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Unità

Gli articoli che ho scritto per il quotidiano L'unità, nelle pagine nazionali e dell'Emilia Romagna.

Pd in spiaggia «Siam mica qui a vedere l'Italia che affonda» Per due giorni hanno distribuito gadget e pesche nettarine

Più che in vacanza, la politica va «alla vacanza»: succede sulle coste romagnole, dai lidi ferraresi alla Riviera di Rimini, mentre stazioni e caselli svuotano il loro carico di desideri di evasione dalle città del centronord, il Pd scende nelle spiagge, appresta banchetti, regala gadget, diffonde il verbo dell'opposizione quando sulla sabbia rimbalza l'anticipo di manovra che drena 20 milioni al Welfare. All'Italia stremata sotto l'ombrellone il Pd dice che «ha bisogno di altre soluzioni: equità, lavoro e sostegno allo sviluppo». E mezz'ora prima che Berlusconi anticipasse la stangata, i democratici distribuivano braccioli per nuotare al Lido degli Estensi, «per far restare a galla nonostante la manovra del Governo». Ironici, ma da «Allegria di naufraghi».

Si è ripreso sabato a Cattolica, Riccione, Misano. A Rimini, mentre dal sottopasso della ferrovia emergono frotte di pallide figure a caccia di sole al ritmo cantilenante dei trolley, al porto i militanti «tirano su» il gazebo. «Una faticaccia organizzarli - dice Emma Petitti, segretario Pd comunale - in Romagna la vacanza è lavoro e impegni ma, come dice Stefano Bonaccini, una grande forza popolare deve guardare le persone direttamente negli occhi. E anche se è il 6 di agosto, ci siamo trovati per dire cosa proponiamo per il Paese».

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Rimini, Gnassi vince, la destra cerca la rissa. Lo scontro quando è andato a stringere la mano allo sconfitto Renzi

«Una vittoria netta, straordinaria, con il 61% dei riminesi che ha partecipato, che ci ha creduto fino in fondo. Una vittoria frutto di tanti che mi hanno aiutato in questo risultato. Un grazie a chi mi è stato vicino, che oggi ha dato un futuro a Rimini». E' il momento dell'emozione per Andrea Gnassi, netto neo sindaco di Rimini, degli occhi lucidi, degli abbracci ai collaboratori più stretti ma sopratutto alla famiglia. A palazzo del Podestà una applauso ha salutato alle 17,09 il dato definitivo, Gnassi 53,47%, Gioenzo Renzi, centrodestra 46,53. Fuori la piazza intona «O bella ciao», la città medaglia d'oro al valore civile inneggia alla sconfitta del candidato che diserta il 25 aprile e prometteva diversi festeggiamenti per la Liberazione. Poco lontano Gnassi arriva alla vecchia pescheria, cuore settecentesco di Rimini, un tempo vociante delle donne dei pescatori, oggi della movida notturna, sulla quale si affaccia il comitato elettorale. E' reduce della prima promessa mantenuta da sindaco, un fiore sulla tomba della madre, suo primo, grande sponsor politico. Poi inizia la kermesse mediatica, i commenti e le interviste televisive. E le tensioni in piazza.

Gioenzo Renzi si scaglia contro i «43500 riminesi che non hanno votato, perché è una città male amministrata e quindi vuol dire che sono poco responsabili». Il grosso dei voti di Renzi, e del centrodestra, è da sempre in centro storico e a Marina centro, è andato male invece nelle periferie. Le ha trovate «degradate, si sono sempre dette trascurate e invece hanno dato il loro voto a Gnassi, una cosa incomprensibile che si giustifica solo con il clientelismo e l'ideologia». Ma considera il suo risultato «il migliore in Italia». Arriva il neo sindaco per stringergli la mano quando dal codazzo di Renzi si leva prima un «vergogna» a Gnassi, poi la figlia di Renzi comincia a gridargli «va a lavorare, va a lavorare», urlato fino a piangere. E nascono i primi parapiglia con i fotografi che scattano. Altri ce ne saranno tra Renzi e la piazza che festeggia, anche accesi.

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Rimini suspence ma Gnassi ci crede

Urne aperte a Rimini e a Cattolica, pronte ad accogliere al secondo turno i 113971 elettori del capoluogo e i 13707 dell'ultima cittadina romagnola. Sono stati il 67,88% dei riminesi che hanno votato, dando ad Andrea Gnassi, del centrosinistra, la preferenza con un vantaggio del 3% sul suo antagonista Gioenzo Renzi (Pdl - Lega). Ma al secondo turno è una nuova partita. Senza il traino dei consiglieri comunali, i candidati si sono dotati dell'appeal personale e hanno rincorso gli elettori per convincerli a tornare ai seggi. Entrambi sfacchinando quartiere per quartiere, ma Gnassi non ha disdegnato anche "visite" di supporto, come il capogruppo Pd alla Camera Dario Franceschini e, all'ultimo giorno, il tris: il "rottamatore" Pd Matteo Renzi, sindaco di Firenze, Nichi Vendola, che ha chiuso ogni polemica con un Sel in profondo caos, collocandolo nel centrosinistra - i fiancheggiatori invece sembrano più propensi a disertare le urne - e il segretario Pd Pierluigi Bersani. Appelli Anpi infine a non cedere la città medaglia d'oro al valore a Gioenzo Renzi, che ha sempre disertato la festa del 25 aprile. Renzi invece si dovrà guardare dai malcontenti in casa Pdl - troppe polemiche dal suo sponsor leghista Gianluca Pini - e da moderati e Cl, sui quali non pare avere molta presa. Insomma, il risultato è scontato -dicono molti - però....

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Vendola infiamma Rimini «con Gnassi dobbiamo vincere»

«Siamo di fronte alla possibilità di cambiare il vento, di cambiare il clima. Dobbiamo vincere dappertutto, dobbiamo vincere a Rimini». Un po' il vento è cambiato nel capoluogo romagnolo: Nichi Vendola è arrivato schierandosi con il candidato del centrosinistra Andrea Gnassi e infiammando la platea di oltre 250 persone. Non i soliti volti del Pd, ma nemmeno i soliti volti del Sel, a parte un paio di dirigenti del tutto defilati, come se non l'avessero organizzato loro l'incontro. Specchio del profondo caos post elettorale che regna nella formazione, con alcuni che hanno contestato al leader pugliese la mancata venuta al primo turno. Caos o non caos, Gnassi incassa l'accorata adesione di Nichi e i lunghissimi applausi. «L'importante è vincere - dice Vendola - dopo dovremo fare i conti con le ragioni dei grillini e di Sel, ma quelle ragioni non sono un impedimento a capire qual è la posta in gioco». E mette così una pietra miliare su dove sta Sel. Nel centrosinistra.

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Dalla sinistra alla sinistra: il «dietro le quinte» di Giuseppe Chicchi

Una vita da amministratore, scandita dalle prime, e nemmeno timide, esperienze di politica ambientale nell'Emilia Romagna, passando attraverso la crisi delle mucillagini nell'Adriatico, fino l'esperienza di sindaco a Rimini e il capitolo finale alla Camera dei deputati. E' un "dietro le quinte" di sé stesso che Giuseppe Chicchi racconta, seguendo con intelligenza, ironia - sopratutto autoironia - e tanta analisi, come è suo costume, 50 anni di politica attiva vista come «La formazione». E che diventa il titolo del volume edito da Pietroneno Capitani editore, nel quale l'ex di molte cose (consigliere comunale, assessore regionale, sindaco, parlamentare), si toglie sì qualche sassolino, ma in realtà davvero segue l'impeto di «condividere con qualcuno, magari con i miei figli» il suo «lungo viaggio nella politica».

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