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Sangue sull’informazione: aumentano nel 2006 i giornalisti uccisi. Il bilancio di Reporters sans frontières

Ottantuno giornalisti uccisi insieme a 32 lavoratori dei media, 871 arrestati, 1472 attaccati o minacciati, 52 rapiti: è il bilancio di Reporters sans Frontières (Rsf) per un 2006 in rosso sangue, più del 2005, il più mortale secondo l’organizzazione francese dal 1994. All’epoca, le guerre civili in Ruanda, Algeria e nella ex Yugoslavia portarono il triste bilancio a 103 giornalisti uccisi. L’anno scorso è stato soprattutto l’Iraq il paese più mortale per l’informazione, 39 i morti, in larghissima parte iracheni. Da quando il conflitto è iniziato, nel 2003, consegna 139 vittime dell’informazione, oltre il doppio dei caduti nella ventennale guerra del Vietnam. Trentanove morti con una postilla: Rsf avverte che il numero include i giornalisti solo quando è accertato siano caduti per il loro lavoro, ma “dozzine di casi non sono stati inclusi perché gli investigatori non hanno determinato il motivo”. E le “investigazioni sono molto rare o non complete”. La droga è il secondo argomento mortale per chi scrive, il picco più alto in Messico (che in America Latina ha superato la Colombia con tre morti per l’informazione), dove sono stati uccisi 9 giornalisti che indagavano sul traffico di stupefacenti o su sommosse popolari. Tra i caduti Rsf ricorda Enrique Pera Quintanilla. Triste primato anche nelle Filippine, con 6 giornalisti uccisi. Tra questi, Fernando Batul, ucciso per aver criticato la brutalità di un poliziotto. Con la morte di Anna Politkovskaya, sono tre i giornalisti uccisi in Russia, 23 “da quando il presidente Putin è giunto al potere”, ricorda Rsf, mentre nel vicino Turkmenistan la corrispondente di Radio Free Europe Ogulsapar Muradova è stata uccisa in prigione, tre mesi dopo il suo arresto. Non ci sono state indagini sulla sua morte. Tornando nel Vicino Oriente, le ostilità in Libano sono costate all’informazione due caduti, durante i bombardamenti israeliani, mentre una dozzina di giornalisti sono stati feriti durante i combattimenti.

Il 2006 ha consegnato oltre 1400 attacchi a giornalisti, soprattutto durante le elezioni politiche in diversi paesi. In Bangladesh a dicembre sono diventati routine quotidiana, riporta Rsf, in Brasile gli uffici di un giornale locale sono stati saccheggiati vicino a Marilia dai supporter di un candidato, numerosi attacchi anche in Perù e in Congo mentre in Uganda e in Etiopia si è registrata la deportazione di giornalisti stranieri. In Bielorussia, dopo la rielezione del presidente Alexander Lukashenko, almeno 12 giornalisti sono stati attaccati, tra questi la corrispondente della Komsomolskaya Pravda Olga Ulevich, colpita con un calcio al volto da un poliziotto. I casi di censura sono leggermente calati, 912 casi contro i 1006 del 2005. La Thailandia guida la classifica negativa, con oltre 300 stazioni radio chiuse dopo il colpo di stato militare in settembre. Non è stato possibile ottenere informazioni esatte sulla censura in Cina, in Birmania e in Nord Corea. Internet continua ad essere saldamente controllato dai governi in diversi paesi. Rsf in novembre ha stilato una lista di 13 paesi “nemici della Rete”, Bielorussia, Birmania, Cina, Cuba, Egitto (entrato per la prima volta nella lista), Iran, Nord Corea, Arabia Saudita, Siria, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam, nazioni dove bloggers e cyber disidenti sono regolarmente gettati in prigione per aver espresso le loro opinioni on line. Almeno 30 i blogger arrestati in Cina, Iran e Siria. I giornalisti incarcerati nel 2006 sono stati 871, alcuni per poche ore, altri con sentenze di molti anni. In Cina la detenzione di Zhao Yan (per tre anni) e di Ching Cheong (per 5), entrambi lavoravano per media esteri, ha sollevato forti proteste internazionali. In Turkmenistan due giornalisti sono stati incarcerati per aver aiutato reporter stranieri, in Birmania Win Tin, giornalista famoso e attivista, ha iniziato il suo 18 anno di carcere. Reporters inaugura una nuova, negativa, sezione nel suo report annuale, quello dei giornalisti rapiti, 56 lo scorso anno. I due paesi più rischiosi sono l’Iraq, con 17 rapiti, di cui 6 uccisi dai loro rapitori, e la striscia di Gaza, con 6.

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