Messaggio di avvertimento

The subscription service is currently unavailable. Please try again later.

Alleanze, il presidente Vitali lancia il «laboratorio» Rimini

Ha modificato l'andamento della campagna per la Provincia di Rimini: l'apparentamento tra coalizione di centrosinistra e Udc ha rimescolato le carte della politica a un passo dal ballottaggio. Mossa insidiosa per la coalizione che ha sostenuto Stefano Vitali al primo turno, perché con tre liste a sinistra - Prc, Pdci, Verdi/Sd - il rischio della frattura c'era ed è stato anche paventato. Ma Vitali ha tenuto il fronte, assicurando: «L'apparentamento in se è venuto per il programma, sulle cose da fare e un progetto sul territorio».

CENTRODESTRA DEVASTATO

Mossa devastante, invece, per il centrodestra. Un apparentamento sfumato, quello tra Udc e Pdl, che, in casa Marco Lombardi, era dato talmente per certo da avere lo spot televisivo pronto: una tv privata l'ha pure mandato in onda, per sbaglio, a poche ore dalla scadenza dai termini. Un errore che ha innescato un ulteriore pressing Pdl sul mondo cattolico conservatore, che in Vitali non vedeva troppe distanze, viste le radici nell’associazione Papa Giovanni XXIII.

Che il colpo sia stato accusato è lo stesso stato maggiore del Pdl, con il deputato Sergio Pizzolante, a confermarlo, a spoglio ormai ultimato: «È stato l'effetto scandalistico su Berlusconi e l'esperimento Casini-Errani, il quale ci mette di fronte ad uno scenario nuovo per Rimini e non solo». Difficile dire se i voti del secondo turno appartengono più a questa o quella lista. Con l'astensionismo, è roba da ragionieri o da maghi dei numeri. Ma certo è, dicono gli strateghi, che l'apparentamento ha fatto inasprire i toni delle ultime due settimane di campagna del centrodestra, davvero di fuoco.

I COMMENTI DEL GIORNO DOPO

«La dinamica del ballottaggio impone di capire se nel programma ci sono delle convergenze – dice Andrea Gnassi, segretario provinciale del Pd – noi l'abbiamo fatto, ma esclusivamente sul programma. E abbiamo fatto una scelta a partire dal governo della provincia e per uno scenario non cristallizzato e nuovo». Il resto sono «fantasie politiche di chi non ha saputo proporre un programma concreto e si è affidato alla passerella di 15 ministri e 140mila telefonate di plastica». Ovvero, il nastro preregistrato di Berlusconi, recapitato agli elettori riminesi via filo.

«Questa volta le regole del gioco le abbiamo volute decidere noi – dice Vincenzo Mirra, presidente provinciale dell'Udc –. Non immaginiamo la politica come lo stare in un fortino per difendere uno solo o per paura di confrontarsi con chi sta fuori». E poi c'è l'interesse a realizzare un laboratorio. «Ora vediamo cosa significa – dice Vitali – e nel futuro cosa diventerà. Rimini le ha sempre accettate queste sfide». La prima la varò a Bellaria Ferdinando Fabbri con la Dc, a Rimini diventò sindaco Giuseppe Chicchi, all'indomani delle macerie di Tangentopoli, creando un Ulivo ante-litteram. «È un aspetto di laboratorio interessante con il Pd e Vitali, con il quale abbiamo certo aspetti molto comuni, è un cattolico con forte esperienza nel mondo sociale. - dice Mirra - Dimostreremo dal consiglio provinciale che è possibile rovesciare gli schemi della politica»

Pubblicato su l'Unità, edizione di Bologna

Articolo scritto per: 
Persone: