Vive nel Borgo San Giuliano, uno dei cuori di Rimini. In Germania le sue opere hanno campeggiato sui manifesti della mostra "Aktuelle Szene Bulgarien" (Scena attuale bulgara), Ludwig Museum di Coblenza, allestita dietro il Deutsches Eck, uno dei luoghi mitizzati nella storia germanica, alla confluenza della Mosella con il Reno. In pratica, una consacrazione come artista leader della scuola bulgara, in una mostra dove invece era l'outsider, Kiril Cholakov, pittore, autore di installazioni, che con le due gradi correnti pittoriche bulgare proprio non ha nulla a che fare. Perché tra comunismo e post comunismo, tra maestri che prima facevano gli informatori per la polizia segreta e poi consegnano al Moma di New York l'oggetto delle loro delazioni - uno schedario - riciclandosi in nuove correnti - e nuove opere - una volta cambiato il vento epocale, Kiril ha scelto di stare per conto proprio. A Rimini. Una strada di straniamento, di radici proprie, ma non per questo esente da spaesamenti. Anzi.
[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"16","attributes":{"alt":"Un'opera di Kiril Cholakov, progetto per una nuova bandiera bulgara, al museo Ludwig di Coblenza","class":"media-image media-image-left","height":"360","style":"float: left;","title":"Un'opera di Kiril Cholakov, progetto per una nuova bandiera bulgara, al museo Ludwig di Coblenza","typeof":"foaf:Image","width":"480"}}]]A Coblenza ha presentato, tra le opere, un occhio gigantesco, un bulbo, assunto a icona della mostra. Un simbolo potente - l'Occhio di Dio, che campeggia nel triangolo - ma anche, nei Balcani, il simbolo della vittoria, bello e raccapricciante, se si scorrono le cronache guerriere, a ritroso dal secolo scorso: le macabre "ostriche della Dalmazia" degli Ustascia. Scrive la critica Claudia Canali, a proposito di una mostra nel 2007: "La ricerca di Kiril Cholakov si sviluppa attorno al concetto di "spaesamento" interiore vissuto in rapporto alle esperienze sociali e politiche che hanno portato alla disgregazione dell'Est europeo e alla formazione di una nuova identità nazionale".
Spaesamento che Kiril porta alle estreme conseguenze nella sua installazione Obsession, una camera da letto interamente tappezzata di occhi. I muri, le suppellettili, i mobili, il letto, le federe. Tutto avvolto omogeneamente fino a far perdere ad ogni oggetto senso. Fino a diventare un'ossessione, appunto. "La stanza è la parte più interiore, dove ti apparti dalla vita esterna - spiega Kiril - Quando togli tutti segni che ti contraddistinguono rimane solo una grande osservazione, del tutto vuota. L'occhio è anche il simbolo dell'osservazione. Quando lo rivolgi contro te stesso diventa come uno scanner. No, non riesci a vivere comodo in una stanza così".
[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"18","attributes":{"alt":"L'occhio di Kirili Cholakow nel giardino del museo Ludwig di Coblenza","class":"media-image media-image-left","height":"360","style":"float: left;","title":"L'occhio di Kirili Cholakow nel giardino del museo Ludwig di Coblenza","typeof":"foaf:Image","width":"480"}}]]Ricerca che Kiril, talvolta, gioca con ironia tutta balcanica, come per il "Progetto per una nuova bandiera bulgara". A Coblenza c'era il ministro degli Esteri bulgaro. Dicono che abbia sobbalzato leggendo il titolo e guardando le due file di incisivi incastonati in due gengive senza fine. Un mega sorriso un po' raccapricciante, se vogliamo, ma che invece, racconta un aspetto della Bulgaria odierna, entrata in Europa ma con quali premesse economiche? "Il 90% dei bulgari non hanno denti o hanno carie e gengive malate. I dentisti emigrano, perché non ci sono soldi. E il ministro della salute bulgaro è arrivato a promettere la dentiera agli anziani", racconta Kiril. E questo, più dei soliti colori, che può dare una rappresentazione simbolica dei bulgari: due belle file di denti. Un sogno per una bella risata.