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Emilia Romagna, Marche e Friuli offrono personale per sveltire i visti nei consolati in Russia. Nessuna risposta dal ministero

Le stime della primaverile fiera del turismo di Mosca parlavano di oltre 200 mila russi desiderosi di viaggiare verso l’Italia, quest’anno, ma nonostante una tale previsione continua ad essere irrisolto il problema del rilascio dei visti turistici nelle sedi consolari italiane. E mentre mete turistiche come la Spagna traggono vantaggio da un simile stallo, tre Regioni, Emilia Romagna, Marche e Friuli Venezia Giulia mettono a disposizione del personale, senza però ottenere alcuna risposta dal ministero degli Affari esteri. Una risposta sollecitata anche da Sergio Gambini in un’interrogazione avanzata in commissione Attività produttive, interrogazione che ha il sostegno anche del parlamentare di Forza Italia Danilo Moretti.

Nelle scorse settimane alcuni amministratori regionali di Emilia Romagna, Marche e Friuli, (regioni particolarmente interessate dai flussi turistici dall’Est), si sono recati in Russia. Da queste missioni sono nate le disponibilità a distaccare personale presso le sedi consolari. Una collaborazione né inedita né inusuale, anzi, scrive Gambini al ministro degli Esteri, svolta “in passato da altre sedi consolari, con l’impegno di personale proveniente dall’Enit”. Il tutto è possibile grazie ad “una deroga all’impiego di personale di ruolo in caso di missione temporanea, prevista dall’art. 31 del D.P.R. 18/1967”.

“Non risulta che la disponibilità manifestata dalle tre Regioni – prosegue Gambini – abbia trovato ancora alcuna accoglienza, mentre il rilascio dei visti turistici sta entrando rapidamente in una situazione di emergenza”. Nello stesso tempo Gambini sottolinea che ancora non è noto quando saranno coperti gli otto posti per il consolato di Mosca messi a bando dalla Farnesina. “Quest’ultima iniziativa fa seguito ed affianca altre iniziative attualmente al vaglio del Senato, volte a tutelare il turismo italiano nell’est europeo. Che non ha motivo di essere oscurato dai fatti di cronaca. Come la recente inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna dimostra, l’attività di repressione di fenomeni illeciti e la lotta contro le penetrazioni della mafia russa nel nostro paese può convivere e non è pregiudicata da un consistente flusso turistico che sempre più corrisponde alle nuove condizioni di sviluppo economico e sociale della Russia del dopo Eltsin e che perciò rappresenta un’opportunità importante e di prospettiva per la nostra industria turistica”.

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