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Da 35 anni lottiamo contro le dipendenze da sostanze e per l'inserimento sociale delle persone
Aggiornato: 22 ore 5 min fa

Successo per Ri-conosciamoci a Borgo Marina. Condivisioni, testimonianze e apprezzatissimi piatti provenienti da tutto il mondo

Mer, 24/04/2024 - 11:54
L’iniziativa promossa da Cas Cento Fiori, Casa Italia Cina, Comunità Bengalese Rimini, Nuovo Comitato Borgo Marina all’oratorio della chiesa di San Nicolò di Rimini

È stata un grande successo la festa del 21 Aprile “Ri-Conosciamoci a Borgo Marina” alla quale hanno partecipato tutti gli abitanti del quartiere, che hanno passato una piacevole serata tra cibo, musica e chiaccihere. L’intento dell’evento era permettere a tutte le persone che abitano e attraversano il quartiere di conoscersi e ri-conoscersi attraverso la condivisione delle proprie storie e dei propri piatti.

La serata si è aperta con delle esibizioni canore da parte di alcuni giovani della comunità italo-cinese e italo-bengalese, seguito da un momento al microfono in cui ogni rappresentante delle varie comunità del quartiere ha raccontato la propria storia. Il Nuovo Comitato del Quartiere Borgo Marina ha raccontato com’è cambiato nei secoli il borgo, dalla sua nascita fino ai giorni nostri, i rappresentanti della comunità del Bangladesh hanno parlato della propria esperienza come migranti e come italiani di seconda generazione, per la Cooperativa Cento Fiori un ospite del Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) ha portato la propria esperienza come richiedente asilo mentre il portavoce di Casa Italia Cina ha portato il tema della fratellanza, il filo conduttore di tutti questi racconti.

La seconda parte della serata è stata scandita da un mix di musica e da una varietà di apprezzatissimi piatti provenienti da tutto il mondo. Questo è stato solo l’inizio di una conoscenza che vorrebbe portare alla creazione di un quartiere a misura di tutte le anime che lo abitano.

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“Ri-Conosciamoci a Borgo Marina”. Il quartiere si incontra in festa: racconti, musica e cibi delle nostre terre.

Ven, 19/04/2024 - 15:25
Domenica 21 aprile dalle 17,30 all’oratorio Chiesa San Nicolò, Rimini: evento organizzato con la partecipazione degli abitanti in collaborazione con Cas Cooperativa Sociale Cento Fiori, Casa Italia Cina, Comunità Bengalese Rimini, Nuovo Comitato di Quartiere Borgo Marina.

Rimini – Domenica 21 aprile 2024 ore 17.30 – 19 presso l’Oratorio di San Nicolò “Ri-Conosciamoci a Borgo Marina”. Il quartiere si incontra in festa: racconti, musica e cibi delle nostre terre, un evento dedicato a tutti gli abitanti del Borgo Marina, che sono invitati a partecipare.

Borgo marina è uno dei borghi più antichi della città di Rimini che negli anni ha visto cambiare il proprio tessuto sociale. Ai riminesi “storici” si sono aggiunte nuove identità etniche e culturali, che oggi compongono la geografia di una nuova convivenza. Negare le problematiche che inevitabilmente sorgono in questi casi, o semplicemente non parlarne, significa non solamente chiudersi ai cambiamenti storici, ma soprattutto precludersi le opportunità di crescita e di trasmissione anche dei propri valori alle prossime generazioni.

Per questo motivo, abbiamo creato insieme una occasione per alimentare la conoscenza fra le varie anime della nostra comunità: quelle più antiche e quelle nuove, per età e per arrivo, e quelle forse di passaggio. Nasce così l’iniziativa del Borgo che si Ri-Conosce, cioè che inizia un nuovo percorso di conoscenza reciproca, di scambio e comunicazione. L’idea non è quella di superare le diversità, ma proprio di raccontarsele e aiutarsi reciprocamente a comprenderle, perché conoscere diventi capire e andare oltre le naturali diffidenze, creando insieme occasioni di connessione e cura degli spazi che si condividono, di risoluzione dei problemi comuni, in quella reciprocità di diritti e doveri alla base del welfare della comunità.

L’evento è organizzato con la partecipazione degli abitanti stessi e grazie alla collaborazione fra Centro Accoglienza Straordinaria Cooperativa Sociale Cento Fiori, Casa Italia Cina, Comunità Bengalese Rimini, Nuovo Comitato di Quartiere Borgo Marina.

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Lo Stato Sociale, Legno, djset Velvet e Slego: Balla la Liberazione, musica gratuita e street food, una festa con Cento Fiori lunga tutto il ponte.

Mar, 16/04/2024 - 15:52
Il 25 aprile Lo Stato Sociale, 26 Legno, sabato djset Velvet e Slego, domenica ciclismo per grandi e piccini e ancora tanta musica stand gastronomici: è il fine settimana della Cooperativa Sociale Cento Fiori, nel cuore del parco XXV Aprile.

Il 25 aprile con Lo Stato Sociale, il 26 con Legno, sabato djset Velvet e Slego, domenica in sport ciclistico per grandi e piccini e ancora tanta musica, il tutto in un’arena delimitata da stand gastronomici: è il fine settimana di Balla la Liberazione, la festa creata dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori, anche quest’anno nel cuore del parco XXV Aprile, a Rimini.

Una manifestazione che attende, solo per il concerto principale nella grande arena del parco de La Serra Cento Fiori (ingressi da via Galliano 19, via Padre Tosi oltre che dal parco XXV aprile) oltre 3mila persone, dato confermato dalle due edizioni precedenti della festa svoltasi nello stesso luogo, a circa 350 metri dal Ponte di Tiberio e dal centro storico di Rimini.

Quattro giorni e una lunga serie di eventi, concerti, che trasformeranno il perimetro in una festa per giovani, adulti e famiglie nel segno della condivisione dei valori che la cooperativa, anche in questa ricorrenza, vuole celebrare: l’accoglienza, la convivenza nel segno delle regole democratiche e civili, la bellezza della volontarietà, la valorizzazione dei beni comuni, come l’area verde un tempo degradata e ora restituita alla vita cittadina.

E che vede questi valori impreziositi dall’apporto dell’illustratore riminese Samuele Grassi, che ha disegnato il bellissimo manifesto di questa edizione.

Ma vediamo nel dettaglio il programma. Si comincia giovedì 25 ore 17 con l’opening act di Eleonora Elettra, alle 18 Lo Stato Sociale in concerto, segue alle ore 21 dj Muna feat Ale Paglia in FestivalPark.

Venerdì 26 la musica sul palco inizia alle ore 16 con il contest musicale ChiAmaLa Città, organizzato dall’associazione Risuona Rimini. L’evento clou è alle 21 con Legno in concerto. Sabato 27 nel pomeriggio lo spettacolo

Sabato 27 h 16 spettacolo Tra le viole, mentre dalle ore 20 il djset è appannaggio della musica ereditata dai due templi del rock riminese Velvet e Slego. Domenica invece muscia e sport per grandi e piccini: è A ruota libera Bike fest, a cura di CSI e numerose associazioni ciclistiche. Sarà allestita una pista di Pump trek, ovvero una pista per giovanissimi a circuito chiuso. Alle ore 15 si svolgerà una tavola rotonda alimentazione e allenamento. Ore 17 dj set con Marco Corona, dalle ore ore 21 Nashville e Backbones in concerto. Buon divertimento.

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A contrastare il gioco d’azzardo due iniziative, una teatrale a Casa Madiba Rimini e una in parrocchia a San Vito

Mer, 10/04/2024 - 17:05
Da una parte l’impegno della Rete Gap e delle istituzioni provinciali con l’Ausl l’11 marzo, dall’altra lo spettacolo delle Albe/Ravenna teatro, “Slot Machine” il 12 marzo

Dal teatro con “Slot machine” a Rimini all’incontro a San Vito, due appuntamenti per contrastare il gioco d’azzardo e conoscerne i pericoli. E’ nutrito il prosieguo delle attività per contrastare il gioco d’azzardo, che vede nei prossimi giorni impegnati da una parte nella frazione riminese, la Rete Gap, la rete di contrasto al gioco d’azzardo che vede uniti in uno sforzo comune associazioni di volontariato, onlus, enti locali della provincia riminese e Ausl nel progetto “Occhio al gioco – quando il gioco non è un gioco”. Dall’altra invece un’iniziativa teatrale promossa da Casa Madiba e la Cooperativa Sociale Cento Fiori, a Rimini.

Andiamo con ordine: “E se il gioco d’azzardo diventa un problema?” è la domanda dalla quale prende l’avvio l’incontro con la dottoressa Michela Muccioli, psicologa e psicoterapeuta dell’Unità Operativa delle dipendenze patologiche dell’Ausl di Rimini. L’incontro è presso la sala parrocchiale della chiesa dei santi Vito e Modesto, in via Emilia Vecchia 219, San Vito. L’iniziativa sarà preceduta da un’aperi-cena gratuita alle 19,30, mentre l’incontro con la dottoressa Muccioli inizierà alle 20,30. Per info chiamare il numero +39 338 150 0188. L’iniziativa san vitese è curata per la Rete Gap dalle cooperative sociali Cento Fiori e Il Gesto e dall’Associazione Parkinson in Rete.

Da San Vito il tema del gioco d’azzardo si sposta a Rimini e prende la forma dello spettacolo teatrale, nella cornice di Casa Madiba, in via Dario Campana 63. Il centro sociale, nell’ambito di Senza filtri, rassegna di teatro e cinema pop & del percorso partecipato Zero Homeless presenta in collaborazione con la Cooperativa Sociale Cento Fiori venerdì 12 aprile “Slot machine”, soliloquio della fossa. Ovvero, la caduta vertiginosa di un giocatore, di un annegare nell’azzardo, dove ogni legame affettivo viene sacrificato sull’altare del niente. Amara è la sua fine e, nel suo malato sogno di potenza, delira da solo dal fondo di un fossato di campagna, colpito a morte dai suoi strozzini, allo stesso tempo vittima e carnefice di se’ stesso. Il gioco è una sfinge. Come una sfinge, ci interroga sulla nostra natura. E se siamo noi a interrogarlo, a interrogarne il concetto, l’essenza, la presenza millenaria nella storia dell’umanità, come un oracolo antico ci fornisce risposte ambigue: il gioco può manifestarsi come la voragine dell’autodistruzione solitaria, oppure, al contrario, come il senso più alto e bello dello stare insieme, del miracolo della convivenza. Il gioco può rivelarsi strumento demonico o danza angelica, inferno o paradiso, perché va al fondo della nostra enigmatica natura umana.

Lo spettacolo di Marco Martinelli, che ne è anche regista e l’ha ideato insieme a Ermanna Montanari, vede in scena Alessandro Agnani. E’ una produzione di Albe / Ravenna Teatro in collaborazione con Teatro La Cucina/Olinda. A seguire un momento di riflessione insieme alla dottoressa Chiara Pracucci, psicologa e psicoterapeuta, l’attore di Slot machine Alessandro Agnani, un rappresentante di Giocatori anonimi e Cristian Tamagnini, presidente della cooperativa Sociale Cento Fiori.

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Una festa di diritti: tanta gente, associazioni, enti locali e il vescovo alla Giornata della visibilità transgender al parco de La Serra Cento Fiori.

Lun, 08/04/2024 - 15:54
La manifestazione indetta da Aics Emilia Romagna e Rimini, Gruppo T. & Non-binary di Arcigay Rimini e la Cooperativa Sociale Cento Fiori, con il contributo della Regione Emilia – Romagna e Comune di Rimini.

«Cento Fiori nasce nel 1981 da una richiesta di diritti fatta dalla città con una manifestazione. Per questo ci siamo trovati a fianco di una manifestazione che rivendica diritti, come la “Giornata della visibilità trasgender, che rientra a pieno titolo nella nostra missione e in questo spazio». Cristian Tamagnini ha dato il benvenuto alle tante persone che hanno partecipato alla manifestazione indetta da Aics Emilia Romagna e Rimini, Gruppo T. & Non-binary di Arcigay Rimini e la Cooperativa Sociale Cento Fiori, che ha messo a disposizione il parco de La serra Cento Fiori.

Un evento che ha visto una nutrita partecipazione di persone al programma di musica, giochi, laboratori creativi, una grigliata di pesce promossa dalla Community 27 e un pranzo al sacco condiviso, evento creato intorno alla promozione della visibilità della comunità transgender, necessaria sia per contrastare i luoghi comuni, sia per ricordare l’universalità dei diritti civili, sia per creare reti con enti e associazioni del territorio.

L’evento ha anche avuto un grande risalto mediatico grazie al vescovo di Rimini Nicolò Anselmi, il primo a partecipare in Italia ad un evento in difesa dei diritti LGBT. E insieme a lui sono arrivati diversi rappresentanti degli enti locali, per una festa che ha radici nella società e che deve essere introiettata nelle istituzioni. Ha così portato il suo saluto Emma Petitti, presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna – «Cento Fiori è ormai un presidio per i diritti nella città», riportiamo ciò che ha detto con un pizzico di orgoglio – l’assessora Francesca Mattei per il Comune di Rimini, Marco Tonti nella duplice veste di consigliere del Comune di Rimini e presidente di Arcigay, Viviana Neri presidente di AICS regionale dell’Emilia-Romagna.

«La Serra Cento Fiori nasce come luogo non solo di divertimento ma anche e sopratutto come spazio sociale e culturale, – ha detto Cristian Tamagnini – un luogo di inserimento di lavoratori svantaggiati e di attività ergoterapiche, un luogo un luogo per attività didattiche per i bambini a contatto con la natura; un luogo dove prende corpo il concetto di “Comunità Curante”, il prendersi cura reciprocamente; un luogo appunto di affermazione di diritti che, soprattutto in questa fase storica e politica, non vanno mai dati per scontati e acquisiti definitivamente, ma difesi costantemente, con forza, coraggio e orgoglio». Poi si è congedato dando appuntamento al 25 aprile, per la quattro giorni di musica e cibo di strada organizzata alla Serra per la Liberazione, che sarà aperta sul palco da Lo stato Sociale, Legno, numerosi gruppi locali e Djset.

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Passeggiata con 100 cani: l’iniziativa Cento Fiori all’insegna dell’affetto per i quattrozampe insieme agli youtuber Filippo Capriotti e Aka

Mer, 24/01/2024 - 17:10
Domenica 28 gennaio alle 11,30 in piazzale Boscovich con il proprio cane e gli ospiti del canile comunale Stefano Cerni di Rimini per una passeggiata in spiaggia, insieme a volontari, operatori, educatori e veterinari della Cento Fiori

“Passeggiata con 100 cani”, è il nome della nuova iniziativa organizzata dalla cooperativa sociale Cento Fiori: più di una passeggiata, ma un vero e proprio connubio tra divertimento e amore per gli amici a quattro zampe, in programma domenica 28 gennaio, con ritrovo in piazzale Boscovich a partire dalle ore 11.30.  

Tra scarpe sportive e code scodinzolanti, a prendere parte a questa camminata aperta a tutta la città e ai proprietari di cani ci saranno anche due special guest: il creator digitale Federico AKA Angelico, altrimenti detto @ciaosonoaka (che vanta un canale YouTube con un bacino di 484 mila iscritti, una pagina Instagram con 48 mila follower e quella TikTok con oltre 700 mila follower) e il noto youtuber Filippo Capriotti, seguitissimo sui social per i video in cui racconta simpaticamente le avventure quotidiane con i suoi pelosi Litz, Mery, Shirley e Blue (oltre 45 mila follower su Instagram, circa 140 mila iscritti sul canale YouTube e 262 mila follower su TikTok). 

Durante l’iniziativa con l’obiettivo della videocamera saranno catturati i momenti più magici, così da trasformare la mattinata in un coinvolgente video. 

Ci saranno anche l’Assessora al Benessere degli Animali del Comune, Francesca Mattei, e il team di operatori e volontari del canile Stefano Cerni di Rimini insieme ai ‘Fido’ di San Salvatore, facilmente riconoscibili per la loro bella bandana.  

Ogni partecipante è invitato a portare il proprio amico a quattro zampe. Non è obbligatorio avere cani per prendere parte alla passeggiata.  

Ai presenti, prima della partenza, verrà dato un regalino speciale fino a esaurimento scorte.

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Gabriella Maggioli, vicepresidente Cento Fiori, ha condotto una conversazione interattiva sulle dipendenze con 150 studenti delle scuole di Riccione

Ven, 19/01/2024 - 18:03
Al Cinepalace l’evento della Fondazione Conad ETS: i saluti della sindaca, Daniela Angelini, dell’ad CIA-Conad Luca Panzavolta e in collegamento don Luigi Ciotti, Gruppo Abele, lo scrittore Daniele Mencarelli, Leopoldo Grosso e Simona Baracco dell’Università della Strada Gruppo Abele.

Riccione (RN), 19 gennaio 2023 – «Non esistono moventi universali per le pratiche d’uso, in quanto le sostanze e i comportamenti a rischio caricano di diversi significati e valenze le storie delle persone, e devono pertanto essere interrogati e trattati nella loro profonda complessità».

Così Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, è intervenuto da Milano di fronte a più di 150 ragazzi delle scuole di Riccione, collegati dal Cinepalace Multiplex per l’evento sulle dipendenze organizzato da Fondazione Conad ETS e Commercianti Indipendenti Associati.

La mattinata era stata aperta dai saluti della Sindaca, Daniela Angelini e dell’amministratore delegato di CIA-Conad Luca Panzavolta.

Dal vivo ad approfondire il tema c’era Gabriella Maggioli, vice presidente e responsabile delle strutture terapeutiche  della cooperativa sociale Cento Fiori, che ha tenuto una conversazione interattiva con gli studenti, sollevando un dialogo ricco di domande, stimoli e quesiti. Hanno preso parte all’iniziativa le ragazze e i ragazzi dell’Istituto professionale di stato “Severo Savioli” e dell’Istituto comprensivo “Gianfranco Zavalloni”. A condurre l’incontro la responsabile Formazione di Commercianti Indipendenti Associati, Enrica Mancini.

Da Milano — per una diretta streaming che ha coinvolto decine di migliaia di studenti di tutte le regioni italiane — hanno parlato anche lo scrittore Daniele Mencarelli, Leopoldo Grosso e Simona Baracco dell’Università della Strada Gruppo Abele.

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L’Open day del Canile Comunale di Rimini Stefano Cerni diventa una festa per tutti: cani, gatti e per chi ama fare beneficenza

Ven, 01/12/2023 - 13:06
Nella struttura di via S. Salvatore 32 il 9 dicembre è dedicato al mercatino natalizio, che sovvenzionerà le cure di Eddy e di altri cani ammalati, alla musica ma anche ai proprietari dei gatti: microchip gratuito su iniziativa del Comune di Rimini.

Arriva il Natale e il Canile Comunale Stefano Cerni e la Cooperativa Sociale Cento Fiori che lo gestisce aprono i suoi cancelli al tradizionale Open day natalizio, in programma sabato 9 dicembre dalle 10 alle 15. Un open day speciale perché quest’anno è dedicato a Eddy e a tutti gli ospiti che soffrono di malattie con un mercatino natalizio ricco di proposte natalizie e idee regalo. Nello stesso tempo, l’Open day si arricchisce anche di una proposta vantaggiosa per i possessori di gatti: è festa anche per loro con un Microchip Day gratuito.

Ma andiamo con ordine: dalla mattina alle 10 al pomeriggio alle 15 il canile comunale di Rimini Stefano Cerni si schiude alla festa, durante la quale si starà insieme ai nostri ospiti tra visite guidate con l’ educatore, musica dal vivo, merenda preparata dai volontari e un ricco mercatino, un’ occasione perfetta anche per fare i regali di Natale e nello stesso tempo aiutare i nostri piccoli e grandi amici.

Quest’anno poi c’è un’occasione speciale che dedichiamo a Eddy, un vispo cucciolone di due anni che ha sofferto di ben due patologie autoimmuni e che si è recentemente ristabilito dopo una cura particolarmente onerosa. Nel suo nome vi proponiamo una vasta scelta di articoli, che potrete già prenotare, il cui ricavato servirà per sostenere le cure di Eddy (alcuni di voi conoscono la storia, altrimenti seguite il link https://gofund.me/f7b411c5) e di altri nostri ospiti che purtroppo sono colpiti da varie patologie.

Nel nostro mercatino natalizio troverete:

Felpe, natalizie e non, di vari colori, disponibili in tutte le taglie, costo 35 €

berretta in pile 15€

shopper 10€

pallina natalizia 8€.

Inoltre siamo molto fieri di proporvi i nostri originalissimi giochi da tavola realizzati con le foto dei nostri cani, a cura dell’obbiettivo fatato di my pet photography:

Memory 10€

Domino 10€

Gioco quiz 15€

Attenzione, tutti gli articoli verranno prodotti in base alle prenotazioni quindi ci raccomandiamo di scriverci prontamente ciò che desiderate all’indirizzo mail benessere.animali@coopcentofiori.it nome, cognome, articolo desiderato, colore e nel caso delle felpe anche la taglia.

Microchip day, l’occasione per stare ancora più vicini, con il microchip, al nostro amico felino

Un evento speciale coincide con l’Open Day: il Microchip Day! Il Comune di Rimini infatti, in collaborazione con il canile comunale Stefano Cerni e i veterinari che hanno aderito all’iniziativa, ha deciso di regalare a tutti i cittadini riminesi l’innesto del microchip ai proprio gatto di proprietà, uno strumento indispensabile per identificare il proprio animale domestico in caso di smarrimento o incidente. Insomma, un grande gesto d’ amore e di legame al vostro piccolo amico, che vi permetterà di essere un poco più sereni in caso di smarrimento. Portate il vostro felino alla festa, naturalmente nel trasportino, dove saranno microchippati gratuitamente dai nostri veterinari. Insomma, una giornata particolare per tutti gli amici a quattro zampe riminesi.

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Cento Fiori lancia il crowdfunding per le costose cure del giovane Eddy, cane con due rare malattie autoimmuni, tra i pochi casi in Italia

Mar, 14/11/2023 - 13:46
Adottato da cucciolo e rimandato in canile a un anno, Eddy è stato colpito da una deformazione al volto e curato alla Clinica San Marco. Le costose cure lo hanno ristabilito. Ora si cerca una nuova casa per lui.

La storia del giovane Eddy potrebbe essere simile a quella di tanti altri cani, adottati da cuccioli e abbandonati al canile, una volta diventati grandi. Per Eddy la storia non è comune, è una storia deformata. Una storia rara come la malattia che l’ha colpito sulla parte destra del muso, deformandola. Ma in una storia dolorosa ci sono anche dei lati positivi, fatti di dedizione, di cure, di amore – e qui entra in gioco il lettore – di speranza e di aiuto, queste ultime parti tutte da scrivere alla fine della raccolta fondi lanciata dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori su Gofundme e da chi darà a Eddy una nuova famiglia.

Eddy entra dunque al Canile di Rimini Stefano Cerni a un anno di età, un bel cucciolone candido che sta bene, dalla vitalità e dall’espansività che rivelano la sua giovinezza e il suo buon carattere. Nel giro di pochi mesi però una neoformazione sul muso incomincia a comparire. Operatori e veterinari non si sono mai trovati davanti a casi simili e avviano una serie di esami per andare a fondo del caso, mentre il cane diventa inappetente, perdendo rapidamente peso. Si avvicenda una lunga serie di esami, che culmina con la diagnosi di due malattie rare autoimmuni, forse l’unico caso di doppia malattia in Italia, le relative terapie e il costoso ricovero per oltre due mesi nella clinica veterinaria San Marco di Padova.

Ringraziamo di cuore la clinica San Marco di Padova, la clinica Gaudenzi di Pesaro e l’ ambulatorio veterinario Roberta Gai di San Marino per aver curato Eddy con passione e dedizione.

Eddy è tornato dalla clinica, visibilmente sta meglio ma continua a seguire le terapie. Gli è tornato l’appetito e ha rapidamente recuperato i 10 chili perduti nella fase acuta. Porta ancora i segni della deformazione, una incavatura sopra l’occhio destro che non perderà, perché la malattia ha leso alcuni muscoli, ma sta bene, ha recuperato giovialità e l’energia di un bel meticcio di due anni. Insomma, anche se costantemente sorvegliato da un punto di vista sanitario, è pronto per una nuova casa e una nuova vita nella quale c’è posto per amicizie con cani e gatti ma con attenzione: il suo sistema immunitario è fragile e l’esposizione a virus, batterie parassiti potrebbero essere pericolosi.

Dopo aver perso dieci chili per l’inappetenza durante la fase acuta della malattia, Eddy si è ristabilito. Ecco che sgamba felice nel prato del Canile di Rimini Stefano Cerni

E mentre si cerca un’adozione, operatori, veterinari e volontari hanno lanciato una sottoscrizione per coprire le costose cure dei mesi trascorsi, lanciando un crowdfunding nel nome di Eddy. Sul sito Gofundme ai donatori che vorranno sostenere il decorso del cucciolone basterà un click per entrare a far parte di questa storia e darle un lieto fine per chi tanto si è impegnato per dare un futuro a questo bianco amico, di taglia grande come è grande la sua vitalità e l’affetto che sa donare.

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Cristian Tamagnini, Cento Fiori: “Dl Caivano inutile, prevenzione, rieducazione, integrazione sono le tre parole per combattere la devianza giovanile”

Ven, 08/09/2023 - 15:01
Il presidente della cooperativa sociale di Rimini, che si occupa di recupero da dipendenze e progetti di prevenzione tra i giovani, interviene sul decreto: i tagli ai servizi sociali e sanitari tolgono linfa alla prevenzione.

“Il disagio giovanile non si combatte né inasprendo le pene né depauperando la prevenzione e l’assistenza sociale. L’abbandono dello stato delle periferie urbane, i tagli sociali inaspriscono il disagio che poi, sconsideratamente, qualcuno pensa di arginare promulgando dei disegni di legge, come il cosiddetto DL Caivano sul tavolo del Consiglio dei ministri, che servono a mostrare inutilmente muscoli per produrre solo consenso, non veri risultati”. Cristian Tamagnini, presidente della Cooperativa Sociale Cento Fiori, che gestisce numerosi strutture di recupero dalle dipendenze e fa azioni di prevenzione tra i giovani del territorio riminese, interviene sulle ultime mosse del Governo in tema di problemi giovanili.

“Autorevoli magistrati di corti minorili sono già intervenuti per sottolineare l’inutilità di meri slogan come “inasprimento delle pene”, io sottolineo che “prevenzione”, “rieducazione” e “integrazione” sono le parole chiave per intercettare il disagio giovanile prima che questo diventi devianza. Lo abbiamo toccato con mano anche noi, quando una nostra struttura è stata attaccata da un gesto vandalico. Uno dei protagonisti ha scontato la pena alternativa aiutando le vittime e non solo ha compreso la portata del suo gesto, ma, dopo, è diventato un supporto al nostro lavoro, cosa di cui siamo orgogliosi”.

“La verità scomoda per chi ama le soluzioni che infiammano l’opinione pubblica – dice Tamagnini – è che tagliare i servizi sociali e sanitari toglie linfa alla prevenzione, limita il lavoro delle strutture professionali di accoglienza come comunità e case famiglia, depaupera il nostro patrimonio di educatori professionali, abbandona a loro stessi i giovani a rischio. E mi limito a questi aspetti, perché altri autorevoli membri della magistratura hanno puntato il dito sui tagli alla giustizia minorile, che si riverbera anche nelle strutture di accoglienza. Caivano è un monito per la nostra società e invece di farlo nostro per combatterlo, con provvedimenti sbagliati purtroppo puntiamo a farlo prosperare”.

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Il mondo Cosplay, una passione che da RiminiComix per tre ragazzi con disabilità può diventare una opportunità professionale

Mar, 01/08/2023 - 11:56

Nello stand offerto dalla manifestazione i tre hanno creato un set per cosplayer per immergerli col fotoritocco nei loro universi fantasy, gratuitamente. Una prova di autoimprenditoria: il progetto Lavorare in Rete della Regione Emilia – Romagna con la Cooperativa Sociale New Horizon e tutor tecnico della Cooperativa Sociale Cento Fiori.

Rimini – Una start up speciale, come lo sono le doti dei tre ragazzi che, grazie al palcoscenico di RiminiComix, hanno potuto misurarsi per partire con le loro imprese con due delle loro passioni, il cosplay (ovvero l’arte di giocare impersonando personaggi della fantasia fumettistica, cinematografica, manga e dell’animazione) e l’informatica. E nello stesso tempo misurarsi con se stessi, superando i limiti che talvolta comportano le loro disabilità nel misurarsi con gli altri. Tanti altri. In questa storia c’è uno stand messo a disposizione dall’organizzazione della manifestazione riminese nel Villaggio Cosplay, un fondale dove i cosplayer si mettevano in posa e infine la magia dei tre ragazzi che, in punta di dita, li fotografavano per immergerli, con la maestria nel fotoritocco, nei mondi fantastici che giovani da tutta Italia hanno impersonato a Rimini.

Loro, i tre protagonisti, hanno avuto tre giorni di lavoro ininterrotto, che è stato l’epilogo di una preparazione all’evento e, nello stesso tempo, una prima tappa per la start up che potrebbe nascere con il progetto Lavorare in Rete, finanziato dalla Regione Emilia – Romagna per l’inserimento nel mondo del lavoro di persone con disabilità e curato in questo caso dalla Cooperativa New Horizon nelle persone delle educatrici Valentina Ferrini e Ilaria Sacchetti, con il tutoraggio tecnico del giornalista Enrico Rotelli, della Cooperativa Sociale Cento Fiori. I tre ragazzi infatti, due maghi del software di elaborazione grafica e una giovane illustratrice, hanno cercato di offrire al pubblico di cosplayer un servizio di “assaggio” delle loro possibilità e, insieme, un omaggio alla loro fantasia, rielaborando gratuitamente le loro immagini per immergerle negli scenari fantasiosi dei personaggi che incarnavano. L’idea era di lavorare in tempo reale – uno dei ragazzi alla registrazione, uno alle fotografie, uno alla elaborazione grafica – ma la risposta del pubblico è stata massiccia: oltre 250 cosplayer in tre giorni di apertura dello stand si sono fatti ritrarre. Un lavoro tanto impegnativo quanto inaspettato che ha costretto i tre a rivedere i tempi di realizzazione: gran parte delle foto sono state lavorate e raggiungeranno la mail o il telefono dei protagonisti del photo-opportunity.

«I tre ragazzi hanno costruito con la loro intraprendenza una professionalità con l’elaborazione di immagini e alcune esperienze elaborando foto di cosplayer, l’altra loro grande passione – dice Valentina Ferrini della Cooperativa Sociale New Horizon – e insieme stiamo cercando di vedere se può essere per loro uno sbocco professionale, visti i risultati che hanno raggiunto e che possono superare. L’occasione che ci ha offerto RiminiComix grazie all’interessamento di Sabrina Zanetti, mettendo a disposizione gratuitamente uno stand, è stata per i ragazzi di forte impatto per misurarsi con il pubblico, un aspetto non indifferente per chi ha alcune disabilità. Ma anche di misurarsi con gli impegni e le necessità insite nell’avvio di una piccola impresa. E’ vero che parliamo delle loro passioni, ma è anche vero che per vivere del proprio lavoro occorre sapersi promuovere – hanno creato un roll-up, delle immagini promozionali, organizzato lo stand – occorre imparare a far fronte ai desideri dei “clienti”, misurare le proprie forze, saper valutare le proprie capacità. In questo caso i cosplayer ricevevano un servizio assolutamente gratuito, ma dei tanti che hanno scelto di farsi ritrarre forse qualcuno vorrà in occasioni future una nuova immagine e per i nostri tre ragazzi vorrà dire un’opportunità che hanno creato e voluto con le loro forze. E un aiuto da Regione Emilia – Romagna, New Horizon, Cooperativa Sociale Cento Fiori di Rimini e Rimini Comix».

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La solidarietà non frana: dalla Comunità di Vallecchio una mano per i colleghi della Comunità Il Sorriso, Fontanelice

Mar, 27/06/2023 - 17:40
Cancellata la tradizionale festa in occasione della Giornata Mondiale contro la droga di fine giugno per amici e sostenitori, il risparmiato servito ad acquistare due Pc e un frigorifero per la cooperativa, colpita dall’alluvione

Rimini – Una rinuncia alla festa tradizionale della Cento Fiori per aiutare Il Sorriso, la comunità terapeutica dell’imolese travolta dalle alluvioni che hanno martoriato l’Emilia Romagna. Non si tratterà certamente di un sacrificio quello che la Comunità di Vallecchio farà, rinunciando all’annuale appuntamento con amici e sostenitori: ogni anno, a fine giugno, gli ospiti, gli educatori, psicologi e psichiatri ospitano a cena, in occasione della Giornata mondiale contro la droga, le persone che da oltre 40 anni sostengono la lotta alle dipendenze insieme alla cooperativa. Quest’anno invece la spesa per l’allestimento dell’evento è stato dirottato a Fontanelice, sulle colline in provincia di Bologna, ai colleghi che gestiscono dal 1983 una comunità terapeutica che per molti versi è simile alla Cento Fiori, per genesi e per sviluppo. E che a causa delle frane è rimasta gravemente menomata dalle sue strutture e attrezzature. E infatti la donazione sarà impiegata per l’acquisto di due Pc e un frigorifero, bruciatisi a causa del black-out seguito alla frana, come ha scritto in una lettera di ringraziamento il presidente de Il sorriso, Dervis Nanni.

Fornione, località di Fontanelice, valle del Santerno: le piogge torrenziali provocano frane e smottamenti che investono i quattro edifici della Comunità Terapeutica Il Sorriso, dislocati lungo le pendici di Monte Cappello. Vengono evacuati gli edifici per sicurezza – un calvario in mezzo al fango e le piogge torrenziali – e si comincia la conta dei danni quando il maltempo da tregua. L’edificio dedicato ai pazienti maschili (Busco viene chiamato) è stato toccato da una frana, è sotto osservazione il vicino smottamento del terreno ma è agibile e ha ripreso le sue funzioni. Minor fortuna è toccato a La casetta, così è chiamato l’edifico che ospita il modulo femminile. La frana ha portato via parte del terreno sotto la casa: inagibile. Il vicino modulo madre – bambino, Villa Traversa, invece è ancora agibile. Poi c’è l’ultimo modulo, destinato alle coppie: la frana ha risparmiato l’edificio, ma ha spazzato via la strada di collegamento, rendendo raggiungibile Il Casoncello, così viene chiamato in Comunità, solo attraverso i campi e il fango. Anche in questo caso la soluzione è l’evacuazione degli ospiti. Un disastro.

«In Cento Fiori abbiamo sentito il bisogno di dare una mano. Alcuni soci e colleghi in modo privato, spalando sui luoghi del disastro, a Cesena o a Forlì, o donando o realizzando iniziative di raccolta fondi. Anche alcuni ospiti hanno voluto andare sui luoghi più colpiti, attrezzati con badili e stivaloni presi a prestito dalla scuderia – dice Gabriella Maggioli, vicepresidente della Cooperativa Sociale Cento Fiori e responsabile della Comunità Terapeutica di Vallecchio – Come Cooperativa Sociale, oltre a donare alla Protezione Civile dell’Emilia Romagna, abbiamo pensato in équipe terapeutica di rinunciare per quest’anno alla tradizionale festa che raccoglie sostenitori e amici in occasione della Giornata Mondiale contro la droga per aiutare questi nostri colleghi in forte difficoltà. Oltre alla stessa vocazione, la lotta alle dipendenze, Il sorriso ha comune a noi l’associazione al Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) ma sopratutto la storia e l’imprinting: è nata nel 1983 da un’esperienza privata di solidarietà che ha incontrato la collaborazione dell’ente pubblico».

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Marecchia Social Fest Estate 2023 al parco La Serra Cento Fiori: concerti, film, cartoni animati e incontri

Mer, 31/05/2023 - 17:14
Il Programma di eventi gratuiti da giugno alla fine di agosto presso il vivaio La Serra Cento Fiori (via Galliano 19, ai bordi del parco XXV aprile). Organizzati dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori in collaborazione con Rimini Classica, Acli, Circolo Ticchio, Cartoon Club e Notorius Rimini Cineclub.

Marecchia Social Fest, il calendario estivo proposto dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori e offerto ai riminesi e agli ospiti di tutte le età. Calendario iniziato a giugno che finirà in agosto nel quale musica e i balli folk, il rock, il jazz, il cinema e i film di animazione e la cultura diventano altrettante occasioni per vivere la sera il parco La serra Cento Fiori. Ingressi dal parco XXV aprile (a 300 metri dal Ponte di Tiberio), ingresso parcheggio via Galliano 19. Su Google maps cercare: La Serra Cento Fiori.

Luglio Trio Bifolc – Park Folk Rimini 2023

Sabato 1 luglio, ore 21

Gianluca Cavallotto (organetto, tambour du bearn, voce), Stefano Guagnini (violino, cornamuse, bombarda, flauti, voce), Alberto Rota (violino, cornamuse, flauti, voce). In repertorio musiche e canti dal Piemonte, dalle regioni occitane d’Italia e Francia (Valli Occitane piemontesi, Quercy, Auvergne, Guascogna) al Poitou, alla Vandea e quindi alla Bretagna.

Flee, film d’animazione

Domenica 2 luglio, ore 21

A viva Voce!

sabato 8 luglio, ore 21

l concerto sarà dedicato alle più belle pagine del Belcanto, con le arie più celebri del repertorio operistico italiano e dell’operetta e indimenticabili canzoni d’autore in un concerto organizzato con la collaborazione di Rimini Classica. A salire sul palco alle 21 di sabato 8 Gladys Rossi, soprano bellariese che ha calcato i palcoscenici dei teatri più prestigiosi al mondo. Alessandro Moccia, giovane tenore dalla voce potente e calda. Roberto Gentili baritono con irresistibile presenza scenica e timbro vocale. Ad accompagnarli Fabrizio Di Muro, pianista concertista riminese con una lunga esperienza nell’accompagnamento di cantanti lirici.

I racconti di Parvana, film d’animazione

Domenica 9 luglio alle 21

Sul grande schermo nel parco I racconti di Parvana – The Breadwinner (film d’animazione per la regia di Nora Twomey): Parvana, ragazzina di undici anni, è costretta a crescere sotto il regime dei talebani in Afghanistan. Quando suo padre viene ingiustamente arrestato, la bambina si traveste da ragazzo, poiché sarebbe proibito, per una donna, fare da capofamiglia. Con ostinata determinazione, Parvana attinge forza dalle storie che le raccontava il padre, ma per sapere se sia ancora vivo, e poterlo salvare, dovrà rischiare la propria esistenza. Progetto a cura di Annamaria Semprini del Coordinamento Donne Acli e l’introduzione ai film del critico cinematografico Paolo Pagliarani.

Talea

Sabato 15 luglio, ore 20

Festa del circolo Ticchio con il dj set (metà vinile e metà digitale) con dj Teo e Pandemia.

Davide Bagnaresi, incontro con l’autore e The Clams in concerto

Domenica 16 luglio ore 21, concerto dalle 22,30.

Davide Bagnaresi alle 21 presenta il suo libro giallo, scritto a quattro mani con Davide Cannizzaro: Il ballo delle rose – La prima indagine di Bruno Risassi. Il giovane collaboratore dell’Università di Bologna, per un’opera ha abbandonato le tematiche storiche legate al mare, al turismo e alla storia del motociclismo – e i libri dedicati alla figura di Federico Fellini per tratteggiare, attraverso un giallo, un quadro dell’Italia dei piccoli centri alla vigilia del Fascismo, con un personaggio, genuino e affascinante, a cui sarà difficile non affezionarsi.

Dalle 22,30 Clams in concerto: un progetto che nasce in un garage nel gennaio 2022 dall’unione delle diverse anime di Giammarco Corsi (Jimmy Jones) alla voce, chitarra e synth, Nicola “Eva” Evangelisti al basso, Giammarco Greci (Gimly Blues) alla batteria ed Emiliano Rattini alla chitarra, che attingendo al personale bagaglio musicale e mischiando i propri stili danno vita ad un suono coinvolgente che spazia in modo ampio nella gamma della musica contemporanea e non, influenze come Idles, Stranglers, i primi Ultravox, Kid Kapichi, B-52’s.

Papo Furado in concerto

Sabato 22 luglio, alle 21

Papo furado, al secolo Roberto Torri, Caterina Colombaroni, Giorgio Cavallari e Davide Morri. Da diversi anni il gruppo si esibisce sulla riviera romagnola presentando non solo un concerto fatto di samba e bossanova, con arrangiamenti personalizzati nel rispetto dello stile tipico, armonie del tutto autentiche ed esecuzione depurata da qualsiasi contaminazione, ma un vero e proprio spettacolo musicale in cui, a tratti, Caterina presenta passi di danza tipici.

La macelleria Pari dalle ore 19,30 propone piadina della tradizione romagnola con porchetta o salumi e anche alcune scelte vegetariane.

Cyrano Mon Amour

Domenica 23 luglio, ore 21

Cyrano Mon Amour, il film diretto da Alexis Michalik, il quale segue la storia di Edmond Rostand (Thomas Solivérès), un drammaturgo dal talento geniale. Sfortunatamente, tutto ciò che ha scritto fino ad ora è stato un flop. Si paralizza alla vista di una pagina bianca e la sua ispirazione si è ormai prosciugata. Ma grazie alla sua ammiratrice Sarah Bernhardt (Clémentine Célarié), incontra il più grande attore del momento, Constant Coquelin (Olivier Gourmet), che insiste nel voler recitare nella sua prossima commedia… e vuole presentarla in anteprima dopo tre settimane! C’è però un piccolo problema: Edmond non l’ha ancora scritta e non ha idea di che storia raccontare. Tutto ciò che conosce è il suo titolo: Cyrano de Bergerac. In collaborazione con Notorius Rimini Cineclub.

L’uomo che cadde sulla terra: omaggio a David Bowie

Sabato 29 luglio, ore 21

L’uomo che cadde sulla terra: omaggio a David Bowie, un nuovo appuntamento in collaborazione con Rimini Classica. Houdini Righini voce, Marco Mantovani pianoforte, Massimo Marches chitarra, basso ed elettronica, Aldo Maria Zangheri viola per una serata dedicata la Duca bianco della musica.

Non ci resta che vincere

Domenica 30 luglio, ore 21

Di nuovo la commedia, questa volta dalla Spagna, con un mix di divertimento che sposa molto bene i temi sociali dell’inclusione: Non ci resta che vincere. Il film commedia di Javier Fesser, segue la storia di Marco (Javier Gutiérrez) allenatore di una squadra di basket professionista di alto livello. Sorpreso alla guida in stato di ebrezza viene condannato a una pena d’interesse generale. Per ordine del giudice deve quindi organizzare una squadra di basket composta da persone con un deficit mentale. Ciò che era cominciato come una pena si trasforma in una lezione di vita sui pregiudizi sulla normalità. Tutti i giocatori della squadra di basket sono interpretati da attori disabili.

Agosto Aperitivo di mezza estate e Dj set Remember ’80 – ’90

sabato 5 agosto, ore 21

Margini

domenica 6 agosto

Film commedia in In collaborazione con Notorius Rimini Cineclub.

Aperitivo di mezza estate e Dj set Afro ’70

sabato 12 agosto

Aperitivo di mezza estate + Influencia do Jazz

martedì 15 ferragosto

Rossella Cappadone – voce e chitarra, Alessandro Altarocca – piano, Stefano Senni – contrabbasso, Fabio Nobile – batteria

“INFLUENCIA DO JAZZ” non è solo un live che racconta l’antologia della musica jazz ma anche uno spettacolo che valorizza la combinazione tra il caratteristico sound dello swing americano ai ritmi e alle armonizzazioni latine.

Fabio Nobile è il cuore pulsante della band, intuitivo e con un timing accattivante che insieme all’estro e alla destrezza di Stefano Senni al contrabbasso consolidano una ritmica d’eccezione. Alessandro Altarocca, pianista con collaborazioni eccelse e grande artista permette di trasmettere il sapore e le vibrazioni di questa musica d’oltreoceano. Il combo capitanato da Rossella Cappadone, cantante e chitarrista, accentua lo stile contemporaneo strizzando l’occhio ad artisti celebri come Tania Maria, Horace Silver, Tom Jobim e Duke Ellington

Filippo Malatesta in concerto

Sabato 19 agosto, ore 21

No tears, yes music: ricordando Franco Fattori

Sabato 26 agosto, ore 20

Dalle ore 20 Dj set Andrea Fattori, Werter Corbelli, Paolino Zlaia, La Marzia Fraternale e la musica che Franco amava. Gli amici vogliono ricordare Franco Fattori con la musica che ci ha fatto conoscere e ascoltare via etere e ballare in tante serate, occupando con i sensi tanta parte della nostra vita.

Giugno Festa On Air Giovani Frequenze

Venerdì 9 giugno, ore 16

Esibizioni dei gruppi musicali e voci singole dei centri giovani di Rimini, uno stand di serigrafia e il Graffiti Lab. La serata sarà trasmessa in diretta dalla postazione radio a cura del laboratorio GrottaPod.

L’evento nasce all’interno del progetto L.14 promosso dal Comune di Rimini in collaborazione con i Centri giovani: Casa Pomposa – RM25 – Grotta Rossa – Casa della teatro e della danza.

“Ti ho amato da morire”: voci di donne + Zizzagna – ZZ Top tributo band

Sabato 10 giugno, h 21

“Ti ho amato da morire”: voci di donne.

Per celebrare le donne e contro ogni violenza, letture ispirate al libro “Ferite a Morte” di Serena Dandini. Da un’idea di Maria Emanuela Angelini, commento musicale di Jader Viroli, in collaborazione con il gruppo TeatriAmo.

Trattasi di monologhi letti, che nascono dalla voce diretta delle vittime, donne assassinate per mano dei loro uomini: mariti, padri, fratelli. Sono, come sempre accade, morti annunciate, già previste da tutti e che nessuno ha potuto o voluto evitare e liquidate, spesso, come conseguenze inevitabili di un “improvviso raptus di follia”.

Lo spettacolo vuole, quindi, dare voce a chi in vita non ha avuto voce, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora salvarsi, denunciando i propri persecutori e risvegliando in questi la consapevolezza del proprio bisogno di aiuto.

A seguire

Sabato 10 giugno, h 22

Zizzagna – ZZ Top tributo band

Un tributo alla rock band texana formatasi nel 1969 e tutt’ora attiva, senza però fermarsi a questo mitico trio: i Zizzagna allargano il loro spettacolo alle musiche e agli autori che hanno scosso le energie negli anni ‘70 e anni ‘80, di qua e di là dell’Atlantico. Powerful sound!

Giornata Mondiale del Rifugiato 2023

Venerdì 16 giugno, ore 16

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2023 i Progetti della rete SAI del Comune di Rimini, Riccione e Unione Valmarecchia, insieme a realtà del terzo settore, organizzano un evento gratuito a cui non puoi mancare!

Raffaele Mallozzi & Francesco Monti duo – Park Folk Rimini 2023

Sabato 17 giugno, ore 21

Seconda rassegna di concerti a ballo gratuiti nel parco de La Serra Cento Fiori, Rimini di musiche popolari da tutta Europa, di gruppo e di coppia: chapelloise, circoli circassiani, valzer, mazurke, scottish solo per citare le più note. La rassegna si apre con un debutto in terra romagnola di Raffaele Mallozzi (organetto) e Francesco Monti (violino e cornamusa). Suonano insieme da dieci anni con esperienze in diversi gruppi. Con Ensenble Invisibile hanno pubblicato nel 2021 un CD dal titolo “abbracci” e nel 2022 hanno vinto il concorso Burnelli per il Reno Folk Festival. La particolarità del loro concerto a balfolk è il repertorio costituito essenzialmente da brani di propria composizione.

TangoGarden

Mercoledì 21 giugno

Una pista sotto le stelle per chi ha cominciato o vuol ricominciare con il Tango

Una pista da ballo, una playlist di tango e tanta voglia di imparare: sono gli ingredienti che il Parco La Serra Cento Fiori mette gratuitamente a disposizione dei principianti o di chi vuole ricominciare a praticare il ballo argentino.

Philippe Plard – Park Folk Rimini 2023

Venerdì 23 giugno, ore 21

Omaggio per il compleanno della comunità folk delle Marche e della Romagna

Philippe Plard (organetto) porterà in un’atmosfera festosa in tutte le regioni della Francia, buon umore, dinamismo, offrendo musica energica che mescola proprie composizioni e temi tradizionali. Si potrà essere trasportati da una mazurka a una bourré in circolo, da una meedley di musiche tradizionali a un valzer a 5 tempi, sempre con buonumore e il piacere condiviso tra ballerine, ballerini e musicista. E senza necessariamente saper ballare tutte le musiche che offrirà, ti lascerai prendere dal piacere del suo ballo.

Michele Vignali quartet

Sabato 24 giugno, ore 21

Michele Vignali è considerato uno dei migliori sassofonisti jazz italiani. Ha pubblicato di recente l’album Time lapse, con musiche e composizioni, realizzato con Onofrio Paciulli al pianoforte, Luca Dalpozzo al contrabbasso, Dario Mazzucco alla batteria, con i quali si presenta sul palco del Parco La Serra Cento Fiori.

No tears, yes music: ricordando Franco Fattori

Venerdì 30 giugno, ore 20

Dalle ore 20 Dj set Andrea Fattori, Werter Corbelli, Paolino Zlaia, La Marzia Fraternale e la musica che Franco amava. Gli amici vogliono ricordare Franco Fattori con la musica che ci ha fatto conoscere e ascoltare via etere e ballare in tante serate, occupando con i sensi tanta parte della nostra vita.

Trio Bifolc – Park Folk Rimini 2023

Sabato 1 luglio, ore 21

Gianluca Cavallotto (organetto, tambour du bearn, voce), Stefano Guagnini (violino, cornamuse, bombarda, flauti, voce), Alberto Rota (violino, cornamuse, flauti, voce). In repertorio musiche e canti dal Piemonte, dalle regioni occitane d’Italia e Francia (Valli Occitane piemontesi, Quercy, Auvergne, Guascogna) al Poitou, alla Vandea e quindi alla Bretagna.

E’ aperto uno stand con birra, bibite e snack.

Nei prossimi giorni verrà diffuso il programma di luglio e agosto. Ulteriori informazioni a comunicazione@coopcentofiori.it – cell 339 5472580

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Dalla Comunità di Vallecchio al fango di Forlì: un turno da volontari a svuotar cantine e liberare cortili

Ven, 26/05/2023 - 15:10
Ospiti ed educatrici della Cooperativa Sociale Cento Fiori si sono iscritti al sito Volontari SOS, selezionato il turno di lavoro, alla scuderia hanno prelevato pale e stivali e sono partiti.

Forlì chiama, e anche Vallecchio risponde: un gruppo di ospiti ed educatori della comunità Terapeutica della Cooperativa Sociale Cento Fiori hanno cercato di dare il loro contributo all’emergenza alluvione. Alcuni ospiti, venuti a conoscenza dell’esperienza fatta da una educatrice, che nel fine settimana si era recata insieme a tanti volontari nelle città colpite dall’alluvione, hanno chiesto di poter fare la loro parte. L’equipe terapeutica ha assecondato immediatamente i desideri degli ospiti, che grazie al sito sosvolontari hanno prenotato il loro turno di volontariato. Ieri mattina (giovedì 25 maggio), una veloce tappa nella scuderia della comunità, dove stivali di gomma e pale non mancano, e una volta stivata la macchina son partiti. Destinazione, Forlì.

Al centro di smistamento Autoparco il drappello è stato dirottato in una via lì vicino. Primo compito del gruppo: svuotare una cantina con i secchi. La rete fognaria è ancora in tilt e nonostante il lavoro degli autospurghi, solo in alcune parti della città comincia a ricevere. Poi è stata la volta dle badile: il cortile di una casa doveva essere ripulito da fango e rami. Qui i nostri sono stati raggiunti da alcuni delegati della Cgil di Pescara, saliti per dare una mano, e da una signora “volontaria fai da te”: si fermava dove c’era bisogno, raccontano i nostri reduci. In queste situazioni, ci vuole poco tempo per creare legami che resteranno impressi per tutta la vita.

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Dipendenti, volontari, San Patrignano e il centro vacanze Andrea Bianchi: la Cento Fiori ringrazia di cuore quanti hanno aiutato a proteggere i cani dei canili di Rimini e di Vallecchio dal maltempo

Mer, 17/05/2023 - 16:29
Lunedì 15 sera, iniziata l’evacuazione di gran parte degli ospiti del “Stefano Cerni”, vista la vicinanza con il torrente Marano, verso le strutture di Coriano. Sedici cani rimasti – necessitavano di box speciali – messi in sicurezza. Agli associati di Enpa e Fare ambiente: «grazie».

Rimini – «Più che del maltempo, ci ricorderemo del grande sforzo per dare sicurezza ai cani a noi affidati che ha visto protagonisti dipendenti, volontari, il canile di San Patrignano e il Centro Vacanze per cani e gatti da Bianchi, di Coriano» Così Paola Calcagnini, la veterinaria della Cooperativa Sociale Cento Fiori da atto del grande impegno che c’è stato nel gestire l’emergenza maltempo nel riminese anche per i cani. Paola è la responsabile della gestione del canile comunale di Rimini Stefano Cerni e del Canile di Vallecchio, quest’ultimo di proprietà della cooperativa. Entrambe le strutture sono nella vallata del fiume Marano, che sfocia nella vicina Riccione, ma è vicino al canile di Rimini che le acque del torrente hanno destato più preoccupazione.

Infatti, già appena diramata l’allerta meteo, al canile di Rimini i dipendenti della Cento Fiori che gestiscono il canile, insieme allo staff veterinario – la dottoressa Paola Calcagnini e la direttrice sanitaria Maria Cristina Lolli – con i colleghi del recupero animali e i volontari di Enpa e Fare ambiente, hanno cominciato l’esodo in via precauzionale. «E’ stato un lavoro meraviglioso – racconta Paola Calcagnini – i nostri collaboratori e i volontari non hanno risparmiato né energie né tempo ne, i volontari, i loro mezzi: tra la notte del 15 e la mattina del 16 maggio abbiamo fatto la spola tra San Salvatore e il territorio di Coriano dove la comunità di San Patrignano ha accolto gran parte dei cani “riminesi”, insieme alla Centro Vacanze per cani e gatti da Andrea Bianchi. E’ grazie a queste due strutture che gli sforzi di tutti hanno trovato compimento e successo. Le abbiamo nel cuore».

Al canile di Rimini sono rimasti 16 cani perché richiedevano box particolari: «abbiamo spostato gli animali nelle zone più rialzate dal fiume e quindi più sicure del canile. Una scelta confermato come giusta dal successivo sopralluogo della Protezione Civile». Stesso copione con minore impegno al Canile di Vallecchio Cento Fiori, collegato all’omonima Comunità Terapeutica: quattro dei piccoli ospiti sono stati trasferiti. Tre al Centro Vacanze per cani e gatti da Andrea Bianchi mentre una, Maria, la più anziana ha trovato rifugio nella casa di una volontaria.

«A nome di tutta la Cooperativa Sociale Cento Fiori sento il dovere di rinnovare i nostri ringraziamenti a chi ci è stato vicino, anche solo con un messaggio, in queste ore convulse ma per fortuna non drammatiche. – ha detto Paola Calcagnini – ringraziamo certamente la Protezione Civile e il personale del Comune di Rimini, in particolare il dirigente del settore Agostino Pasquini per il calore che ci ha manifestato. Ma soprattutto vogliamo ringraziare i volontari e i dipendenti per l’impegno dimostrato in questa faticosa ma bellissima operazione di prevenzione. E vogliamo dire ai nostri colleghi del Canile di San Patrignano e al centro vacanze Andrea Bianchi: non avevate nessun obbligo di accoglierci e invece lo avete fatto, ci avete permesso di gestire in sicurezza i cani affidati alle nostre cure. E’ stato un gesto bellissimo che teniamo nel cuore».

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«Interventi in cambiamento per persone in movimento»: Nicoletta Russo coautrice di un saggio sulla rivista Sestante n.12

Mar, 16/05/2023 - 12:00
Pubblicato sulla rivista della Regione Emilia – Romagna e dell’Ausl della Romagna, il saggio a cura di Elisa Martino, Sara Montuori e Nicoletta Russo, descrive tre esperienze di conduzione in incontri di gruppo svolti a Lugo e Rimini: “Percorsi di prevenzione alle dipendenze da sostanze stupefacenti e comportamentali per richiedenti protezione internazionale”

Sestante, rivista scientifica regionale sui temi delle dipendenze patologiche, della salute mentale e salute nelle carceri della Regione Emilia Romagna e dell’AUSL della Romagna.

Abstract

L’articolo descrive tre esperienze di conduzione avvenute in incontri di gruppo destinati a richiedenti protezione internazionale, svolti sul territorio romagnolo, nello speci?co nell’area di Lugo e Rimini.

Tali incontri erano ?nalizzati a fornire informazioni sulla dipendenza da alcol e l’assunzione di sostanze stupefacenti, farmaci e psicofarmaci, fornendo le relative caratteristiche e la conoscenza su rischi e danni connessi all’uso, marcando anche comportamenti a rischio come il gioco d’azzardo e il gaming.

Lo scritto espone i percorsi effettuati e le professionalità coinvolte nella conduzione, le metodologie adottate, le caratteristiche principali delle persone destinatarie degli interventi e i principali esiti degli incontri.

Introduzione

Le persone migranti, con particolare riferimento ai richiedenti protezione internazionale, rappresentano un gruppo ad alto rischio di vulnerabilità rispetto a comportamenti come abuso di alcol e sostanze stupefacenti, gioco d’azzardo patologico e gaming (EMCDDA, 2017).

Tali fragilità sono dovute anche a fattori come l’aver subito ed assistito ad episodi di violenza durante le traiettorie migratorie o nei Paesi di origine, la perdita dei riferimenti relazionali e culturali e fenomeni di discriminazione e diseguaglianza nei Paesi di arrivo, ai quali si aggiunge spesso lo scarso accesso ai servizi sanitari presenti sul territorio (Horyniak et al, 2016).

L’Agenzia Europea dei Diritti Fondamentali ha analizzato il possibile impatto che i fattori che riguardano la migrazione può avere sulla salute mentale: in particolare ha messo in risalto l’utilizzo di sostanze stupefacenti come autocura e la dif?coltà d’accesso ai servizi da parte delle persone straniere. Questo impedimento sarebbe causato anche dalla scarsità di attenzione, procedure e dati, che rilevino i reali bisogni di trattamento delle persone migranti in tutti i Paesi europei (FRA, 2011).

Per quanto riguarda il territorio riminese, il report del Servizio Dipendenze Patologiche (SerDP) del 2019 riporta un incremento degli utenti stranieri in trattamento: dal 6,6% del totale nel 2014 al 10% nel 2018; il 50% di tali utenti presentava problemi legati all’alcol e il 47,4% all’abuso di sostanze psicoattive, prevalentemente oppiacei.

In linea con i dati, gli interventi realizzati sul territorio di Rimini sono nati dalla richiesta fatta al SerDP da parte degli operatori dei progetti CAS1 che avevano osservato da un lato, la scarsa conoscenza rispetto agli effetti e alle conseguenze legate al consumo di sostanze legali (abuso di farmaci assunti con ?nalità analgesica ed antidepressiva) ed illegali; dall’altro, un’insuf?ciente consapevolezza dei percorsi di cura accessibili nei servizi specialistici territoriali. Parallelamente, il SerDP di Rimini è stato attivato dalle richieste del Comune e dalle Associazioni del terzo settore che si occupano dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Msna), con l’intento di avviare un lavoro di rete sui temi delle dipendenze patologiche comportamentali. Gli interventi sul territorio di Lugo (RA) sono invece nati dalle ripetute segnalazioni: da un lato, dalla Prefettura, relative agli articoli 75 e 121 (DPR 309/90) per consumo di sostanze stupefacenti e alcoliche, che avrebbero richiesto la proposta di trattamenti individuali; dall’altro, e dai centri di accoglienza territoriali, che riportavano frequenti episodi di abuso di alcol da parte delle persone ospitate. É quindi stata avviata la realizzazione di interventi informativi/educativi di gruppo centrati per lo più su tematiche legate all’abuso di alcol, in quanto il consumo problematico di tale sostanza è stato individuato come prioritario nella popolazione destinataria.

1. Interventi nel territorio di Lugo

Nel 2018 sono stati realizzati 4 incontri educativi ed informativi condotti da una psicologa psicoterapeuta, un coordinatore infermieristico e una psicologa in formazione presso il SerDP di Lugo, coadiuvati da una psicologa della cooperativa ospitante (Martino, Vignoli, Martini, 2020). Tali interventi avevano come ?nalità fornire informazioni sulle caratteristiche, sui rischi e sui danni prodotti dal consumo a basso e ad alto rischio, nonché dalla dipendenza da alcol.

Ulteriore obiettivo inoltre era riuscire a raggiungere una popolazione che acceda ai servizi di cura con maggiori dif?coltà. Il numero totale dei partecipanti ai gruppi è stato di 40 persone, di sesso maschile, dai 19 ai 33 anni, con una

Grafico 1

media di 10 partecipanti ad incontro; il tempo medio di permanenza in Italia dei partecipanti era di un anno e sei mesi e le provenienze erano geogra?che distribuite come da gra?co 1.

I gruppi erano diversi?cati rispetto alla padronanza linguistica e alla conoscenza del territorio. Alcuni partecipanti erano inseriti all’interno di percorsi formativi e quasi tutti avevano avuto delle brevi esperienze lavorative prevalentemente in agricoltura.

Rispetto alla metodologia operativa gli incontri sono stati impostati ricorrendo alle seguenti strategie:

  • attivazioni pratiche (brain-storming iniziale);
  • esercitazione esperienziale con etilometro, spiegandone caratteristiche ed obiettivi;
  • simulata attraverso un role-playing sugli effetti del consumo inadeguato di alcol;
  • utilizzo di un’APP (AlcolDroid Alcohol Tracker), scaricabile gratuitamente sul sistema operativo Android, per consentire ai partecipanti di comprendere in modo pratico ed accessibile gli effetti dell’abuso alcolico e le modalità per prevenirlo e gestirlo;
  • domande ?nalizzate ad aprire ri?essioni condivise, utilizzando un metodo di tipo narrativo;
  • contenuti informativi e educativi rispetto alle caratteristiche e ai rischi del consumo di alcol, trasmessi in un linguaggio sempli?cato e tradotti in inglese/francese da uno dei conduttori e, quando disponibili, da mediatori culturali.

Rispetto ai risultati, nel primo incontro il gruppo ha mostrato iniziali resistenze (non manifestate negli incontri successivi), probabilmente dovute non solo alla barriera linguistica, ma anche al fatto che, in fase preparatoria, non era stata fornita una comunicazione chiara sull’effettiva valenza sanitaria e preventiva dell’intervento (effettuato dal servizio sanitario), piuttosto che di controllo (realizzato dalle forze dell’ordine). Tale fraintendimento è emerso in modo chiaro quando è stato proposto l’etilometro e alcuni partecipanti hanno manifestato il timore che fosse una siringa per un prelievo ematico. Tali paure sono state ristrutturate mediante la simulata: la teatralizzazione dei sintomi di abuso alcolico, realizzata da parte di un operatore, mentre un partecipante esercitava il ruolo più neutrale di un passante che subiva la comunicazione inappropriata della persona intossicata, ha immediatamente attivato il gruppo consentendo di esprimere ipotesi e fare domande sull’abuso alcolico.

Particolarmente ef?cace è stata la scelta di far seguire le ri?essioni attraverso l’APP, strumento con il quale i partecipanti si sono sentiti attivamente coinvolti. In?ne, gli operatori delle cooperative hanno regolarmente realizzato follow-up successivi.

A distanza di quasi due mesi, i partecipanti hanno mostrato di ricordare lo schema seguito durante l’intervento e i contenuti principali, con particolare attenzione alle conseguenze del consumo di alcol in termini di salute ?sica ed impatto sulle relazioni interpersonali, nonché a livello sanzionatorio e legale. Riferiscono di aver apprezzato l’uso dell’etilometro, che non conoscevano, e della APP, che li ha aiutati a dare maggior concretezza agli elementi informativi, riconoscendo che quest’ultima potrebbe essere uno strumento da utilizzare anche nella quotidianità per misure l’alcolemia e per evitare conseguenze negative o sanzioni.

2. Interventi nei CAS di Rimini

Ad ottobre 2019 e novembre/dicembre 2022 sono stati organizzati incontri di prevenzione rivolti agli abitanti di due CAS del territorio di Rimini. È stato effettuato un incontro di due ore per ciascun progetto svolto nei centri di accoglienza, alla presenza degli operatori che vi lavorano. Gli interventi sono stati gestiti anche da un’educatrice professionale del SerDP e da una psicologa del progetto Circolando (Cooperativa Sociale Cento Fiori), con competenze speci?che in materia di immigrazione ed etnopsicoterapia. Gli interventi sono stati supportati e tradotti da mediatori culturali di lingua Bangla, Urdu, Inglese, Francese, Arabo e Bambara messi a disposizione dalla cooperativa. Nel 2019 hanno partecipato al progetto 52 persone, tutti uomini dai 19 ai 41 anni, mentre nel 2022 hanno partecipato al progetto 49 persone, tutti uomini dai 20 ai 38 anni. Le provenienze principali sono indicate nel gra?co 2 e gra?co 3.

Grafico 2 Grafico 3

Gli incontri sono sempre iniziati con un lavoro di brainstorming collettivo sulle parole “droga” e “dipendenza”, volto ad indagare il livello di conoscenza nei partecipanti e a capire stili ed usi di consumo nei Paesi di origine, in modo da poter meglio declinare i contenuti dell’incontro. Sono state quindi presentate slide con video ed immagini al ?ne di supportare ciò che veniva detto. I diversi temi affrontati sono stati adattati alla quotidianità e alle storie delle persone che hanno partecipato all’incontro, in modo tale da rendere ciò che veniva detto più utile e comprensibile e in modo da creare un setting in cui esse non si sentissero giudicate nei loro comportamenti.

Frasi come: “La preoccupazione che deriva dal tanto tempo passato ad aspettare il permesso di soggiorno provoca molto stress e spesso si prova a consumare alcool per smettere di pensare” hanno aiutato a far sì che le operatrici venissero percepite come più vicine al mondo dei partecipanti che, di conseguenza, a loro volta si sono sentiti compresi e autorizzati a fare domande e a chiedere informazioni. Gli incontri strutturati in questo modo avevano infatti diverse ?nalità: aumentare nei destinatari la consapevolezza relativa sia all’assunzione di sostanze stupefacenti, farmaci e psicofarmaci, sia ai comportamenti a rischio come il gioco d’azzardo; fornire una panoramica generale sui diversi servizi presenti sul territorio; dare maggiori informazioni rispetto all’uso di sostanze come autocura e anticipare possibili alternative per lenire i pensieri e le sofferenze sia ?siche che psicologiche; informare su norme e legislazione legate al consumo e alla compravendita di sostanze stupefacenti ed, in particolare, sulle ricadute che questi possono avere sui percorsi di regolarizzazione del permesso di soggiorno.

Durante gli incontri è stato messo a disposizione materiale informativo sempli?cato e multilingue, sia sulle diverse sostanze che sugli aspetti legati al consumo ed alla diffusione delle stesse, oltre che sui servizi socio-sanitari del territorio ai quali le persone si possono rivolgere per ricevere cura, informazioni e prevenzione.

3. Gruppo di lavoro per Minori Stranieri Non Accompagnati

I referenti del progetto SAI (Sistema di accoglienza e integrazione) del Comune di Rimini, in rete con i servizi del territorio, hanno espresso il bisogno di approfondire con l’utenza ospitante tematiche relative alle dipendenze patologiche comportamentali, con focus sui temi del gaming. Nell’estate del 2022 è così nato un tavolo di lavoro, costituito dal personale del Comune di Rimini, quale gestore del progetto SAI, un’educatrice professionale del SerDP ed operatori della cooperativa Papa Giovanni XXIII e Il Millepiedi. Il gruppo ha rappresentato uno spazio di confronto sulle possibili azioni da mettere in atto, a partire dall’osservazione effettuata dagli operatori i quali, condividendo tempi e spazi di vita dei giovani ospiti, hanno notato un notevole

incremento del tempo impiegato nell’attività di gioco online, in particolar modo a seguito del periodo di pandemia da Covid-19. Diversi studi dimostrano come la pandemia da Covid-19 abbia avuto un impatto sia sul fenomeno migratorio in sé che sull’ampli?cazione di rischi quali: incertezza sul futuro, dif?coltà economiche, perdita dei propri cari, isolamento e paura (OIM, 2020); che a loro volta determinano conseguenze negative sulla salute mentale e sui comportamenti patologici (Pompidou Group, 2022). In coerenza con queste osservazioni, è stato avviato con l’équipe prevenzione del SerDP di Rimini un progetto di prevenzione selettiva, con l’obiettivo di aumentare nei Msna la consapevolezza del proprio utilizzo dei videogame ed orientare i ragazzi verso scelte di uso ragionate, offrire loro uno spazio in cui fare domande, ri?ettere ed aumentare la conoscenza dei servizi utili in caso di necessità. Il progetto è stato avviato a febbraio 2023, pensato come un ciclo di due incontri per ciascun gruppo di Msna. Ogni incontro è stato realizzato con la presenza degli operatori di riferimento e di mediatori culturali di lingua Bangla, Arabo e Pashtu, presso la sede della casa ludica A Good Game Space, messa a disposizione dal Comune di Rimini ed usufruita dal SerDP di Rimini per attività di prevenzione e formazione – e realizzato da un’educatrice professionale del SerDP e da una psicologa del progetto Circolando (Cooperativa Sociale Cento Fiori). Gli incontri sono stati strutturati in modo da poter affrontare, inizialmente, gli elementi del gaming tramite attivazioni pratiche (brainstorming) e di ragionamento con l’uso di video e materiali utili a conoscere sia il gruppo, sia il punto di vista di ogni singolo giocatore, il suo coinvolgimento emotivo e l’approfondimento di aspetti educativi utili alla gestione dell’attività all’interno della propria vita. L’inquadramento iniziale del gruppo ha permesso, successivamente, di avviare, nella seconda giornata, un lavoro di ri?essione condiviso con tutti i partecipanti rispetto al tempo e alle regole di uso del dispositivo elettronico, con l’obiettivo di lavorare in favore di una maggiore autonomia di gestione dello stesso. Ad oggi è stato realizzato un ciclo di incontri con un gruppo di 8 partecipanti tra i 16-17 anni provenienti dal Pakistan, Bangladesh, Egitto, Afghanistan. Al gruppo sono stati consegnati dei questionari somministrati in forma animona, nello speci?co, un questionario pre-intervento creato ad hoc dal servizio ?nalizzato a conoscere il livello di interesse e di coinvolgimento nell’attività di gaming da parte del gruppo singolo, uno di gradimento e il questionario ACE2 dal quale non è emersa la presenza di esperienze traumatiche. Come da gra?co 4, la maggior parte degli intervistati riporta di giocare più di 4 ore al giorno, quale indicatore potenzialmente predittivo dello sviluppo di un comportamento problematico per il funzionamento socio-relazionale. Dal questionario è inoltre emerso che il periodo di inizio dell’attività di gaming spesso corrisponde all’arrivo del minore in Italia.

Grafico 4

La metodologia adottata, grazie anche ai dati emersi, ha permesso di favorire la costruzione di un pensiero ragionato e condiviso sul gaming ed il suo uso, oltreché di normalizzare, anziché patologizzare, l’attività e la sua presenza nella vita quotidiana.

Conclusioni

Gli interventi di gruppo descritti sono frutto di ragionamenti tra il SerDP, le équipe dei centri CAS e SAI e la Prefettura, al ?ne di raggiungere una maggior popolazione di utenti destinatari, evitare accessi impropri al Servizio Dipendenze Patologiche e stigmatizzare ulteriormente le persone migranti.

Sappiamo che i fattori di rischio e protezione rispetto all’uso di sostanze e ai comportamenti di dipendenza patologica variano a seconda di età, cultura, provenienza, storia di vita e contesto. Lo scopo di ogni intervento di prevenzione è quello di potenziare i fattori di protezione, in modo che possano ef?cacemente contrastare quelli di rischio; partendo da questo presupposto, è indispensabile che le azioni di prevenzione all’uso di sostanze e ai comportamenti patologici che si rivolgono a cittadini stranieri tengano conto non solo della cultura di provenienza ma anche degli elementi che caratterizzano i processi migratori, i centri di accoglienza e le pratiche legali legate allo status di migrante, che in?uenzano le vite e gli stili di comportamento delle persone che attraversano questi percorsi.

Tra le barriere, invece, che impediscono alle persone straniere di accedere ai servizi dedicati alle dipendenze patologiche sono state documentate in letteratura, la mancanza di modelli di trattamento culturalmente orientati e la carenza di conoscenze specialistiche da parte degli operatori sanitari rispetto a caratteristiche e motivazioni delle persone destinatarie (McCleary e al, 2016). Un intervento può essere ef?cace solo se viene diversi?cato rispetto ai peculiari bisogni delle persone, cogliendone la complessità, piuttosto che temendo la loro diversità o provando ad adattare le necessità delle persone straniere ai servizi già presenti per la popolazione locale (Kane e Greene, 2018). Questo signi?ca provare a pensare oltre agli interventi culturalmente orientati: le persone che migrano non sono, infatti, solo rappresentanti delle proprie culture di provenienza ma sono persone in movimento con storie e culture che si modi?cano e si mescolano con i contesti di arrivo (Losi, 2020). Dunque, sebbene sia necessario, non è suf?ciente conoscere i modelli di consumo di una determinata cultura, ma occorre esplorare e comprendere di volta in volta le conoscenze e gli stili di vita di chi si ha davanti e provare il più possibile a declinare gli interventi in modo personalizzato (es. attraverso esercizi di gruppo, discussioni e questionari). Infatti gli interventi maggiormente ef?caci sono quelli basati sui bisogni espressi dalla persone, consapevoli della loro cultura ma anche delle loro storie e traiettorie di vita.

Sulla base dell’esperienza svolta e delle osservazioni riportate, proponiamo alcune suggestioni per programmare interventi futuri:

  1. diffondere nei centri di accoglienza questionari e materiale informativo relativi all’uso di sostanze, alcol e farmaci, per conoscere la peculiarità dei bisogni del gruppo presente, con l’obiettivo di migliorare gli interventi adattando i contenuti e le modalità sulla base dei risultati emersi, e per aumentare le competenze per la prevenzione e la gestione dei fenomeni di consumo da parte persone migranti;
  2. formare dei peer educator nelle comunità di riferimento, in modo che possano af?ancare le operatrici negli interventi e informare in autonomia le proprie comunità rispetto ai comportamenti patologici.

In?ne, è fondamentale sottolineare come spesso i comportamenti di abuso e dipendenza patologica delle persone migranti siano correlati, a sofferenze ?siche e psicologiche pre-esistenti la partenza o legati al processo migratorio stesso; le sostanze o i comportamenti a rischio vengono in questi casi utilizzati al ?ne di autocura o per tenere sotto controllo la sintomatologia (Vasic et al, 2021). Per questo, durante gli interventi è raccomandabile fare riferimenti al malessere e informare le persone anche degli altri servizi presenti sul territorio, come il Centro di Salute Mentale, con cui sarà indispensabile fare sempre più rete, anche negli interventi di prevenzione. Le persone migranti sono, infatti, portatrici di bisogni complessi e obbligano per questo a pensare sempre di più a progetti collettivi, articolati e in connessione con altri servizi sia pubblici che privati. Gli interventi dovrebbero ri?ettere la natura stessa delle persone a cui si rivolgono: mai statici, in movimento e aperti al cambiamento.

Co-autori

Elisa Martino, Psicologa-Psicoterapeuta SerDP Lugo/AUSL della Romagna

Sara Montuori, Educatrice Professionale, SerDP RN

Nicoletta Russo, Psicoterapeuta, Cooperativa Sociale Cento Fiori RN

Note

1 I CAS, Centri di Accoglienza Straordinaria, sono rivolti a richiedenti protezione internazionale coordinati dalle Prefetture e gestiti da enti del Terzo Settore.

2 Questionario ACE (Adverse Childhood Experience), si riferisce alle esperienze traumatiche o stressanti che possono interferire con i normali processi di sviluppo.

L'articolo «Interventi in cambiamento per persone in movimento»: Nicoletta Russo coautrice di un saggio sulla rivista Sestante n.12 proviene da Cento Fiori, Rimini.

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«L’équipe marginalità a Rimini: ripensare i modelli di cura a partire dal “basso”»: sulla rivista Sestante 12 un articolo cofirmato dalla collega Cento Fiori Nicoletta Russo

Ven, 12/05/2023 - 12:10
Il saggio, scritto con la psichiatra del Csm Rimini – Ausl Romagna Simona di Marco, illustra il lavoro del “dispositivo interdisciplinare fra sanitario, sociale e terzo settore”: la “sperimentazione di percorsi di cura condivisi e uno strumento di lavoro multidisciplinare per la presa in carico di situazioni complesse”

Sestante, rivista scientifica regionale sui temi delle dipendenze patologiche, della salute mentale e salute nelle carceri della Regione Emilia Romagna e dell’AUSL della Romagna.

Abstract

Le persone migranti nel nostro paese vivono spesso in condizione di grave marginalità e faticano a conoscere e ad accedere ai servizi socio-sanitari presenti sul territorio. L’articolo si propone di presentare e descrivere il lavoro dell’équipe marginalità nata sul territorio di Rimini, che rappresenta un dispositivo di sperimentazione di percorsi di cura condivisi e uno strumento di lavoro multidisciplinare per la presa in carico di situazioni complesse. L’équipe è composta da diverse soggettività del pubblico e del privato sociale che si occupano a diverso titolo di persone in condizione di marginalità e che lavorano insieme con l’obiettivo di garantirne i diritti e di migliorarne la tutela e la salute. Le persone intercettate dalla rete della marginalità sono portatrici di bisogni sociali, psicologici e sanitari complessi che necessitano di un lavoro di rete e prossimità per poter essere elaborati. Gli interventi di cura pensati dall’équipe tentano di rispecchiare tale complessità.

Introduzione

Sul territorio riminese e non solo, le persone di origine non italiana rappresentano un gruppo ad alto rischio di marginalità e vulnerabilità. La vulnerabilità, intesa come condizione che rende la persona maggiormente predisposta ad eventi di vita negativi, può interessare tutte le persone straniere, sia per la posizione di svantaggio economico che spesso le inquadra nelle fasce più basse della stratificazione dei redditi sia per la posizione sociale, politica e giuridica subordinata rispetto a quella dei cittadini italiani. Esistono inoltre fattori che sono legati strettamente allo status di migrante che l’Osservatorio Europeo delle droghe e delle tossicodipendenze indica come fattori di rischio legati  all’uso e abuso di sostanze psicoattive: fattori sanitari e psicologici legati alla storia migratoria e  di vita (esposizione a torture, isolamento, violenza), variabili sociali (disoccupazione, precarietà lavorativa e della rete familiare e comunitaria), ma anche problematiche legali (incertezza riguardo al permesso di soggiorno). Le persone straniere spesso presentano, inoltre, difficoltà nella conoscenza e nell’accesso ai servizi del territorio. Per questo, da giugno 2021 a giugno 2022 è stato attivo sul territorio di Rimini il progetto FAMI Be.Com-ER, con lo scopo di intercettare e avvicinare ai servizi cittadini stranieri con dipendenze patologiche e/o con problematiche legate all’abuso di alcol o sostanze.

I risultati di un anno del suddetto progetto FAMI Be.Com-ER (55 persone intercettate di cui 18 accompagnate ai servizi) di fatto hanno mostrato come sia fondamentale disporre di azioni di prossimità e strumenti di mediazione e accompagnamento nell’accesso ai servizi socio-sanitari. Il principale strumento a sostegno di tale progettualità è stato quello del lavoro in rete con tutte le soggettività che, a diverso titolo, si occupavano di persone in condizione marginalità e che ha dato vita al dispositivo oggi denominato équipe marginalità. Data la necessità di continuare questo tipo di lavoro, a Dicembre 2022 è stato avviato nell’ambito del Piano di Zona con il Programma Attuativo Annuale 2022 del Comune di Rimini il progetto Be.Com-ER in Rete, di cui è soggetto attuatore Rumori Sinistri ODV in collaborazione con la Cooperativa Sociale Cento Fiori, in continuità con il progetto FAMI precedente.

Descrizione dell’équipe

L’équipe marginalità nasce a settembre 2021 dall’esigenza di mettere in connessione tutte le realtà che lavorano nell’ambito della marginalità al fine di riuscire a costruire strumenti di intervento e risposte più complete per le persone che si trovano in questa condizione. Oggi rappresenta un dispositivo che comprende operatori della grave marginalità adulta (referenti dei progetti unità di strada senza fissa dimora e bassa soglia, al momento rappresentati da Rumori Sinistri ODV, Papa Giovanni XXIII, associazione Caritas ODV e Croce Rossa Italiana), operatori del comune di Rimini (sportello sociale, ufficio immigrazione, ufficio di piano, sportello Front Office cittadini Stranieri),operatori del CSM, del SerDP e dell’ambulatorio EXTRACEE (servizio di assistenza sanitaria per persone non UE).L’équipe si riunisce una volta al mese con lo scopo di ragionare su situazioni complesse e su percorsi di cura condivisi e si rivolge a persone che si trovano in condizione di marginalità per diversi motivi quali assenza di abitazione, assenza o problemi relativi al permesso di soggiorno, uscita dai percorsi di accoglienza senza il raggiungimento di un’autonomia, mancanza di un’assistenza medica di base. L’équipe marginalità è nata presso Casa Madiba Network, uno spazio sociale autogestito con progetti culturali e sociali rivolti in particolare alle persone in condizione di homelessness, razzializzate, gender non conforming e in condizione di precarietà e sfruttamento lavorativo che opera contro le discriminazioni e sul contrasto all’emarginazione adulta. Qui si è strutturato lo sportello Be.Com-ER: il luogo in cui è nata l’équipe è di importanza fondamentale, poiché rappresentava già uno spazio di aiuto e ascolto per le persone in condizione di grave marginalità. L’équipe marginalità è nata dal “basso”, dalle esigenze di persone che sperimentavano bisogni complessi e a cui venivano proposti interventi insufficienti. I principi ispiratori dell’équipe marginalità fanno infatti riferimento al concetto di governmentaly from below (Appadurai, 2001) ovvero alla capacità di governo dal basso, un insieme di modalità d’azione che prevede la condivisione di strategie di risposte e analisi dei bisogni con gli stessi soggetti che portano la domanda d’aiuto. Questo modo di agire ha consentito di uscire dai modelli di cura normalizzati e pensare alla salute in modo radicalmente diverso da quello solitamente concepito, partendo cioè non dalla patologia ma dal riconoscimento dei diritti delle persone.

Il lavoro dell’équipe si articola in varie fasi che partono da un lavoro di lettura della biografia della persona, atto a identificare i fattori di rischio e di protezione, all’individuazione delle offerte del territorio e alla negoziazione di un progetto personalizzato. L’analisi della domanda viene effettuata tramite un dispositivo gruppale che comprende tutti gli attori presenti nell’équipe. Questa modalità di lavoro permette la ridefinizione del problema in una prospettiva che viene arricchita dall’apporto di tutti i membri dell’équipe in un’ottica multidimensionale. Secondo questo approccio il bisogno di un singolo rappresenta solo la parte manifesta di una domanda più ampia, ovvero l’emergente di una problematica del contesto in cui la persona si trova (Montecchi 2021). Le prime azioni che vengono svolte sono solitamente rivolte alla stabilizzazione della persona dal punto di vista sociale e burocratico che si esplicitano nella ricerca di un’abitazione e nel supporto legale sul permesso di soggiorno e su eventuali problemi ad esso legati. Infatti, il diritto alla casa e la possibilità di avere un permesso di soggiorno rappresentano le basi necessarie al benessere della persona e allo sviluppo di qualsivoglia altro intervento sociale e/o sanitario. Qualora si valutasse la necessità, vengono attivate le funzioni sanitarie o presso i servizi o nei luoghi in cui la persona si trova. Se la persona è inserita nei progetti presenti sul territorio vengono garantite équipe integrate e consulenze specifiche che supportino l’individuo e coloro che con esso lavorano nella gestione delle problematiche che possono interferire con l’adesione ai trattamenti e l’accesso ai servizi. Quando necessario vengono inoltre attivati interventi di mediazione culturale, non solo nel contesto dei colloqui con le persone, ma anche con funzione di lettura e inquadramento culturale delle situazioni nell’ambito del lavoro dell’équipe. L’équipe è riuscita, in questi termini, ad inserire persone con problematiche a diversi livelli nei progetti sul territorio e fare aderire ad interventi terapeutici persone che manifestavano scarsa compliance. Il lavoro con la marginalità comporta la gestione di una complessità che può essere difficile da affrontare e che si ripercuote anche sui gruppi di lavoro. Vissuti emotivi quali frustrazione, rabbia e impotenza possono depositarsi sugli operatori delle équipe insieme a dinamiche controtransferali ed istituzionali che si attivano anche fra le soggettività coinvolte. Tali fattori, se non ben elaborati, possono ripercuotersi nell’operatività creando, oltre che malessere negli operatori, inefficacia nelle risposte. Un’ulteriore funzione dell’équipe è quella di consentire uno spazio gruppale di rielaborazione di tutti questi aspetti rimanendo a supporto dei gruppi di operatori che lavorano sui progetti.

Risultati e riflessioni

Da settembre 2021 ad oggi sono state prese in carico dall’équipe marginalità un totale di 17 persone (cfr. figura 1), di cui due donne, con provenienza varia: Gambia (2), Pakistan (2), Guinea Conakry (1), Bangladesh (1), Afghanistan (1), Senegal (2), Togo (1), Macao (1), Nigeria (1), Camerun (1), Tunisia (1), Romania (1) e Somalia (2). Di questi, su 11 che manifestavano disagio mentale 10 hanno aderito a percorsi presso il CSM; sono state segnalate solo 2 persone con problematiche relative all’abuso di sostanze e alcol, che sono state entrambe prese in carico dal SerDP; delle 17 persone intercettate dall’équipe, 10 manifestavano il problema dell’essere senza fissa dimora e per tutte è stata trovata una soluzione abitativa nelle strutture a bassa soglia presenti sul territorio; per 6 persone sono stati attivati percorsi di assistenza legale.

Un risultato fondamentale è stato quello di permettere alle persone con disagio mentale e/o problematiche legate all’abuso di alcol e sostanze di rimanere all’interno della comunità e di essere supportate con progetti individuali sul territorio con il sostegno costante dell’équipe. La coordinazione e l’integrazione degli interventi di supporto a vari livelli (sanitario, abitativo, legale) mediante il lavoro dell’équipe, hanno consentito di fatto di sostenere queste persone nei luoghi di vita della comunità senza dover ricorrere a progetti residenziali specialistici (progetti SAI per disagio mentale, comunità terapeutiche, residenze sanitarie psichiatriche). I risultati ottenuti sottolineano la necessità di intendere la salute non come mera assenza di malattia ma come rapporto equilibrato della persona con il contesto in cui abita. Le persone che migrano sono spesso sottoposte a processi che portano ad una serie di perdite, materiali e simboliche (perdita della casa, del permesso di soggiorno, separazione dalla famiglia) che di fatto trasformano le persone da persone nel mondo a persone fuori dal mondo (Losi, 2010). Quando la persona si trova fuori dal mondo, il disagio psicologico e la malattia hanno maggiore probabilità di sorgere. Per questo, l’équipe lavora per riconnettere le persone anche con i contesti di provenienza coinvolgendo, quando possibile, connazionali e familiari nei percorsi di cura. Le sofferenze portate dalle persone migranti nella maggior parte dei casi non possono essere concepite come confinate all’interno della persona ma come fenomeni di sofferenza urbana (Saraceno, 2019) prodotti cioè da una serie di dimensioni politiche e sociali che sono proprie delle città in cui le persone vivono. Le persone in condizione di marginalità si trovano frequentemente ad avere a che fare con situazioni di violenza e discriminazione; ciò è spesso causato dall’estrema deprivazione materiale e dall’umiliazione morale delle persone coinvolte e non possono essere interpretati in modo semplicistico come mere colpe o espressioni di patologie individuali. Questi fenomeni di violenza sono maggiormente spiegabili come emergenti di un processo collettivo di sofferenza urbana che si collocano al termine di un percorso di fallimenti rispetto all’inclusione e alla difesa di diritti. Un emergente secondo la concezione operativa di gruppo è “una situazione, un comportamento del gruppo o dell’individuo, che con il suo manifestarsi denuncia la situazione dominante” e la malattia “non è da considerare come la malattia di un soggetto ma come la malattia dell’unità di base della struttura sociale” (Pichon-Rivière, 1985). L’équipe rappresenta anche un osservatorio della comunità e uno spazio di pensiero rispetto a queste situazioni. La complessità richiede dispostivi flessibili, interdisciplinari che possano funzionare da mente gruppale collettiva, in grado di elaborare le varie dinamiche che possono disturbare una corretta analisi e differenziazione della domanda e a portare di conseguenza a risposte parziali e individuali. Infine, la cura collettiva, per poter essere chiamate tale, non può prescindere dalla voce delle persone alle quali questi interventi sono rivolti. Non sono i cittadini a dover disegnare i propri bisogni adattandoli alle offerte del sistema, ma l’offerta di salute a dover partire dai bisogni dei cittadini (Saraceno, 2022). Partire dalla persona è, inoltre, un’azione che fa parte del processo di cura stesso: rendendo le persone attive nei propri percorsi si restituisce loro di avere la capacità di scelta. I risultati del lavoro svolto dimostrano che i percorsi più riusciti sono stati quelli costruiti a partire dal “basso”, quando cioè gli operatori sono usciti dalle istituzioni per incontrare le persone nei luoghi in cui queste si erano naturalmente rivolte per chiedere aiuto.

Conclusioni

L’approcciarsi alle migrazioni secondo il paradigma dell’emergenza e la concettualizzazione delle persone che arrivano in Europa come fenomeno eccezionale ha prodotto a livello pubblico una percezione delle migrazioni unicamente come un problema legato a questioni di sicurezza e di ordine pubblico (Pitzalis, 2018). Questa è, tuttavia, una visione fuorviante, che ha legittimato la categoria dell’urgenza degli interventi in nome dell’emergenza oltre che contribuire ad occultare aspetti storici, economici, sociali, culturali e politici che riguardano le migrazioni. Se smettiamo di considerare le questioni come emergenziali, allora assumiamo che queste richiedano interventi sistemici, di durata indeterminata. In quest’ottica l’équipe marginalità, in quanto strumento di supporto per le persone migranti, dovrebbe diventare, nella nostra prospettiva, un dispositivo permanente, pensato e garantito dalle istituzioni, per far fronte alle problematiche che presentano le persone che si trovano in condizione di marginalità e che abitano le periferie delle nostre città, e che non necessariamente sono di origine straniera. I dispositivi di cura collettivi e multidisciplinari possono, infatti, essere uno strumento di intervento efficace per tutte le persone che presentano problematiche complesse che richiedono percorsi di cura co-costruiti. Un altro fattore fondamentale riguarda le politiche che ciascun territorio sviluppa rispetto al tema dell’abitare. Il fatto di avere un luogo sicuro dove vivere, instaurare le proprie relazioni ed esprimere la propria soggettività dovrebbe essere alla base di qualsivoglia intervento che pensi alla salute mentale, perché non ci può essere salute, né mentale né fisica, senza casa. Le soluzioni abitative individuate dall’équipe hanno riguardato la rete delle strutture della bassa soglia che hanno consentito di rispondere all’emergenza. Risulta tuttavia fondamentale pensare a soluzioni strutturate e integrare le politiche abitative con gli interventi rivolti alla grave marginalità, affinché il diritto all’abitare sia realmente esigibile (Leonardi, 2021).

Il lavoro con la sofferenza e la malattia portata dalle persone in condizione di marginalità insegna a partire dal riconoscimento dei bisogni e dei diritti fondamentali di cittadinanza, senza i quali non è possibile costruire alcuna forma di intervento. Anche l’offerta di salute dovrebbe pertanto essere pensata dal basso, ovvero a partire dai bisogni dei cittadini.

Questo implica ricercare la complessità sistemica delle cause, che può essere fatta solo attraverso un lavoro di rete: il problema non è solo ciò che la persona porta nell’ambulatorio medico ma ciò che perpetua la sofferenza al di fuori dell’ambulatorio.

Bibliografia

N. Losi, Vite Altrove. Migrazione e disagio psichico. Borla Ed, 2010

A. Appadurai, Deep democracy: urban governmentality and the horizon of politics, Environment&Urbanization Vol 13 N. 2, 2001

B. Saraceno, Salute Globale e diritti. Conversazioni sulla cura e la salute mentale. DeriveApprodi, 2022

E. Pichon-Rivière, Il processo gruppale. Dalla psicoanalisi alla psicologia sociale, Libreria Editrice Lauretana, 1985

L. Montecchi, L’ombra dell’Angelo. Sensibili alle foglie, 2021

S. Pitzalis, La costruzione dell’emergenza. Aiuto, assistenza e controllo tra disastri e migrazioni forzate in Italia. Argomenti, terza serie, 2018

D. Leonardi, La colpa di non avere un tetto. Homelessness tra stigma e stereotipi, Eris, 2021

B. Saraceno, Psicopolitica. DeriveApprodi, 2019

L'articolo «L’équipe marginalità a Rimini: ripensare i modelli di cura a partire dal “basso”»: sulla rivista Sestante 12 un articolo cofirmato dalla collega Cento Fiori Nicoletta Russo proviene da Cento Fiori, Rimini.

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Gioco d’azzardo: dalla consulenza psicologica e legale alla sensibilizzazione nelle scuole, Cento Fiori con Rete Gap, Comune di Rimini e Ausl Romagna

Mer, 10/05/2023 - 15:13
Mercoledì 10 maggio, alle 20.45, alla Sala Manzoni, l’originale talk “Fate il nostro gioco”. I dati del gioco a Rimini e in Emilia Romagna

Slot machines, Gratta&Vinci, scommesse e quella vasta frontiera di giochi che si sono sviluppati con il digitale, a partire dai videogame. Quando da passatempo il gioco diventa una dipendenza allora sorge la malattia, che però può essere sia curata che prevenuta. È proprio per questo che nasce ‘Quando il gioco non è un gioco’, il nuovo percorso realizzato nell’ambito del ‘Piano Locale contro il Gioco d’azzardo’ promosso dal Distretto socio sanitario di Rimini allo scopo di realizzare azioni di informazione, prevenzione e intervento destinate a una vasta platea di destinatari. Da uno sportello ad hoc dove i giocatori possono rivolgersi per ricevere supporto psicologico e di carattere legale, passando agli incontri nelle scuole: un insieme di attività trasversali – svolte sotto la regia dell’ U.O. Dipendenze Patologiche dell’Azienda USL Romagna e del Comune di Rimini, in sinergia con la Rete Gap di Rimini composta dalla Comunità Papa Giovanni XXIII (capofila), Millepiedi, Cento Fiori, Alcantara, Parkinson in Rete e Il Gesto – che hanno come filo rosso quello di combattere le dipendenze da gioco e stabilire le condizioni favorevoli per prevenire gli effetti negativi sui disturbi correlati al fenomeno. L’obiettivo principale è quello di raggiungere il maggior numero di cittadini, sensibilizzando in modo differenziato i vari target: adulti, anziani, ragazzi, inclusi i giocatori nonché gli insegnanti, il personale sanitario, sociale, educativo e delle associazioni, con particolare riguardo ai contesti scolastici e informazione tramite interventi di informazione e maggiore conoscenza dei rischi annessi. Rischi che ad oggi, in particolar modo tra le giovani generazioni, si annidano dietro il gaming che, non di rado, da semplice divertimento si trasforma in dipendenza. Il progetto ‘Quando il gioco non è un gioco’ nasce dunque per unire le forze, promuovere sinergie, per far fronte a un fenomeno dilagante che colpisce una percentuale non irrisoria di persone, differente per età, provenienza e ceto sociale.  

Le azioni principali:

  • Sportello di consulenza psicologica e legale per facilitare l’accesso dei giocatori e dei loro familiari ai Servizi specialistici svolto presso ‘La Casa Ludica’ Serd-Rimini (in via Bramante, 10); 
  • Percorsi laboratoriali, di prevenzione e promozione dell’agio, rivolti agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado del distretto al fine di favorire la conoscenza del fenomeno e dei rischi correlati alla dipendenza comportamentale da gaming e da gioco d’azzardo (in coerenza e potenziando quanto previsto dal Piano Regionale della Prevenzione);  
  • incontri e percorsi di sensibilizzazione aperti alla cittadinanza, in collaborazione con il Centro per le Famiglie del Comune di Rimini; 
  • eventi culturali quali spettacoli teatrali e laboratori (espressivi, teatrali, di scrittura, di sperimentazione all’uso delle nuove tecnologie) rivolti alle nuove generazioni attorno al tema delle dipendenze comportamentali. 

“Un progetto innovativo che ora è realtà grazie all’intenso lavoro di squadra tra l’Azienda Usl della Romagna, il Comune e le realtà coinvolte nei Piani di zona di Rimini – è il commento di Kristian Gianfreda, Presidente del Distretto socio-sanitario di Rimini e Assessore alle Politiche per la Salute del Comune di Rimini -. La ludopatia è un fenomeno purtroppo spesso sommerso, silente, che tuttavia, come confermano le statiche, non accenna a diminuire. Soprattutto durante la pandemia, il gioco on line ha subito una crescita importante, con risvolti allarmanti. Il progetto messo in campo dal Distretto di Rimini è dunque fortemente aderente con i tempi che stiamo vivendo: contrastare il gioco d’azzardo, puntando sulla conoscenza, sulla formazione e sulla consulenza è una priorità assoluta, centrale, a cominciare dalle nuove generazioni e dal loro rapporto con l’universo digitale.”. 

Quadro numerico sul gioco d’azzardo

Comune di Rimini. Nel periodo pre-pandemico (2017), nel solo Comune di Rimini la spesa pro capite in gioco d’azzardo corrispondeva a 1798 euro. Un dato che collocava Rimini al 557 posto, su 7954 comuni italiani, nella classifica generale per spesa pro capite. Considerando le città delle stesse dimensioni – sempre nella stessa classifica – Rimini risulta al posto numero 27 su 130 comuni (fra i 50mila e i 200mila residenti).  

Regione Emilia-Romagna. Da un’elaborazione della Regione, in Emilia-Romagna nel 2021 sono state complessivamente oltre 31 mila le persone assistite dai servizi per le dipendenze patologiche (SerDP) delle Aziende Usl (esattamente 31.207), 1.139 delle quali per problemi collegati al gioco d’azzardo: il 3,7% del totale degli assistiti. Più della metà di questi (602, pari al 52,8%) sono giocatori patologici, che si sono rivolti ai servizi per la prima volta. La maggioranza degli assistiti è di genere maschile (80%) e di cittadinanza italiana (91%). La fascia di età più rappresentata, indipendentemente dal genere, è quella compresa tra 41 e 60 anni, seguita dagli ultrasessantacinquenni, che costituiscono il 16,4% delle persone in carico ai servizi. Il 56,4% predilige giocare ai videogiochi nei bar/tabacchi o sale gioco, il 18,7% gioca al lotto, superenalotto, lotterie e gratta e vinci; alle scommesse sportive o ippiche si dedica il 10,8% dei giocatori e il 15,4% gioca attraverso le piattaforme on line; parte dei giocatori sono però dedite a più tipologie di gioco contemporaneamente.  

“Nel 2022 abbiamo assistito a un aumento del gioco d’azzardo in tutta Italia, raggiungendo una raccolta totale di 131 miliardi di euro, che corrisponde ad una media di 2000 euro giocati a testa. Se il gioco fisico è aumentato del 22% rispetto al 2021, il dato ancora più preoccupante dato è sul gioco on line che nel 2022 è incrementato del 137% rispetto al 2021. Una pratica difficile da contrastare, attiva 24 ore su 24, e disponibile ovunque ci sia una connessione internet e attiva 24 ore su 24 – spiega Teo Vignoli, Direttore U.O. Dipendenze Patologiche Rimini AUSL della Romagna – Anche l’Emilia-Romagna non è esente da questo trend, con un 41% di giocatori sulla popolazione generale, di cui il 2% considerato a rischio medio-alto. Questo significa che, in Romagna, le persone a essere interessate sono circa 20.000″. “In particolare, i maschi giocano d’azzardo più delle femmine e circa 1 minorenne su 5 gioca d’azzardo illegalmente prima di raggiungere la maggiore età – aggiunge Vignoli -. Lo spostamento del gioco on-line complica ulteriormente gli intrecci che ci sono tra GAP e dipendenza da internet, soprattutto nelle fasce più giovani. La vera sfida al GAP è sul territorio: gli accessi alla nostra rete dei servizi sono in progressivo aumento, ma non basta. Ancora troppi giocatori non chiedono aiuto, non si fanno affiancare da esperti. L’intercettazione precoce è uno degli obiettivi primari, su cui stiamo lavorando con determinazione, forti anche di una proficua collaborazione pubblico-privato che ci ha permesso ad oggi di raggiungere importanti traguardi”.

Panoramica sui giochi maggiormente diffusi tra i ragazzi

Lo studio ESPAD 2021 condotto annualmente dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR (IFC-CNR) attraverso un questionario anonimo e auto-somministrato agli studenti tra i 15 e i 19 anni. Il 97% degli studenti possiede un device e lo usa per connettersi. L’attività maggiormente svolta online è la frequentazione di chat e Social Network, seguito dalla lettura di quotidiani e dalle ricerche. Il 14% degli studenti presenta un profilo di utilizzo definibile a rischio, in particolare le ragazze.   

Internet, infatti, non di rado, può diventare veicolo anche di altri possibili pericoli, tra cui il Cyberbullismo che, nel 2021, ha coinvolto il 46% degli studenti come vittima e il 29% come autore. Questo fenomeno comprende tutti i comportamenti perpetrati allo scopo di danneggiare o mettere a disagio qualcun altro, attuati mediante un supporto digitale e risulta in aumento dopo la pandemia. Accanto a tale fenomeno, è possibile menzionare quello delle Internet Challenge: prove o sfide che i ragazzi devono superare per poter entrare a far parte di determinati gruppi. In alcuni casi si tratta di prove divertenti ma, in altri casi, possono includere la messa in atto di comportamenti anche molto pericolosi. Questo fenomeno risulta generalmente poco diffuso tra gli studenti italiani: il 3,5% ha ricevuto l’invito a parteciparvi e meno dell’1% ha accettato. Altro fenomeno molto diffuso è quello dei videogame che, nel 2021, ha riguardato il 68% degli studenti, con percentuali più elevate tra i ragazzi. Anche in questo caso può trattarsi di un semplice passatempo ma il comportamento può assumere anche caratteristiche che lo rendono a rischio: il 6,8% degli studenti ha giocato per sessioni di oltre 4 ore senza interruzioni nei giorni di scuola e oltre un quinto afferma di passare troppo tempo a giocare, di sentirsi di cattivo umore se non può giocare e/o che i propri genitori gli rimproverano di giocare un po’ troppo. Circa la metà degli studenti ha poi affermato di aver giocato d’azzardo almeno una volta nella vita e il 42% nel corso dell’anno. I giochi più diffusi sono i Gratta&Vinci e le scommesse sportive, quest’ultime largamente preferite dai ragazzi.  

Il 10 maggio il talk “fate il nostro gioco”

Fra le numerose iniziative del progetto ‘Quando il gioco non è un gioco’ è stato organizzato lo spettacolo ‘Fate il nostro gioco’ della compagnia Taxi 1729, un live talk aperto a tutta la cittadinanza per sensibilizzare sul tema in modo originale e coinvolgente. La matematica e la psicologia del gioco d’azzardo in una performance dal vivo più pop di una conferenza, più seria di uno show. Qualcosa che va oltre la tradizionale conferenza, che unisce divulgazione matematica e denuncia sociale in una forma coinvolgente e divertente. In un’ora e mezza circa si smontano alcune delle più diffuse false credenze sul gioco d’azzardo e si restituisce il senso delle reali probabilità di vincere attraverso simulazioni di gioco, video e una continua interazione con il pubblico. Il talk viene replicato circa 90 volte ogni anno in teatri, scuole, comuni, ASL e università e ha coinvolto, dal 2011 ad oggi, più di 100 mila persone in tutte le 20 regioni d’Italia oltre che in Francia e Svizzera. L’appuntamento è per mercoledì 10 maggio, alle ore 20.45, presso la Sala Manzoni – Diocesi di Rimini – via IV Novembre, 37. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

(Comunicato del Comune di Rimini)

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Cristian Tamagnini: «Welfare come volano di giustizia sociale e sviluppo economico»

Mer, 10/05/2023 - 13:13
Invitato al convegno Legacoop Romagna “Demografia e qualità della vita” a Cesena, il 28 aprile 2023, il presidente della Cooperativa sociale Cento Fiori di Rimini Cristian Tamagnini ha affrontato i temi aperti dalla “narrazione mainstream” per il “calo demografico” in rapporto a Sanità, Welfare, Pensioni.

L’intervento integrale di Tamagnini al convegno Legacoop Romagna “Demografia e qualità della vita” a Cesena, il 28 aprile 2023.

Sanità e welfare sono temi sensibili per noi. E quando parliamo di “calo demografico” in rapporto a Sanità, Welfare, Pensioni, il ritornello meinstream è sempre lo stesso: “abbiamo vissuto per anni al di sopra delle nostre possibilità; abbiamo fatto le cicale invece che le formiche; i padri stanno rubando il futuro ai figli; oggi non ce n’è per tutti; non ci sono i soldi e quindi dobbiamo tagliare sanità, welfare, pensioni (sistemi che oggi non possiamo più permetterci come in passato)”.

Consentitemi una Contronarrazione: proverò a fornirvi dati che costituiscono i tasselli di un quadro un po’ diverso da quello mainstream:

Debito pubblico: dal 1980 al 1992 passa dal 57,7% al 124,3% del PIL;

Spesa pubblica italiana: nello stesso periodo – al netto degli interessi sul debito – era al 42-43% del PIL, contro il 47-48% dell’Eurozona; mentre il PIL negli anni ’80 cresce a una media del 3% annuo (dal 1984 al 1990 periodo di crescita ininterrotta più prolungato)

Reale motivo dell’esplosione del debito pubblico: dal 1981 al 1992 la spesa per interessi in Italia passa dall’8 al 13% mentre la media nell’Eurozona passa dal 3,5 al 4,4% (quindi gli interessi sul debito pubblico erano 3-4 volte quelli della media europea).

E questo perché succede? Nel 1981 avviene il divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, che non interviene più nell’acquisto di titoli di stato e quindi espone il nostro debito pubblico a manovre speculative aggressive.

Perché viene fatto questo? Si diceva: per contenere l’inflazione, abbattendo i salari tramite politiche deflattive (l’allora ministro del tesoro Beniamino Andreatta definì “demenziale” l’accordo tra sindacati e Confindustria per rafforzare la scala mobile, poi abolita nel 1992)—-> In realtà l’impennata inflazionistica degli anni ’80 era dovuta agli shock petroliferi degli anni ’70, come oggi molti economisti concordano (come sta accadendo anche oggi, del resto: salari bassi, energia alle stelle, inflazione alle stelle).

Ma vediamo cosa è poi successo fino ai giorni nostri (in più di 30 anni di politiche neoliberiste, privatizzazioni e austerity) e se è vera la narrazione che dice ”abbiamo scialacquato”

Dal 1990 al 2019 l’Avanzo primario (differenza tra entrate e uscite dello Stato, al netto del costo degli interessi sul debito pubblico) in media in Italia è stato del 1,75% rispetto al PIL (Italia 1° paese in UE, 11° tra oltre 100 Stati nel mondo) – Dati del FMI.

Spesa sanitaria complessiva nel 2019 (pre Covid): Italia 8,7% del PIL, agli ultimi posti tra i grandi paesi europei (Germania 11,7%, Francia 11,2%, Olanda 10%, Spagna 9%).

Spesa Sanitaria pubblica: nel 2019 è stata del 6,4% del PIL (nel 2025 arriverà al 6,2%; altroché “ne usciremo migliori”).

Spesa sanitaria pubblica pro-capite nel 2021: ben al di sotto della media OCSE ($ 3.052 vs $ 3.488) e in Europa ci collochiamo al 16° posto (Rapporto Fondazione Gimbe).

Istruzione: l’Italia investe l’8% della spesa pubblica totale (Ultimi in Europa). La media UE è del 10%, mentre Francia e Germania si attestano rispettivamente sul 9,5% e 9,6%. (Dati Rapporto 2021 della Commissione Europea per l’Istruzione).

Abbiamo troppi dipendenti pubblici? In Italia costituiscono meno del 15% degli occupati, contro una media Ocse del 18%.

Dal 1990 al 2020 i Salari in Italia sono crollati al -2,9% (unica nazione in Europa), in Germania +33,7%, in Francia +31,1%. Consideriamo poi che abbiamo un 12% di working poor (di lavoratori tra i 18 e i 64 anni a rischio povertà), contro una media europea del 9%.

Il salario orario è sceso anche perché negli ultimi trent’anni sono aumentati i settori lavorativi low-skilledinnanzitutto servizi alle famiglie e turistici – le cui retribuzioni non permettono di uscire dalla povertà.

Dagli anni ’60 al 2016 la Quota salari (wage share) sul PIL è diminutita di 9 punti (anche di più se si considera che nella quota salari vengono conteggiati pure gli stipendi dei Top Manager).

A fine 2021 la Ricchezza detenuta dal 5% più ricco degli italiani (41,7% della ricchezza nazionale netta) era superiore a quella detenuta dall’80% più povero (31,4% della ricchezza nazionale netta).

I Super ricchi con patrimoni superiori ai 5 milioni di dollari (lo 0,134% degli Italiani) sono titolari di una ricchezza equivalente a quella posseduta dal 60% degli italiani più poveri – Dati Oxfam.

Nel 2021 in Italia vi sono 5,6 milioni di Poveri (1 milione in più rispetto al 2019) – rapporto Censis.

Veniamo al Sistema pensionistico:

Dati Inps al 31 dicembre 2021: abbiamo 16 milioni di pensionati (1/4 circa degli Italiani), vengono erogati 305 miliardi di euro (circa il 15% del PIL).

Se però scorporiamo previdenza e assistenza (pensioni di invalidità, assegni familiari, ecc.) – come ha fatto Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e consulente ministeriale – vediamo che nel 2019 (anno che ha preceduto la pandemia da COVID) la spesa per pensioni italiana è ammontata a 230,25 miliardi, il 12,88% del PIL: un valore in linea con la media europea ma distante da quello che viene effettivamente comunicato dalle nostre istituzioni a Bruxelles.

L’assistenza infatti sarebbe a carico del fisco generale (non del sistema contributivo), ma il problema è che abbiamo un’Evasione fiscale e contributiva di almeno 100 miliardi all’anno.

Lavoriamo poco?Passiamo al lavoro 1668 ore in un anno, contro le 1490 francesi, 1349 tedesche, 1640 spagnole. Media UE 1565 ore (dati OCSE 2021) – Semmai lavoriamo male…

la Produttività del lavoro (inteso come valore aggiunto per ore lavorate) è cresciuta in media del 4-5% all’anno negli anni ’50 e ’60; dagli anni ’70 a metà anni ’90 è cresciuta in media del 2% all’anno; dello 0,4-0,5% dal 1995 al 2021 (nello stesso periodo -1995-2021- in Unione Europea la produttività è cresciuta in media dell’1,3% all’anno).

1^ annotazione: da metà anni ’90 ad oggi col calo dei salari e della domanda interna aggregata cala pure la produttività

2^ annotazione: la capacità produttiva complessiva è più che raddoppiata negli ultimi 50 anni (pur col consistente rallentamento avvenuto negli anni 2000)—-> questo dato supera ampiamente l’andamento del rapporto tra lavoratori attivi e pensionati, che oggi è dell’1,42 (rimasto pressoché identico negli ultimi 30 anni).

Quindi è un errore madornale pensare che tecnica e capacità produttiva rimangano invariati negli anni (senza contare che il livello tecnologico e produttivo di oggi poggia sulle generazioni precedenti).

Disoccupazione totale all’8%, Disoccupazione giovanile al 23%, abbiamo 3 milioni di Neet, ovvero di giovani dai 15 ai 34 anni che non studiano e non lavorano (a “pesare” sulla popolazione attiva non c’è solo la dipendenza post-lavorativa dei pensionati, ma anche la dipendenza pre-lavorativa dei giovani che non lavorano).

Con questo tasso di disoccupazione giovanile chiedere di innalzare l’età pensionabile è come dire che un corpo – perché la società è un corpo unico, non un insieme di monadi – corre più veloce sulle braccia invece che sulle gambe.

Nota: nella prima metà del ‘900, con il progressivo innalzamento dell’obbligo scolastico, dalla parte più conservatrice della società c’erano polemiche simili a quelle di oggi per le pensioni, perché si ritardava l’ingresso al lavoro dei fanciulli e allora si diceva “chi manterrà questi giovani improduttivi?”

Immigrazione: gli Stranieri residenti in Italia sono poco più di 5 milioni (8,5% della popolazione totale). Nel 2022 in Italia (dati Eurostat) i richiedenti asilo sono stati 43.770, cioè pari allo 0.074% della popolazione complessiva (altroché sostituzione etnica!).

La spesa pubblica complessiva per l’immigrazione in Italia nel 2019 è stata di 25,25 miliardi; i cittadini immigrati hanno contribuito alle entrate dello Stato per 29,25 miliardi (di cui 15,4 di contributi previdenziali) – differenziale 4 miliardi.

Dati del Ministero dell’Economia e Finanze ci dicono che se l’immigrazione diminuisse di 1/3, nei prossimi 50 anni il debito pubblico, oggi al 144% del PIL, salirebbe fino al 200%. Se l’immigrazione aumentasse di 1/3, il debito pubblico scenderebbe sotto al 130% del PIL.

C’è bisogno di maggiore integrazione, perché i migranti non solo non sono un peso, ma anzi portano ricchezza, aumentano la natalità, sostengono le pensioni. Bandi Prefetture finalizzati al controllo piuttosto che all’integrazione (centri con grandi numeri, badge da timbrare). Percorso per ottenere il permesso di soggiorno è una corsa ad ostacoli. Anche l’abolizione della protezione speciale significherà meno lavoratori “in regola” per il sistema turistico…

Se poi vediamo anche altri indicatori…

Investimenti produttivi: in Italia nel 2020 ammontavano al 17,8% del PIL, contro una media OCSE del 22,8% del PIL.

Ricerca e sviluppo: l’Italia investe l’1,5% del PIL, contro il 2,5% della media europea e il 3,5% di paesi come Germania, Belgio, Svezia (e non dimentichiamo che 1 euro investito in ricerca e sviluppo ne porta almeno 5 in crescita del PIL).

.e ricomponiamo tutti questi tasselli in un quadro d’insieme, vedremo che oggi il problema in Italia non è il lavorare di più e più a lungo, ma sono:

  • scarsa innovazione,
  • bassa produttività,
  • lavoro precario e dequalificato,
  • scarsi investimenti,
  • redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto,
  • domanda aggregata (salari, pensioni, welfare) da rilanciare, non da comprimere.

Oggi rilanciare il welfare, redistribuire la ricchezza, rilanciare salari e pensioni è un prerequisito non solo per uno sviluppo più equo, ma anche più efficiente (non c’è bisogno di Marx e Keynes; ce lo dicono economisti “critici” come il nobel Paul Krugman, Thomas Piketty, Giovanni Mazzetti; sociologi come Luciano Gallino, Emilio Reyneri ecc.).

Perché rilanciare il welfare è un prerequisito per uno sviluppo più efficiente?

  1. Perché c’è un rapporto circolare, di reciprocità, un circolo virtuoso tra sistema produttivo e welfare, non un rapporto lineare; “se infatti è vero che per curare un malato si deve spendere del denaro, è anche vero che spendendo quel denaro si produce un reddito (per medici, infermieri, case farmaceutiche, indotto ecc.) che si aggiunge alla ricchezza prodotta, che poi consente di tornare a curare chi ne ha bisogno, appunto perché c’è più ricchezza di prima” (Giovanni Mazzetti)
  2. Perché la condizione di qualsiasi occupazione è la domanda aggregata che la genera e che spinge a migliorare le tecnologie produttive, a sviluppare un potenziale produttivo inespresso (Keynes diceva che “occorre distinguere la mancanza di soldi dalla reale mancanza di risorse”).
  3. Perché + Spesa sociale significa migliore allocazione delle risorse, efficientamento del sistema produttivo, sistema economico + forte
  4. Perché + istruzione, formazione e ricerca significano + competenze in circolo, + talenti che si sviluppano, +mobilità sociale
  5. Perché + Sanità pubblica e prevenzione significano popolazione in salute ma anche + efficiente
  6. Perché + Spesa sociale e + Welfare significano meno disuguaglianze (che sono disfunzionali al sistema economico); infatti + disuguaglianze significano + massa finanziaria in circolo e – risorse investite nell’economia reale, quindi meno crescita
  7. Perché + Welfare significa – povertà, – criminalità e quindi + fiducia per gli investimenti.

Per questo oggi si parla di “Social Investment State” e di “Active and Inclusive Welfare State”, ovvero del welfare non solo come volano della giustizia sociale ma anche come volano dello sviluppo economico.

Giovanni Mazzetti: «I conservatori – che si illudono di agire da “riformatori” – affrontano la crisi prendendo come fenomeno di riferimento il fatto che “non ci sono i soldi”. Secondo loro i soldi andrebbero recuperati con tagli e risparmi. Ma se per il singolo la disponibilità di denaro può aumentare attraverso una rinuncia a spendere (ma disporrà di meno beni e servizi), per l’insieme della società ciò è impossibile. I soldi, a livello aggregato, non possono derivare da un atto negativo. Al contrario, essi ci sono solo se i soggetti economici (individui, imprese e stato) li spendono, facendoli di volta in volta rientrare nel processo della circolazione monetaria e degli scambi. Infatti, per la società nel suo insieme la quantità di denaro disponibile, in un qualsiasi arco di tempo, è data da M (massa monetaria) moltiplicata per V (velocità con la quale viene spesa).

Se, per “trovare i soldi”, si tagliano i redditi dei lavoratori, dei pensionati e le spese pubbliche, si ottiene l’effetto opposto rispetto a quello sperato, cioè i soldi verranno inevitabilmente a mancare più di prima. Infatti, le spese complessive si contrarranno, la circolazione monetaria e degli scambi verrà ridimensionata, e il problema della disoccupazione diventerà irrisolvibile, perché la leva sulla quale si basa la creazione di lavoro sarà stata depotenziata. Né può bastare, come credono in molti, l’intervento della Banca Centrale, teso ad accrescere la liquidità, perché quel denaro viene usato prevalentemente per acquistare attività finanziarie, riversandosi poi sui mercati speculativi, invece di trasformarsi in domanda solvibile. Così come non si può far affidamento sulle esportazioni, cioè sulla spesa dei cittadini di altri paesi, perché le esportazioni incidono già per un terzo della produzione nazionale, e la crisi ha investito quasi tutti i paesi occidentali.
Pertanto, se la parola d’ordine dei conservatori è “Meno ai padri e più ai figli” (Nicola Rossi), ad essa si deve opporre una prospettiva alternativa, nella quale si spiega che il “Dare di più ai padri, fa avere anche di più ai figli”, con un gioco a somma positiva per entrambi».

La salute psicofisica dei giovani

Durante gli anni della pandemia abbiamo visto una crescita del disagio giovanile:

dispersione scolastica raddoppiata rispetto al 2019 (27% contro 13%)

aumentati del 30% i ricoveri in psichiatria di giovani e giovanissimi per atti di autolesionismo e tentati suicidi

le richieste di aiuto per disturbi alimentari sono aumentate di quasi 1/3

aumentato il consumo di alcool e fenomeni come il binge-drinking (le abbuffate alcoliche)

aumentato l’uso problematico dei social media e l’isolamento sociale (hikikomori). Abbiamo giovani sempre più connessi ma sempre più poveri di relazioni autentiche, sempre più soli.

Aumentati i fenomeni di bullismo e cyberbullismo nel 2022 rispetto al 2019 (indagine HBSC – Healt Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare – fascia 11-17 anni).

Oggi permane una sorta di long-covid psicosociale.

Alcuni indicatori che anche nel post-pandemia persiste un disagio accentuato tra i giovani:

300.000 domande per il bonus psicologo: oltre il 60% delle richieste proviene da giovani di età compresa fra i 19 e i 35 anni (il servizio pubblico stenta a dare risposte efficaci).

Indagine “Chiedimi come sto” promossa da Rete Studenti Medi, Unione degli Universitari, SPI CGIL e condotta nel 2022 dall’Istituto di Ricerca IRES Emilia-Romagna; 30.000 studenti superiori e universitari intervistati sui comportamenti tenuti durante (e dopo) la pandemia: il 60% guarda in prospettiva con criticità molto elevata alla propria salute mentale; il 73% ritiene che vi sia una visione sottostimata della propria generazione da parte degli adulti.

In questo quadro complesso è positivo che emergano strumenti innovativi e flessibili per trattare persone fragili, come:

  • il Budget di salute (istituito un gruppo di lavoro ad hoc in Regione);
  • la Coprogettazione e la Compartecipazione, concetti richiamati anche all’interno della nuova legge regionale sul Terzo Settore
  • approcci di Prossimità e improntati alla Comunità curante (cioè intervenire direttamente nei contesti di vita valorizzando le risorse di rete)

Però vi sono anche criticità insite in questi nuovi strumenti:

  • spesso questi sono usati come mezzi per abbassare i costi, piuttosto che per rispondere meglio alla domanda di aiuto, per mettere in campo interventi “calzati” sulla persona.
  • Spesso manca un approccio integrato tra tutti gli attori in campo, in primis tra quelli pubblici (Sert, CSM, Comuni) che faticano a dialogare tra loro, che faticano a trattare in maniera coordinata pazienti polidiagnosi, persone che necessitano di interventi sia sanitari che sociali.
  • C’è una pressione non indifferente sul personale impiegato: questi nuovi approcci “deistituzionalizzanti” richiedono una professionalità e una flessibilità che spesso rischiano di non essere riconosciute e supportate; i nostri operatori sono sempre più in sofferenza e a rischio burn-out, oltre che con stipendi bassi

Il rischio è che – al di là delle parole nuove e accattivanti – i modelli di riferimento siano sempre i soliti:

  • budgettizzazione” (es. lavoratore svantaggiato a cui viene tolta la borsa lavoro da 250 euro/mese perché non rientra più nel budget annuale del CSM; la persona si scompensa e finisce in SPDC per un mese, con retta a 600 euro/die)
  • appalti al massimo ribasso (nei servizi socio-sanitari il 90% dei costi è in personale; quindi appaltando un servizio solo col criterio del massimo ribasso o si dequalifica il servizio o si spreme il lavoratore)

Questo, come abbiamo visto sopra, non è solo iniquo ma anche antieconomico

Oggi serve un cambio di paradigma. Occorre avere una visione d’insieme a 360 gradi, uno sguardo olistico.

Avere questo sguardo secondo me oggi è indispensabile se vogliamo una politica di qualità e un governo efficace dei cambiamenti in atto.

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Iftar insieme: in piazza Ganganelli si festeggia con cibo multietnico la rottura del digiuno per il Ramadan

Mer, 12/04/2023 - 16:58
Venerdì 14 aprile dalle ore 20 a buffet piatti da Yemen, Marocco, Afghanistan, Mali, Pakistan, ma anche da San Vito e Santarcangelo con i migranti del progetto Sai e zdore volontarie

Santarcangelo – Dopo il tramonto è festa multietnica in piazza Ganganelli venerdì 14 aprile: è Iftar insieme, la condivisione della rottura del digiuno che i fedeli musulmani praticano durante il Ramadan, dall’alba al tramonto. E Venerdì, grazie ai migranti ospiti del progetto Sai Valmarecchia, chiunque potrà, in un momento di condivisione, conoscenza e incontro, assaggiare piatti dal buffet, formato da specialità di Yemen, Marocco, Afghanistan, Mali, Pakistan, ma anche da San Vito e Santarcangelo. Perché fianco a fianco dei migranti ai fornelli ci saranno anche zdoure e volontari.

L’iniziativa è resa possibile dall’impegno delle cooperative che gestiscono il progetto Sai (Sistema Accoglienza Integrazione) dell’Unione dei Comuni della Valmarecchia, ovvero la Cento Fiori e Il Millepiedi, insieme all’associazione Valmarecchia Comunità Solidale. Il tutto con il patrocinio del Comune di Santarcangelo. Per i fedeli ci sarà uno spazio per la preghiera del Maghreb (la preghiera del tramonto), dopo la quale comincerà la condivisione insieme alla cittadinanza.

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