Messaggio di avvertimento

The subscription service is currently unavailable. Please try again later.

Gelmini, scuola «in vendita». Sponsor e sette in condotta.

Torna il sette in condotta nella scuola italiana, ma per decreto legge, che verrà discusso oggi in seno al Consiglio dei Ministri: l'annuncio è del ministro alla Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini, al Meeting per l'Amicizia dei Popoli di Rimini, durante la conferenza stampa che ha preceduto il faccia a faccia tra lei e la sua collega del Governo Ombra, la senatrice Maria Pia Garavaglia. Non è una sorpresa, l'annuncio c'era stato poco tempo fa: era inserito nel disegno di legge che il ministro Gelmini doveva presentare sulla scuola. Quel che stupisce è la formula dell'introduzione, un decreto: per la titolare del dicastero per «far si che entri in vigore entro l'anno scolastico». Per la sua omologa dell'opposizione Garavaglia «ho saputo solo oggi del decreto: ma il dibattito con l'opinione pubblica è nel Parlamento». In pratica, quindi, siamo davanti ad «un'altra mortificazione del ruolo» parlamentare. Ma non è la sola "novità" che la ministra tira fuori dal cappello a cilindro di fronte alla platea ciellina. Sempre nel decreto ci sarà l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione civica.

Ma il colpo di scena lo fa il ministro Gelmini, rincorrendo il tema dell'autonomia, durante il faccia a faccia: «Quando tutte le scuole potranno costituirsi in fondazioni sarà un bel giorno. C'è più governance. Si discute tanto di autonomia ma è una bugia perché c'è ancora un centralismo fatto di circolari». Insomma, se dall'opposizione la Garavaglia parla di tagli e dell'impossibilità di discuterli in maniera selettiva - per giunta in commissione Bilancio «e non in commissione Scuola» - dal Governo si risponde con un auspicio di privatizzazione che si basa su un paio di capisaldi teorici. Il primo è che «tra le scuole non statali molte sono costituite in fondazioni con ottimi risultati, spendendo molto meglio per alunno rispetto agli istituti pubblici». Un altro assunto è nei costi della scuola: la Gelmini annuncia di aver pubblicato sul sito del ministero una tabella riassuntiva dei costi: «un'operazione verità» la chiama: «il 97% del bilancio è ingessato in stipendi bassi che non gratificano». Ovvero, «la scuola come ammortizzatore sociale: ciò l'ha portata a un livello che non ci soddisfa». Quindi la Gelmini mostra la strada: «trasformare la scuola in una fondazione, cambiare il sistema di reclutamento, contratti differenziati». In quanto ai tagli, la metafora diventa automobilistica: «oggi è una macchina che non funziona, non basta metterci più benzina».

In conferenza stampa si tocca l'argomento dei libri di testo. Entrambe, Gelmini e Garavaglia, plaudono all'intervento dell'Autority per verificare l'impegno delle case editrici a non rieditare i libri che, poi, restano sostanzialmente uguali: «la matematica non cambia da un anno all'altro», riassume il ministro in una battuta.

Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, sposta il faccia a faccia sul tema della parità scolastica. Ricorda l'introduzione dei voucher della regione Lombardia e della dote. «Se vogliamo che la Costituzione abbia un valore profondo dobbiamo dare corso anche alla libertà di scelta. - dice alla platea ciellina Mariastella Gelmini - Non possiamo educare se non siamo i primi a tenerne conto. E oggi il tema della libertà è quantomeno compresso, in alcuni casi non riconosciuto. La politica dovrebbe viverlo. Su questo tema dobbiamo uscire dall'ideologia». Per il centrosinistra, la Garavaglia ricorda che «la scuola è di tutti, e per i bambini non importa di chi è la scuola, va per imparare a vivere». Detto questo, ricorda che «siamo in grado di parlarne diversamente», e che attraverso due passi, nel 2004 e nel 2008, «i soldi per le paritarie sono stati dati alle Regioni». E che con l'ex ministro Fioroni, l'unica differenza che pretendeva era «almeno tra private profit e no - profit». Infine, un monito, che gela la platea. Di nuovo sui tagli: «quando taglieranno le scuole nei piccoli comuni, taglieranno le scuole delle suore, non dello Stato».

Durissima la reazione dei sindacati. «Siamo di fronte - accusa Panini della Flc - Cgil - ad un pessimo fumo negli occhi, torniamo alla scuola degli anni '50». «Il riferimento alle fondazioni è gravissimo: se seguiamo lo stesso modello delle università, si prefigura una privatizzazione della scuola. Con un doppio effetto: il rapporto di lavoro diventa privatistico. In più si apre la questione risorse: le fondazioni se le procacceranno da sole, con la conseguenza che lo Stato sarà orientato a diminuirle». E sul nuovo reclutamento? «La strada è chiara: vogliono andare verso le assunzioni a chiamata. Dovranno però affondare l'art. 97 della Costituzione secondo cui agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso».

Pubblicato su L'Unità , fascicolo nazionale - apertura di prima pagina e di pag. 10

Articolo scritto per: 
Argomenti: 
Luoghi: