Gli operai in sciopero l'hanno chiamata «Schindler list» sui cartelli, «esuberi strutturali» invece li ha chiamati l'Scm group, azienda metalmeccanica di macchinari e sistemi per il legno: la più grande di Rimini, suo terzo fiore all'occhiello nella proiezione mondiale, dopo Fellini e la spiaggia. Sono 45 tra operi e impiegati che l'azienda in crisi non vuole più, e che dall'ultima contrattazione sono in Cassa integrazione straordinaria a 0 ore per 12 mesi. Non a rotazione come gli altri. Una lista però si è trovata - dicono - ricopiata da un file: una serie di nomi e accanto «limitato», «assenteista», «distratto», «inconstante», altri nomi con un pallino rosso o nero. Come se non bastasse il clima di preoccupazione che si è instaurato tra i 1734 dipendenti - e le pressioni - da quando il gruppo leader nel mondo non macina più fatturati da 646 milioni con utili da 36.
Cambia la struttura manageriale e inizia la ristrutturazione: da aggregato di 16 aziende - gran parte concorrenti in crisi assorbite negli anni - a gruppo con risorse integrate. L'impresa che assorbiva i diplomati tecnici di Rimini prelevandoli dai banchi di scuola trova 530 esuberi: occorre eliminare le strutture doppie, centralizzare servizi, chiudere uffici. Trecento verranno assorbiti dal blocco del turn-over, pensionamenti, esaurimento dei contratti. L'ultima scrematura, i 45 «esuberi strutturali» seguono invece un'altra trafila. «Hanno chiamato tutti quelli a Cig a 0 ore. Prima mi hanno proposto un esodo, poco più di 8 mila euro - racconta Stefano Ridolfi, 42 anni, dal 1995 in Scm. Qualche anno prima un incidente stradale gli lascia un invalidità del 67%, ora deve accudire la madre completamente invalida. «Gli ho spiegato la situazione al responsabile del personale, il dott. Masedu, mi ha risposto che poteva essere una soluzione andare via. Ho provato a cercare, ma alla mia età e con la specializzazione che ho costo troppo. Allora mi ha proposto di andare in fonderia, ma lo sanno bene che non è compatibile con la mia disabilità» In pratica, spiega, è come accompagnarlo alla porta, aspettando che esca da solo. E non è l'unico dei 45 ad avere un'alta percentuale di invalidità.
«A me hanno proposto di rimanere ma abbassandomi di livello e togliendomi i benefit accumulati in tanti anni: un taglio secco del 40% dello stipendio - racconta Renzo Giulianelli: 52 enne. Dirigeva un settore con 6 persone in un'azienda del gruppo. Venuto meno il direttore sotto il quale è cresciuto, hanno accorpato l'azienda ad un'altra e il suo ruolo, per il nuovo dirigente, è diventato un doppione. Zac. «Mi mancano 5 anni alla pensione, ho risposto che non la metto a rischio rinunciando a quanto conquistato. Allora mi hanno proposto l'esodo, mi scrivevano una bella lettera di presentazione. E dove pensano che mi prendano con la loro lettera, a 52 anni? Sono in Scm da tanti anni, ero orgoglioso come tutti di lavorarci, era un fiore all'occhiello, un'azienda a livello familiare, un clima amichevole dove si faceva sussidiarietà. Poi sono arrivati questi dal nord, bocconiani, che si son messi a tagliare le teste. Gliel'ho detto al colloquio: sembra il protagonista di quel film: "Volevo solo dormirle addosso". Ha sorriso».