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La casa di Kikko (il mio blog)

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Il blog di Enrico Rotelli: la mia Rimini, appunti, viaggi, racconti, articoli, libri e qualche foto…
Aggiornato: 4 giorni 18 ore fa

Nostalgia canaglia (e rompicoglioni, alla lunga)

Dom, 11/02/2029 - 12:29

Un giorno la nebbia era tanta che non si vedeva da qui a là, cioè una decina di metri, forse anche meno. Ero imbarcato su un peschereccio vecchio, con la prua a picco che sembrava un bragozzo e la poppa allungata che sembrava la coda ritta di un tacchino, con un comandante che definire alcoolista era un eufemismo: una cassa di vino bianco gli durava un giorno in mare. Stavamo tornando in porto e per un po' abbiamo viaggiato a radar, ma vicino all'imboccatura non bastava più: toccava seguire il nautofono e guardare. Il radar, all’epoca, non era molto preciso sulle corte distanze e il GPS era sconosciuto su quel legno.

Io ero a prua e il capitano aveva ficcato la testa nella finestrella per sentire meglio le mie indicazioni, ripetendo ansiosamente «Vedi niente?» Cercavo gli scogli intorno al faro rosso all'imboccatura. Niente: il suono del nautofono era sempre più forte, ma di scogli nessun contorno. Mi ero quasi convinto di averli superati quando mi sorpresi a gridare «dai indietro, dai indietro...» a quel vecchio ubriacone. Mi spaventai parecchio. Però imboccammo il porto, seguendo il profilo della palata e l'ombra del Rockisland.

Tolta questa esperienza, datata 30 anni fa, con le attrezzature che ci sono ora su qualunque barca, il nautofono non ha senso. E’ un vezzo retrò per pochi nostalgici, che magari vivono lontano dal suono e non fanno a tempo ad esasperarsi al cupo brontolio intermittente, ormai superato dal tempo. E che, forse, come talvolta accade, del mare conoscono giusto «la roiga blu» orizzontale e quella verticale dei tanga.

(Foto del Corriere Romagna tratta dall'articolo https://www.corriereromagna.it/news-rimini-33396-suoni-solidi-fatti-nebb...)

Argomenti: BloggingSpazi: Rockisland

L’improbabile cancellino digitale di Fb sul nome di villa Mussolini

Gio, 23/07/2020 - 11:52

La mia cara collega Vera Bessone – god bless you, darling - mi ha invitato ad aderire al gruppo “Per cambiare il nome a villa Mussolini a Riccione”. Apprezzo il gesto, ma non aderirò. Non vorrei scomodare l’immagine di Winston Smith, il cui ruolo nella fantastica e visionaria mente di George Orwell riscriveva la storia cancellando i nomi dei personaggi invisi al Potere del momento. Ma sono costretto a farlo. Solo che il ruolo del Potere di turno viene in questi tempi di social network preso dal coro isterico che serpeggia da una posizione revisionista all’altra, a destra come a sinistra. Con lo sterile tentativo di modificare il presente o il futuro semplicemente con un colpo di spugna reale o digitale: un trattino sul nome, un libro da togliere a scuola, una statua divelta o imbrattata, una gogna mediatica che dura lo spazio di un giorno, se va bene un po’ di più.

Di volta in volta ho partecipato anche io al coro mediatico – sì, anche io nel mio piccolo appartengo alle pecore belanti di Animal farm, così anche io nel mio piccolo rientro nelle legioni di imbecilli battezzate magistralmente da Eco – ma per la miseria, sento il bisogno di disintossicarmi dalla furia iconoclasta di questi mesi, anzi anni. E di discernere un pochettino dalle lotte che vale la pena fare, quelle che mi paiono sbagliate e quelle che mi paiono catalizzatrici di imbecilli. Quest’ultima categoria l’ho inserita in onore di Eco, NON perché l’accomuno al cambio di nome a Villa Mussolini.

Riccione non ha poi tante vestigia e personaggi storici da vantare: un passato di borgo di pescatori, qualche focolare e un ponte romano lungo la Flaminia, delle sorgenti in riva al mare a sud – le Fontanelle - una benefattrice americana con il vezzo anglosassone di prendersi cura del popolino che la circondava, costruendo gli omonimi ospedale e scuola e finanziando il porto. E’ con Benito Mussolini che Riccione diventa qualcosa di più di un anonimo borgo di pescatori dove passare le vacanze nel villino di famiglia al mare. Non ricordo se firmò lui l’elevamento al rango di Comune nel 1922 – maledetta memoria - ma il Mascellone sicuramente le fece fare temporaneamente il salto di qualità da paesotto da vacanza a centro cultural-mondano-politico estivo, installandoci la famiglia e facendo ogni tanto la sua comparsata, ovviamente funzionale alla mitizzazione del suo Potere.

Io ricordo un po’ Villa Mussolini nelle sue versioni. Se non ricordo male era un ristorante di massa, mi pare si chiamasse Merendero ma forse mi sbaglio, poi chiuso presumo per la senescenza dell’edificio. Il comune lo restaurò sotto la giunta Imola, per farne un luogo di cultura sicuramente adatto ai vacanzieri vista la posizione. Ma anche restaurato resta un pallido edificio se lo compariamo alla bellezza liberty di Villa Lodi Fe o dei tanti villini dell’epoca che si estendono prima o soprattutto a sud di viale Ceccarini. Ma è uno spazio pubblico che rappresenta comunque qualcosa per la città. Innanzitutto una stagione che ha avuto una grossa importanza, a cominciare dal traino per il suo sviluppo turistico nella seconda parte del Novecento. Sarebbe stata cantata Riccione da Dino Sarti, avrebbe attirato i capitali di Aquafan negli anni ‘80 e di tutto ciò che è seguito sulla collina, ci sarebbero state le discoteche e i treni speciali del Cocco, sarebbe stata il set per anni delle tv private per le loro trasmissioni dedicate alle fasce giovanili?

Intendiamoci: non ascrivo questo ragionamento alla litania del “Mussolini ha fatto anche cose buone”. Un cazzo. Mussolini plasmava alcune città funzionalmente alle sue esigenze di propaganda e quindi di potere: Predappio la città dell’Uomo Nuovo, Riccione la città della vacanza della famiglia italiana, Littoria, Sabaudia le città delle bonifiche, e via e via. Però i discendenti dei pescatori, i commercianti dell’ombra e della camera e del tavolo apparecchiato e i musichieri e intrattenitori vari hanno saputo approfittare della rendita di posizione che il Mascellone ha lasciato in eredità una volta passata la ben più pesante eredità della carneficina mondiale.

E’ comunque un’eredità ingombrante, certo. Qualcuno la utilizza per perpetuare il ricordo del Bombetta, è vero, pateticamente a ricordare tempi passati che non torneranno più, e rigorosamente sempre dimentichi che i primi a far fuori il Mascellone furono i suoi stessi seguaci il 25 luglio del 1943. Ma se li guardiamo bene, sono buoni solo per comprare il tanga alla moglie con su scritto “Boia chi molla”. I fascismi del nuovo millennio hanno trovato nuove forme di espressione, eludendo le categorie novecentesche e facendo – guardiamo negli Stati Uniti o in Brasile oggi, e prima del Covid – 19 nelle Filippine, giusto per fare qualche esempio – nuove stragi con nuove parole d’ordine. E davvero noi crediamo che aderendo a un gruppo Facebook possiamo cambiare queste cose? A suon di post tireremmo una riga su un quarto di Novecento riccionese, cancellandolo come faceva Winston Smith? Spegneremmo d’un botto il silenzioso grido dei morti della campagna d’Africa, di Spagna, dell’Armir, dei fuochi delle incursioni notturne, di Fragheto e Marzabotto? Crediamo davvero che la nostra esistenza digitale sia così reale da farci dimenticare che la vita è fatta di corpi, e che il destino dei corpi è dettato dalla mente oltre che dal fato?

No, come Winston Smith non credo alla menzogna o all’ignoranza. Non credo alla furia iconoclasta del momento e alla rimozione. Un ricordo rimosso non è una vittoria, è una lezione perduta. Credo più nella lezione di Giorgio Frassineti, ex sindaco di Predappio, che alle orde di nostalgici che affollano la sua città, da amministratore tentò di schiuderla alle folle molto più grandi dei curiosi di tutto il Novecento. Trasformando la casa natia del Mascellone a Dovia, la frazione poi inglobata nella nuova Predappio mussoliniana, in un museo del Novecento, di prima durante e dopo il Ventennio. «Siamo legati indissolubilmente al nome di Mussolini, negarlo non si può», mi disse mentre spiegava come stava tentando di superare lo stallo culturale delle invasioni nostalgiche che tre volte all’anno colorano di nero Predappio. Lo fece apparentemente con poco: a chi entrava in quella casa dai natali funesti, Frassineti faceva balenare la bandiera rossa e nera del fabbro socialista internazionalista, papà Alessandro Mussolini.

Argomenti: BloggingLuoghi: Riccione

Sono un cinico cinquantaseienne che non può essere triste

Gio, 09/07/2020 - 11:06

Tra poco prenderò le mie solite medicine, che da quasi 11 anni mi accompagnano, salvo quando me ne dimentico. E da quasi undici anni sorrido quando sento talebanamente parlare di cure alternative. Pigliate pure quel che vi pare, le mie medicine mi hanno portato fin qui, Marco Paola e Andrea e company mi hanno portato fin qui e oggi più che mai me ne rallegro.

Sono un sopravvissuto e questi mesi di epidemia me lo hanno ricordato nel più brutale dei modi, portandosi via due altri pezzi della mia famiglia: la mia prima tata, ovvero la sorella di mio padre, Rita, e l’unico figlio del fratello di mio padre, Davide. Lo aspettavo quando stavo per compiere dieci anni. Doveva nascere il mio stesso giorno, stette un giorno in più nella pancia. Negli anni della nostra età adulta mi chiamava per farmi gli auguri di compleanno, e giocando sulle nostre date domani lo avrei richiamato per fargli i miei. Purtroppo il gioco è finito.

A Natale 2011, con mio padre si scontava con poche parole quell’annus orribilis, che gli portò via un figlio e la mia Stefania. Mi disse “tutto questo ci rafforza le spalle”. Non trovandolo consolante, gli chiesi “per che cosa”? Il 2020 mi ha dato la risposta. E se quanto scritto fin qui vi sembra triste, sappiate che no, non lo è. Non sono triste, come potrei esserlo? Sono un sopravvissuto, un po’ per fortuna e un po’ perché ho fatto in modo di essere fortunato, quando è stato il momento di agire seguendo l’istinto di sopravvivenza e il buonsenso.

Mi sono scrollato di dosso le paure che la malattia mi ha portato in dote, sciogliendomi dall’immobilismo nel quale mi ero costretto. Sono tornato a chiedermi cosa farò per i prossimi 10 o 15 anni, dopo anni in cui non vedevo simili orizzonti. Ho ritrovato interessi sepolti nei ricordi che hanno altri ritmi e altre discipline. Quando posso faccio le mie piccole imprese scritte con caratteri di sabbia sul bagnasciuga. Sono tornato ad amare e a scoprire che, beh, insomma, gli occhi dell’amore sono ciechi ma non sono esattamente come quelli di Omero: qualche storia può venire proprio male.

Così, con un bel po’ di cinismo in più di cui vado fiero, un carattere ancora più inspessito di quanto sia normalmente sopportabile (del quale non mi glorio) sono arrivato a 56 anni, al momento di scrivere queste righe. Nonostante tutto quanto premesso. E in queste ore vivo tutto il gusto, tutte le idiosincrasie, tutte le domande, tutti i tormenti e tutti gli struggimenti dei miei anni più verdi. Ben sapendo che quelli non sono più, è vero, ma è anche vero che sono altri anni. Anni in più. Il che non è un dettaglio, per un sopravvissuto :-)

Argomenti: Blogging

Il Barone rampante: la mia vita trasecola e mi parla.

Ven, 26/06/2020 - 12:15

Come un fiume carsico - sempre quello - riaffiora il giochino dei dieci libri. Ahimè vorrebbero solo la copertina, senza commenti: titolo e autore sna. Questa volta mi tira per la giacchetta la roscia per eccellenza, Federica. Vabbé, sono un debole e subisco il suo fascino fiammeggiante...

Apparteche ricordo solo un libro acquistato anche grazie alla copertina, "Un materasso nuovo. Racconti di uomini alle prese con amore, impegno e matrimonio", che mostra una delle coppie in muto dialogo amoroso di Lorenzo Mattotti. Ma poi: perché non dovrei svelare i vincoli di un libro?

Ad esempio, prendiamo oggi il primo della lista di dieci, quello che mi accompagnerà nella cremazione e quindi nell'eterno girovagare a mollo nel Mediterraneo (come mi piacerebbe ma è chiaro che non so come andrà a finire...). Perché amo e riamo Cosimo Piovasco di Rondò e la narrazione della sua vita che ne fa il fratello, da quel 15 giugno 1767 in cui salì sugli alberi alla sua scomparsa in volo, senza mai rimettere i piedi sulla terra?

Diamine, perché nelle sue pagine affioro io, affiora il pensiero a mio fratello, perché vi ho scorto un po' il mio tentare di vivere in modo diverso, senza in fondo esserlo troppo, l'amore, le passioni civili, i legami familiari. E perché ogni volta che lo rileggo, nei dieci o venti ieri e l'altro ieri, vi trovo nuove parole che mi descrivono o che mi esortano, o che mi svelano a me stesso, io, sempre io, più o meno bianco e ribaltato come il Calvino che si riflette nella sfera.

Perché in Viola ritrovo le poche brucianti passioni della mia vita, che hanno messo a nudo il meglio e il peggio di me nelle fasi che hanno attraversato. Divoranti, estenuanti, gioiose, dolorose, e celate come in un nido sull'albero, visibili a tratti tra le fronde, in balia della fragilità e degli elementi e, in definitiva di noi, di come riusciamo a costruire quel giaciglio tra le foglie. Non sono un bravo pennuto, è evidente, ma cerco di fare tesoro, questo sì.

Ecco perché Il Barone rampante, in definitiva: perché ogni volta che lo leggo la mia vita trasecola e mi parla, sciogliendo un po' il viluppo di emozioni che ha creato nel petto per farle affiorare là dove la mia mente incontra i caratteri di stampa.

http://lacasadikikko.enricorotelli.it/libri_autori/dieci_libri_vita_solito_giochino_fb_metto_qui_cosi_evito_riscrivere_tutto_ogni_volta

Argomenti: BloggingAutori: Italo Calvino

Scomparsa Rita Rotelli, assistente di numerosi assessori riminesi, stroncata dalla polmonite.

Dom, 29/03/2020 - 11:28
Lascia il marito 84enne Cesare Augusto Bagli, con il quale ha superato i 54 anni di matrimonio, due figlie e 4 nipoti. Instancabili viaggiatori, con il marito si manteneva giovane e indipendente coltivando il turismo e l’uso della tecnologia.

Rimini - E’ morta all’ospedale Infermi Rita Rotelli in Bagli, già agente della polizia municipale di Rimini ma molto conosciuta in città perché è stata segretaria particolare di molti pubblici amministratori. Lo annuncia ad esequie e tumulazione avvenuta la famiglia. Le sopravvive il marito Cesare Augusto, le due figlie, Laura, che ha seguito le sue orme nel corpo di polizia locale, ed Elisa, e quattro nipoti: Linda (Didina), Giovanni, Francesco ed Emanuele.

Persona solare, apprezzata per il suo lavoro, dove ha sempre saputo distinguersi per la passione e la responsabilità con la quale ha svolto i suoi delicati incarichi di assistente alle figure politiche che si sono avvicendate dalla metà degli anni 80. E che le hanno confermato la fiducia fin nel nuovo millennio, poco prima di andare in pensione. E’ stata segretaria di assessori nelle giunte Conti, Moretti, Chicchi e Ravaioli, distinguendosi per le doti di affabilità e affidabilità che travalicavano l’orientamento politico.

«Sentiva intimamente l’importanza di partecipare alle istituzioni – dicono dalla famiglia – non a caso per il suo ottantesimo compleanno, lo scorso anno, chiese di poter essere ricevuta dal sindaco di Giulianova, per riabbracciare idealmente attraverso la massima istituzione cittadina la città natale». L’accolse il commissario prefettizio, perché nel frattempo il sindaco era decaduto, ma per lei fu comunque una soddisfazione. Anche in quell’occasione era al suo fianco Cesare Augusto Bagli, il marito con il quale poco prima aveva festeggiato i 53 anni di matrimonio. E con il quale condivideva numerosi viaggi, entrambi mantenendosi giovani e attivi con le comuni passioni per il turismo, in grande autonomia.

Riminese d’adozione fin dalla tenera età, la sua famiglia si è trasferita negli anni ’50 al seguito del padre, Filiberto, conosciuto insegnante tecnico in diversi Istituti superiori cittadini. Vissero dapprima in via Clodia, poi a san Giuliano Mare, nell’appena sorta Ina casa di via Gulli, insieme alla madre Giulia e ai due fratelli Luigi e Francesco. In quella casa dove, dopo la morte dei genitori, ha vissuto con il marito fino al giorno prima del suo ottantunesimo compleanno, l’11 marzo, quando il virus coVid-19 ha fatto irruzione nella loro vita familiare.

Rita Rotelli aveva problemi di asma. Entrambi avevano preso le loro precauzioni fin dall’irrompere delle prime notizie sull’epidemia, ma l’11 marzo Augusto ha dovuto accompagnarla all’ospedale, per un aggravarsi di una febbre della quale soffriva negli ultimi giorni. L’ha attesa invano per tutto il pomeriggio e parte della sera stazionando in auto: un uomo di 84 anni, solo, in un parcheggio, senza notizie. Rita ha passato la notte al pronto soccorso, poi il giorno dopo è stata ricoverata, fino al 13 marzo, quando l’hanno rimandata a casa, con l’obbligo di isolarsi in camera, mentre il marito l’accudiva a distanza, anch’egli in quarantena come tutto il resto della famiglia, da sempre molto unita. Il giorno dopo, il 14 marzo, le difficoltà respiratorie si sono aggravate ed è scattato il secondo ricovero, quello definitivo.

Per un po’ di giorni Rita è riuscita a tenere i contatti, dapprima con tutti attraverso Whatsapp. «Era una donna che voleva tenersi al passo con i tempi – dice il nipote, Enrico – sempre avida di informazioni sulle app del cellulare, coinvolgendo i nipotini e i generi. A me rimproverava di aver sospeso le lezioni di computer. L’ho lasciata con la promessa di riprenderle passata questa tragedia e con un saluto da oltre il cancello il 7 marzo, sul quale avevo poggiato una mimosa».

Fino al 16 marzo ha risposto ai messaggi, poi sono scomparse le spunte blu. Sempre più debole si teneva in contatto con il marito, assistita da una figura forse infermieristica, e con le figlie, che bloccate dalla quarantena, potevano solo ricevere la voce sempre più flebile della madre e rincuorare a distanza il padre. Un calvario emotivo dominato dall’impotenza. I sanitari le tenevano al corrente del decorso: era debolissima e non si capacitavano come potesse resistere tanto. La mattina del 26 marzo alle 3,30 circa l’epilogo. Il suo Augusto, anch’egli ricoverato per una polmonite ma negativo al Covid – 19, era nel reparto vicino, ignaro della morte della compagna della sua vita fino a sabato scorso, quando l’hanno dimesso. Solo allora la famiglia ha annunciato, prima a lui, che Rita Rotelli non avrebbe più regalato la sua forza e il suo entusiasmo a quanti la conoscevano.

Argomenti: Blogging

Prima gli Italiani! Poi risolvono i bangladesi.

Sab, 20/07/2019 - 15:21

Il mio nuovo cell (cinese), preso dopo che lo schermo del vecchio si è crepato come lo specchio della matrigna di Biancaneve, ci ha la home che non mostra le app di sistema. Per cui, al fatto di parlare a una sottiletta di mezzo metro quadro, dovevo pure aggiungere le grida «Ok google, voglio fare una foto» ogni volta che mi serviva la fotocamera. Mi vedevo già, sulla pista del Marecchia, mentre il merlo di turno mi additava alla merla come un pirla che perdeva un’ora per prendere la foto del falco pescatore già passato.

Pistola che ti pistola, le app non comparivano. Vado dal tennico ma, Prima gli italiani!, in ossequio al motto imperante. Entro dal tennico che invece è una tennica alla quale chiedo una «consulenza sul software». «Che cos’è una consulenza?» mi fa. Una consulenza: come la chiama lei quando uno le chiede qualcosa sul funzionamento del cellulare? Vabbé, scusi, lasciamo perdere. Non trovo più le icone delle app del sistema. Se devo usare un’app, mi tocca chiedere all’assistente di google. Guardi: «Ok google: voglio fare una foto». E compare il programma apposito. «Funziona», mi dice. Sì, ma io vorrei che funzionasse senza dover gridare ogni volta «Ok Google». Dov’è l’icona per farla funzionare senza gridare?

La tennica prende il cell con dita affusolatissime e ben curate, pistoletta un po’, poi mi guarda e dice: «dove sono le impostazioni»? He, sono qui da lei per questo: non trovo le icone per accedervi dallo schermo. Per arrivare alle impostazioni deve passare da qui. E le apro IO le impostazioni. Alla tennica. Questa spippola un altro po’, ha delle dita bellissime, poi si stufa e mi dice: «guardi, dovrebbe lasciarmelo qui, lo faccio vedere, ma potrebbe costarle 70 euro. Oppure va all’altro nostro negozio di via [omissis]». Grazie, provo a chiedere ancora a Ok Google un altro po’.

E mi avvio a cercare un altro tennico. Finisco in via Gambalunga, in un negozio mai visitato. Dentro, in un tripudio di ammennicoli hi tech e cover c’è un signore bangladese seduto dietro al banco, spazzato dal vento di un ventilatore. Sperando di non aver problemi con la lingua gli spiego il mio problema: dove sono finite le icone delle app? L’ometto - sarà alto quanto me, ma la metà di diametro - spippola un po’ con le sue dita sicuramente più brutte della tennica, poi alza gli occhi e mi dice: «ha solo la home di Google. Basta scaricare un’altra app della home». Cosa mi costa? «Niente» Le lascio qualcosa per il caffé. Ma lui già non mi guarda più, è entrata la moglie con il bambino di pochi giorni, che lui tiene in mano ad altezza mento. «Faccia un’offerta per la moschea», mi dice. Ho fatto l’offerta per la moschea.

Argomenti: Blogging

Come gettare il cuore oltre il pedale. Elettrico.

Dom, 14/07/2019 - 14:48

E’ poco più di un mese che ho trasformato la mia bicicletta da città in una ebike. Ho comprato un kit di trasformazione Bafang, uno di quelli che sfili i pedali e la meccanica del mozzo e al loro posto metti un motore elettrico (mid drive). Il motore l’ho comprato su Alibaba, direttamente in Cina. Ho speso meno che su Amazon, 351 euro, tasse di importazione e spedizione inclusi. La batteria l’ho comprata in Italia, senza nemmeno cercare alternative, temendo che il trasporto di un materiale esplodente – quale è la batteria - mi costasse una follia. Me la sono cavata con 320 euro, compreso il guscio, per una 14,5 Ampere, ovvero un centinaio di chilometri di autonomia, se non si esagera con il livello di assistenza alla pedalata.

Ho scelto il kit non perché avessi una bicicletta di valore. Anzi, ho scoperto di avere un vero catorcio, in questo mese e mezzo. Semplicemente non potevo permettermi come spazio un’altra bicicletta. Come costi, infatti, per rendere efficiente la bicicletta che avevo (si consumano di più la catena, i pignoni, i copertoni, si è spaccato prima il mozzo.... avoglia te….) alla fine ho speso come una ebike da città a livello base, sempre mid drive (con il motore alla ruota i costi sono ancora più bassi). Ho scelto il kit mid drive perché mi intrigava, e continua a intrigarmi, l’idea di dare una nuova vita alla bicicletta “tradizionale”. Sfili il meccanismo dei pedali, inserisci il motore, fissi con due viti la batteria al posto del portaborraccia e accendi. Vuoi cambiare bicicletta? Sfili il motore e rimetti i pedali. In due ore ti cambia bici e vita.

In un mese e mezzo ho fatto quasi mille chilometri. Alla fine dell’anno, se continuo con questi ritmi, farò il doppio dei chilometri che facevo in auto. E, quando vado al lavoro, ho tagliato della metà il sudore. Lavoro in due uffici e in entrambi dovevo avere un cambio di intimo, di camicie e un asciugamano. Sembra una patacata, ma i chilometri di tragitto casa – lavoro mi sono costati in sudore diversi raffreddori e varie influenze negli inverni scorsi. Per non parlare del tempo. In auto ci perdevo mezz’ora a viaggio, in bici 15 minuti, in ebike arrivo a 10, con meno fatica e la stessa sicurezza. Questo per gli otto chilometri del lavoro. Poi ci sono gli altri 12, per arrivare alla media…

Fare meno fatica in bicicletta non ha coinciso con l’impigrirsi. Al contrario, è scattato un curioso meccanismo mentale che mi porta a non sopravvalutare le distanze. Lo percepisco: lo spazio si è ristretto, i luoghi sono più vicini. Ne raggiungi uno e già ti poni l’obbiettivo di aggiungere qualche altra manciata di chilometri, se non questa volta magari alla prossima. Arrivi a Ponte Verucchio giovedì, domenica vuoi raggiungere Saiano. Lo raggiungi, ti sporgi dalla genga che domina il Marecchia e pensi: la prossima volta arrivo lì, a Pietracuta. E invece arrivi più in là. E non aumento il livello di assistenza del motore. Anzi, quando posso lo diminuisco. Sferragliando, percorro la ciclabile con la mia bici da città. Alla quale ho dovuto regalare una ruota più robusta, dei freni migliori, un copertone nuovo. Ma sono lì, a godermi i merli o le upupe che scappano via dalla pista, a evitare le lucertoline spaventate, a rimirare il volo di un falco che forse ho disturbato forse cerca una preda.

Certo, i puristi storcono il naso: “con l’ebike...”. Vabbé, che dicano pure: son tutti fenomeni quando si parla delle fatiche degli altri. Intanto io, con due infarti, ora esco quasi tutti i giorni e non sono per niente spaventato, né dalle distanze né dal caldo né dalla solitudine. Ogni settimana faccio uscite da 40 a 60 km, intervallate da giri più piccoli. Con la bicicletta da trekking dopo ogni uscita da 40 o 60 dovevo stare fermo un giorno. Faccio più chilometri, meno fatica, dimagrisco forse meno ma faccio la stessa strada di tanti mountainbikers con il mio catorcino. E mi conquisto scorci che il mio cuoricino pensava di non poter guadagnare. Butta via...

Argomenti: Blogging

Giulia (Sarti) vs Julia: due eroine e un confronto. Impietoso.

Mer, 27/02/2019 - 21:51

La cosa che mi indispettisce nella vicenda di Giulia Sarti è che è riuscita ad incarnare l’omonima eroina di 1984, però sminuendola. La sola idea che Sarti sia riuscita ad evocare Julia, uno dei più bei personaggi di George Orwell mi fa inorridire. Perché per chi ama la letteratura i personaggi sono reali. Anzi, più che reali, sono in qualche modo sacri. Per questo siamo così cauti e diffidenti quando qualcuno cerca di renderli tangibili. E Giulia Sarti, in parte e sopratutto in peggio, c’è riuscita.

La piccola Julia… Per tutti l’energica attivista del IngSoc. La ragazza asessuata che mostra le insegne e diffonde i materiali dell’anti sex league. La giovinetta che dietro il paravento pubblico della politica è capace di scuotere l’apatia di Winston, di incamminalo docilmente nei dolci sentieri dell’amore, di trascinarlo nei drammatici anfratti della clandestinità, di finire con lui nell’abisso. Tradendosi, infine: l’uno e l’altra. Ma sotto le torture.

Se ci pensiamo anche l’altra Giulia, quella con la G, ha molte affinità con l’eroina orwelliana. Attivista politica volitiva e veemente. La ricordo un pomeriggio assolato staccarsi dal banchetto dei cinque stelle dall’angolo di via Cairoli per aggregarsi a Bersani, tempestandolo lungo il corso d’Augusto di argomentazioni. Che lui placidamente ignorò, semplicemente. Un peperino che le valse la Camera dei deputati, traguardo mica da poco in un partito di urlatori. Ma sulla distanza, come quasi tutti gli urlatori riminesi, le è mancato lo spessore. Forse perché, al contrario di Julia, è umana, troppo umana. E già questa è la prima causa della sua disgraziata caduta: cercando di incarnare l’attivista politica che flagella gli avversari, è salita su un podio sovraumano che, lo stiamo vedendo, tanto stabile e marmoreo non è.

Che il suo orizzonte fosse tremolante come quelli sull’asfalto in un giorno assolato era chiaro: non prendi il mestiere delle armi se non le sai maneggiare. E le armi della politica sono anche le foto compromettenti, che le trafugarono dalla casella postale. Il secondo passo falso è stato il trucco dei soldi quasi versati. Julia, almeno, è stata catturata dal sistema, dalla Thought Police, è una donna che vive l’amore come libertà e rivoluzione e per questo ingenuamente cade sul campo.

Giulia no, entra nel sistema e ingenuamente se ne fa buttare fuori. Non subito, trova brevemente un capro espiatorio. Tradisce, come Julia, il suo uomo, trascinandolo però in tribunale. Julia, almeno, condivide con Winston lo stesso destino giudiziario e se poi lo tradisce lo fa sotto torura. Come del resto Winston. Giulia, ancora, no: tradisce per vigliaccheria, per restare in sella a quello scranno di Montecitorio. Dal quale oggi l’hanno sbalzata. Ancora non sappiamo se cadrà nel gruppo misto o se, infine, tradirà anche il suo vincolo di mandato.

Argomenti: Blogging

In viaggio con la zia

Ven, 11/05/2018 - 11:55

Prima o poi la telefonata doveva arrivare: «tuo padre sta male, è in ospedale». Se hai una famiglia diffusa su più città lo devi mettere in conto. Era successo a mio padre, quando vivevamo a Gaeta, anni fa è toccato a me. Io son stato fortunato, tutto sommato, forse c'erano i tempi per arrivare in tempo per un ultimo saluto. Più fortunato di mio padre di sicuro, che invece ricevette la prima telefonata nel '72, quando nonno se n'era già andato per un attacco di cuore. Per l’ultima gli andò ancora peggio: le condizioni di salute non gli permisero di venire a salutare mio fratello Roberto nell'ultimo viaggio. Non so se le mie povere cronache telefoniche lo abbiano aiutato più di tanto nel suo dolore “esiliato”. Ma andò così e non si poteva fare nulla di più dell'annullare le distanze attraverso la voce.

Il preavviso era chiaro, anche perché di solito avvertivano dei vari ricoveri dopo la dimissione, per non metterci in allarme. Jean, sua moglie, fu ancora più chiara, occorreva prepararsi al peggio, lasciando all'indomani notizie mediche più precise. Che arrivarono altrettanto chiare il pomeriggio seguente, via web: i medici avevano smesso con i medicinali lasciandogli solo gli antidolorifici. Forse avevamo un paio di giorni. Feci il giro di telefonate ai miei zii Francesco e Rita e, in attesa che potessero organizzarsi con gli impegni delle rispettive famiglie. Libero com'ero, mi portai avanti, cercando sul web le opportunità per l'itinerario più veloce: treno o auto fino a Milano, dove l'indomani mattina a Malpensa c'era un volo Easyjet verso 10 e mezza per Edinburgo. Poi l'auto fino alla clinica universitaria di Dundee. Al rientro di Jean dall'ospedale, in serata, avrei saputo chi poteva esserci, quanti biglietti avrei dovuto acquistare, chi ci avrebbe invece raggiunto nei giorni seguenti e dove alloggiare una comitiva ancora imprecisata. Due obbiettivi soltanto, per me preparare il viaggio, per gli altri cercare di pesare il meno possibile su Jean, che aveva già abbastanza pesi da sopportare in questa situazione. Altro non si poteva programmare.

Jean chiamò per gli ultimi ragguagli. Poi mio zio Francesco, che non poteva essere della partita. Ci avrebbe raggiunto. Non era un problema, avrei comunque affittato una macchina abbastanza comoda per loro e per fare la spola tra aeroporti, casa e ospedale, mentre le strade scozzesi, oltre che comode e ben tenute, mi erano abbastanza familiari. Restava mia zia Rita, la minore dei tre fratelli. Il cellulare squillò illuminando sul display il suo nome, mentre ero con la carta di credito in mano e il sito Easyjet nello schermo. Ma non era lei, era mio zio Augusto che mi diceva che lui non poteva partire. Io, un po' ingolfato nella fretta, lo interruppi dicendo che non c'era problema, che mi ero preparato a questa eventualità e che... «Lasciami parlare» - mi disse. Con un tono fermo riprese: «Io non posso venire, ma sarei molto più tranquillo se tua zia Rita venisse con te in questo viaggio fino in Scozia». Nella concitazione del momento avevo temuto volesse rimandare la partenza. E invece mi affidava sua moglie.

La cosa mi fece sorridere: Rita e Augusto mi avevano badato quando ancora ero un bambino. Il motto ricorrente di Augusto sulla mia infanzia è «Sai quante cacche ti abbiamo ripulito...». Erano ancora fidanzati e io mi accucciavo sul lunotto della sua 850 sport, parcheggiata fuori il giardino di nonna. Questa investitura – hanno brillantemente superato i settant'anni e io son sempre stato il nipote un po' eccentrico, per usare un eufemismo - mi faceva un po' sorridere. Ma stetti al gioco e gli sottoposi il programma che mi ero prefissato: macchina fino a Milano... «Preferiremmo il treno, Kikko...». «L'ultimo treno utile è alle 3 di notte, zio, ce la facciamo?» «Sì, ce la facciamo. Va bene alle tre di notte». «Ok, poi a Milano prendiamo il bus navetta fino a Malpensa, ce n'è uno ogni mezz'ora, poi c'è l'aereo...» Una volta ottenuto il suo assenso, mi passò zia Rita e cominciai la prenotazione del volo, mentre mi dava gli estremi del suo documento di identità. Erano le 10 e mezza di sera, ci lasciammo con appuntamento in stazione alle tre. Alle 2 e un quarto erano fuori casa mia: mi erano venuti a prendere.

(Continua, forse)

Argomenti: Blogging

Roberto, sesto anniversario

Gio, 23/02/2017 - 23:45

… la verità è che ancora oggi restiamo muti o troviamo brandelli di parole, subito vuote, mentre la vita va semplicemente avanti. E non ci basta questo silenzio gonfio di dolore, che sale e se ne va, come se la nostra vita insieme fosse perduta. Come può essere perduta? Abbiamo parole per ogni cosa vana e invece a tanta bellezza riserbiamo il silenzio?

Argomenti: PersonaleLuoghi: RiminiPersone: Roberto Rotelli

Qualche altra ragione perché voto Sì e perché penso che una parte della sinistra del No fa una battaglia di sopravvivenza

Mar, 29/11/2016 - 21:02

Non mi riconosco in Renzi. Ma in questa tornata referendaria mi riconosco ancora meno nelle ragioni del No. In nome di una pretesa fedeltà alla Costituzione alcuni, non tutti, a sinistra contrabbandano la loro incapacità di dialogare con la contemporaneità. Non hanno il coraggio di cambiare – CAMBIARE – e allora riesumano paure e parole d’ordine cresciute all’ombra del muro di Berlino. Le hanno preservate dalle macerie per cullare la loro sopravvivenza, in uno scenario antico che l’elettorato e la globalizzazione ha già ampiamente spazzato via.

La classe operaia c’è ancora, il ceto medio ha una fifa matta e questi continuano a usare un vocabolario che i primi non ascoltano più per rabbia e i secondi non capiscono perché alieno. Il NO a questo referendum per loro è la possibilità di mantenere ibernato un assetto istituzionale che li ha visti già scomparire, ridursi a gruppetti di scontenti che si accontentano di colonizzare l’Anpi, per fare un esempio evidente, o di trovare nel dissenso l’unico collante. Un piccolo prodotto per chi nella politica – POLITICA – è cresciuto, ben sapendo che la parola significava “costruire insieme”, trovare accordi che funzionassero per la comunità.

Si accontentano di tentare – o riuscire, lo vedremo il 5 - una spallata da fuori a Renzi. Ma i giochi si fanno in Parlamento, lì ci sono i numeri per andare o non andare alle elezioni. E le forze che sono dentro – tutte le forze, anche i 5stelle, che dopo Roma, Quarto, Livorno hanno perso la rassicurante e dorata verginità del non aver mai amministrato, per non parlare di Palermo e Bologna - non hanno questa fretta di andare a ricontare i propri consensi, o perché non sono più sicuri di riavere i loro numeri, o perché non sono ancora pronti.

L’eventuale vittoria del NO affosserà la riforma, questo è certo, ma non è altrettanto certo che affossi Renzi. Per questo io me ne frego di Renzi. Prima o poi passerà: lui lo sa e sta sereno. Mi frega invece di sgombrare il campo istituzionale da un Senato mero doppione della Camera dei Deputati. Mi frega di un Senato con nuove funzioni. Mi frega di scongelare un assetto istituzionale in una Italia che non fa più i conti con il fascismo, con il dopoguerra, con la Ricostruzione, ma li fa con un nuovo millennio, con un’Europa, con una società diversa dai diversi “fascismi”. Mi frega di cominciare a cambiare. Mi frega anche di rischiare un po’. So cosa mi lascio dietro, so cosa c’è scritto nella riforma, il rischio lo accetto e voto SI.

Argomenti: Blogging

Dopo tante parole ascoltate, esprimerò un monosillabo per il cambiamento: sì.

Ven, 04/11/2016 - 20:40

Io voterò sì al referendum del 4 dicembre. E non lo farò per sostenere questo o quel governo, questa o quella maggioranza, ma perché questa è, sopratutto, un’ottima occasione per superare un bicameralismo paritario inutile e anacronistico. E francamente sono stanco di vedere tentativi di rinnovare la nostra formula parlamentare naufragare nelle secche della tattica politica e nell’agitazione del consenso. O peggio, nella resilienza di figure politiche ormai ampiamente messe all’angolo dal tempo e da loro stesse. Credo sia questa l’occasione per dire se si vuole fare un passo avanti da un’architettura legislativa ormai datata oppure no. Io dico sì: si può fare ora.

Ci ho messo un po’ a prendere una posizione netta. Anche quando l’orientamento era in qualche modo definito, ho atteso un gesto risolutivo – una revisione della legge elettorale meno “centralista” nella selezione dei capolista – che purtroppo non è arrivato. Una conferma al mio non apprezzare Renzi come segretario di partito. Ma questo lo discuteremo al congresso: sarei insipiente a legare una scelta di revisione costituzionale sulla base della mia affinità con Renzi. La rimodulazione delle funzioni del Senato in chiave più collegata al decentramento è da troppo tempo un dibattito, il “come farlo” ha tenuto in ostaggio il “quando”. E comunque, una riforma del Parlamento travalica l’attuale figura del capo del governo. I presidenti del consiglio passano, la Repubblica resta, sempre e comunque. Ora abbiamo una legge, votata in entrambve le Camere, che cambia il Parlamento, dopo anni di discussione e tentativi abortiti dalla tattica politica. Ora abbiamo una riforma che, seppur perfettibile, è già operativa, non è vuoto cianciare. E’ un cambiamento reale e tangibile. Che sposo convintamente.

Ho passato oltre 12 anni della mia vita a raccontare il lavoro dei parlamentari, di entrambi i rami. Sergio Gambini e Sergio Zavoli in due legislature, in modo limitato Giuseppe Chicchi ed Ermanno Vichi, infine Elisa Marchioni. Ho passato ore ed ore insieme a loro, con associazioni, enti e “semplici cittadini” a ripercorrere l’iter parlamentare di leggi che non avrebbero mai visto la luce nell’assurdo ping pong di discussione tra commissioni e Camere. Ho esultato le rarissime volte che un disegno di legge (ddl) è diventato norma: perché la normalità del lavoro del singolo parlamentare locale è non riuscire a far vedere la luce a un suo ddl, stretto com’è dalle procedure in doppia copia, insieme alla complessità della legislazione e dei rapporti politici (si, ci sono anche questi). Ho scritto di emendamenti che, in righe illeggibili nel linguaggio “parlato”, in commissione o in Aula diventavano occasioni o tranciavano speranze. Sempre in doppia copia. Gli emendamenti diventava notizia troppo spesso ben più di quattro volte nel corso di una Finanziaria: quando si presentavano alla commissione alla Camera, quando erano bocciati (o passavano) in commissione alla Camera, quando si ripresentavano in Aula, quando venivano bocciati in Aula, e poi di nuovo tutto l’iter al Senato. Una serie inesauribile. Provate a pensare quanto lavoro c’è dietro a ogni singola mozione – il parlamentare che la formula, il tecnico legislativo che la scrive, il tecnico che trova la copertura finanziaria, i parlamentari che la devono discutere - e quadruplicatelo, e avrete una pallida idea del perché considero l’abolizione del Senato come duplicato di una camera legislativa già operante un sano taglio alle normali procedure parlamentari. Non è un taglio alla democrazia, è un taglio a procedure che, al di fuori dei percorsi protetti che avvolgono le norme fondamentali per la nostra Repubblica, sono ridondanti e pleonastiche.

Ho letto molte cose che considero assurdità in queste settimane di discussione. La più grande è che la Costituzione è intoccabile, pena il viatico per una nuova dittatura. Lo Statuto Albertino ci accompagnò dagli arbori dell’Italia risorgimentale – una Italia cetuale dove gli ultimi non avevano diritto di voto - alla dittatura fascista senza bisogno di essere modificato. Per questo nacque la nostra Carta, sulle macerie della nazione e sul sangue dei Partigiani e di chi la liberò. In quei sacrifici c’era la volontà di un rinnovamento dell’Italia così come era stata costruita e poi distrutta, sbarrando la strada al ritorno di una dittatura. Una Italia che ora chiede di cambiare ancora, non mettendo da parte il profondo senso di quei sacrifici, che sono e resteranno la base del vivere comune, ma nell’organizzazione dello Stato e delle sue rappresentanze del corpo elettorale, dei cittadini. Ancora, cito le modifiche della Riforma, “Ciascun membro della Camera dei deputati rappresenta la Nazione (art. 55). Ed ancora “I membri del Parlamento esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato” (art. 67). Solo, le due Aule avranno funzioni diverse: “Il Senato della Repubblica è composto da novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica” (art. 57). Tutti i parlamentari hanno quindi una legittimazione popolare, ma un percorso elettivo e un compito diverso: dov’è quindi il pericolo per la nostra democrazia? La discussione in realtà è un’altra. E’ scegliere se davvero si vuole modificare qualcosa nella nostra politica, se si vuole uscire dalle secche della contrapposizione senza costrutto o dalla tattica del consenso, oppure se si vuole cominciare – cominciare – a cambiare. Io sono per cominciare a cambiare e lo dico con un Sì. Renzi o non Renzi.

Argomenti: Blogging

52

Dom, 10/07/2016 - 18:30

Questo 52esimo anno compiuto devo ammettere che è stato particolarmente impegnativo. E molti degli auguri che mi sono giunti ieri sono in esplicito riferimento alle mie vicissitudini. L'età incede, con essa le magagne ma anche nuove consapevolezze e vecchie conferme. Così ugualmente mi stupisco come ancora siano molti gli attestati di amicizia, nonostante su questo come su altri media mostri quasi senza freni come il mio carattere sia molto più inspessito, i giudizi siano più trancianti, il cinismo più esplicito e, fuori da qui, nella vita reale, debolezze e idiosincrasie siano più plateali mentre i bisogni siano resi pubblici in modo ancora più confuso e nascosto.

Passa il tempo e la psiche, ovvero l'anima, si rivela sempre più simile a un nodo di Gordio dall'oscuro scioglimento, che ingloba desideri e mancanze, aspirazioni e paure, pulsioni e freni, voglie furiose e altrettanto furiosi ma dolci abbandoni all'oblio. Dove sia il capo per scioglierlo continuo a non saperlo, in tanti anni ho conquistato solo la consapevolezza che non basta una buona lama per averne ragione e che dei tanti maestri di nodi pochi davvero hanno cercato di insegnarmi la via, peraltro molti dei quali ormai scomparsi.

Pare che l'età porti saggezza. Non lo credo, sono con William Blake che gli eccessi donino la saggezza, insieme però al pagamento del pegno della salute. A me l'età porta invece una sempre più diversa visione di quel che mi circonda mentre l'anima ancora più confusamente vi cerca una relazione costruttiva che mi permetta di aderirvi con serenità. Ecco, in questo, pur nella egocentricità conclamata delle mie esperienze, trovo i punti di contatto con i tanti, curiosamente tanti nonostante le premesse che ho reso esplicite, che su Fb, per telefono, di persona, ieri mi hanno donato gli istanti, i gesti e i pensieri necessari a farmi gli auguri. Grazie di questo spazio comune e del segno di vicinanza.

Alcuni, invece, gli auguri non hanno potuti farmeli. Franco, che di tutte le premesse caratteriali presenti in questo testo ne era più a che a conoscenza, ne era vittima e nello stesso tempo carnefice, convivendoci per anni fino agli ultimi momenti di lucidità. Per lui e per gli amici come lui assenti, qualche parola di altri, che un suo omonimo mi ha risvegliato dall'oblio:

Di queste case

non è rimasto

che qualche

brandello di muro

di tanti

che mi corrispondevano

non è rimasto

neppure tanto

ma nel cuore

nessuna croce manca

E’ il mio cuore

il paese più straziato

Argomenti: Personale

Cardo e Decumano

Dom, 13/03/2016 - 23:32

Ecco, questa è una di quelle sere che passerei camminando per la mia città con un amico, sfogandomi per tutti i rompicoglioni che inevitabilmente la vita ci fa incrociare. Il top sarebbe che smoccolando a destra e a manca l'amico, anziché intonare la litania «he, ma è la crisi, cosa ci vuoi fare, la vita è così» ti facesse eco, e moccolo dopo moccolo, si finisse a soffocarsi dalle risate per questa umanità pedante, ciotolo dopo ciotolo di questa città poco più grande di un cardo e di un decumano. #ALongWayDown

Argomenti: Rimini & co.Luoghi: Rimini

Notarelle sparse sulla manifestazione di piazza in solidarietà a Parigi di Rimini

Dom, 15/11/2015 - 15:40

Ho apprezzato molto la sobrietà della manifestazione riminese. Una scelta non scontata e che in altri contesti – social ma sopratutto politici in ambienti lontani da me – non è stata utilizzata. Il cortocircuito di un simile caos di sangue, paure, notizie e pregiudizi in questo nostro tempo può innescare derive bestiali. Eravamo in molti a testimoniarne la non accettazione.

Scendevo in piazza dopo molto tempo, con il timore latente di trovarmi nel dejavù di mille e mille manifestazioni, i cui volti erano assimilati a questa o quella posizione. Mi ero riservato di non accettarlo, ritagliandomi una solitaria testimonianza in un angolo della nostra bella piazza, quasi uscita da un quadro di De Chirico. La porzione della mia città raggiunta dal tam tam ha scelto di rendere la dolorosa occasione un luogo di convergenza di umani intenti piuttosto che di differenze. Chi ha convocato cosa – corpi intermedi, istituzioni laiche e religiose, Movimento CL, partiti – è passato in secondo piano, chi ha parlato ha interpretato le indefinibili forme dello sgomento che ci ha portato a riunirci, collante di diversità talvolta contrastanti.

Mi ha fatto piacere, in questo contesto, il prefetto che ha testimoniato di portare la vicinanza del Governo. Sembra una frase fatta, ma a pensarci bene, quale era ieri il minimo comune denominatore delle tante entità in piazza? E poi il vescovo Francesco, che ha parlato di non arrendersi al nichilismo di una frase letta su un muro, «Produci consuma crepa». Probabilmente senza saperlo, ha citato IL gruppo punk italiano per eccellenza, CCCP, che nel 1986 invitava con la canzone Morire proprio a quel che auspicava ieri. Come diceva Calvino, un classico “non ha finito di dire quel che ha da dire”.

Argomenti: Luoghi:

Cocoricò Riccione, il decreto del questore di Rimini. I fatti che hanno portato alla chiusura della discoteca

Lun, 03/08/2015 - 19:42

Div. III - Cat.11E - 2015 prot. n.3024/100TULPS/2015

VISTI gli atti d’Ufficio, da cui risulta che xxxxxx [...], in qualità di amministratore unico e legale rappresentante della società “Mani Avanti S.r.l.” con sede legale a Riccione [...], è titolare dell’autorizzazione n.586 rilasciata dal Sindaco di Riccione il 25/02/2015 per tenere in Riccione - via Chieti, 44 - pubblici trattenimenti danzanti nel pubblico esercizio (discoteca) ad insegna “Cocoricò” e che la somministrazione di alimenti e bevande, effettuata nel locale in favore degli avventori, è stata delegata dalla citata società al sig. XXXX [....], come da S.C.I.A. presentata al Comune di Riccione, a firma di quest’ultimo, il 25/03/2015;

VISTA la segnalazione n.48811/5-51 della Compagnia Carabinieri di Riccione, datata 24/07/2015, da cui si evince che nelle prime ore del mattino del 19/07/2015, al Pronto Soccorso dell’Ospedale “Ceccarini” di Riccione, il minore Lamberto Lucaccioni, di anni 16 - poco prima trasportato al nosocomio in autoambulanza per un grave malessere fisico sopravvenutogli mentre stava ballando all’interno della suddetta discoteca - decedeva a seguito di “arresto cardiorespiratorio in abuso metilenediossimetanfetamina”;

VISTA l’ordinanza di misura coercitiva n. 4230/2015 R.G.N.R. emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Rimini - Dott. Vinicio Cantarini - il 25/07/2015, nelle more del procedimento penale instauratosi per il gravissimo fatto sopra decritto, da cui emerge che la causa del decesso del giovane “veniva identificata nell’abuso di sostanza stupefacente di tipo MDMA” (pag. 1), che il medesimo, per quanto è risultato dalle indagini svolte dai Carabinieri di Riccione e dalla Procura della Repubblica di Rimini, si era procurato in due distinte occasioni, la prima delle quali a Città di Castello (PG), ove abitava e l’altra all’interno del “Cocoricò” (pag. 3), da uno stesso fornitore che a sua volta, per soddisfare la richiesta del Lucaccioni, si era riapprovvigionato nella discoteca da uno sconosciuto spacciatore (pag. 3);

CONSIDERATO che, al di là del luogo e/o della persona presso la quale il minore Lamberto Lucaccioni possa essersi procurato la sostanza stupefacente che gli ha poi cagionato la morte, particolarmente significativa appare la circostanza che egli, pur essendosela procurata giorni prima, non l’abbia consumata subito per soddisfare un bisogno psicofisico tipico del tossicodipendente, bensì se la sia procurata per consumarla in un momento successivo, ovvero in uno “spazio emotivo” ben definito, perché nella sua concezione distorta di divertimento, il “Cocoricò” e le serate ivi organizzate rappresentavano il luogo “perfetto” ove assumerla. Paradigmatico di ciò, il fatto che l’abbia tenuta con sé per due giorni almeno, l’abbia trasportata dal luogo ove dimorava abitualmente al luogo ove si era temporaneamente trasferito in vacanza (Pinarella di Cervia) e da lì, ancora, l’abbia nuovamente conservata fino alla serata del 18/07/2015 e quindi quel giorno l’abbia trasportata definitivamente a Riccione, dove poi l’ha assunta proprio per predisporsi psicofisicamente a trascorrere in maniera per lui “appropriata” l’agognata serata al “Cocoricò”. Se dunque Lamberto Lucaccioni, sulla base dei dati allo stato disponibili, può ora definirsi consumatore (anche meramente occasionale) di stupefacenti “a scopo ricreativo”, è emblematico che egli, in quanto tale, abbia scelto non solo il tipo di droga da assumere (ovvero MDMA, una c.d. “club drug”, nota anche come ecstasy) ed il momento preciso in cui assumerla, ma che abbia ritenuto che, nell’intero circondario della località ove si trovava in vacanza, il luogo “giusto” doveva essere il “Cocoricò”;

RILEVATO che dalla segnalazione dei Carabinieri di Riccione emerge che un fatto analogo si era già verificato il 2 gennaio 2014, quando un giovane napoletano di 32 anni fu trovato cadavere dai carabinieri nella stanza di un albergo di Miramare (RN), ove lo stesso aveva preso temporaneamente alloggio con una nutrita comitiva di amici.

Le indagini dell’Arma, infatti, hanno permesso di attribuire la morte del ragazzo ad arresto cardiocircolatorio, che è risultato essere stato provocato dall’abuso di una mistura letale di alcool e droga, che il malcapitato aveva ingerito durante la serata precedente, trascorsa con gli amici nel locale in premessa.

RILEVATO altresì che la stessa ordinanza di misura coercitiva n. 4230/2015 R.G.N.R. emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Rimini rievoca un ulteriore episodio (pagg. 4 e 5), peraltro oggetto di giudicato da parte dello stesso Ufficio-G.I.P. con sentenza ex art. 444 c.p.p. del 08/07/2014, a seguito del quale un altro soggetto è stato condannato per avere ceduto droga ed in tal modo procurato lesioni personali ad una ragazza, in data 20/07/2013, “all’interno dello stesso locale, dove la giovane entrò in stato comatoso subito dopo l’assunzione. La circostanza che desta preoccupazione (commenta il G.I.P. nella richiamata ordinanza) è che anche in tale occasione i protagonisti (diretti/indiretti) della vicenda risultano essere ragazzi che svolgevano funzioni di PR o che collaboravano con questi ... omissis... per la discoteca COCORICÒ”;

Accadimenti simili, anche se taluni con epiloghi differenti, dalla citata informativa dei Carabinieri ed in questi atti, risultano essersi già verificati in quel luogo in un passato anche recente, e precisamente:

  • il 20/12/2004, quando un giovane avventore di diciannove anni, sentitosi male all’interno della discoteca per abuso di metanfetamine, morì nonostante i ripetuti tentativi di rianimazione compiuti dal personale del servizio “118” e del Pronto Soccorso di Riccione, ove era stato immediatamente trasportato;

  • il 27/11/2011, quando un giovane frequentatore accusò un malessere mentre ballava nella discoteca in premessa e, una volta trasportato d’urgenza all’Ospedale di Riccione, gli fu riscontrata una grave intossicazione da sostanze stupefacenti di varia natura - anfetamine, metanfetamine, benzodiazepine, cocaina e cannabinoidi - che rese necessario il suo ricovero nel reparto di rianimazione, in quanto in grave pericolo di vita, tant’è vero che gli dovettero poi praticare un trapianto di fegato;

  • il 03/08/2012, quando un giovane avventore (ventenne) fu colto da malore mentre si trovava all’interno del locale in questione; dopo essere stato soccorso e trasportato presso l’Ospedale di Riccione, i medici stabilirono che le cause del malessere erano da attribuire ad abuso di metanfetamine;

  • il 26/08/2012, quando una coppia di giovani frequentatori, sentitasi male mentre stava ballando nella suddetta discoteca, venne fatta trasportare presso il vicino ospedale di Riccione. La ragazza (ventenne), giudicata in grave pericolo di vita, venne trasferita all’Ospedale di Rimini con diagnosi di “stato comatoso con presenza di consolidamenti polmonari di origine ioatragena in intossicazione acuta da stupefacenti”, mentre al ragazzo (ventinovenne) venne diagnosticata un’overdose da stupefacenti. Le indagini condotte nell’immediatezza da parte dei carabinieri di Riccione, portarono a concludere che i due avevano assunto una pericolosa miscela di alcool e sostanze stupefacenti, quest’ultime reperite nella stessa discoteca al pari degli alcolici ed immediatamente ingerite;

  • il 04/08/2013, quando per un altro giovane avventore (ventenne) si rese necessario il ricorso al soccorso sanitario d’urgenza, in quanto sentitosi male mentre si trovava nel parcheggio antistante il “Cocoricò”. Anche per esso, la diagnosi dei medici fu “poliabuso di sostanze” , tant’è vero che i militari rinvennero nella sua disponibilità ulteriore sostanza stupefacente e per tale motivo lo segnalarono al Prefetto per la violazione dell’art. 75 del DPR 309/90;

  • l’01/12/2013, quando all’ospedale di Riccione fu trasportato d’urgenza un ulteriore frequentatore anconetano del locale (ventunenne), crollato all’interno del locale privo di conoscenza, in preda ad un forte stato d’agitazione con alitosi alcolica ed allucinazioni visive. Le ammissioni del giovane e gli immediati accertamenti compiuti dai carabinieri di Riccione portarono, anche in quel caso, a stabilire che egli aveva assunto alcool e MDMA mentre si trovava nella discoteca in esame, dove aveva trascorso la serata con propri amici. Il giovane, rispresosi a seguito delle cure prestategli, fu poi dimesso con diagnosi “abuso etilico e sostanze psicotrope”.

RILEVATO che in data 28 luglio 2015 a pag. 6 del QN “Il Resto del Carlino” è stato pubblicato un articolo di stampa dal quale si apprendeva di un ragazzo minorenne ricoverato presso un ospedale di Bergamo per aver assunto una dose di MDMA, che gli aveva provocato una grave intossicazione al fegato per la quale necessita di un trapianto dello stesso organo. Nella circostanza la madre del minore affermava di aver appreso dal figlio che aveva assunto la droga presso la discoteca “cocoricò” di Riccione. A seguito di immediate indagini esperite dalla Squadra Mobile di Como, su richiesta della Questura di Rimini, si appurava che il minore, in realtà, aveva assunto la dose di MDMA a una festa tenutasi a Torino, con ciò creandosi una forma di “giustificazione” anche nei confronti dei genitori, considerando i noti eventi ripetitivi e anologhi avvenuti nel corso degli anni presso la discoteca “Cocoricò”, lasciando credere alla genitrice, la presunta veridicità di quanto affermato dal figlio, proprio per la diffusa percezione in ambito nazionale, di ciò che accade presso la suddetta discoteca.

VISTI gli atti d’Ufficio, da cui risulta che in passato si è reiteratamente reso necessario sospendere la licenza del locale in premessa, essendosi ciclicamente riproposte le condizioni per l’adozione del provvedimento di cui all’art.100 T.U.L.P.S., oltre che per i fatti sopra esposti, anche a causa della recidivanza del fenomeno di spaccio e di consumo di sostanze stupefacenti e psicotrope all’interno o nelle pertinenze della discoteca stessa, nonché per la continua commissione di reati predatori posti in essere, anche con inaudita violenza, dai suoi frequentatori - assioma testimoniato, oltre che dal grave nocumento alla sicurezza ed alla salute dei giovani avventori, anche dal continuo ripetersi delle condotte illecite accertate e dagli atti giudiziari o amministrativi che le hanno documentate e che sono stati posti a fondamento dei provvedimenti stessi (si citano la sospensione della licenza per giorni 60, ex art.100 T.U.L.P.S., con decreto del Questore di Forlì datato 02/08/1994; la sospensione della licenza per giorni 20, ex art.100 T.U.L.P.S., con decreto del Questore di Rimini datato 09/12/1999; la sospensione della licenza per giorni 8, ex art.100 T.U.L.P.S., con decreto del Questore di Rimini del 24/09/2004; la sospensione della licenza per giorni 15, ex art.100 T.U.L.P.S., con decreto del Questore di Rimini del 23/12/2004; la sospensione della licenza per giorni 7, ex art.100 T.U.L.P.S., con decreto del Questore di Rimini del 15/08/2008; la sospensione della licenza per giorni 15, ex art.100 T.U.L.P.S., con decreto del Questore di Rimini del 02/12/2011 e la sospensione della licenza per giorni 21, ex art.100 T.U.L.P.S., con decreto del Questore di Rimini del 24/08/2013).

RILEVATO inoltre che in data 30/08/2012, con provvedimento adottato congiuntamente dal Questore e dal Comandante Provinciale dei Carabinieri di Rimini, uno dei precedenti gestori del locale era stato diffidato ad attenersi a delle particolari prescrizioni a tutela della sicurezza delle manifestazioni e degli intrattenimenti organizzati nella discoteca, proprio a seguito del continuo verificarsi di taluni episodi pregiudizievoli per l’ordine e la sicurezza pubblica ed in particolare per la sicurezza degli avventori, con peculiare riferimento allo spaccio di stupefacenti o sostanze psicotrope e quindi, all’abituale - se non addirittura costante - ritrovo in quel luogo di persone pericolose.

PRESO ATTO tuttavia, che la Compagnia Carabinieri di Riccione, nella cui circoscrizione la discoteca medesima ha la propria sede, ha nuovamente ribadito (con la segnalazione n.48811/5-51 del 24/07/2015) che il rapporto di fattiva collaborazione instauratosi nel tempo tra il Comando, i gerenti ed il personale addetto alla sicurezza del locale, è via via scemato, proprio a seguito delle proposte di chiusura del medesimo formulate dal Comando stesso al Questore di Rimini. Peraltro, lo stesso Comando, già a partire dal mese di marzo 2014 (nota n.48811/5-43 “P” di protocollo del 03/03/2014, pag.9) - aveva evidenziato che la politica di gestione del locale “è assolutamente mutata... con una radicale sospensione dell’atteggiamento collaborativo verso le Forze dell’Ordine ed i CC di Riccione in particolare. Ciò è documentabile da una lunga serie di precedenti arresti eseguiti su segnalazione degli addetti alla sicurezza del locale che, da quella data in poi (n.d.r.: dal 24/08/2013, data di adozione di un provvedimento ex art.100 TULPS da parte del Questore di Rimini, su segnalazione degli stessi Carabinieri) sono drasticamente calati, limitando le richieste di intervento dei carabinieri prevalentemente per circostanze inevitabili.

RILEVATO oltretutto che, come si evince dal documento di sintesi datato 20 luglio 2015 predisposto dall’AUSL della Romagna - U.O.C. Emergenza Territoriale della Provincia di Ravenna -, dal 01/01/2014 al 20/07/2015, alla centrale operativa “118 di Area Vasta Romagna” risultano pervenute quattordici richieste di soccorso verso la discoteca in questione - prevalentemente rivolte a ragazzi in stato confusionale per esotossicosi alcolica o per poliabuso di sostanze psicoattive, ovvero ancora per conseguenze traumatiche e lesioni personali cagionate loro da terzi con atti di violenza - a tre delle quali è stato assegnato il codice di criticità “rosso”, mentre ad altri tre (di cui due per i fatti citati) quello “giallo”;

RILEVATO anche che, come documentato dalla Polizia Municipale di Riccione con la nota prot. n.31180/15 del 28 luglio 2015 e con i relativi atti allegati, presso la discoteca “Cocoricò”, risulta essere stato attivato, a richiesta dei gestori del locale, anche un presidio di soccorso sanitario, garantito dalla Società “Croce Azzurra S.r.l.” con sede legale a Riccione, operativo dall’anno 2013, specialmente nel fine settimana o soltanto durante taluni eventi che ivi vengono organizzati e normalmente dalle ore 00:00 alle ore 05:00. Tale presidio, composto da un tecnico d’emergenza e da un infermiere professionale con autoambulanza - come peraltro confermato dall’amministratore delegato della cennata società -, risulta intervenire sia all’interno che all’esterno della discoteca, indifferentemente a richiesta del personale addetto alla sicurezza del locale, ovvero dei suoi stessi frequentatori e svolgere un servizio autonomo e parallelo rispetto a quello pubblico reso dal “118”.

Detto servizio, pur non avendo predisposto un sistema di tracciamento univoco delle prestazioni erogate e/o delle generalità o dell’età delle persone nei cui confronti vengono rivolte, risulta avere comunque documentato, per l’anno 2014, l’esecuzione di ulteriori quattordici interventi che hanno richiesto il trasporto del paziente al vicino ospedale di Riccione, quasi tutti per abuso etilico, traumi o lesioni personali derivanti da opera di terzi;

CONSIDERATO che il Sindaco di Riccione, nell’ultimo biennio, risulta avere adottato nei confronti dei gestori del locale in esame i seguenti provvedimenti autoritativi:

  1. prot. n. 40 del 12/04/2013: sospensione della licenza di trattenimenti danzanti per giorni uno, decisa a seguito dell’accertamento compiuto in data 01/04/2013 dalla Polizia Municipale di quel Comune, circa la trasgressione della prescrizione del Sindaco di chiudere il locale e cessare i trattenimenti al pubblico all’orario stabilito. Nel provvedimento si legge che il gestore del locale, alle ore 10:00 di quel giorno, non aveva ancora chiuso la discoteca nonostante la citata prescrizione gli imponesse di farlo alle ore 05:00 e che la Polizia Municipale, all’atto dell’accertamento, rilevava “la presenza di molteplici ragazzi che, alterati da alcol e droghe, si intrattenevano all’esterno del locale...”;

  2. prot. n.43 del 12/05/2014: diffida, per avere organizzato nella discoteca, in data 22/23 febbraio 2014 “spettacoli teatrali” contrari al buon costume, cui hanno potuto assistere avventori minorenni (ammessi in sala nonostante l’espresso divieto contenuto nella licenza), realizzati mediante l’esibizione di figuranti/artisti completamente nudi, collocati a coppie ai lati di alcuni portali, attraverso i quali i frequentatori erano costretti a passare per poter accedere in sala e senza poter evitare di strisciare sul corpo dei figuranti/artisti stessi;

  3. prot. n.123 del 12/08/2014: diffida, per avere nuovamente organizzato nella discoteca, in data 22/04/2014 i medesimi “spettacoli teatrali” osceni di cui al punto precedente;

  4. prot. n.35728 del 10/09/2014: sospensione della licenza di trattenimenti danzanti per giorni due, decisa a seguito dell’accertamento compiuto in data 07/09/2014 dai Carabinieri di Riccione, circa la trasgressione della prescrizione del Sindaco di chiudere il locale e cessare i trattenimenti al pubblico all’orario stabilito. Nel provvedimento si legge che il gestore del locale, alle ore 05:30 di quel giorno, non aveva ancora interrotto i trattenimenti musicali e danzanti, nonostante la citata prescrizione gli imponesse di farlo alle ore 05:00;

  5. prot. n.72 del 29/05/2015: sospensione della licenza di trattenimenti danzanti per giorni uno, decisa a seguito dell’ulteriore accertamento compiuto in data 26/04/2015, alle ore 06:35, dai Carabinieri di Riccione, relativo ad un’altra trasgressione della prescrizione del Sindaco di chiudere il locale e cessare i trattenimenti al pubblico all’orario stabilito;

RILEVATO che, nonostante il dispositivo di sicurezza posto in essere dai gestori della discoteca e l’innegabile rapporto di fattiva collaborazione instauratosi tra essi, gli addetti alla sicurezza e le varie FF.OO. - attuato anche e specialmente in occasione di particolari eventi che hanno richiamato in passato e richiamano ancora oggi una moltitudine di giovani e per i quali sono stati posti in essere interventi mirati per evitare il verificarsi di episodi pregiudizievoli per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica -, il fenomeno dello spaccio e del consumo di sostanze stupefacenti e/o psicotrope all’interno o nelle pertinenze del locale in questione non è soltanto continuato, ma ha assunto nel tempo dimensioni allarmanti, con gravissimo nocumento all’ordine ed alla sicurezza pubblica, anche grazie al contemporaneo aumento di correlati fatti di violenza e/o microcriminalità che vedono protagonisti diretti e/o indiretti i giovani avventori.

Infatti, oltre ai gravissimi episodi sopra enunciati, l’attività di contrasto compiuta in quel luogo da personale dei Carabinieri di Riccione a partire dall’ultimo provvedimento di sospensione della licenza del locale ex art.100 T.U.L.P.S. adottato, ha fatto registrare i seguenti risultati:

  • nella nottata tra il 31/10 e l’01/11/2013 venivano arrestati due cittadini marocchini di 19 e 24 anni, resisi responsabili di rapina aggravata nei confronti di un giovane frequentatore della discoteca e di porto abusivo di coltello.

    • Nel corso della stessa serata, nel parcheggio della discoteca, venivano altresì tratti in arresto:

      • un ventottenne trentino, trovato in possesso di varie dosi di sostanza stupefacente da destinare allo spaccio nel locale, consistenti complessivamente in g. 5.9 di cocaina e g. 4.4 di MDMA;

      • un ragazzo diciannovenne, che si trovava in fila per entrare nella discoteca, in quanto trovato in possesso di diverse qualità di sostanze stupefacenti, suddivise in dosi, da destinare allo spaccio all’interno del locale. Nell’occorso gli venivano sequestrati tre “spinelli” preparati con marijuana, g. 1.33 di MDMA suddivisi in n.3 dosi singole e g. 5.8 di marijuana, anch’essa suddivisa in dosi;

      • Nello stesso frangente, un marocchino di 20 anni ed un tunisino di 19 venivano segnalati al Prefetto quali consumatori di sostanze stupefacenti, che venivano loro sequestrate, rispettivamente, nella misura di g. 0.2 di MDMA e g. 2.0 di hashish;

  • il 24/11/2013, un giovane bolognese veniva sorpreso all’interno del locale con un coltello a serramanico con una lama da 9 cm. e successivamente denunciato in stato di libertà per il porto ingiustificato di tale strumento. Lo stesso, essendo stata trovata nella sua disponibilità della cocaina per uso personale, veniva segnalato al Prefetto quale tossicodipendente;

  • il 02/02/2014, alle ore 04:00 circa, veniva arrestato un giovane marocchino che aveva tentato di spendere una banconota falsa da € 50,00, per pagare il corrispettivo dell’ingresso alla discoteca. Il giovane, all’esito della successiva perquisizione, veniva trovato in possesso di un’ulteriore ed identica banconota fasulla, che deteneva nel portafogli;

  • il 06/04/2014, verso le h. 04:00, un giovane albanese, dopo un’accesa lite con una propria coetanea, occorsa mentre i due erano in fila per entrare al “Cocoricò”, veniva allontanato dal personale addetto alla sicurezza degli eventi. Evidentemente contrariato per la cosa, il giovane albanese prelevava dalla propria autovettura un pesante utensile, col quale si avventava sui citati addetti, colpendoli ripetutamente alla testa e procurando loro lesioni personali. Il ragazzo, nell’immediatezza, veniva denunciato dai carabinieri per il porto ingiustificato del citato strumento;

  • il 20/04/2014 un ventisettenne italiano pregiudicato veniva tratto in arresto in quanto trovato in prossimità dell’ingresso della discoteca in possesso di g. 25 di anfetamina suddivisa in n. 19 dosi da destinare allo spaccio in favore dei giovani avventori;

    • nel corso della stessa nottata, veniva altresì arrestato un uomo pregiudicato di 32 anni il quale, avvicinati due giovani clienti della discoteca che si stavano allontanando in bicicletta dalla stessa, uno dei quali minorenne, usava loro violenza sessuale;

  • il 24/04/2014 veniva arrestato un diciottenne ferrarese che, all’interno della discoteca, veniva sorpreso in possesso di g. 9.0 di ketamina suddivisa in n. 9 dosi, da destinare allo spaccio in favore dei giovani avventori;

  • il 30/04/2014 venivano arrestati due giovani:

    • un italiano pregiudicato, classe 1990, trovato in possesso di g. 1.30 di ketamina, g. 3.15 di cocaina e g. 1.65 di hashish, tutti suddivisi in dosi e pronte da spacciare;

    • ed uno studente albanese, classe 1995, che aveva in disponibilità g. 4.55 di cocaina frazionata in dosi da destinare alla cessione ai giovani avventori della discoteca;

      • nella stessa nottata venivano arrestati due studenti minorenni che, nell’area propspiciente il locale, si erano appena resi responsabili di rapina aggravata nei confronti di due giovani frequentatori, sottraendo loro, sotto la minaccia di un coltello, un telefono cellulare e del denaro contante. I due malfattori venivano trovati in possesso, oltreché del coltello e della refurtiva, anche di g. 0.38 di hashish e g. 0.42 di MDMA;

  • il 10/05/2014, nel parcheggio della discoteca, due donne (una 35enne romana ed una 36enne pesarese) venivano arrestate poiché trovate in possesso di g. 11.36 di cocaina, g. 21.77 di MDMA, che detenevano suddivise in dosi già pronte da smerciare all’interno della discoteca. La successiva perquisizione domiciliare eseguita nei loro confronti, permetteva ai carabinieri di sequestrare ulteriori g. 31.16 di MDMA e g. 1.21 di hashish, anche questi già frazionati in dosi singole da destinare allo spaccio, un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento dello stupefacente.

    • Nel corso della stessa serata è stato arrestato un ventenne tunisino sorpreso a rubare, unitamente ad un complice rimasto ignoto, telefoni cellulari agli avventori mentre ballavano. Nell’occorso venivano recuperati tre smartphone appena trafugati a due ragazze;

  • il 05/07/2014 veniva arrestato un giovane albanese, classe 1992, trovato in possesso di g. 4.6 di sostanza stupefacente detta “speed”, suddivisa in n.8 dosi pronte per lo spaccio;

    • nel corso della medesima serata, veniva denunciato in stato di libertà un venticinquenne foggiano che, senza alcun motivo plausibile, rivolgeva frasi oltraggiose all’indirizzo dei carabinieri, a causa del servizio da essi prestato;

  • il 19/07/2014 veniva arrestato un venticinquenne milanese pregiudicato, trovato in possesso di g. 6 di MDMA suddiviso in n.30 dosi da destinare allo spaccio. Il medesimo è in quel frangente risultato altresì colpito da ordinanza di esecuzione per espiazione pena detentiva domiciliare, emessa dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, in forza della quale doveva espiare la pena di un anno e sei mesi di reclusione, per reati commessi in precedenza;

  • il 27/07/2014, venivano arrestati tre ragazzi stranieri, resisi responsabili di quattro distinte rapine aggravate e continuate (oltre a ricettazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti), commesse nel parcheggio antistante la discoteca ai danni di altri giovani avventori, anche con l’espediente di vendere loro sostanze stupefacenti, che poi i carabinieri trovavano effettivamente in loro possesso e sequestravano;

  • nella notte tra il 26 ed il 27/07/2014, nel corso di una perquisizione eseguita in un appartamento riccionese nella disponibilità della gestione del locale e da questa dato in uso ad alcuni giovani “P.Rs.” della discoteca, venivano sequestrate a quest’ultimi diverse dosi di sostanze stupefacenti detenute per uso personale. In particolare, ad un venticinquenne della provincia di Napoli veniva trovata marijuana per g. 1.17; un suo comprovinciale di 27 anni veniva trovato in possesso di tre dosi di hashish per complessivi g. 2.76 e due di marijuana per un totale di g. 0.93, mentre ad un terzo ragazzo di 26 anni, della provincia di Lodi, veniva trovata della cocaina per g. 0.2. Tutti e tre venivano segnalati al Prefetto in qualità di tossicodipendenti;

  • il 03/08/2014, all’interno della discoteca, venivano arrestati un ventenne aretino pregiudicato che, ai fini di spaccio, deteneva di g. 3,46 di MDMA e grammi 1.1 di marijuana (e che ammetteva di avere in precedenza, nella stessa sala, già spacciato tre dosi di MDMA che gli avevano fruttato 90 euro), nonché un ventenne albanese pregiudicato che, per le stesse finalità, deteneva g. 3.46 di cocaina ripartiti in sei dosi, g. 0.2 di ketamina suddivisi in due dosi e g. 0.75 di maijuana, tutte da destinare allo spaccio in favore dei giovani frequentatori del locale;

    • nello stesso contesto e nelle medesime circostanze, i carabinieri individuavano e denunciavano in stato di libertà un operaio diciannovenne torinese, trovato in possesso di g. 3.2 di MDMA, suddivisi in dosi singolarmente confezionate e detenute ai fini di spaccio;

  • il 09/08/2014, nei pressi della pista da ballo della discoteca, venivano arrestati due giovani, classe 1991 e classe 1985, colti in flagranza di spaccio e contestualmente trovati in possesso di g. 0.22 di marijuana, g. 12.58 di hashish, g. 0.26 di mdma e g. 2.12 di ketamina, tutti suddivisi in dosi pronte per lo spaccio;

    • quella stessa notte:

      • nel parcheggio della discoteca, veniva individuato ed arrestato anche un pregiudicato marocchino di 18 anni, che poco prima, all’interno del locale si era reso responsabile di un furto e di un tentato furto di effetti personali in danno di alcuni clienti che li avevano lasciati incustoditi;

      • all’interno del locale veniva individuato e denunciato in stato di libertà, per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio, anche un giovane pistoiese trovato in possesso di n. 7 compresse di ecstasy, nonché della somma in denaro contante di € 220,00, ritenuta il provento dell’illecita attività compiuta sino a quel momento;

  • il 14/08/2014, nel locale venivano arrestati due giovani di 20 e 23 anni. Il primo, all’interno della discoteca veniva notato avvicinare ripetutamente i giovani astanti e quindi, sottoposto a controllo, veniva trovato in possesso di g. 7.6 di marijuana suddivisa in n.6 dosi, nonché di g. 2.0 di MDMA, anch’esso frazionato in dosi, tutte pronte da smerciare nella discoteca. Il secondo, sempre all’interno del locale, veniva notato dai militari mentre si appartava con dei giovani frequentatori ed al controllo risultava possedere g. 4.9 di MDMA frazionati in dosi da destinare allo spaccio;

    • nella stessa nottata, veniva indagato in stato di libertà un venticinquenne modenese che, dopo essere stato sorpreso ad avvicinare ripetutamente i giovani frequentatori del locale, si scopriva possedere g. 1.5 di hashish, g. 1.6 di cocaina ed una pasticca di ecstasy, da destinare allo spaccio;

  • il 17/08/2014, sempre all’interno della medesima discoteca e sempre per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, venivano tratti in arresto un egiziano clandestino di 21 anni, tre italiani, di cui due ventenni e un ventiquattrenne, mentre un minorenne, anch’esso italiano, veniva denunciato in stato di libertà per lo stesso reato. Contestualmente, una ragazza veniva segnalata al Prefetto in qualità di tossicodipendente. Nello specifico:

    • lo straniero ed il minore, consegnavano spontaneamente un coltello a serramanico con lama da cm.7.5, g. 0.16 di marijuana, g. 0.55 di MDMA, g. 0.13 ed uno spinello già pronto di hashish e n.15 dosi di cocaina (quest’ultime detenute dal minorenne). La successiva perquisizione permetteva di rinvenire sulla persona dell’egiziano un ulteriore dose di cocaina da g. 0.30. Nell’occorso il minore confessava che le dosi di cocaina da lui detenute gli erano state consegnate dall’egiziano che, con tale espediente, aveva tentato di eludere eventuali controlli rivolti alla sua persona.

    • dei tre italiani, uno veniva trovato in possesso di n.24 dosi di MDMA per complessivi g. 6.0, n.14 dosi di cocaina per un totale di g. 6.70 e g. 1 di hashish; un altro, in compagnia di una coppia di amici, risultava detenere g. 16.25 di MDMA già frazionato in dosi da destinare allo spaccio. Il ragazzo e la ragazza in sua compagnia, a loro volta venivano trovati rispettivamente in possesso di una dose di MDMA confezionata in maniera identica a quelle rinvenute in possesso del suo amico e, quanto alla ragazza, di modiche quantità di hashish, ketamina e MDMA detenute per uso personale. Il ragazzo veniva quindi tratto in arresto per concorso nel reato con l’amico, mentre quest’ultima veniva segnalata al Prefetto quale consumatrice di stupefacenti;

  • il 24/08/2014, verso le h. 2.30, nei pressi dell’ingresso della discoteca veniva arrestato un giovane italiano, classe 1992, trovato in possesso di g. 0.5 di marijuana e g. 3.6 di MDMA suddivisi in n.14 dosi da destinare allo spaccio nel locale. Il medesimo era stato notato dai militari mentre avvicinava ripetutamente i giovani frequentatori in procinto di entrarvi;

    • nel corso della stessa nottata, veniva denunciato in stato di libertà uno studente diciottenne della provincia di Milano che, all’ingresso del medesimo localwe, veniva trovato in possesso di g. 18.9 di marijuana e g. 0.5 di hashish, che occultava negli indumenti intimi e che deteneva al fine di destinarli allo spaccio nella discoteca;

  • il 05/10/2014, nel parcheggio antistante la discoteca veniva arrestato un ventunenne pregiudicato, colto nell’atto di cedere ad un giovane frequentatore del locale una dose di cocaina da g. 0.4. Nel corso dell’immediata perquisizione rivoltagli, il medesimo veniva trovato in possesso, di ulteriori g. 1.4 della medesima sostanza, chiaramente detenuta ai fini di spaccio;

  • nella notte tra il 20 ed il 21/12/2014, all’interno della discoteca veniva arrestato un uomo italiano di 35 anni, resosi responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Costui veniva individuato dai carabinieri in atteggiamento sospetto nella sala “piramide” e nell’immediatezza trovato in possesso di n. 9 confezioni monodose, contenenti complessivamente g. 3.8 di una sostanza giallastra in cristalli, poi rivelatasi negativa al narcotest, che egli teneva in mano e che vendeva ai frequentatori come fosse sostanza stupefacente MDMA. Alla successiva perquisizione, sulla sua persona venivano rinvenuti occultati g. 6.4 di marijuana genuina frazionata in n.8 dosi da destinare allo spaccio, nonché una cospicua somma di denaro in banconote di vario taglio, provento dell’attività illecita compiuta sino a quel momento;

  • il 26/01/2015, nel parcheggio antistante la discoteca, venivano arrestati due ragazzi e due ragazze (delle quali una minorenne), tutti italiani, trovati in possesso di n. 30 dosi di MDMA e di n. 5 dosi di ketamina da destinare allo spaccio in favore dei giovani frequentatori del locale;

  • il 15/02/2015, in prossimità dell’ingresso della discoteca, i carabinieri controllavano una donna di 33 anni, pregiudicata, che veniva trovata in possesso di g. 16.1 di cocaina suddivisi in n.27 dosi e g. 24.10 di MDMA frazionati in n.103 dosi, pronte per essere smerciate ai giovani avventori del locale;

    • nella frangente, altri due giovani di 25 e 20 anni che si trovavano in sua compagnia venivano denunciati in stato di libertà in quanto sorpresi in possesso di g. 2.8 di MDMA e g. 1.1 di hashish il primo, nonché g. 2.3 di MDMA il secondo;

  • il 26/04/2015, all’interno del locale, venivano arrestati per il reato di detenzione ai fini di spaccio di varie sostanze stupefacenti, in concorso tra loro, quattro giovani italiani (tra i quali una ragazza ed un minorenne). L’atteggiamento sospetto di costoro veniva segnalato ai carabinieri dal personale addetto alla sicurezza della discoteca. Uno dei ragazzi ed il minorenne venivano immediatamente trovati in possesso di n.15 dosi di ketamina e g. 5,8 di MDMA frazionati in 25 dosi pronte per essere cedute ai giovani avventori, nonché di complessivi € 480,00 derivanti dalle cessioni sino a quel momento compiute. La successiva perquisizione domiciliare, compiuta nella stanza d’albergo ove tutti dimoravano, permetteva di rinvenire nella disponibilità della ragazza altre 25 dosi di MDMA, per un peso complessivo di g. 6.1, nonché ulteriori 58 dosi di MDMA, corrispondenti a g. 12.3, nella disponibilità del quarto ragazzo, oltre ad € 470,00 anch’essi ricavati dall’attività di spaccio;

    • nel corso della stessa serata:

      • all’interno della discoteca veniva arrestato un ventenne marocchino pregiudicato, resosi responsabile di una rapina aggravata in danno di un giovane frequentatore della medesima cui, sotto la minaccia della lama di un cutter e dopo averlo colpito in viso con un pugno, aveva richiesto la consegna del denaro in suo possesso;

      • veniva denunciato in stato di libertà un diciannovenne italiano pregiudicato, trovato in possesso di g. 8.6 di hashish detenuti ai fini di spaccio;

      • veniva denunciato in stato di libertà un ventiquattrenne tunisino, trovato in possesso di una banconota falsa da € 20,00;

  • l’01/05/2015 veniva arrestato un giovane italiano, classe 1995, trovato in possesso di g. 21.2 di sostanza stupefacente del tipo MDMA suddivisa in n.65 dosi e g. 0,8 di sostanza stupefacente del tipo marjiuana.

  • il 05/07/2015, i carabinieri procedevano al controllo di un ventenne romano che si trovava all’esterno della discoteca in atteggiamento ritenuto sospetto. Sottoposto ad immediata perquisizione, veniva trovato in possesso di sostanza stupefacente opportunamente confezionata per essere ceduta a terzi, oltre a n. 55 dosi preconfezionate di una sostanza in polvere di colore bianco, poi risultata negativa al narcotest, per un peso complessivo di g. 9.8 (evidentemente da lui spacciata in modo fraudolento come sostanza stupefacente). Esteso l’atto all’autovettura nella sua disponibilità, venivano rinvenuti g. 18.1 di MDMA suddiviso in n. 68 dosi preconfezionate; g. 3.5 di marijuana e g. 33.5 di hashish, anch’esse frazionate in quantitativi separati e pronti per lo spaccio ai giovani frequentatori del locale;

  • il 19/07/2015, all’interno della discoteca, veniva arrestato in flagranza di reato un giovane pregiudicato veronese, classe 1995, trovato in possesso di n.21 dosi di sostanza stupefacente del tipo MDMA per un peso complessivo di g. 10.0, da destinare allo spaccio in favore dei giovani avventori;

    • nella stessa serata, all’interno della discoteca, veniva denunciato in stato di libertà anche un uomo di 38 anni, che al medesimo fine deteneva g. 6.9 di marijuana, g. 6.9 di hashish e g. 0.6 di cocaina;

RITENUTO che i fatti sopra esposti dimostrino in maniera ineluttabile che il locale pubblico ad insegna “Cocoricò” sia divenuto nel tempo un punto di riferimento per persone pericolose, orbitanti nell’ambiente dello spaccio e del consumo smodato - ovvero dell’abuso - di sostanze stupefacenti e psicotrope, con gravi e ricorrenti ripercussioni, oltre che per l’ordine e la sicurezza pubblica, anche e soprattutto per la salute e per l’incolumità dei giovani frequentatori, circostanza di fatto sicuramente idonea a sorreggere un giudizio prognostico di pericolosità, con riguardo all’esercizio dell’attività nel detto locale e quindi all’apertura al pubblico del medesimo.

Si tratta, infatti, di accadimenti la cui pericolosità per l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini è obiettiva in sé e di assoluta autoevidenza, e come tali essi integrano perfettamente gli estremi per l’applicazione tanto dell’art. 100, primo comma del TULPS quanto del secondo comma del medesimo articolo (revoca dell’autorizzazione, in presenza di fatti ripetuti, come è accaduto nel caso di specie).

Il locale è ormai percepito e incontestabilemente considerato negli ambienti e circuiti reali e virtuali del mondo giovanile, un simbolo degli eccessi, ovvero un luogo ove, secondo tale distorta percezione, è ammissibile abbandonarsi a forme estreme ed incontrollate di divertimento, spessissimo mediante l’assunzione di pericolosissimi miscugli di bevande alcoliche, sostanze eccitanti, e/o stupefacenti e/o allucinogene di ogni genere, che portano i giovani avventori a perdere il contatto con la realtà e a non percepire più i segnali d’allarme del proprio organismo, tant’è che in numerosissime occasioni si rende necessario il ricorso alle cure mediche.

Appare evidente che, alla luce degli avvenimenti sopra elencati, tanto le azioni intraprese dalle FF.OO. che le apprezzabili iniziative puntualmente avviate dai gestori della sala, anche conformandosi alle prescrizioni ricevute dalle Autorità (quali la realizzazione di un sistema di videosorveglianza atto a controllare i locali ed il parcheggio della discoteca con il potenziamento dell’illuminazione di quest’ultimo; l’aumento del numero degli addetti alla sicurezza; l’adozione di iniziative volte a sensibilizzare ed a scoraggiare l’abuso di sostanze, realizzata anche in collaborazione con la Polizia Stradale, ecc.), non hanno sortito né un effetto dissuasivo efficace né, a maggior ragione, un rimedio, in quanto la consumazione di gravi delitti è inesorabilmente continuata di pari passo con il radicamento nel locale di soggetti (persone pregiudicate o pericolose) dediti ad attività illecite, spessissimo giovanissimi e addirittura adolescenti, al pari delle vittime dei reati stessi.

RITENUTO pertanto che - al di là di ogni valutazione sul comportamento tenuto dal titolare - in relazione ad elementi obbiettivi e concreti desunti dalle circostanze sopra esposte, ricorre una situazione tale da configurare una fonte di pericolo concreto, persistente, grave ed attuale per la collettività, poiché l’esercizio pubblico in premessa è divenuto di fatto un ritrovo di persone pericolose per la sicurezza pubblica e pertanto costituisce un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini (con particolare riferimento agli altri frequentatori del pubblico esercizio ed a coloro che vi prestano attività lavorativa);

RAVVISATA l’esigenza di contrastare il consolidamento della situazione creatasi adottando, in via preventiva e cautelare, una misura a garanzia di interessi pubblici primari quali la sicurezza e l'ordine pubblico ed al tempo stesso atta a dissuadere la frequentazione malavitosa del pubblico esercizio in questione, privando i soggetti dediti ad attività delittuose, o comunque illecite, del luogo di loro abituale aggregazione e così avvertendo, tanto costoro quanto gli abituali frequentatori del locale, che il luogo stesso è oggetto di particolare attenzione da parte dell’Autorità di P.S.;

CONSIDERATO che sussiste altresì la necessità di contrastare tutti quegli aspetti devianti volti a modificare o addirittura a porre in pericolo la tutela dei dettami posti alla base della Carta Costituzionale, quali diritti fondamentali ed irrinunciabili dei cittadini, ripristinando, mediante l’adozione di un provvedimento urgente, a tutela di primari interessi quali l’ordine e la sicurezza pubblica, la moralità, il buon costume e la sicurezza dei cittadini, anche quelle percezioni, assunte dalla maggioranza dei cittadini in ordine a concetti etici e morali, oltre che nel caso del concetto stesso di sicurezza pubblica;

CONSIDERATA in particolare la necessità di fornire tutela ai soggetti minorenni nei confronti dei quali appare incontestabile la particolare attenzione che la normativa nazionale (e in primis la Costituzione della Repubblica Italiana) e internazionale (cfr. a titolo esemplificativo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948) rivolge loro, essendo i minori persone certamente più fragili e vulnerabili rispetto alle altre e, per tale motivo, soggette, ben più di altre, a sfruttamento ed abusi da parte di altri soggetti;

ESSENDO pertanto sussistente un inderogabile obbligo delle pubbliche Autorità di attivarsi al fine di evitare che il corretto sviluppo psico-fisico dei minori possa risultare pregiudicato da condotte e/o fatti criminosi commessi in luoghi dove è pur consentito il loro accesso;

RITENUTE sussistenti le particolari esigenze di celerità del procedimento di cui all’art.7 della L.241/90, che consentono di omettere la comunicazione d’avvio dello stesso, stante l’urgenza inderogabile di adottare un provvedimento a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, al fine di interrompere la situazione di pregiudizio e di prevenire possibili fonti di pericolo per gli interessi sopra prospettati (cfr. T.A.R. Veneto Sez. III, 23 marzo 2009, n. 742; Consiglio di Stato, Sez. VI, 7 febbraio 2007, n. 505; Tar Toscana, Sez. I, 16 maggio 2006, n. 2325);

CONSIDERATO, alla luce delle motivazioni poste a sostegno dell’odierno provvedimento, ampiamente ed esaustivamente citate nelle premesse, che la formale partecipazione al procedimento da parte del destinatario del provvedimento stesso, nulla potrebbe in concreto apportare per far sì di far mutare la decisione presa circa la sua adozione e/o circa la quantificazione della durata dello stesso (Cons. Stato, VI, 29 luglio 2008, n. 3786; Cons. Stato, Sez. V, Sent. 18/04/2012, n. 2257; Cons. Stato, Sez. IV , Sent. 17/09/2012, n. 4925; Cons. Stato, Sent. n.1060/2015; Cons. Stato Sez. VI, Sent. 27/04/2015, n.2127), per cui egli, col suo intervento, non avrebbe in alcun modo potuto influire né sul contenuto, né nell’an, né nel quantum del presente provvedimento;

LETTI gli artt. 1, 5 e 100 del Testo Unico delle Leggi di P.S. approvato con R.D. 18 giugno 1931, nr.773;

l’art.9 della L. 25 agosto1981, nr.287;

gli artt.7, 21 ter e 21 octies della L. 7 agosto 1990, n.241;

REPUTATO infine che la gravità e la recrudescenza dei fenomeni descritti - reiterati anche immediatamente dopo la passata adozione di provvedimenti interdittivi o prescrittivi dell’Autorità di P.S. -, unita all’altissima frequenza con cui viene accertata la commissione di gravi reati, non consentano di giungere ad una prognosi favorevole - quanto all’idoneità ed all’adeguatezza - nei confronti di un provvedimento di sospensione della licenza dell’esercizio in esame, per un periodo contenuto entro quello massimo previsto dal combinato disposto dell’art.100 del T.U.L.P.S. e dell’art.9/3° comma della L.287/91.

Gli episodi pregiudizievoli degli interessi collettivi tutelati, infatti, sono stati nel tempo ripetuti dai frequentatori del locale anche immediatamente dopo l’adozione di provvedimenti interdittivi o prescrittivi dell’Autorità di P.S. - quasi a sottolinearne l’inadeguatezza - e con una frequenza reiterata ciclicamente, non solo nel corso di un determinato intervallo temporale di mesi o settimane, ma anche durante singole serate.

Da ciò si deve necessariamente dedurre che il locale de quo rappresenta un concreto e gravissimo pericolo per l’ordine pubblico e per la sicurezza dei cittadini.

RITENUTE quindi sussistenti, proprio per i motivi suddetti e per la gravità dei fatti rappresentati in premessa, le “particolari esigenze di ordine e sicurezza pubblica” che consentono, in luogo del più gravoso ed afflittivo provvedimento di revoca previsto dal 2° comma dell’art.100 TULPS, l’adozione di un decreto di sospensione della licenza di durata eccedente i 15 giorni, al fine di scongiurare un concreto pericolo per la pubblica sicurezza, allo stato perseguibile unicamente con l’impedimento della frequentazione della sala per un congruo periodo;

DECRETA

le licenze per tenere pubblici spettacoli e intrattenimenti danzanti, nonché per somministrare al pubblico alimenti e bevande nel locale pubblico denominato “Cocoricò”, sito in Riccione - via Chieti, 44 - ed ogni autorizzazione e/o licenza di polizia amministrativa ad esse accessoria e/o complementare di cui è titolare il sig. XXXX, in preambolo identificato, è sospesa per giorni 120 (centoventi), a decorrere dal giorno successivo a quello della notifica del presente provvedimento;

DIFFIDA

fin d’ora il Sig. XXXXX ad adempiere al dispositivo del presente decreto, con la conseguente chiusura al pubblico del citato locale per il periodo di vigenza della comminata sospensione della licenza ed astenendosi dall’adottare iniziative volte ad eluderne ed a vanificarne gli effetti con l’avvertenza che l’eventuale inottemperanza al dispositivo ed alla presente intimazione, oltre a costituire illecito penale a mente del disposto dell’art.650 C.P. (sempre che non costituisca un più grave reato), comporterà l’esecuzione coattiva anche, occorrendo, con l’impiego della Forza Pubblica e costituirà elemento di certa valutazione ai fini della revoca della licenza;

DISPONE

che la/e licenza/e sospesa/e venga/no depositata/e, fino al termine della scadenza del provvedimento, presso la Questura di Rimini - Divisione Polizia Amministrativa, Sociale e dell’Immigrazione.

DELEGA

la IV Sezione della Divisione Polizia Amministrativa, Sociale e dell’Immigrazione della Questura di Rimini per la notifica e l’esecuzione del presente decreto, con facoltà di sub-delega.

Responsabile del procedimento amministrativo, è il Primo Dirigente della Polizia di Stato Dott. Achille ZECHINI, dirigente la Divisione di Polizia Amministrativa, Sociale e dell’Immigrazione della Questura di Rimini;

Si avverte l’interessato che avverso il presente decreto è ammesso proporre:

- ricorso gerarchico al sig. Prefetto della Provincia di Rimini, entro 30 gg. dalla data di notifica;

- ricorso giurisdizionale al T.A.R. dell’Emilia Romagna, entro 60 giorni dalla data di notifica.

Rimini lì, 01 agosto 2015

IL QUESTORE

(Improta)

fin qui il documento del questore. I legali del locale hanno annunciato il ricorso al provvedimento nelle sedi opportune.

Argomenti:

L'amico Giovanni Benaglia salpa con Civati. Auguri.

Mar, 23/06/2015 - 20:53

Faccio fatica politicamente a seguirti, amico mio, anche se ti capisco. La strada che hai scelto ha certamente più possibilità a livello nazionale, è tutta da costruire e da percorrere. E Civati ha sicuramente più possibilità di aggregare di quante nel Pd, in questo momento, gli siano concesse. Anche gli spazi sembrano infiniti, a leggere le percentuali di astenuti nelle ultime tornate. Mi chiedo però se questa nuova frontiera attenda un messaggio salvifico a sinistra oppure più prosaicamente attenda e basta, coprendo con l'attesa un'apatia politica lasciata finalmente libera dalla caduta dell'obbligo di voto. Ma questi sono borbottii di un “vecchio” critico rompicoglioni.

So bene cosa lasci, a livello locale: le fruste e logore liturgie dei circoli (miseri salvadanai per la federazione), riesumate quando va bene da piccoli raiss di quartiere e dai loro lanzichenecchi, quando va male agitate da colonnelli senza truppe che coartano altri colonnelli. Ovviamente anch'essi senza truppe al seguito. Del resto, in questa fase, la politica si fa in altri luoghi, fisici e virtuali, per cui va già grassa se si becca un segretario che accetta di fare il suo mestiere dignitosamente e con pazienza: tessere vere e tenere la botta quando serve.

So altrettanto bene quale futuro ti sarebbe riservato, in un partito che si barcamena tra l'adagio che “i gattini si uccidono da piccoli” e gracili generazioni – a essere generosi - create per non sopravvivere ai genitori. O le correnti – mamma mia! - o il limbo della palude Stigia: dove si agitano i velleitari, qualcuno ancora in attesa di un posto a corte (qualunque corte), qualcuno agitando la bandiera del proprio ego perché prenda vento. Un po' pochino per le tue qualità, diciamolo.

Ma fuori? Cosa c'è fuori, oltre la vaga idea di praterie di elettori disillusi? C'è davvero qualcosa oltre “il panorama” - mutuo un'espressione di Giuseppe Chicchi quando doveva discutere con i lillipuziani Pds – di vuote e fruste parole d'ordine “di sinistra” in salsa provinciale? Se togliamo qualche cavallo di razza – Fabio, certo – chi c'è che abbia uno sguardo e una volontà aggregativa – non dico capacità per ovvie ragioni - che possa trasformarsi in un progetto politico fatto per durare, per costruire qualcosa di tangibile, magari – magari! - solido? E con quali truppe? Rimini è piccola, le conosciamo: strateghi abbondantemente sconfitti, irregolari litigiosi, reduci di guerre passate addestrati su mappe scomparse, cavalieri inesistenti, pubblici collettivisti dai privati accaparramenti. Lo sai che questi sono, non nemici tuoi, ma nemici dei loro stessi progetti, perché incapaci di immaginarli costruiti al di fuori del loro orizzonte.

Se sei arrivato fin qui a leggere saprai anche perché ho scritto tutto questo. Non sono disilluso (anche se rileggendomi posso sembrarlo) e non credo che tutto questo sia immutabile. Anzi. Il tempo rivela le cose per come sono. O sono state. E il tempo costringe a creare altri percorsi. Oggi però più che mai solidi. Auguri.

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Un pomeriggio all'asilo

Sab, 23/05/2015 - 18:35

Passando per via Oberdan lanciavo sempre uno sguardo al vecchio cancello in ferro, invariabilmente chiuso. Lo varcavo a cinque anni: asilo di Maria Bambina. Mi aspettava suor Maria, paciosa e bonaria, con un vago accento padano che oggi non saprei collocare. Potrei provarci, ma so che la memoria fa brutti scherzi: aggiunge colori e luoghi e dettagli e incrollabili esattezze del tutto false se la solleciti con troppa veemenza. Si ingegna a darti risposte che non ha, il cervello, spacciandole per vere. Al contrario, basta uno scorcio, un profumo o un sapore e la memoria riaffiora potente, sfumata forse nelle immagini, ma nitida nelle emozioni. Il cancello di via Oberdan, chiuso insieme alla porta di via Angherà, perimetravano anche la mia memoria dell'asilo a nulla di più di un cortiletto e alla figura materna, matronale, matriarcale di suor Maria. Una figura che avrebbe accompagnato il mio povero fratello Roberto qualche anno dopo.

Quel pomeriggio, pedalando verso casa, sono riuscito a vedere un pezzo di cortile: il cancello in ferro era aperto. Non ho realizzato che in 45 anni non era mai accaduto, che era un'occasione. Semplicemente con un'ampia curva ho deviato il percorso e sono entrato. C'era una fioriera nella mia memoria con un gradino dove sedevamo, quasi al centro del cortile. E c'è ancora. C'erano le finestre delle aule che lo perimetravano nella mia memoria. E ci sono ancora. Pur sentendo la familiarità del luogo, altri ancoraggi visuali non ne ho trovati. Volti? Nessuno affiorava. Parole? Solo quelle di suor Maria, con quel suo accento placido, che mi raccontava di quando mio fratello faceva i capricci e mi evocò sconsolata: “Oh Kikko, aiutami tu”, disse. E mio fratello si quietò di colpo: «tu conosci mio fratello?”.

E' stato ascoltando il silenzio del cortile che la memoria ha scovato un giorno di entusiasmo, raccontato con foga in un pranzo a casa. Ero eccitato per la mattinata passata con gli altri bambini, una mattinata di gioco e divertimento che non volevo finisse nella solitudine del giardino di casa. Volevo tornare all'asilo. Ricordo le insistenze mie e le obiezioni dei grandi. Non so cosa dissi, non so cosa dissero, sono solo certo di essere stato convincente fino allo sfinimento: ero un bambino iperattivo al punto da risultarmi odioso, quando mi sono rivisto in alcuni Super8 d'epoca. Fui accontentato. Mi lasciarono alla porta di via Angherà ed entrai. Solo che non c'era nessuno. Era sabato, credo. E mi ritrovai solo, ad aspettare i miei, su quei gradini della fioriera che stavo guardando 45 anni dopo.

Nota

Questo breve testo è stato scritto per l'opuscolo celebrativo del centenario dell'Istituto Maria SS. Bambina di via Angherà, Rimini, dove io per un anno e mio fratello abbiamo frequentato la scuola materna. Non avevo molto da dire, ma volevo ci fosse anche lui in questa narrazione secolare.

La foto è stata presa dalla bacheca Fb di mio fratello, postata da Stefano Vitali. Se qualcuna delle persone ritratte, che non ho il piacere di conoscere, si sentisse danneggiata sono disponibile a pixelare i volti o addirittura rimuovere l'immagine.

Argomenti: Persone:

“Fottetevi. Tocca a voi pagare i costi della crisi”: Massimo Carlotto, La banda degli amanti

Lun, 30/03/2015 - 23:20

In quel periodo non riuscivo a smettere di seguire programmi assurdi che raccontavano la crisi degli Stati Uniti. Banchi di pegni in città economicamente fottute come Detroit, con file interminabili di afroamericani che cercavano di piazzare qualsiasi cosa in cambio di pochi dollari. Aste di case o di ville disputate come battaglie da squali che diventavano personaggi televisivi. Box di sterminati self storage i cui lucchetti venivano aperti con tronchesi. I compratori avevano cinque minuti per dare un'occhiata dall'esterno, poi si contendevano con rilanci da cinquanta dollari oggetti che avevano fatto parte della vita di altre persone che un giorno non erano più state in grado di pagare l'affitto.

Impossibile non meravigliarsi della bassezza dei contenuti, eppure qualcosa mi spingeva a seguirli. In particolare quelli ambientati nel mondo dei pegni. Donne che volevano pagare la cauzione per tirare fuori di galera i loro uomini e che dovevano arrendersi all'idea di non farcela perché i loro gioielli, televisori, computer, pellicce venivano pagati una miseria.

Ogni tanto arrivava qualcuno che doveva pagarsi le medicine ma quelle scene no riuscivo a reggerle e cambiavo canale.

Un tempo attendevo il sonno con scorpacciate di televendite. Ora la civiltà televisiva offriva di meglio, il voyeurismo sulla povertà della grande America. Il messaggio era sempre lo stesso: “Fottetevi. Tocca a voi pagare i costi della crisi”.

L'Alligatore, ne La banda degli amanti, di Massimo Carlotto.

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I miei luoghi oscuri, James Ellroy: la dedica

Dom, 22/02/2015 - 22:39

Ti sei fatta fregare da uno scadente sabato notte. Inerme, hai fatto una fine stupida e brutale.

La via di scampo che avevi imboccato ti offrì solo un breve rinvio. Mi avevi portato con te come portafortuna. Fallii come talsimano - dunque oggi testimonio per te.

La tua morte caratterizza la mia vita. Voglio trovare l'amore di cui fummo privi ed esercitarlo in tuo nome.

Voglio divulgare i tuoi segreti. Voglio azzerare la distanza tra me e te. Voglio darti vita.

James Ellroy, dedica alla madre ne I miei luoghi oscuri

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