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Andrea Gnassi

Rimini, Gnassi vince, la destra cerca la rissa. Lo scontro quando è andato a stringere la mano allo sconfitto Renzi

«Una vittoria netta, straordinaria, con il 61% dei riminesi che ha partecipato, che ci ha creduto fino in fondo. Una vittoria frutto di tanti che mi hanno aiutato in questo risultato. Un grazie a chi mi è stato vicino, che oggi ha dato un futuro a Rimini». E' il momento dell'emozione per Andrea Gnassi, netto neo sindaco di Rimini, degli occhi lucidi, degli abbracci ai collaboratori più stretti ma sopratutto alla famiglia. A palazzo del Podestà una applauso ha salutato alle 17,09 il dato definitivo, Gnassi 53,47%, Gioenzo Renzi, centrodestra 46,53. Fuori la piazza intona «O bella ciao», la città medaglia d'oro al valore civile inneggia alla sconfitta del candidato che diserta il 25 aprile e prometteva diversi festeggiamenti per la Liberazione. Poco lontano Gnassi arriva alla vecchia pescheria, cuore settecentesco di Rimini, un tempo vociante delle donne dei pescatori, oggi della movida notturna, sulla quale si affaccia il comitato elettorale. E' reduce della prima promessa mantenuta da sindaco, un fiore sulla tomba della madre, suo primo, grande sponsor politico. Poi inizia la kermesse mediatica, i commenti e le interviste televisive. E le tensioni in piazza.

Gioenzo Renzi si scaglia contro i «43500 riminesi che non hanno votato, perché è una città male amministrata e quindi vuol dire che sono poco responsabili». Il grosso dei voti di Renzi, e del centrodestra, è da sempre in centro storico e a Marina centro, è andato male invece nelle periferie. Le ha trovate «degradate, si sono sempre dette trascurate e invece hanno dato il loro voto a Gnassi, una cosa incomprensibile che si giustifica solo con il clientelismo e l'ideologia». Ma considera il suo risultato «il migliore in Italia». Arriva il neo sindaco per stringergli la mano quando dal codazzo di Renzi si leva prima un «vergogna» a Gnassi, poi la figlia di Renzi comincia a gridargli «va a lavorare, va a lavorare», urlato fino a piangere. E nascono i primi parapiglia con i fotografi che scattano. Altri ce ne saranno tra Renzi e la piazza che festeggia, anche accesi.

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Rimini suspence ma Gnassi ci crede

Urne aperte a Rimini e a Cattolica, pronte ad accogliere al secondo turno i 113971 elettori del capoluogo e i 13707 dell'ultima cittadina romagnola. Sono stati il 67,88% dei riminesi che hanno votato, dando ad Andrea Gnassi, del centrosinistra, la preferenza con un vantaggio del 3% sul suo antagonista Gioenzo Renzi (Pdl - Lega). Ma al secondo turno è una nuova partita. Senza il traino dei consiglieri comunali, i candidati si sono dotati dell'appeal personale e hanno rincorso gli elettori per convincerli a tornare ai seggi. Entrambi sfacchinando quartiere per quartiere, ma Gnassi non ha disdegnato anche "visite" di supporto, come il capogruppo Pd alla Camera Dario Franceschini e, all'ultimo giorno, il tris: il "rottamatore" Pd Matteo Renzi, sindaco di Firenze, Nichi Vendola, che ha chiuso ogni polemica con un Sel in profondo caos, collocandolo nel centrosinistra - i fiancheggiatori invece sembrano più propensi a disertare le urne - e il segretario Pd Pierluigi Bersani. Appelli Anpi infine a non cedere la città medaglia d'oro al valore a Gioenzo Renzi, che ha sempre disertato la festa del 25 aprile. Renzi invece si dovrà guardare dai malcontenti in casa Pdl - troppe polemiche dal suo sponsor leghista Gianluca Pini - e da moderati e Cl, sui quali non pare avere molta presa. Insomma, il risultato è scontato -dicono molti - però....

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Vendola infiamma Rimini «con Gnassi dobbiamo vincere»

«Siamo di fronte alla possibilità di cambiare il vento, di cambiare il clima. Dobbiamo vincere dappertutto, dobbiamo vincere a Rimini». Un po' il vento è cambiato nel capoluogo romagnolo: Nichi Vendola è arrivato schierandosi con il candidato del centrosinistra Andrea Gnassi e infiammando la platea di oltre 250 persone. Non i soliti volti del Pd, ma nemmeno i soliti volti del Sel, a parte un paio di dirigenti del tutto defilati, come se non l'avessero organizzato loro l'incontro. Specchio del profondo caos post elettorale che regna nella formazione, con alcuni che hanno contestato al leader pugliese la mancata venuta al primo turno. Caos o non caos, Gnassi incassa l'accorata adesione di Nichi e i lunghissimi applausi. «L'importante è vincere - dice Vendola - dopo dovremo fare i conti con le ragioni dei grillini e di Sel, ma quelle ragioni non sono un impedimento a capire qual è la posta in gioco». E mette così una pietra miliare su dove sta Sel. Nel centrosinistra.

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Ballottaggio Rimini. La spinta di Vendola per Andrea Gnassi

Soli alla meta: si schierano così a poche ore dalla scadenza degli apparentamenti (oggi alle ore 20) i due contendenti rimasti alla corsa di sindaco a Rimini: Andrea Gnassi del centrosinistra e Gioenzo Renzi, indietro di circa 3 punti, del centrodestra. Gnassi, che ieri ha incassato il sostegno del capogruppo Pd alla Camera Dario Franceschini, preferisce «condurre il dialogo con le forze politiche sul binario nuovo per Rimini di un cristallino progetto che diventa governo efficiente e non dispersivo. Ripeto, non farò pastrocchi perché i riminesi sono arcistufi della stagnazione e della paralisi che, ormai per troppi, è sinonimo di una politica da buttare».

Niente «pastrocchi», si resta nel circuito Pd, Psi, Idv, Rimini per Rimini, Verdi e Federazione della sinistra. E «niente pastrocchi» ha replicato Fabio Pazzaglia, l'ex Pd candidato a sindaco da Sel e dalla civica Fare Comune. «In consiglio comunale sarò tra i banchi dell'opposizione: niente poltrone». Ma nonostante questo avrebbe comunque votato Gnassi al secondo turno, perché «sono del centrosinistra e un candidato contro il 25 aprile non lo appoggerei mai», ha detto ben prima del primo turno. Non si apparenta Sel, ma farà arrivare a Rimini il suo leader, Nichi Vendola, previsto per giovedì insieme al presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, a ribadire che «il nostro popolo ci chiede, anzi ci impone, un'alleanza Pd, Sel e Idv». Tesi accolta dal partito riminese, che ha avviato - ora - un dialogo con il Pd da concretizzare in futuro, anche se dalla cosiddetta "base" diversi malumori si colgono, nati sui temi della cementificazione, delle ronde in spiaggia e del capodanno sulla Rai che «drena risorse al sociale». Per cui domenica 29 Sel vota Gnassi e chi non vuole starà a casa.

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Rimini. Ballottaggio con molte incognite. Gnassi: «io non farò pasticci». Divisioni negli schieramenti

Poco più di tre punti, 3,17% li hanno separati al primo turno, ma ora, per Andrea Gnassi del centrosinistra e Gioenzo Renzi del centrodestra, si apre una nuova partita: la ricerca di nuove "collaborazioni", qualcuna possibile, altre invece mediabili solo dagli appelli agli elettori, ovvero senza "pagare dazio" alle formazioni politiche. Non ha parlato apertamente di apparentamenti Andrea Gnassi al suo incontro con la stampa, vedrà «le forze politiche che si riferiscono ai valori del centrosinistra. Discuteremo ma l'elemento per me imprescindibile è che non si devono fare pastrocchi. In Italia sono troppe le situazioni in cui invece di governare ci si preoccupa dell'equilibrio tra partiti, fino a dover accontentare appetiti per niente nobili. A Rimini si cambia pagina anche in questo; e quello del governare senza dover arrancare giorno per giorno e fare concessioni sbagliate è un valore per me basilare».

Nell'orizzonte di Gnassi ci potrebbe essere il Sel e sopratutto gli elettori di Fabio Pazzaglia, che ha chiuso al 5% di preferenze, ma la divisione tra vendoliani e centrosinistra è stata fin troppo marcata. Un muro contro muro che nasce dall'amministrazione di Ravaioli e che difficilmente potrebbe sgretolarsi. Più percorribile il rivolgersi direttamente a quell'elettorato che comunque, come lo stesso Pazzaglia aveva detto in campagna elettorale è «di centrosinistra. E non voterei mai uno che non ha partecipato alla festa della Liberazione». Renzi, per la cronaca.

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