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Rimini, corsa a tre. Ma è polemica sul ticket Gnassi - Arlotti

Uno spettro agita le primarie di Rimini: si chiama Ticket, il binomio Andrea Gnassi & Tiziano Arlotti, ovvero due dei 3 candidati rimasti alle selezioni di coalizione per sindaco di Rimini. Un ectoplasma di accordi per dopare il confronto evocato dal terzo candidato, Ferdinando Fabbri, sul suo sito (www.nandofabbri.it): "Perché si vorrebbe tagliar fuori Fabbri in barba a qualsiasi valutazione di merito e di capacità di portare a casa dei voti? Si prova a giocare la partita con il risultato già definito a tavolino. Non si vuole rischiare il giudizio della città». Giudizio che sarebbe già delineato nei risultati di un sondaggio Swg del Pd, con lui - dicono - primo su Gnassi. O anche viceversa, ma irrimediabilmente celato nella Federazione di Rimini.

I programmi - o anche solo le parole d'ordine - hanno appena fatto capolino e già vengono sollevate questioni sulla forma. Che può diventare sostanza: la difficoltà di raccogliere le firme - da statuto - necessarie alla candidatura: il 20% degli iscritti, ovvero 368 su 1839, o il 35% dell'assemblea comunale, 54 su 153. Una discussa scelta interna, anziché tra gli elettori, come a Bologna. Un lavoraccio. Impegnativo per un partito strutturato, figuriamoci per un candidato che dovrebbe farlo da solo. E infatti polemicamente Fabio Pazzaglia ha rinunciato ieri.

Restano in tre a fronteggiarsi, quindi. Il "maturo" amministratore Pd, ovvero Ferdinando Fabbri, ex presidente della Provincia, ex consigliere regionale, ex sindaco di Bellaria ad appena 21 anni. Una vita di amministratore iniziata presto e con ancora battaglie da ingaggiare. Compresa il suo non essere riminese di nascita. Poi scende Tiziano Arlotti, ex segretario provinciale e regionale della Cisl, in Comune a Rimini si dimette da assessore e, quasi come Cincinnato, torna in fabbrica, dove è leader dei lavoratori frontalieri a San Marino. Ora è consigliere comunale. Insomma, uno che se ne intende di amministrazione ma anche di partiti, macchine organizzative, elezioni, scrittore ma anche conduttore tv di "In zir per la Rumagna" su usi e costumi romagnoli. Ha sciolto infine la riserva Andrea Gnassi, «una botta d'aria fresca» come si definisce lui. Con Fabbri ha diviso i banchi del Consiglio regionale, sotto di lui è diventato assessore al Turismo inventandosi nei due anni in carica La notte rosa. Poi come segretario ha creato il Pd in provincia e sono andati in Parlamento Elisa Marchioni, in Provincia Stefano Vitali, in Regione Maurizio Melucci assessore e Roberto Piva consigliere.

Insomma, tre candidati eterogenei a rincorrere regole impegnative. Ma se a queste difficoltà si aggiungono anche accordi... Ha un bel dire il segretario provinciale Lino Gobbi, che da Andrea Gnassi ha ereditato ruolo e partito: «Garantiamo ai candidati parità di condizioni. Stiano tranquilli, non ci sono preferiti». «Vediamo. Se il partito è aperto non ci sono problemi. - risponde Ferdinando Fabbri - Ma se il partito è chiuso e passa la linea del ticket sarà dura».

Pubblicato su L'Unità Emilia Romnagna

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