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Approvato alla Camera il disegno di legge sull’impresa sociale, Zavoli e Gambini scrivono al mondo del Volontariato.

Approvato alla Camera dei Deputati il disegno di legge delega sull’impresa sociale, anche grazie ai voti dell’Ulivo, ma i parlamentari Sergio Zavoli e Sergio Gambini credono che ugualmente alcuni nodi siano rimasti irrisolti. E’ una vera e propria consultazione con il terzo settore, avviata per via epistolare, quella del senatore e del deputato di Rimini, in vista della seconda lettura al Senato del provvedimento, “poiché siamo consapevoli che la presenza dell’impresa sociale nel nostro territorio è particolarmente diffusa”. L’obbiettivo dei due è verificare insieme alla galassia del volontariato, composta da associazioni, cooperative sociali, fondazioni e molte altre forme associative, quali proposte migliorative sia necessario presentare nell’aula di palazzo Madama.

“Ai lavori sulla nuova disciplina ha partecipato attivamente l’Ulivo – spiegano Zavoli e Gambini - non solo votando a favore, ma anche riversando negli emendamenti avanzati gli impegni sottoscritti con il mondo del volontariato in questi ultimi anni: il “Patto per la solidarietà” sottoscritto da Prodi con il Forum del terzo settore a Padova, nel 1998, seguito l’anno dopo dal Protocollo d’intesa del governo D’Alema”. I due riprendono alcune tesi emerse negli incontri: “la necessità di definire una politica di sostegno alla crescita del terzo settore; creare forti investimenti in termini di politiche sociali attive, di formazione, di accesso agevolato al credito, ai flussi di finanza ordinaria e ai fondi comunitari; la necessità di estendere anche alle imprese sociali agevolazioni e incentivi già previsti per le piccole e medie imprese; definire benefici fiscali mirati; la necessità di un sistema di intervento capace di affrontare i problemi di capitalizzazione del terzo settore per agevolare, e non ostacolare, l'auto - organizzazione dei cittadini e la creazione d'impresa sociale; la promozione di meccanismi di accreditamento e di controllo di qualità, assecondando selettivamente le caratteristiche specifiche del terzo settore”.

Il testo approvato alla Camera riprende alcune di queste tesi, proseguono i due parlamentari, “crediamo che nella proposta di legge non sia stato sottolineato che i risultati e le utilità connesse all'esercizio dell'impresa sociale non possono in nessun caso, e in nessuna misura, rivolgersi ai soci o agli amministratori. Siamo convinti che occorra evitare che si alteri il mercato della concorrenza e che si generino vantaggi competitivi impropri o posizioni dominanti non giustificate o prive di adeguati e corretti riferimenti alle norme di legge. Non viene invece specificato, come è stato chiesto, che le imprese sociali soggiacciono all'obbligo di applicazione dei contratti collettivi di lavoro. Infine, riteniamo utile definire in termini univoci il regime di affidamento tra imprese sociali e pubbliche amministrazioni, dal momento che i rapporti tra queste due entità possono essere sia di carattere convenzionale sia realizzati attraverso gare o bandi. Al Senato si presenterà l’opportunità per sciogliere questi nodi - concludono i due parlamentari riminesi - e vorremmo valutare con voi come avanzare le proposte”.

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