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Romagna imbiancata fra ironia, Facebook e sindaci con la pala. Il reportage

L'hanno ribattezzato "e nivoun" (il nevone), paragonandolo a quello immortalato da Federico Fellini nel suo "Amarcord". Ma si sa, nel riminese, la pellicola del maestro è un po' come "I ching": ha una risposta a tutto. Sopratutto nel campo del fantastico e dell'ironia. E così la nevicata del 2012, iniziata con la classica battuta "mocché, non attaca mica" rubata allo zio di Titta, ha seguito una scala graduale che dai pochi centimetri del capoluogo è arrivata, lungo l'Appennino e il Marecchia, ai due metri di Pennabilli, nascondendo persino la fontana della piazza. Ai pennesi sommersi, pur in emergenza per approvvigionamenti idrici e mancanza di carburante, però non è passata l'allegria se, smesso di nevicare, si sono ritrovati in piazza intorno al cartello "Tranquillo Alemanno... vi veniamo a salvare noi", immortalati dalla foto di Claudio Ricci: 2597 condivisioni su Facebook.

Tanti centimetri, troppi anche per quei paesi dell'entroterra abituati alle bianche coltri ogni inverno, fino a diventare una vera a propria emergenza su tutti i fronti. Dagli almeno due giorni di black out a Mondaino, Montefiore e Montescudo, alle ore e ore passate al buio in altri comuni del Montefeltro e della Valconca, con i mezzi Enel impossibilitati a raggiungere i guasti. Tantissimi i casolari isolati da tutto, decine di persone sfollate per il carico eccessivo di neve sui tetti, vie di comunicazione interrotte per giorni hanno messo a dura prova i mezzi dei comuni e della protezione civile, ai quali sono arrivati in soccorso anche mezzi dei vigili del fuoco trentini e motoslitte delle guardie forestali. Infine l'esercito, non senza polemiche: in un primo momento sembrava che i comuni dovessero pagarne l'intervento. Ma anche nella tempesta - è il caso di dirlo per alcune giornate - la cronaca e i social network hanno restituito l'iconografia romagnola, mista di intraprendenza e ironia, tra il fai-da-te della pala del volontario e quello meccanizzato dei sindaci. A Rimini l'hotel Britannia, insieme a Caritas e Comune, ha aperto le sue porte ai senzatetto, mentre su Facebook il tam tam delle condivisioni faceva girare i numeri di emergenza - ricovero. A Santarcangelo e a Verucchio, colpita da oltre un metro di neve, i sindaci Mauro Morri e Giorgio Pruccoli condividevano con i cittadini i bollettini meteo, le ordinanze sulla chiusura scuole, la situazione della viabilità e dello sgombero neve. Non in tempo reale, ma tra una badilata e l'altra, naturalmente. Un diluvio di immagini postate e commenti, tra plausi, critiche, domande e offerte di aiuto volontario, trattori compresi.

Per gli umani la cronaca spiccia parla di centinaia di fratture curate nei 5 ospedali della provincia, tra scivoloni sul ghiaccio e cadute dai tetti nel tentativo di alleggerire il peso della coltre, fino al caso più grave di una giovane finita in coma all'ospedale per essere scesa con il bob da San Marino. Per gli animali è andata peggio: una strage. Il peso della neve ha sfondato i tetti di una stalla modello, in una frazione di San Leo, uccidendo una ventina di mucche da latte. Sempre nel Montefeltro è crollata la copertura di un allevamento di polli, uccidendo 50 mila pulcini in un colpo solo, per un danno di almeno 100 mila euro. Nella lunga narrazione de "e nivoun" 2012 sui media o tra amici su Facebook a piccoli e grandi disagi, curiosità e ironia si è unita la preoccupazione per amici a quattro zampe dispersi o l'esultanza perché ritrovati. O per il salvataggio dei 10 muli sul Sasso Simone o dei 50 cani restati isolati nel canile di Talamello.

Pubblicato su L'Unità - Primo piano, pag 21

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