della campagna nazionale #IO ACCOLGO, l’appello che si prefigge l’abrogazione dei due decreti sicurezza e l’annullamento degli accordi con la Libia. Lanciata presentando l’appello al Governo il 24 settembre e a papa Francesco nella Giornata del migrante il 29 settembre, la campagna a Rimini comprende nel comitato promotore Arci, Ardea, Anolf, Anpi, Caritas, Cgil, Cooperativa Sociale Cento Fiori, Legambiente, Libera, Libertà e Giustizia, Papa Giovanni XXIII, Uil, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Vite in Transito. Ma il comitato è aperto anche ai singoli individui del nostro territorio.

L’impegno delle associazioni e di chi aderirà è di riaprire il dibattito nella società per modificare il sentire comune e le norme che negli ultimi anni stanno producendo effetti devastanti, in termini di violazioni dei diritti umani e di esclusione sociale dei richiedenti asilo e titolari di protezione, ed in termini di solidarietà e considerazione del prossimo nella vita quotidiana.

Il comitato locale #IO ACCOLGO di Rimini invita tutte le associazioni ed i cittadini del nostro territorio ad aderire alla campagna e sottoscrivere l’appello, online sul sito http://ioaccolgo.it o fisicamente presso le sedi locali delle associazioni del comitato locale di Rimini.

La campagna è facilmente riconoscibile dal simbolo adottato, che da oggi trovate esposto in tutte le sedi delle associazioni locali: la coperta termica dorata, la stessa che viene data dai soccorritori ai richiedenti asilo al loro arrivo.

Nei giorni scorsi #IO ACCOLGO RIMINI ha invitato tutti i Comuni della nostra provincia ad aderire alla campagna, attraverso una lettera inviata ai Sindaci che chiede di sottoscrivere l’appello e di esporre la coperta termica.

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Emilia Romagna: la Regione aiuta le P.M.I. a svilupparsi e a crescere

La Regione Emilia Romagna al fianco delle PMI per favorire e aiutare la loro crescita dimensionale attraverso un bando di finanziamento a fondo perduto. 

Con Delibera di Giunta regionale n. 1266 del 22 luglio 2019  sono state approvate, infatti, misure di sostegno rivolte alla piccole e medie imprese impegnate in percorsi di innovazione tecnologica e diversificazione dei propri prodotti e/o servizi, con l'obiettivo di accrescere la quota di mercato o di penetrare in nuovi mercati.La Regione Emilia Romagna sostiene progetti basati sull’acquisto dei seguenti servizi: 
  • consulenze tecnologiche e di ricerca, studi e analisi tecniche; 
  • prove sperimentali, misure, calcolo; 
  • progettazione software, multimediale e componentistica digitale 
  • design di prodotto/servizio e concept design; 
  • stampa 3D di elementi prototipali; 
  • progettazione impianti pilota 
I contratti di fornitura dovranno essere stipulati per almeno il 40% del valore del progetto con soggetti che appartengano alle tre tipologie sottoelencate: 
  • Laboratori di ricerca e centri per l'innovazione accreditati ai sensi della DGR 762/2014 appartenenti alla Rete Regionale dell’Alta Tecnologia; 
  • Università e altre istituzioni di rango universitario, anche del campo artistico, enti pubblici di ricerca, organismi di ricerca così come definiti dalla vigente disciplina comunitaria in materia di aiuti di stato a favore della ricerca e sviluppo e dell'innovazione;
  • Start-up innovative e PMI innovative, registrate alla data di pubblicazione del presente bando negli appositi elenchi speciali del Registro delle imprese della Camera di Commercio.
CARATTERISTICHE DEI PROGETTI Il progetto di innovazione ammissibile dovrà avere un costo minimo di euro 20.000,00 e massimo di euro 80.000,00.
I progetti di innovazione e diversificazione devono riguardare la realizzazione di progetti che comportino almeno una delle seguenti azioni:
  • l’ampliamento della gamma dei prodotti e/o servizi; 
  • la loro significativa ridefinizione tecnologica e funzionale in senso innovativo; 
  • l’introduzione di contenuti e processi digitali e di innovazione di servizio in grado di modificare in modo sostanziale il rapporto con clienti e stakeholders;
  • la ricaratterizzazione dei prodotti e dei servizi verso le esigenze di sostenibilità ambientale, inclusione e qualità di vita, cultura e società dell’informazione. 
SOGGETTI BENEFICIARI Possono presentare domanda singole imprese esclusivamente PMI ai sensi della vigente normativa comunitaria che abbiano le seguente caratteristiche
  • sede operativa o unità produttiva ove svolgere il progetto ubicata in Emilia-Romagna; 
  • bilancio approvato al 2018;
MISURA DELL'AGEVOLAZIONE Le agevolazioni sono concesse nella forma del contributo alla spesa nella misura del 50% delle spese ammissibili.  PARAMETRO DI AFFIDABILITA' FINANZIARIA I soggetti proponenti, per partecipare al presente bando, debbono soddisfare il seguente parametro economico finanziario, basato sul bilancio 2018, approvato per le società di persona, e depositato alla competente Camera di Commercio invece per le atre tipologie di società:   COSTO DEL PROGETTO/RICAVI DELLE VENDITE E DELLE PRESTAZIONI MINORE O UGUALE AL 10%, In sostanza il costo del progetto non deve essere superiore al 10% del fatturato.  SCADENZE  La domanda dovrà essere presentata a partire dalle ore 10 del 18 novembre 2019 fino alle ore 13 del 18 dicembre 2019. Notizie ImpreseOggi
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La Regione Emilia Romagna al fianco delle PMI per favorire e aiutare la loro crescita dimensionale attraverso un bando di finanziamento a fondo perduto. 

Con Delibera di Giunta regionale n. 1266 del 22 luglio 2019  sono state approvate, infatti, misure di sostegno rivolte alla piccole e medie imprese impegnate in percorsi di innovazione tecnologica e diversificazione dei propri prodotti e/o servizi, con l'obiettivo di accrescere la quota di mercato o di penetrare in nuovi mercati.La Regione Emilia Romagna sostiene progetti basati sull’acquisto dei seguenti servizi: 
  • consulenze tecnologiche e di ricerca, studi e analisi tecniche; 
  • prove sperimentali, misure, calcolo; 
  • progettazione software, multimediale e componentistica digitale 
  • design di prodotto/servizio e concept design; 
  • stampa 3D di elementi prototipali; 
  • progettazione impianti pilota 
I contratti di fornitura dovranno essere stipulati per almeno il 40% del valore del progetto con soggetti che appartengano alle tre tipologie sottoelencate: 
  • Laboratori di ricerca e centri per l'innovazione accreditati ai sensi della DGR 762/2014 appartenenti alla Rete Regionale dell’Alta Tecnologia; 
  • Università e altre istituzioni di rango universitario, anche del campo artistico, enti pubblici di ricerca, organismi di ricerca così come definiti dalla vigente disciplina comunitaria in materia di aiuti di stato a favore della ricerca e sviluppo e dell'innovazione;
  • Start-up innovative e PMI innovative, registrate alla data di pubblicazione del presente bando negli appositi elenchi speciali del Registro delle imprese della Camera di Commercio.
CARATTERISTICHE DEI PROGETTI Il progetto di innovazione ammissibile dovrà avere un costo minimo di euro 20.000,00 e massimo di euro 80.000,00.
I progetti di innovazione e diversificazione devono riguardare la realizzazione di progetti che comportino almeno una delle seguenti azioni:
  • l’ampliamento della gamma dei prodotti e/o servizi; 
  • la loro significativa ridefinizione tecnologica e funzionale in senso innovativo; 
  • l’introduzione di contenuti e processi digitali e di innovazione di servizio in grado di modificare in modo sostanziale il rapporto con clienti e stakeholders;
  • la ricaratterizzazione dei prodotti e dei servizi verso le esigenze di sostenibilità ambientale, inclusione e qualità di vita, cultura e società dell’informazione. 
SOGGETTI BENEFICIARI Possono presentare domanda singole imprese esclusivamente PMI ai sensi della vigente normativa comunitaria che abbiano le seguente caratteristiche
  • sede operativa o unità produttiva ove svolgere il progetto ubicata in Emilia-Romagna; 
  • bilancio approvato al 2018;
MISURA DELL'AGEVOLAZIONE Le agevolazioni sono concesse nella forma del contributo alla spesa nella misura del 50% delle spese ammissibili.  PARAMETRO DI AFFIDABILITA' FINANZIARIA I soggetti proponenti, per partecipare al presente bando, debbono soddisfare il seguente parametro economico finanziario, basato sul bilancio 2018, approvato per le società di persona, e depositato alla competente Camera di Commercio invece per le atre tipologie di società:   COSTO DEL PROGETTO/RICAVI DELLE VENDITE E DELLE PRESTAZIONI MINORE O UGUALE AL 10%, In sostanza il costo del progetto non deve essere superiore al 10% del fatturato.  SCADENZE  La domanda dovrà essere presentata a partire dalle ore 10 del 18 novembre 2019 fino alle ore 13 del 18 dicembre 2019. Notizie ImpreseOggi
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La Bora, i delfini e i branchi di tonni: le piccole avventure in Adriatico per i pazienti del progetto Ulisse della Cooperativa Sociale Cento Fiori

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mar, 24/09/2019 - 17:00
Ultima crociera in Croazia dell’anno per i pazienti, questa volta del Centro di Osservazione e Diagnosi di Vallecchio. La barca sorpresa da venti a circa 40 km all’ora. Sulla via del ritorno lo spettacolo tragico della natura: branchi di tonni mangiavano altri pesci intrappolati in una rete.

Due giorni di bora, certo non inaspettati ma pur sempre impegnativi, hanno segnato l’ultima crociera terapeutica in barca a vela per i pazienti del Centro Osservazione e Diagnosi di Vallecchio, della Cooperativa Sociale Cento Fiori. Il maltempo lungo la costa croata ha raggiunto la barca del progetto Ulisse, timonata dall’educatore Andrea Ambrosani, vicino all’isola di Ist. Due giorni al riparo nel porto per i sette pazienti e l’equipaggio, per questo viaggio formato dall’educatore Eugenio Pari e dal fondatore del progetto Ulisse (e della cooperativa sociale), Werther Mussoni. Che con l’inseparabile fisarmonica e la sua proverbiale bonomia è riuscito a far risuonare le note di Bella ciao anche nei ristoranti della terra degli Ustascia.

«E’ stato un viaggio un poco più impegnativo del precedente qui in Croazia, con diversi imprevisti che per i ragazzi hanno però assunto il forte sapore dell’avventura – ha detto lo skipper Andrea Ambrosani al ritorno – Ci aspettavamo la bora e abbiamo affrontato i 20 e passa nodi di vento (circa 40 km all’ora) senza problemi riparando a Ist. Per i pazienti c’è stato il problema dell’acqua: a Ist scarseggiava e abbiamo dovuto fronteggiare il razionamento, una situazione inusuale per tutti, figuriamoci in spazi angusti come una barca. Ma i ragazzi l’hanno superata. Anche a Sman, altra isola visitata, non è stato facile rifornirsi di acqua, tutti problemi superati a Bozava».

Se il tempo a tratti non è stato clemente, l’Adriatico in compenso ha offerto degli spettacoli inusuali. L’incontro con i delfini o con una tartaruga ha animato il viaggio. Ma sopratutto un branco di tonni ha attirato l’attenzione dell’equipaggio del progetto Ulisse. Nella traversata di ritorno la barca è passata vicino a una grande rete da posta strappata via probabilmente dal maltempo che, aggrovigliata, in parte gialleggiava e in parte colava a picco per oltre una decina di metri verso il fondo. «Impossibile per noi da recuperare, vista l’estensione e il peso: le reti da posta hanno dei galleggianti nella parte superiore ma anche dei pesi nella parte inferiore e si estendono per decine di metri. Ebbene, questo groviglio di reti e pesci intrappolati è diventata un enorme “pastura”, cioè attirava i predatori che accorrevano a mangiare i pesci intrappolati. E tra questi predatori c’era un branco di tonni che schiumavano le acque, affannandosi a mangiare».

Foto di copertina gentilmente concessa da Giuseppe Marzi.

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Insieme a Marinando è partita la seconda crociera terapeutica Cento Fiori, con gli utenti del Centro Diurno

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mar, 17/09/2019 - 16:17
Un fine settimana al Conero per sette utenti del Centro Diurno della Cooperativa Sociale Cento Fiori: è stata la seconda crociera terapeutica del 2019 a bordo della barca a vela Fiona, messa a disposizione dall’associazione onlus Marinando.

Un fine settimana al largo del Conero per sette utenti del Centro Diurno della Cooperativa Sociale Cento Fiori: è stata la seconda crociera terapeutica del 2019 quella partita giovedì da Rimini, con a bordo della barca a vela Fiona l’educatrice Fabiola Gomez. La barca ospitante è stata messa a disposizione dell’associazione Marinando, la onlus che si occupa di «programmi di recupero rivolti a categorie sociali disagiate o a rischio di devianze e di progetti didattici per le scuole attraverso la vita in mare e la pratica della navigazione a vela», come scrive l’associazione sul suo sito.

Quattro giorni in mare diventati si un periodo di vacanza, ma anche una sfida per gli utenti del Centro Diurno, diversi dei quali non avevano mai fatto una esperienza in barca. Non una semplice passeggiata, quindi. Infatti, è vero che vivono già un’esperienza di tipo comunitario – nel Centro c’è chi cucina, chi provvede a pulire gli ambienti comuni, si mangia insieme – ed insieme fruiscono dei servizi di tipo socio-sanitario, in una struttura semiresidenziale, destinati ad utenti con situazioni di dipendenza patologica che necessitano di intervento psicoterapico o a un’utenza che proviene da altri programmi terapeutici e che necessitano di una fase di accompagnamento, prima del reinserimento.

E’ anche vero però che i sette si sono confrontati con gli spazi decisamente angusti di una barca, che rendono l’escursione una esperienza decisamente più impegnativa. Impegno che diventa però percorso educativo. Spiega infatti Laura Grossi, responsabile del Centro Diurno: «La differenza tra attività ludica e l’attività educativa, è nell’elaborazione dell’esperienza. Tutti gli utenti sono chiamati a scrivere il proprio Diario di bordo, dove annotano ciò che accade, le loro sensazioni e come vivono l’esperienza. Tutto materiale che viene poi discusso in un gruppo terapeutico, nel qual esi ragiona insieme sulle cose emerse».

«Il capitano Gianfranco Rossi è stato un elemento importante per la riuscita di questa esperienza. – dice Fabiola Gomez – I ragazzi del Centro Diurno si sono confrontati con una figura esterna stabilendo un’ottima relazione. Tutti ci siamo divertiti e ci siamo conosciuti meglio in questi quattro giorni di convivenza così ristretta. Abbiamo anche imparato tanto della vita in mare grazie al nostro capitano».

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Cento Fiori sostiene Humus_Altro Festival, il 13 e 14 settembre a Rimini

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mar, 03/09/2019 - 12:44
Humus_Altro Festival: due giorni organizzati da Pacha Mama presso Casa dell’editore, Via Covignano 302/a. I temi: ” abitare se stessi”, “abitare la propria casa “, “abitare il proprio Stato “, “abitare il mondo”. Mostra, Musica, Intrattenimento, Cibo, Dibattito.

Rimini – Cento Fiori sostiene Humus_Altro Festival, il contributo che i giovani dell’associazione Pacha Mama offrono alla scena culturale della nostra città. Il festival è intimamente legato al luogo in cui si svolge il giardino della Casa dell’Editore un accogliente “Book and Breakfast” sul bellissimo colle di Covignano, a 10 minuti dal centro di Rimini.

Venerdì 13 e sabato 14 settembre concerti, tavoli di approfondimento, presentazioni di libri e monologhi teatrali animeranno la campagna riminese creando una meravigliosa cornice a ciò che sarà al centro della manifestazione: un percorso fotografico ed esperienziale su quattro importanti temi ” abitare se stessi“, “abitare la propria casa “, “abitare il proprio Stato “, “abitare il mondo “, 4 temi attuali inquadrati da un punto di vista alternativo, trasgressivo e disobbediente.

Chi c’è dietro questo progetto? Pacha Mama è un’associazione di volontariato che opera dal 1992 nella provincia di Rimini per promuovere, insieme all’omonima cooperativa il commercio equo e solidale e i valori di trasparenza, dialogo e rispetto. “Pacha Mama“ significa “madre terra” in lingua quechua e da solo riesce a veicolare due importanti valori che ci hanno ispirato: il forte legame con il terreno e il rispetto per il mondo in cui viviamo, mentre la lingua sudamericana esprime una forte propensione all’internazionalità e una spiccata curiosità per il diverso.

Molti degli attuali attivisti dell’associazione non erano nemmeno nati quando questa cominciava a diventare parte integrante del tessuto sociale di Rimini, eppure la domanda che muove l’azione collettiva degli associati è sempre la stessa: “come costruire un mondo equo sostenibile dove le culture popolari, le conoscenze, le competenze, i progetti e le ambizioni possono essere condivise dentro un’unica cultura del rispetto reciproco?”. Questa è, decisamente, una domanda troppo grande per una piccola associazione. Ma non è una domanda impossibile!

Pacha Mama ha pensato a “Humus” come ad una etichetta, e le sue iniziative sono la risposta del sincero impegno dei suoi volontari. Sono l’occasione che l’associazione offre per incontrarsi e lavorare insieme sul proprio senso di appartenenza alla dimensione pubblica cittadina.

Programma

Il festival è nato e si è sviluppato grazie alle forze dei circa 40 volontari che sono stati coinvolti nell’organizzazione, nella progettazione e nella comunicazione delle attività del festival. Humus si sviluppa su due giornate e ci sarà la possibilità di dissetarsi e mangiare.

Venerdì 13 settembre:

16.00 apertura festival
18.00 spettacolo teatrale di Margherita e Damiano Tercon
20.00 concerti: the Urgonauts, Camillas, Espana Circo Este
23.30 dj set di H.1

Sabato 14 settembre:

11.00 apertura festival e giardino, possibilità di ristorazione.

15.30 inizio attività divulgative con quattro tavoli di approfondimento: Abitare se stessi – Margherita e Damiano TerconAbitare la propria casa – Dijana Pavlovic, Giorgio Beretta, Casa Madiba NetworkAbitare il proprio stato – Libera Rimini, Mario Galasso, Corridoi Umanitari Papa Giovanni XXIIIAbitare il mondo – Fridays for future Rimini, Extintion Rebellion Bologna, Banca Etica, Pacha Mama.

19.00 concerto acustico: Nel Caso
20.00 presentazione del libro degli Zen Circus (con gli Zen Circus!!)
21.30 concerti: band del Circo Paniko, Falafel Fazz Familia
23.30 dj set di Savignao-oh

PROGRAMMA IN EVOLUZIONE RESTA AGGIORNATO>>: https://www.facebook.com/events/523331768503815/

SOSTIENI HUMUS DAL BASSO CON UNA DONAZIONE>> (o anticipa la tua quota di iscrizione min di 5 euro) https://www.produzionidalbasso.com/project/humus-altro-festival

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