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Nuove piattaforme metanifere e "vecchi" sversamenti nel Po: è di nuovo allarme inquinamento per l’Adriatico

Ottantatre nuovi pozzi metaniferi in alto Adriatico, 19 piattaforme e lo sversamento nel fiume Po di sostanze inquinanti: serve un comitato per valutare l’impatto di queste fonti inquinanti in Adriatico e preservare il sistema ambientale, economico e turistico. I parlamentari dell’Ulivo dei collegi dell’alto Adriatico hanno aderito alla proposta di legge che istituisce il comitato e blocca l’avvio delle nuove iniziative. Nello stesso tempo hanno richiesto l’iscrizione urgente del provvedimento ai lavori della commissione Ambiente e Lavori Pubblici. Il deputato riminese Sergio Gambini: “le nuove iniziative del Governo per sfruttare i giacimenti gassiferi adriatici o i vecchi problemi mai affrontati come lo sversamento di acque non depurate nei fiumi devono essere vagliati attentamente nell’ambito delle normative europee, più avanti delle leggi italiane. Inquinamento, subsidenza o l’eustatismo (la crescita del livello delle acque marine) sono fenomeni che l’ecosistema e il turismo emiliano romagnolo non si possono permettere”.

In 4 articoli il disegno di legge 2341 (www.camera.it) punta a creare un organismo che verifichi le conseguenze per l’ambiente della costruzione del metanodotto Porto Viro – Cavarzere – Minerbio, l’attività di rigassificazione delle piattaforme offshore in Adriatico (concentrate soprattutto tra il delta del Po e Senigallia), lo sviluppo e la messa in coltivazione di 15 giacimenti gassiferi attraverso la perforazione di 83 pozzi e l’installazione di 19 piattaforme fisse, come documentato nell’allegato 4 della delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica del 21 dicembre 2001, n. 121.

Nello stesso tempo il disegno di legge punta a sospendere le “rinate” iniziative. “Queste previsioni di interventi a rischio erano ferme da anni, sottoposte ad attenta valutazione – ricorda il parlamentare riminese - Sono state invece sbloccate in maniera generalizzata e senza alcuna distinzione sulla loro pericolosità dalla legge Lunardi sulle opere pubbliche e private. L’ultima decisione riporta in primo piano l’emergenza Adriatico e impone il monitoraggio sull’inquinamento”.

“L’area del nord Adriatico – continua Gambini - è fortemente interessata da gravi fenomeni di subsidenza (abbassamento dei suoli) dovuti all’estrazione di acqua e di metano, e contemporaneamente di eustatismo (innalzamento del mare) dovuto all’effetto serra. Le comunità locali hanno sempre rigettato nuovi progetti energetici preoccupate da questi fenomeni e dall’inquinamento in generale. Lo sfruttamento delle risorse naturali come il metano è importante per l’economia del Paese, ma siamo altrettanto consapevoli dell’importanza che l’alto Adriatico riveste per l’ambiente, e per i riflessi del turismo e della pesca nell’economia nazionale.

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