“Sull’omicidio Hirvi il ministro della Giustizia si accontenta di dare vaghe risposte, inaccettabili. Il dolore di una famiglia, lo sgomento di una comunità non si leniscono con vaghi “non risulta localizzato”, vogliono sapere se si sta facendo tutto per arrestare l’autore dell’investimento, fuggito all’estero. E ottengono, invece, un ‘burocratico’ silenzio”. E’ il commento di Sergio Gambini alla risposta ministeriale sugli sviluppi delle procedure avviate nel caso di Pauli Yakko Hirvi, il giovane travolto e ucciso a Rimini, nel giugno dello scorso anno. La morte del ragazzo concluse una folle corsa sul lungomare riminese di due potenti autovetture. Il suo investitore, nella fuga, ha dato tracce di sé in Olanda. Da quel paese sono intervenuti i suoi legali, e perciò la richiesta di arresto internazionale della procura riminese aveva un indirizzo preciso.
Da allora, però, nessuna notizia è giunta dai Paesi Bassi. Sulla situazione di stallo nella cattura del bosniaco Omer Halilovic, indicato come investitore dagli inquirenti, è intervenuto Gambini, rivolgendo un’interrogazione al ministro della Giustizia, nel marzo scorso. “La risposta giunta in questi giorni è stata del tutto insoddisfacente – continua il parlamentare riminese – è un burocratico elenco dei tre atti formali del ministero, l’avvio delle ricerche internazionali in settembre 2001 e due dispacci di conferma. Diciassette righe per dire che non hanno nulla in mano, un po’ poco per far credere che il ministero stia facendo tutto il necessario per dare almeno giustizia ad una famiglia distrutta. La cosa che più risulta incomprensibile è la mancanza di ogni riscontro sull’attività della polizia olandese. Sono state avviate in quel paese delle indagini, si è richiesto di riferire come abitualmente fa la polizia italiana sulle ricerche effettuate? Se ciò non è avvenuto, qual è la ragione, ci sono forse problemi con l’autorità olandese? Avrei voluto dare una qualche risposta a questi interrogativi, che mi sono stati rivolti di familiari della vittima, ed invece dovrò presentare una nuova interrogazione. Tra pochi giorni sarà celebrato l’anniversario della scomparsa del povero Hirvi, il ministro Castelli doveva evitare alla famiglia le gelide parole delle scartoffie”.