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Aggiornato: 4 giorni 20 min fa

Dalla Comunità di Vallecchio al fango di Forlì: un turno da volontari a svuotar cantine e liberare cortili

Ven, 26/05/2023 - 15:10
Ospiti ed educatrici della Cooperativa Sociale Cento Fiori si sono iscritti al sito Volontari SOS, selezionato il turno di lavoro, alla scuderia hanno prelevato pale e stivali e sono partiti.

Forlì chiama, e anche Vallecchio risponde: un gruppo di ospiti ed educatori della comunità Terapeutica della Cooperativa Sociale Cento Fiori hanno cercato di dare il loro contributo all’emergenza alluvione. Alcuni ospiti, venuti a conoscenza dell’esperienza fatta da una educatrice, che nel fine settimana si era recata insieme a tanti volontari nelle città colpite dall’alluvione, hanno chiesto di poter fare la loro parte. L’equipe terapeutica ha assecondato immediatamente i desideri degli ospiti, che grazie al sito sosvolontari hanno prenotato il loro turno di volontariato. Ieri mattina (giovedì 25 maggio), una veloce tappa nella scuderia della comunità, dove stivali di gomma e pale non mancano, e una volta stivata la macchina son partiti. Destinazione, Forlì.

Al centro di smistamento Autoparco il drappello è stato dirottato in una via lì vicino. Primo compito del gruppo: svuotare una cantina con i secchi. La rete fognaria è ancora in tilt e nonostante il lavoro degli autospurghi, solo in alcune parti della città comincia a ricevere. Poi è stata la volta dle badile: il cortile di una casa doveva essere ripulito da fango e rami. Qui i nostri sono stati raggiunti da alcuni delegati della Cgil di Pescara, saliti per dare una mano, e da una signora “volontaria fai da te”: si fermava dove c’era bisogno, raccontano i nostri reduci. In queste situazioni, ci vuole poco tempo per creare legami che resteranno impressi per tutta la vita.

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Dipendenti, volontari, San Patrignano e il centro vacanze Andrea Bianchi: la Cento Fiori ringrazia di cuore quanti hanno aiutato a proteggere i cani dei canili di Rimini e di Vallecchio dal maltempo

Mer, 17/05/2023 - 16:29
Lunedì 15 sera, iniziata l’evacuazione di gran parte degli ospiti del “Stefano Cerni”, vista la vicinanza con il torrente Marano, verso le strutture di Coriano. Sedici cani rimasti – necessitavano di box speciali – messi in sicurezza. Agli associati di Enpa e Fare ambiente: «grazie».

Rimini – «Più che del maltempo, ci ricorderemo del grande sforzo per dare sicurezza ai cani a noi affidati che ha visto protagonisti dipendenti, volontari, il canile di San Patrignano e il Centro Vacanze per cani e gatti da Bianchi, di Coriano» Così Paola Calcagnini, la veterinaria della Cooperativa Sociale Cento Fiori da atto del grande impegno che c’è stato nel gestire l’emergenza maltempo nel riminese anche per i cani. Paola è la responsabile della gestione del canile comunale di Rimini Stefano Cerni e del Canile di Vallecchio, quest’ultimo di proprietà della cooperativa. Entrambe le strutture sono nella vallata del fiume Marano, che sfocia nella vicina Riccione, ma è vicino al canile di Rimini che le acque del torrente hanno destato più preoccupazione.

Infatti, già appena diramata l’allerta meteo, al canile di Rimini i dipendenti della Cento Fiori che gestiscono il canile, insieme allo staff veterinario – la dottoressa Paola Calcagnini e la direttrice sanitaria Maria Cristina Lolli – con i colleghi del recupero animali e i volontari di Enpa e Fare ambiente, hanno cominciato l’esodo in via precauzionale. «E’ stato un lavoro meraviglioso – racconta Paola Calcagnini – i nostri collaboratori e i volontari non hanno risparmiato né energie né tempo ne, i volontari, i loro mezzi: tra la notte del 15 e la mattina del 16 maggio abbiamo fatto la spola tra San Salvatore e il territorio di Coriano dove la comunità di San Patrignano ha accolto gran parte dei cani “riminesi”, insieme alla Centro Vacanze per cani e gatti da Andrea Bianchi. E’ grazie a queste due strutture che gli sforzi di tutti hanno trovato compimento e successo. Le abbiamo nel cuore».

Al canile di Rimini sono rimasti 16 cani perché richiedevano box particolari: «abbiamo spostato gli animali nelle zone più rialzate dal fiume e quindi più sicure del canile. Una scelta confermato come giusta dal successivo sopralluogo della Protezione Civile». Stesso copione con minore impegno al Canile di Vallecchio Cento Fiori, collegato all’omonima Comunità Terapeutica: quattro dei piccoli ospiti sono stati trasferiti. Tre al Centro Vacanze per cani e gatti da Andrea Bianchi mentre una, Maria, la più anziana ha trovato rifugio nella casa di una volontaria.

«A nome di tutta la Cooperativa Sociale Cento Fiori sento il dovere di rinnovare i nostri ringraziamenti a chi ci è stato vicino, anche solo con un messaggio, in queste ore convulse ma per fortuna non drammatiche. – ha detto Paola Calcagnini – ringraziamo certamente la Protezione Civile e il personale del Comune di Rimini, in particolare il dirigente del settore Agostino Pasquini per il calore che ci ha manifestato. Ma soprattutto vogliamo ringraziare i volontari e i dipendenti per l’impegno dimostrato in questa faticosa ma bellissima operazione di prevenzione. E vogliamo dire ai nostri colleghi del Canile di San Patrignano e al centro vacanze Andrea Bianchi: non avevate nessun obbligo di accoglierci e invece lo avete fatto, ci avete permesso di gestire in sicurezza i cani affidati alle nostre cure. E’ stato un gesto bellissimo che teniamo nel cuore».

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«Interventi in cambiamento per persone in movimento»: Nicoletta Russo coautrice di un saggio sulla rivista Sestante n.12

Mar, 16/05/2023 - 12:00
Pubblicato sulla rivista della Regione Emilia – Romagna e dell’Ausl della Romagna, il saggio a cura di Elisa Martino, Sara Montuori e Nicoletta Russo, descrive tre esperienze di conduzione in incontri di gruppo svolti a Lugo e Rimini: “Percorsi di prevenzione alle dipendenze da sostanze stupefacenti e comportamentali per richiedenti protezione internazionale”

Sestante, rivista scientifica regionale sui temi delle dipendenze patologiche, della salute mentale e salute nelle carceri della Regione Emilia Romagna e dell’AUSL della Romagna.

Abstract

L’articolo descrive tre esperienze di conduzione avvenute in incontri di gruppo destinati a richiedenti protezione internazionale, svolti sul territorio romagnolo, nello speci?co nell’area di Lugo e Rimini.

Tali incontri erano ?nalizzati a fornire informazioni sulla dipendenza da alcol e l’assunzione di sostanze stupefacenti, farmaci e psicofarmaci, fornendo le relative caratteristiche e la conoscenza su rischi e danni connessi all’uso, marcando anche comportamenti a rischio come il gioco d’azzardo e il gaming.

Lo scritto espone i percorsi effettuati e le professionalità coinvolte nella conduzione, le metodologie adottate, le caratteristiche principali delle persone destinatarie degli interventi e i principali esiti degli incontri.

Introduzione

Le persone migranti, con particolare riferimento ai richiedenti protezione internazionale, rappresentano un gruppo ad alto rischio di vulnerabilità rispetto a comportamenti come abuso di alcol e sostanze stupefacenti, gioco d’azzardo patologico e gaming (EMCDDA, 2017).

Tali fragilità sono dovute anche a fattori come l’aver subito ed assistito ad episodi di violenza durante le traiettorie migratorie o nei Paesi di origine, la perdita dei riferimenti relazionali e culturali e fenomeni di discriminazione e diseguaglianza nei Paesi di arrivo, ai quali si aggiunge spesso lo scarso accesso ai servizi sanitari presenti sul territorio (Horyniak et al, 2016).

L’Agenzia Europea dei Diritti Fondamentali ha analizzato il possibile impatto che i fattori che riguardano la migrazione può avere sulla salute mentale: in particolare ha messo in risalto l’utilizzo di sostanze stupefacenti come autocura e la dif?coltà d’accesso ai servizi da parte delle persone straniere. Questo impedimento sarebbe causato anche dalla scarsità di attenzione, procedure e dati, che rilevino i reali bisogni di trattamento delle persone migranti in tutti i Paesi europei (FRA, 2011).

Per quanto riguarda il territorio riminese, il report del Servizio Dipendenze Patologiche (SerDP) del 2019 riporta un incremento degli utenti stranieri in trattamento: dal 6,6% del totale nel 2014 al 10% nel 2018; il 50% di tali utenti presentava problemi legati all’alcol e il 47,4% all’abuso di sostanze psicoattive, prevalentemente oppiacei.

In linea con i dati, gli interventi realizzati sul territorio di Rimini sono nati dalla richiesta fatta al SerDP da parte degli operatori dei progetti CAS1 che avevano osservato da un lato, la scarsa conoscenza rispetto agli effetti e alle conseguenze legate al consumo di sostanze legali (abuso di farmaci assunti con ?nalità analgesica ed antidepressiva) ed illegali; dall’altro, un’insuf?ciente consapevolezza dei percorsi di cura accessibili nei servizi specialistici territoriali. Parallelamente, il SerDP di Rimini è stato attivato dalle richieste del Comune e dalle Associazioni del terzo settore che si occupano dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Msna), con l’intento di avviare un lavoro di rete sui temi delle dipendenze patologiche comportamentali. Gli interventi sul territorio di Lugo (RA) sono invece nati dalle ripetute segnalazioni: da un lato, dalla Prefettura, relative agli articoli 75 e 121 (DPR 309/90) per consumo di sostanze stupefacenti e alcoliche, che avrebbero richiesto la proposta di trattamenti individuali; dall’altro, e dai centri di accoglienza territoriali, che riportavano frequenti episodi di abuso di alcol da parte delle persone ospitate. É quindi stata avviata la realizzazione di interventi informativi/educativi di gruppo centrati per lo più su tematiche legate all’abuso di alcol, in quanto il consumo problematico di tale sostanza è stato individuato come prioritario nella popolazione destinataria.

1. Interventi nel territorio di Lugo

Nel 2018 sono stati realizzati 4 incontri educativi ed informativi condotti da una psicologa psicoterapeuta, un coordinatore infermieristico e una psicologa in formazione presso il SerDP di Lugo, coadiuvati da una psicologa della cooperativa ospitante (Martino, Vignoli, Martini, 2020). Tali interventi avevano come ?nalità fornire informazioni sulle caratteristiche, sui rischi e sui danni prodotti dal consumo a basso e ad alto rischio, nonché dalla dipendenza da alcol.

Ulteriore obiettivo inoltre era riuscire a raggiungere una popolazione che acceda ai servizi di cura con maggiori dif?coltà. Il numero totale dei partecipanti ai gruppi è stato di 40 persone, di sesso maschile, dai 19 ai 33 anni, con una

Grafico 1

media di 10 partecipanti ad incontro; il tempo medio di permanenza in Italia dei partecipanti era di un anno e sei mesi e le provenienze erano geogra?che distribuite come da gra?co 1.

I gruppi erano diversi?cati rispetto alla padronanza linguistica e alla conoscenza del territorio. Alcuni partecipanti erano inseriti all’interno di percorsi formativi e quasi tutti avevano avuto delle brevi esperienze lavorative prevalentemente in agricoltura.

Rispetto alla metodologia operativa gli incontri sono stati impostati ricorrendo alle seguenti strategie:

  • attivazioni pratiche (brain-storming iniziale);
  • esercitazione esperienziale con etilometro, spiegandone caratteristiche ed obiettivi;
  • simulata attraverso un role-playing sugli effetti del consumo inadeguato di alcol;
  • utilizzo di un’APP (AlcolDroid Alcohol Tracker), scaricabile gratuitamente sul sistema operativo Android, per consentire ai partecipanti di comprendere in modo pratico ed accessibile gli effetti dell’abuso alcolico e le modalità per prevenirlo e gestirlo;
  • domande ?nalizzate ad aprire ri?essioni condivise, utilizzando un metodo di tipo narrativo;
  • contenuti informativi e educativi rispetto alle caratteristiche e ai rischi del consumo di alcol, trasmessi in un linguaggio sempli?cato e tradotti in inglese/francese da uno dei conduttori e, quando disponibili, da mediatori culturali.

Rispetto ai risultati, nel primo incontro il gruppo ha mostrato iniziali resistenze (non manifestate negli incontri successivi), probabilmente dovute non solo alla barriera linguistica, ma anche al fatto che, in fase preparatoria, non era stata fornita una comunicazione chiara sull’effettiva valenza sanitaria e preventiva dell’intervento (effettuato dal servizio sanitario), piuttosto che di controllo (realizzato dalle forze dell’ordine). Tale fraintendimento è emerso in modo chiaro quando è stato proposto l’etilometro e alcuni partecipanti hanno manifestato il timore che fosse una siringa per un prelievo ematico. Tali paure sono state ristrutturate mediante la simulata: la teatralizzazione dei sintomi di abuso alcolico, realizzata da parte di un operatore, mentre un partecipante esercitava il ruolo più neutrale di un passante che subiva la comunicazione inappropriata della persona intossicata, ha immediatamente attivato il gruppo consentendo di esprimere ipotesi e fare domande sull’abuso alcolico.

Particolarmente ef?cace è stata la scelta di far seguire le ri?essioni attraverso l’APP, strumento con il quale i partecipanti si sono sentiti attivamente coinvolti. In?ne, gli operatori delle cooperative hanno regolarmente realizzato follow-up successivi.

A distanza di quasi due mesi, i partecipanti hanno mostrato di ricordare lo schema seguito durante l’intervento e i contenuti principali, con particolare attenzione alle conseguenze del consumo di alcol in termini di salute ?sica ed impatto sulle relazioni interpersonali, nonché a livello sanzionatorio e legale. Riferiscono di aver apprezzato l’uso dell’etilometro, che non conoscevano, e della APP, che li ha aiutati a dare maggior concretezza agli elementi informativi, riconoscendo che quest’ultima potrebbe essere uno strumento da utilizzare anche nella quotidianità per misure l’alcolemia e per evitare conseguenze negative o sanzioni.

2. Interventi nei CAS di Rimini

Ad ottobre 2019 e novembre/dicembre 2022 sono stati organizzati incontri di prevenzione rivolti agli abitanti di due CAS del territorio di Rimini. È stato effettuato un incontro di due ore per ciascun progetto svolto nei centri di accoglienza, alla presenza degli operatori che vi lavorano. Gli interventi sono stati gestiti anche da un’educatrice professionale del SerDP e da una psicologa del progetto Circolando (Cooperativa Sociale Cento Fiori), con competenze speci?che in materia di immigrazione ed etnopsicoterapia. Gli interventi sono stati supportati e tradotti da mediatori culturali di lingua Bangla, Urdu, Inglese, Francese, Arabo e Bambara messi a disposizione dalla cooperativa. Nel 2019 hanno partecipato al progetto 52 persone, tutti uomini dai 19 ai 41 anni, mentre nel 2022 hanno partecipato al progetto 49 persone, tutti uomini dai 20 ai 38 anni. Le provenienze principali sono indicate nel gra?co 2 e gra?co 3.

Grafico 2 Grafico 3

Gli incontri sono sempre iniziati con un lavoro di brainstorming collettivo sulle parole “droga” e “dipendenza”, volto ad indagare il livello di conoscenza nei partecipanti e a capire stili ed usi di consumo nei Paesi di origine, in modo da poter meglio declinare i contenuti dell’incontro. Sono state quindi presentate slide con video ed immagini al ?ne di supportare ciò che veniva detto. I diversi temi affrontati sono stati adattati alla quotidianità e alle storie delle persone che hanno partecipato all’incontro, in modo tale da rendere ciò che veniva detto più utile e comprensibile e in modo da creare un setting in cui esse non si sentissero giudicate nei loro comportamenti.

Frasi come: “La preoccupazione che deriva dal tanto tempo passato ad aspettare il permesso di soggiorno provoca molto stress e spesso si prova a consumare alcool per smettere di pensare” hanno aiutato a far sì che le operatrici venissero percepite come più vicine al mondo dei partecipanti che, di conseguenza, a loro volta si sono sentiti compresi e autorizzati a fare domande e a chiedere informazioni. Gli incontri strutturati in questo modo avevano infatti diverse ?nalità: aumentare nei destinatari la consapevolezza relativa sia all’assunzione di sostanze stupefacenti, farmaci e psicofarmaci, sia ai comportamenti a rischio come il gioco d’azzardo; fornire una panoramica generale sui diversi servizi presenti sul territorio; dare maggiori informazioni rispetto all’uso di sostanze come autocura e anticipare possibili alternative per lenire i pensieri e le sofferenze sia ?siche che psicologiche; informare su norme e legislazione legate al consumo e alla compravendita di sostanze stupefacenti ed, in particolare, sulle ricadute che questi possono avere sui percorsi di regolarizzazione del permesso di soggiorno.

Durante gli incontri è stato messo a disposizione materiale informativo sempli?cato e multilingue, sia sulle diverse sostanze che sugli aspetti legati al consumo ed alla diffusione delle stesse, oltre che sui servizi socio-sanitari del territorio ai quali le persone si possono rivolgere per ricevere cura, informazioni e prevenzione.

3. Gruppo di lavoro per Minori Stranieri Non Accompagnati

I referenti del progetto SAI (Sistema di accoglienza e integrazione) del Comune di Rimini, in rete con i servizi del territorio, hanno espresso il bisogno di approfondire con l’utenza ospitante tematiche relative alle dipendenze patologiche comportamentali, con focus sui temi del gaming. Nell’estate del 2022 è così nato un tavolo di lavoro, costituito dal personale del Comune di Rimini, quale gestore del progetto SAI, un’educatrice professionale del SerDP ed operatori della cooperativa Papa Giovanni XXIII e Il Millepiedi. Il gruppo ha rappresentato uno spazio di confronto sulle possibili azioni da mettere in atto, a partire dall’osservazione effettuata dagli operatori i quali, condividendo tempi e spazi di vita dei giovani ospiti, hanno notato un notevole

incremento del tempo impiegato nell’attività di gioco online, in particolar modo a seguito del periodo di pandemia da Covid-19. Diversi studi dimostrano come la pandemia da Covid-19 abbia avuto un impatto sia sul fenomeno migratorio in sé che sull’ampli?cazione di rischi quali: incertezza sul futuro, dif?coltà economiche, perdita dei propri cari, isolamento e paura (OIM, 2020); che a loro volta determinano conseguenze negative sulla salute mentale e sui comportamenti patologici (Pompidou Group, 2022). In coerenza con queste osservazioni, è stato avviato con l’équipe prevenzione del SerDP di Rimini un progetto di prevenzione selettiva, con l’obiettivo di aumentare nei Msna la consapevolezza del proprio utilizzo dei videogame ed orientare i ragazzi verso scelte di uso ragionate, offrire loro uno spazio in cui fare domande, ri?ettere ed aumentare la conoscenza dei servizi utili in caso di necessità. Il progetto è stato avviato a febbraio 2023, pensato come un ciclo di due incontri per ciascun gruppo di Msna. Ogni incontro è stato realizzato con la presenza degli operatori di riferimento e di mediatori culturali di lingua Bangla, Arabo e Pashtu, presso la sede della casa ludica A Good Game Space, messa a disposizione dal Comune di Rimini ed usufruita dal SerDP di Rimini per attività di prevenzione e formazione – e realizzato da un’educatrice professionale del SerDP e da una psicologa del progetto Circolando (Cooperativa Sociale Cento Fiori). Gli incontri sono stati strutturati in modo da poter affrontare, inizialmente, gli elementi del gaming tramite attivazioni pratiche (brainstorming) e di ragionamento con l’uso di video e materiali utili a conoscere sia il gruppo, sia il punto di vista di ogni singolo giocatore, il suo coinvolgimento emotivo e l’approfondimento di aspetti educativi utili alla gestione dell’attività all’interno della propria vita. L’inquadramento iniziale del gruppo ha permesso, successivamente, di avviare, nella seconda giornata, un lavoro di ri?essione condiviso con tutti i partecipanti rispetto al tempo e alle regole di uso del dispositivo elettronico, con l’obiettivo di lavorare in favore di una maggiore autonomia di gestione dello stesso. Ad oggi è stato realizzato un ciclo di incontri con un gruppo di 8 partecipanti tra i 16-17 anni provenienti dal Pakistan, Bangladesh, Egitto, Afghanistan. Al gruppo sono stati consegnati dei questionari somministrati in forma animona, nello speci?co, un questionario pre-intervento creato ad hoc dal servizio ?nalizzato a conoscere il livello di interesse e di coinvolgimento nell’attività di gaming da parte del gruppo singolo, uno di gradimento e il questionario ACE2 dal quale non è emersa la presenza di esperienze traumatiche. Come da gra?co 4, la maggior parte degli intervistati riporta di giocare più di 4 ore al giorno, quale indicatore potenzialmente predittivo dello sviluppo di un comportamento problematico per il funzionamento socio-relazionale. Dal questionario è inoltre emerso che il periodo di inizio dell’attività di gaming spesso corrisponde all’arrivo del minore in Italia.

Grafico 4

La metodologia adottata, grazie anche ai dati emersi, ha permesso di favorire la costruzione di un pensiero ragionato e condiviso sul gaming ed il suo uso, oltreché di normalizzare, anziché patologizzare, l’attività e la sua presenza nella vita quotidiana.

Conclusioni

Gli interventi di gruppo descritti sono frutto di ragionamenti tra il SerDP, le équipe dei centri CAS e SAI e la Prefettura, al ?ne di raggiungere una maggior popolazione di utenti destinatari, evitare accessi impropri al Servizio Dipendenze Patologiche e stigmatizzare ulteriormente le persone migranti.

Sappiamo che i fattori di rischio e protezione rispetto all’uso di sostanze e ai comportamenti di dipendenza patologica variano a seconda di età, cultura, provenienza, storia di vita e contesto. Lo scopo di ogni intervento di prevenzione è quello di potenziare i fattori di protezione, in modo che possano ef?cacemente contrastare quelli di rischio; partendo da questo presupposto, è indispensabile che le azioni di prevenzione all’uso di sostanze e ai comportamenti patologici che si rivolgono a cittadini stranieri tengano conto non solo della cultura di provenienza ma anche degli elementi che caratterizzano i processi migratori, i centri di accoglienza e le pratiche legali legate allo status di migrante, che in?uenzano le vite e gli stili di comportamento delle persone che attraversano questi percorsi.

Tra le barriere, invece, che impediscono alle persone straniere di accedere ai servizi dedicati alle dipendenze patologiche sono state documentate in letteratura, la mancanza di modelli di trattamento culturalmente orientati e la carenza di conoscenze specialistiche da parte degli operatori sanitari rispetto a caratteristiche e motivazioni delle persone destinatarie (McCleary e al, 2016). Un intervento può essere ef?cace solo se viene diversi?cato rispetto ai peculiari bisogni delle persone, cogliendone la complessità, piuttosto che temendo la loro diversità o provando ad adattare le necessità delle persone straniere ai servizi già presenti per la popolazione locale (Kane e Greene, 2018). Questo signi?ca provare a pensare oltre agli interventi culturalmente orientati: le persone che migrano non sono, infatti, solo rappresentanti delle proprie culture di provenienza ma sono persone in movimento con storie e culture che si modi?cano e si mescolano con i contesti di arrivo (Losi, 2020). Dunque, sebbene sia necessario, non è suf?ciente conoscere i modelli di consumo di una determinata cultura, ma occorre esplorare e comprendere di volta in volta le conoscenze e gli stili di vita di chi si ha davanti e provare il più possibile a declinare gli interventi in modo personalizzato (es. attraverso esercizi di gruppo, discussioni e questionari). Infatti gli interventi maggiormente ef?caci sono quelli basati sui bisogni espressi dalla persone, consapevoli della loro cultura ma anche delle loro storie e traiettorie di vita.

Sulla base dell’esperienza svolta e delle osservazioni riportate, proponiamo alcune suggestioni per programmare interventi futuri:

  1. diffondere nei centri di accoglienza questionari e materiale informativo relativi all’uso di sostanze, alcol e farmaci, per conoscere la peculiarità dei bisogni del gruppo presente, con l’obiettivo di migliorare gli interventi adattando i contenuti e le modalità sulla base dei risultati emersi, e per aumentare le competenze per la prevenzione e la gestione dei fenomeni di consumo da parte persone migranti;
  2. formare dei peer educator nelle comunità di riferimento, in modo che possano af?ancare le operatrici negli interventi e informare in autonomia le proprie comunità rispetto ai comportamenti patologici.

In?ne, è fondamentale sottolineare come spesso i comportamenti di abuso e dipendenza patologica delle persone migranti siano correlati, a sofferenze ?siche e psicologiche pre-esistenti la partenza o legati al processo migratorio stesso; le sostanze o i comportamenti a rischio vengono in questi casi utilizzati al ?ne di autocura o per tenere sotto controllo la sintomatologia (Vasic et al, 2021). Per questo, durante gli interventi è raccomandabile fare riferimenti al malessere e informare le persone anche degli altri servizi presenti sul territorio, come il Centro di Salute Mentale, con cui sarà indispensabile fare sempre più rete, anche negli interventi di prevenzione. Le persone migranti sono, infatti, portatrici di bisogni complessi e obbligano per questo a pensare sempre di più a progetti collettivi, articolati e in connessione con altri servizi sia pubblici che privati. Gli interventi dovrebbero ri?ettere la natura stessa delle persone a cui si rivolgono: mai statici, in movimento e aperti al cambiamento.

Co-autori

Elisa Martino, Psicologa-Psicoterapeuta SerDP Lugo/AUSL della Romagna

Sara Montuori, Educatrice Professionale, SerDP RN

Nicoletta Russo, Psicoterapeuta, Cooperativa Sociale Cento Fiori RN

Note

1 I CAS, Centri di Accoglienza Straordinaria, sono rivolti a richiedenti protezione internazionale coordinati dalle Prefetture e gestiti da enti del Terzo Settore.

2 Questionario ACE (Adverse Childhood Experience), si riferisce alle esperienze traumatiche o stressanti che possono interferire con i normali processi di sviluppo.

L'articolo «Interventi in cambiamento per persone in movimento»: Nicoletta Russo coautrice di un saggio sulla rivista Sestante n.12 proviene da Cento Fiori, Rimini.

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«L’équipe marginalità a Rimini: ripensare i modelli di cura a partire dal “basso”»: sulla rivista Sestante 12 un articolo cofirmato dalla collega Cento Fiori Nicoletta Russo

Ven, 12/05/2023 - 12:10
Il saggio, scritto con la psichiatra del Csm Rimini – Ausl Romagna Simona di Marco, illustra il lavoro del “dispositivo interdisciplinare fra sanitario, sociale e terzo settore”: la “sperimentazione di percorsi di cura condivisi e uno strumento di lavoro multidisciplinare per la presa in carico di situazioni complesse”

Sestante, rivista scientifica regionale sui temi delle dipendenze patologiche, della salute mentale e salute nelle carceri della Regione Emilia Romagna e dell’AUSL della Romagna.

Abstract

Le persone migranti nel nostro paese vivono spesso in condizione di grave marginalità e faticano a conoscere e ad accedere ai servizi socio-sanitari presenti sul territorio. L’articolo si propone di presentare e descrivere il lavoro dell’équipe marginalità nata sul territorio di Rimini, che rappresenta un dispositivo di sperimentazione di percorsi di cura condivisi e uno strumento di lavoro multidisciplinare per la presa in carico di situazioni complesse. L’équipe è composta da diverse soggettività del pubblico e del privato sociale che si occupano a diverso titolo di persone in condizione di marginalità e che lavorano insieme con l’obiettivo di garantirne i diritti e di migliorarne la tutela e la salute. Le persone intercettate dalla rete della marginalità sono portatrici di bisogni sociali, psicologici e sanitari complessi che necessitano di un lavoro di rete e prossimità per poter essere elaborati. Gli interventi di cura pensati dall’équipe tentano di rispecchiare tale complessità.

Introduzione

Sul territorio riminese e non solo, le persone di origine non italiana rappresentano un gruppo ad alto rischio di marginalità e vulnerabilità. La vulnerabilità, intesa come condizione che rende la persona maggiormente predisposta ad eventi di vita negativi, può interessare tutte le persone straniere, sia per la posizione di svantaggio economico che spesso le inquadra nelle fasce più basse della stratificazione dei redditi sia per la posizione sociale, politica e giuridica subordinata rispetto a quella dei cittadini italiani. Esistono inoltre fattori che sono legati strettamente allo status di migrante che l’Osservatorio Europeo delle droghe e delle tossicodipendenze indica come fattori di rischio legati  all’uso e abuso di sostanze psicoattive: fattori sanitari e psicologici legati alla storia migratoria e  di vita (esposizione a torture, isolamento, violenza), variabili sociali (disoccupazione, precarietà lavorativa e della rete familiare e comunitaria), ma anche problematiche legali (incertezza riguardo al permesso di soggiorno). Le persone straniere spesso presentano, inoltre, difficoltà nella conoscenza e nell’accesso ai servizi del territorio. Per questo, da giugno 2021 a giugno 2022 è stato attivo sul territorio di Rimini il progetto FAMI Be.Com-ER, con lo scopo di intercettare e avvicinare ai servizi cittadini stranieri con dipendenze patologiche e/o con problematiche legate all’abuso di alcol o sostanze.

I risultati di un anno del suddetto progetto FAMI Be.Com-ER (55 persone intercettate di cui 18 accompagnate ai servizi) di fatto hanno mostrato come sia fondamentale disporre di azioni di prossimità e strumenti di mediazione e accompagnamento nell’accesso ai servizi socio-sanitari. Il principale strumento a sostegno di tale progettualità è stato quello del lavoro in rete con tutte le soggettività che, a diverso titolo, si occupavano di persone in condizione marginalità e che ha dato vita al dispositivo oggi denominato équipe marginalità. Data la necessità di continuare questo tipo di lavoro, a Dicembre 2022 è stato avviato nell’ambito del Piano di Zona con il Programma Attuativo Annuale 2022 del Comune di Rimini il progetto Be.Com-ER in Rete, di cui è soggetto attuatore Rumori Sinistri ODV in collaborazione con la Cooperativa Sociale Cento Fiori, in continuità con il progetto FAMI precedente.

Descrizione dell’équipe

L’équipe marginalità nasce a settembre 2021 dall’esigenza di mettere in connessione tutte le realtà che lavorano nell’ambito della marginalità al fine di riuscire a costruire strumenti di intervento e risposte più complete per le persone che si trovano in questa condizione. Oggi rappresenta un dispositivo che comprende operatori della grave marginalità adulta (referenti dei progetti unità di strada senza fissa dimora e bassa soglia, al momento rappresentati da Rumori Sinistri ODV, Papa Giovanni XXIII, associazione Caritas ODV e Croce Rossa Italiana), operatori del comune di Rimini (sportello sociale, ufficio immigrazione, ufficio di piano, sportello Front Office cittadini Stranieri),operatori del CSM, del SerDP e dell’ambulatorio EXTRACEE (servizio di assistenza sanitaria per persone non UE).L’équipe si riunisce una volta al mese con lo scopo di ragionare su situazioni complesse e su percorsi di cura condivisi e si rivolge a persone che si trovano in condizione di marginalità per diversi motivi quali assenza di abitazione, assenza o problemi relativi al permesso di soggiorno, uscita dai percorsi di accoglienza senza il raggiungimento di un’autonomia, mancanza di un’assistenza medica di base. L’équipe marginalità è nata presso Casa Madiba Network, uno spazio sociale autogestito con progetti culturali e sociali rivolti in particolare alle persone in condizione di homelessness, razzializzate, gender non conforming e in condizione di precarietà e sfruttamento lavorativo che opera contro le discriminazioni e sul contrasto all’emarginazione adulta. Qui si è strutturato lo sportello Be.Com-ER: il luogo in cui è nata l’équipe è di importanza fondamentale, poiché rappresentava già uno spazio di aiuto e ascolto per le persone in condizione di grave marginalità. L’équipe marginalità è nata dal “basso”, dalle esigenze di persone che sperimentavano bisogni complessi e a cui venivano proposti interventi insufficienti. I principi ispiratori dell’équipe marginalità fanno infatti riferimento al concetto di governmentaly from below (Appadurai, 2001) ovvero alla capacità di governo dal basso, un insieme di modalità d’azione che prevede la condivisione di strategie di risposte e analisi dei bisogni con gli stessi soggetti che portano la domanda d’aiuto. Questo modo di agire ha consentito di uscire dai modelli di cura normalizzati e pensare alla salute in modo radicalmente diverso da quello solitamente concepito, partendo cioè non dalla patologia ma dal riconoscimento dei diritti delle persone.

Il lavoro dell’équipe si articola in varie fasi che partono da un lavoro di lettura della biografia della persona, atto a identificare i fattori di rischio e di protezione, all’individuazione delle offerte del territorio e alla negoziazione di un progetto personalizzato. L’analisi della domanda viene effettuata tramite un dispositivo gruppale che comprende tutti gli attori presenti nell’équipe. Questa modalità di lavoro permette la ridefinizione del problema in una prospettiva che viene arricchita dall’apporto di tutti i membri dell’équipe in un’ottica multidimensionale. Secondo questo approccio il bisogno di un singolo rappresenta solo la parte manifesta di una domanda più ampia, ovvero l’emergente di una problematica del contesto in cui la persona si trova (Montecchi 2021). Le prime azioni che vengono svolte sono solitamente rivolte alla stabilizzazione della persona dal punto di vista sociale e burocratico che si esplicitano nella ricerca di un’abitazione e nel supporto legale sul permesso di soggiorno e su eventuali problemi ad esso legati. Infatti, il diritto alla casa e la possibilità di avere un permesso di soggiorno rappresentano le basi necessarie al benessere della persona e allo sviluppo di qualsivoglia altro intervento sociale e/o sanitario. Qualora si valutasse la necessità, vengono attivate le funzioni sanitarie o presso i servizi o nei luoghi in cui la persona si trova. Se la persona è inserita nei progetti presenti sul territorio vengono garantite équipe integrate e consulenze specifiche che supportino l’individuo e coloro che con esso lavorano nella gestione delle problematiche che possono interferire con l’adesione ai trattamenti e l’accesso ai servizi. Quando necessario vengono inoltre attivati interventi di mediazione culturale, non solo nel contesto dei colloqui con le persone, ma anche con funzione di lettura e inquadramento culturale delle situazioni nell’ambito del lavoro dell’équipe. L’équipe è riuscita, in questi termini, ad inserire persone con problematiche a diversi livelli nei progetti sul territorio e fare aderire ad interventi terapeutici persone che manifestavano scarsa compliance. Il lavoro con la marginalità comporta la gestione di una complessità che può essere difficile da affrontare e che si ripercuote anche sui gruppi di lavoro. Vissuti emotivi quali frustrazione, rabbia e impotenza possono depositarsi sugli operatori delle équipe insieme a dinamiche controtransferali ed istituzionali che si attivano anche fra le soggettività coinvolte. Tali fattori, se non ben elaborati, possono ripercuotersi nell’operatività creando, oltre che malessere negli operatori, inefficacia nelle risposte. Un’ulteriore funzione dell’équipe è quella di consentire uno spazio gruppale di rielaborazione di tutti questi aspetti rimanendo a supporto dei gruppi di operatori che lavorano sui progetti.

Risultati e riflessioni

Da settembre 2021 ad oggi sono state prese in carico dall’équipe marginalità un totale di 17 persone (cfr. figura 1), di cui due donne, con provenienza varia: Gambia (2), Pakistan (2), Guinea Conakry (1), Bangladesh (1), Afghanistan (1), Senegal (2), Togo (1), Macao (1), Nigeria (1), Camerun (1), Tunisia (1), Romania (1) e Somalia (2). Di questi, su 11 che manifestavano disagio mentale 10 hanno aderito a percorsi presso il CSM; sono state segnalate solo 2 persone con problematiche relative all’abuso di sostanze e alcol, che sono state entrambe prese in carico dal SerDP; delle 17 persone intercettate dall’équipe, 10 manifestavano il problema dell’essere senza fissa dimora e per tutte è stata trovata una soluzione abitativa nelle strutture a bassa soglia presenti sul territorio; per 6 persone sono stati attivati percorsi di assistenza legale.

Un risultato fondamentale è stato quello di permettere alle persone con disagio mentale e/o problematiche legate all’abuso di alcol e sostanze di rimanere all’interno della comunità e di essere supportate con progetti individuali sul territorio con il sostegno costante dell’équipe. La coordinazione e l’integrazione degli interventi di supporto a vari livelli (sanitario, abitativo, legale) mediante il lavoro dell’équipe, hanno consentito di fatto di sostenere queste persone nei luoghi di vita della comunità senza dover ricorrere a progetti residenziali specialistici (progetti SAI per disagio mentale, comunità terapeutiche, residenze sanitarie psichiatriche). I risultati ottenuti sottolineano la necessità di intendere la salute non come mera assenza di malattia ma come rapporto equilibrato della persona con il contesto in cui abita. Le persone che migrano sono spesso sottoposte a processi che portano ad una serie di perdite, materiali e simboliche (perdita della casa, del permesso di soggiorno, separazione dalla famiglia) che di fatto trasformano le persone da persone nel mondo a persone fuori dal mondo (Losi, 2010). Quando la persona si trova fuori dal mondo, il disagio psicologico e la malattia hanno maggiore probabilità di sorgere. Per questo, l’équipe lavora per riconnettere le persone anche con i contesti di provenienza coinvolgendo, quando possibile, connazionali e familiari nei percorsi di cura. Le sofferenze portate dalle persone migranti nella maggior parte dei casi non possono essere concepite come confinate all’interno della persona ma come fenomeni di sofferenza urbana (Saraceno, 2019) prodotti cioè da una serie di dimensioni politiche e sociali che sono proprie delle città in cui le persone vivono. Le persone in condizione di marginalità si trovano frequentemente ad avere a che fare con situazioni di violenza e discriminazione; ciò è spesso causato dall’estrema deprivazione materiale e dall’umiliazione morale delle persone coinvolte e non possono essere interpretati in modo semplicistico come mere colpe o espressioni di patologie individuali. Questi fenomeni di violenza sono maggiormente spiegabili come emergenti di un processo collettivo di sofferenza urbana che si collocano al termine di un percorso di fallimenti rispetto all’inclusione e alla difesa di diritti. Un emergente secondo la concezione operativa di gruppo è “una situazione, un comportamento del gruppo o dell’individuo, che con il suo manifestarsi denuncia la situazione dominante” e la malattia “non è da considerare come la malattia di un soggetto ma come la malattia dell’unità di base della struttura sociale” (Pichon-Rivière, 1985). L’équipe rappresenta anche un osservatorio della comunità e uno spazio di pensiero rispetto a queste situazioni. La complessità richiede dispostivi flessibili, interdisciplinari che possano funzionare da mente gruppale collettiva, in grado di elaborare le varie dinamiche che possono disturbare una corretta analisi e differenziazione della domanda e a portare di conseguenza a risposte parziali e individuali. Infine, la cura collettiva, per poter essere chiamate tale, non può prescindere dalla voce delle persone alle quali questi interventi sono rivolti. Non sono i cittadini a dover disegnare i propri bisogni adattandoli alle offerte del sistema, ma l’offerta di salute a dover partire dai bisogni dei cittadini (Saraceno, 2022). Partire dalla persona è, inoltre, un’azione che fa parte del processo di cura stesso: rendendo le persone attive nei propri percorsi si restituisce loro di avere la capacità di scelta. I risultati del lavoro svolto dimostrano che i percorsi più riusciti sono stati quelli costruiti a partire dal “basso”, quando cioè gli operatori sono usciti dalle istituzioni per incontrare le persone nei luoghi in cui queste si erano naturalmente rivolte per chiedere aiuto.

Conclusioni

L’approcciarsi alle migrazioni secondo il paradigma dell’emergenza e la concettualizzazione delle persone che arrivano in Europa come fenomeno eccezionale ha prodotto a livello pubblico una percezione delle migrazioni unicamente come un problema legato a questioni di sicurezza e di ordine pubblico (Pitzalis, 2018). Questa è, tuttavia, una visione fuorviante, che ha legittimato la categoria dell’urgenza degli interventi in nome dell’emergenza oltre che contribuire ad occultare aspetti storici, economici, sociali, culturali e politici che riguardano le migrazioni. Se smettiamo di considerare le questioni come emergenziali, allora assumiamo che queste richiedano interventi sistemici, di durata indeterminata. In quest’ottica l’équipe marginalità, in quanto strumento di supporto per le persone migranti, dovrebbe diventare, nella nostra prospettiva, un dispositivo permanente, pensato e garantito dalle istituzioni, per far fronte alle problematiche che presentano le persone che si trovano in condizione di marginalità e che abitano le periferie delle nostre città, e che non necessariamente sono di origine straniera. I dispositivi di cura collettivi e multidisciplinari possono, infatti, essere uno strumento di intervento efficace per tutte le persone che presentano problematiche complesse che richiedono percorsi di cura co-costruiti. Un altro fattore fondamentale riguarda le politiche che ciascun territorio sviluppa rispetto al tema dell’abitare. Il fatto di avere un luogo sicuro dove vivere, instaurare le proprie relazioni ed esprimere la propria soggettività dovrebbe essere alla base di qualsivoglia intervento che pensi alla salute mentale, perché non ci può essere salute, né mentale né fisica, senza casa. Le soluzioni abitative individuate dall’équipe hanno riguardato la rete delle strutture della bassa soglia che hanno consentito di rispondere all’emergenza. Risulta tuttavia fondamentale pensare a soluzioni strutturate e integrare le politiche abitative con gli interventi rivolti alla grave marginalità, affinché il diritto all’abitare sia realmente esigibile (Leonardi, 2021).

Il lavoro con la sofferenza e la malattia portata dalle persone in condizione di marginalità insegna a partire dal riconoscimento dei bisogni e dei diritti fondamentali di cittadinanza, senza i quali non è possibile costruire alcuna forma di intervento. Anche l’offerta di salute dovrebbe pertanto essere pensata dal basso, ovvero a partire dai bisogni dei cittadini.

Questo implica ricercare la complessità sistemica delle cause, che può essere fatta solo attraverso un lavoro di rete: il problema non è solo ciò che la persona porta nell’ambulatorio medico ma ciò che perpetua la sofferenza al di fuori dell’ambulatorio.

Bibliografia

N. Losi, Vite Altrove. Migrazione e disagio psichico. Borla Ed, 2010

A. Appadurai, Deep democracy: urban governmentality and the horizon of politics, Environment&Urbanization Vol 13 N. 2, 2001

B. Saraceno, Salute Globale e diritti. Conversazioni sulla cura e la salute mentale. DeriveApprodi, 2022

E. Pichon-Rivière, Il processo gruppale. Dalla psicoanalisi alla psicologia sociale, Libreria Editrice Lauretana, 1985

L. Montecchi, L’ombra dell’Angelo. Sensibili alle foglie, 2021

S. Pitzalis, La costruzione dell’emergenza. Aiuto, assistenza e controllo tra disastri e migrazioni forzate in Italia. Argomenti, terza serie, 2018

D. Leonardi, La colpa di non avere un tetto. Homelessness tra stigma e stereotipi, Eris, 2021

B. Saraceno, Psicopolitica. DeriveApprodi, 2019

L'articolo «L’équipe marginalità a Rimini: ripensare i modelli di cura a partire dal “basso”»: sulla rivista Sestante 12 un articolo cofirmato dalla collega Cento Fiori Nicoletta Russo proviene da Cento Fiori, Rimini.

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Gioco d’azzardo: dalla consulenza psicologica e legale alla sensibilizzazione nelle scuole, Cento Fiori con Rete Gap, Comune di Rimini e Ausl Romagna

Mer, 10/05/2023 - 15:13
Mercoledì 10 maggio, alle 20.45, alla Sala Manzoni, l’originale talk “Fate il nostro gioco”. I dati del gioco a Rimini e in Emilia Romagna

Slot machines, Gratta&Vinci, scommesse e quella vasta frontiera di giochi che si sono sviluppati con il digitale, a partire dai videogame. Quando da passatempo il gioco diventa una dipendenza allora sorge la malattia, che però può essere sia curata che prevenuta. È proprio per questo che nasce ‘Quando il gioco non è un gioco’, il nuovo percorso realizzato nell’ambito del ‘Piano Locale contro il Gioco d’azzardo’ promosso dal Distretto socio sanitario di Rimini allo scopo di realizzare azioni di informazione, prevenzione e intervento destinate a una vasta platea di destinatari. Da uno sportello ad hoc dove i giocatori possono rivolgersi per ricevere supporto psicologico e di carattere legale, passando agli incontri nelle scuole: un insieme di attività trasversali – svolte sotto la regia dell’ U.O. Dipendenze Patologiche dell’Azienda USL Romagna e del Comune di Rimini, in sinergia con la Rete Gap di Rimini composta dalla Comunità Papa Giovanni XXIII (capofila), Millepiedi, Cento Fiori, Alcantara, Parkinson in Rete e Il Gesto – che hanno come filo rosso quello di combattere le dipendenze da gioco e stabilire le condizioni favorevoli per prevenire gli effetti negativi sui disturbi correlati al fenomeno. L’obiettivo principale è quello di raggiungere il maggior numero di cittadini, sensibilizzando in modo differenziato i vari target: adulti, anziani, ragazzi, inclusi i giocatori nonché gli insegnanti, il personale sanitario, sociale, educativo e delle associazioni, con particolare riguardo ai contesti scolastici e informazione tramite interventi di informazione e maggiore conoscenza dei rischi annessi. Rischi che ad oggi, in particolar modo tra le giovani generazioni, si annidano dietro il gaming che, non di rado, da semplice divertimento si trasforma in dipendenza. Il progetto ‘Quando il gioco non è un gioco’ nasce dunque per unire le forze, promuovere sinergie, per far fronte a un fenomeno dilagante che colpisce una percentuale non irrisoria di persone, differente per età, provenienza e ceto sociale.  

Le azioni principali:

  • Sportello di consulenza psicologica e legale per facilitare l’accesso dei giocatori e dei loro familiari ai Servizi specialistici svolto presso ‘La Casa Ludica’ Serd-Rimini (in via Bramante, 10); 
  • Percorsi laboratoriali, di prevenzione e promozione dell’agio, rivolti agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado del distretto al fine di favorire la conoscenza del fenomeno e dei rischi correlati alla dipendenza comportamentale da gaming e da gioco d’azzardo (in coerenza e potenziando quanto previsto dal Piano Regionale della Prevenzione);  
  • incontri e percorsi di sensibilizzazione aperti alla cittadinanza, in collaborazione con il Centro per le Famiglie del Comune di Rimini; 
  • eventi culturali quali spettacoli teatrali e laboratori (espressivi, teatrali, di scrittura, di sperimentazione all’uso delle nuove tecnologie) rivolti alle nuove generazioni attorno al tema delle dipendenze comportamentali. 

“Un progetto innovativo che ora è realtà grazie all’intenso lavoro di squadra tra l’Azienda Usl della Romagna, il Comune e le realtà coinvolte nei Piani di zona di Rimini – è il commento di Kristian Gianfreda, Presidente del Distretto socio-sanitario di Rimini e Assessore alle Politiche per la Salute del Comune di Rimini -. La ludopatia è un fenomeno purtroppo spesso sommerso, silente, che tuttavia, come confermano le statiche, non accenna a diminuire. Soprattutto durante la pandemia, il gioco on line ha subito una crescita importante, con risvolti allarmanti. Il progetto messo in campo dal Distretto di Rimini è dunque fortemente aderente con i tempi che stiamo vivendo: contrastare il gioco d’azzardo, puntando sulla conoscenza, sulla formazione e sulla consulenza è una priorità assoluta, centrale, a cominciare dalle nuove generazioni e dal loro rapporto con l’universo digitale.”. 

Quadro numerico sul gioco d’azzardo

Comune di Rimini. Nel periodo pre-pandemico (2017), nel solo Comune di Rimini la spesa pro capite in gioco d’azzardo corrispondeva a 1798 euro. Un dato che collocava Rimini al 557 posto, su 7954 comuni italiani, nella classifica generale per spesa pro capite. Considerando le città delle stesse dimensioni – sempre nella stessa classifica – Rimini risulta al posto numero 27 su 130 comuni (fra i 50mila e i 200mila residenti).  

Regione Emilia-Romagna. Da un’elaborazione della Regione, in Emilia-Romagna nel 2021 sono state complessivamente oltre 31 mila le persone assistite dai servizi per le dipendenze patologiche (SerDP) delle Aziende Usl (esattamente 31.207), 1.139 delle quali per problemi collegati al gioco d’azzardo: il 3,7% del totale degli assistiti. Più della metà di questi (602, pari al 52,8%) sono giocatori patologici, che si sono rivolti ai servizi per la prima volta. La maggioranza degli assistiti è di genere maschile (80%) e di cittadinanza italiana (91%). La fascia di età più rappresentata, indipendentemente dal genere, è quella compresa tra 41 e 60 anni, seguita dagli ultrasessantacinquenni, che costituiscono il 16,4% delle persone in carico ai servizi. Il 56,4% predilige giocare ai videogiochi nei bar/tabacchi o sale gioco, il 18,7% gioca al lotto, superenalotto, lotterie e gratta e vinci; alle scommesse sportive o ippiche si dedica il 10,8% dei giocatori e il 15,4% gioca attraverso le piattaforme on line; parte dei giocatori sono però dedite a più tipologie di gioco contemporaneamente.  

“Nel 2022 abbiamo assistito a un aumento del gioco d’azzardo in tutta Italia, raggiungendo una raccolta totale di 131 miliardi di euro, che corrisponde ad una media di 2000 euro giocati a testa. Se il gioco fisico è aumentato del 22% rispetto al 2021, il dato ancora più preoccupante dato è sul gioco on line che nel 2022 è incrementato del 137% rispetto al 2021. Una pratica difficile da contrastare, attiva 24 ore su 24, e disponibile ovunque ci sia una connessione internet e attiva 24 ore su 24 – spiega Teo Vignoli, Direttore U.O. Dipendenze Patologiche Rimini AUSL della Romagna – Anche l’Emilia-Romagna non è esente da questo trend, con un 41% di giocatori sulla popolazione generale, di cui il 2% considerato a rischio medio-alto. Questo significa che, in Romagna, le persone a essere interessate sono circa 20.000″. “In particolare, i maschi giocano d’azzardo più delle femmine e circa 1 minorenne su 5 gioca d’azzardo illegalmente prima di raggiungere la maggiore età – aggiunge Vignoli -. Lo spostamento del gioco on-line complica ulteriormente gli intrecci che ci sono tra GAP e dipendenza da internet, soprattutto nelle fasce più giovani. La vera sfida al GAP è sul territorio: gli accessi alla nostra rete dei servizi sono in progressivo aumento, ma non basta. Ancora troppi giocatori non chiedono aiuto, non si fanno affiancare da esperti. L’intercettazione precoce è uno degli obiettivi primari, su cui stiamo lavorando con determinazione, forti anche di una proficua collaborazione pubblico-privato che ci ha permesso ad oggi di raggiungere importanti traguardi”.

Panoramica sui giochi maggiormente diffusi tra i ragazzi

Lo studio ESPAD 2021 condotto annualmente dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR (IFC-CNR) attraverso un questionario anonimo e auto-somministrato agli studenti tra i 15 e i 19 anni. Il 97% degli studenti possiede un device e lo usa per connettersi. L’attività maggiormente svolta online è la frequentazione di chat e Social Network, seguito dalla lettura di quotidiani e dalle ricerche. Il 14% degli studenti presenta un profilo di utilizzo definibile a rischio, in particolare le ragazze.   

Internet, infatti, non di rado, può diventare veicolo anche di altri possibili pericoli, tra cui il Cyberbullismo che, nel 2021, ha coinvolto il 46% degli studenti come vittima e il 29% come autore. Questo fenomeno comprende tutti i comportamenti perpetrati allo scopo di danneggiare o mettere a disagio qualcun altro, attuati mediante un supporto digitale e risulta in aumento dopo la pandemia. Accanto a tale fenomeno, è possibile menzionare quello delle Internet Challenge: prove o sfide che i ragazzi devono superare per poter entrare a far parte di determinati gruppi. In alcuni casi si tratta di prove divertenti ma, in altri casi, possono includere la messa in atto di comportamenti anche molto pericolosi. Questo fenomeno risulta generalmente poco diffuso tra gli studenti italiani: il 3,5% ha ricevuto l’invito a parteciparvi e meno dell’1% ha accettato. Altro fenomeno molto diffuso è quello dei videogame che, nel 2021, ha riguardato il 68% degli studenti, con percentuali più elevate tra i ragazzi. Anche in questo caso può trattarsi di un semplice passatempo ma il comportamento può assumere anche caratteristiche che lo rendono a rischio: il 6,8% degli studenti ha giocato per sessioni di oltre 4 ore senza interruzioni nei giorni di scuola e oltre un quinto afferma di passare troppo tempo a giocare, di sentirsi di cattivo umore se non può giocare e/o che i propri genitori gli rimproverano di giocare un po’ troppo. Circa la metà degli studenti ha poi affermato di aver giocato d’azzardo almeno una volta nella vita e il 42% nel corso dell’anno. I giochi più diffusi sono i Gratta&Vinci e le scommesse sportive, quest’ultime largamente preferite dai ragazzi.  

Il 10 maggio il talk “fate il nostro gioco”

Fra le numerose iniziative del progetto ‘Quando il gioco non è un gioco’ è stato organizzato lo spettacolo ‘Fate il nostro gioco’ della compagnia Taxi 1729, un live talk aperto a tutta la cittadinanza per sensibilizzare sul tema in modo originale e coinvolgente. La matematica e la psicologia del gioco d’azzardo in una performance dal vivo più pop di una conferenza, più seria di uno show. Qualcosa che va oltre la tradizionale conferenza, che unisce divulgazione matematica e denuncia sociale in una forma coinvolgente e divertente. In un’ora e mezza circa si smontano alcune delle più diffuse false credenze sul gioco d’azzardo e si restituisce il senso delle reali probabilità di vincere attraverso simulazioni di gioco, video e una continua interazione con il pubblico. Il talk viene replicato circa 90 volte ogni anno in teatri, scuole, comuni, ASL e università e ha coinvolto, dal 2011 ad oggi, più di 100 mila persone in tutte le 20 regioni d’Italia oltre che in Francia e Svizzera. L’appuntamento è per mercoledì 10 maggio, alle ore 20.45, presso la Sala Manzoni – Diocesi di Rimini – via IV Novembre, 37. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

(Comunicato del Comune di Rimini)

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Cristian Tamagnini: «Welfare come volano di giustizia sociale e sviluppo economico»

Mer, 10/05/2023 - 13:13
Invitato al convegno Legacoop Romagna “Demografia e qualità della vita” a Cesena, il 28 aprile 2023, il presidente della Cooperativa sociale Cento Fiori di Rimini Cristian Tamagnini ha affrontato i temi aperti dalla “narrazione mainstream” per il “calo demografico” in rapporto a Sanità, Welfare, Pensioni.

L’intervento integrale di Tamagnini al convegno Legacoop Romagna “Demografia e qualità della vita” a Cesena, il 28 aprile 2023.

Sanità e welfare sono temi sensibili per noi. E quando parliamo di “calo demografico” in rapporto a Sanità, Welfare, Pensioni, il ritornello meinstream è sempre lo stesso: “abbiamo vissuto per anni al di sopra delle nostre possibilità; abbiamo fatto le cicale invece che le formiche; i padri stanno rubando il futuro ai figli; oggi non ce n’è per tutti; non ci sono i soldi e quindi dobbiamo tagliare sanità, welfare, pensioni (sistemi che oggi non possiamo più permetterci come in passato)”.

Consentitemi una Contronarrazione: proverò a fornirvi dati che costituiscono i tasselli di un quadro un po’ diverso da quello mainstream:

Debito pubblico: dal 1980 al 1992 passa dal 57,7% al 124,3% del PIL;

Spesa pubblica italiana: nello stesso periodo – al netto degli interessi sul debito – era al 42-43% del PIL, contro il 47-48% dell’Eurozona; mentre il PIL negli anni ’80 cresce a una media del 3% annuo (dal 1984 al 1990 periodo di crescita ininterrotta più prolungato)

Reale motivo dell’esplosione del debito pubblico: dal 1981 al 1992 la spesa per interessi in Italia passa dall’8 al 13% mentre la media nell’Eurozona passa dal 3,5 al 4,4% (quindi gli interessi sul debito pubblico erano 3-4 volte quelli della media europea).

E questo perché succede? Nel 1981 avviene il divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, che non interviene più nell’acquisto di titoli di stato e quindi espone il nostro debito pubblico a manovre speculative aggressive.

Perché viene fatto questo? Si diceva: per contenere l’inflazione, abbattendo i salari tramite politiche deflattive (l’allora ministro del tesoro Beniamino Andreatta definì “demenziale” l’accordo tra sindacati e Confindustria per rafforzare la scala mobile, poi abolita nel 1992)—-> In realtà l’impennata inflazionistica degli anni ’80 era dovuta agli shock petroliferi degli anni ’70, come oggi molti economisti concordano (come sta accadendo anche oggi, del resto: salari bassi, energia alle stelle, inflazione alle stelle).

Ma vediamo cosa è poi successo fino ai giorni nostri (in più di 30 anni di politiche neoliberiste, privatizzazioni e austerity) e se è vera la narrazione che dice ”abbiamo scialacquato”

Dal 1990 al 2019 l’Avanzo primario (differenza tra entrate e uscite dello Stato, al netto del costo degli interessi sul debito pubblico) in media in Italia è stato del 1,75% rispetto al PIL (Italia 1° paese in UE, 11° tra oltre 100 Stati nel mondo) – Dati del FMI.

Spesa sanitaria complessiva nel 2019 (pre Covid): Italia 8,7% del PIL, agli ultimi posti tra i grandi paesi europei (Germania 11,7%, Francia 11,2%, Olanda 10%, Spagna 9%).

Spesa Sanitaria pubblica: nel 2019 è stata del 6,4% del PIL (nel 2025 arriverà al 6,2%; altroché “ne usciremo migliori”).

Spesa sanitaria pubblica pro-capite nel 2021: ben al di sotto della media OCSE ($ 3.052 vs $ 3.488) e in Europa ci collochiamo al 16° posto (Rapporto Fondazione Gimbe).

Istruzione: l’Italia investe l’8% della spesa pubblica totale (Ultimi in Europa). La media UE è del 10%, mentre Francia e Germania si attestano rispettivamente sul 9,5% e 9,6%. (Dati Rapporto 2021 della Commissione Europea per l’Istruzione).

Abbiamo troppi dipendenti pubblici? In Italia costituiscono meno del 15% degli occupati, contro una media Ocse del 18%.

Dal 1990 al 2020 i Salari in Italia sono crollati al -2,9% (unica nazione in Europa), in Germania +33,7%, in Francia +31,1%. Consideriamo poi che abbiamo un 12% di working poor (di lavoratori tra i 18 e i 64 anni a rischio povertà), contro una media europea del 9%.

Il salario orario è sceso anche perché negli ultimi trent’anni sono aumentati i settori lavorativi low-skilledinnanzitutto servizi alle famiglie e turistici – le cui retribuzioni non permettono di uscire dalla povertà.

Dagli anni ’60 al 2016 la Quota salari (wage share) sul PIL è diminutita di 9 punti (anche di più se si considera che nella quota salari vengono conteggiati pure gli stipendi dei Top Manager).

A fine 2021 la Ricchezza detenuta dal 5% più ricco degli italiani (41,7% della ricchezza nazionale netta) era superiore a quella detenuta dall’80% più povero (31,4% della ricchezza nazionale netta).

I Super ricchi con patrimoni superiori ai 5 milioni di dollari (lo 0,134% degli Italiani) sono titolari di una ricchezza equivalente a quella posseduta dal 60% degli italiani più poveri – Dati Oxfam.

Nel 2021 in Italia vi sono 5,6 milioni di Poveri (1 milione in più rispetto al 2019) – rapporto Censis.

Veniamo al Sistema pensionistico:

Dati Inps al 31 dicembre 2021: abbiamo 16 milioni di pensionati (1/4 circa degli Italiani), vengono erogati 305 miliardi di euro (circa il 15% del PIL).

Se però scorporiamo previdenza e assistenza (pensioni di invalidità, assegni familiari, ecc.) – come ha fatto Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e consulente ministeriale – vediamo che nel 2019 (anno che ha preceduto la pandemia da COVID) la spesa per pensioni italiana è ammontata a 230,25 miliardi, il 12,88% del PIL: un valore in linea con la media europea ma distante da quello che viene effettivamente comunicato dalle nostre istituzioni a Bruxelles.

L’assistenza infatti sarebbe a carico del fisco generale (non del sistema contributivo), ma il problema è che abbiamo un’Evasione fiscale e contributiva di almeno 100 miliardi all’anno.

Lavoriamo poco?Passiamo al lavoro 1668 ore in un anno, contro le 1490 francesi, 1349 tedesche, 1640 spagnole. Media UE 1565 ore (dati OCSE 2021) – Semmai lavoriamo male…

la Produttività del lavoro (inteso come valore aggiunto per ore lavorate) è cresciuta in media del 4-5% all’anno negli anni ’50 e ’60; dagli anni ’70 a metà anni ’90 è cresciuta in media del 2% all’anno; dello 0,4-0,5% dal 1995 al 2021 (nello stesso periodo -1995-2021- in Unione Europea la produttività è cresciuta in media dell’1,3% all’anno).

1^ annotazione: da metà anni ’90 ad oggi col calo dei salari e della domanda interna aggregata cala pure la produttività

2^ annotazione: la capacità produttiva complessiva è più che raddoppiata negli ultimi 50 anni (pur col consistente rallentamento avvenuto negli anni 2000)—-> questo dato supera ampiamente l’andamento del rapporto tra lavoratori attivi e pensionati, che oggi è dell’1,42 (rimasto pressoché identico negli ultimi 30 anni).

Quindi è un errore madornale pensare che tecnica e capacità produttiva rimangano invariati negli anni (senza contare che il livello tecnologico e produttivo di oggi poggia sulle generazioni precedenti).

Disoccupazione totale all’8%, Disoccupazione giovanile al 23%, abbiamo 3 milioni di Neet, ovvero di giovani dai 15 ai 34 anni che non studiano e non lavorano (a “pesare” sulla popolazione attiva non c’è solo la dipendenza post-lavorativa dei pensionati, ma anche la dipendenza pre-lavorativa dei giovani che non lavorano).

Con questo tasso di disoccupazione giovanile chiedere di innalzare l’età pensionabile è come dire che un corpo – perché la società è un corpo unico, non un insieme di monadi – corre più veloce sulle braccia invece che sulle gambe.

Nota: nella prima metà del ‘900, con il progressivo innalzamento dell’obbligo scolastico, dalla parte più conservatrice della società c’erano polemiche simili a quelle di oggi per le pensioni, perché si ritardava l’ingresso al lavoro dei fanciulli e allora si diceva “chi manterrà questi giovani improduttivi?”

Immigrazione: gli Stranieri residenti in Italia sono poco più di 5 milioni (8,5% della popolazione totale). Nel 2022 in Italia (dati Eurostat) i richiedenti asilo sono stati 43.770, cioè pari allo 0.074% della popolazione complessiva (altroché sostituzione etnica!).

La spesa pubblica complessiva per l’immigrazione in Italia nel 2019 è stata di 25,25 miliardi; i cittadini immigrati hanno contribuito alle entrate dello Stato per 29,25 miliardi (di cui 15,4 di contributi previdenziali) – differenziale 4 miliardi.

Dati del Ministero dell’Economia e Finanze ci dicono che se l’immigrazione diminuisse di 1/3, nei prossimi 50 anni il debito pubblico, oggi al 144% del PIL, salirebbe fino al 200%. Se l’immigrazione aumentasse di 1/3, il debito pubblico scenderebbe sotto al 130% del PIL.

C’è bisogno di maggiore integrazione, perché i migranti non solo non sono un peso, ma anzi portano ricchezza, aumentano la natalità, sostengono le pensioni. Bandi Prefetture finalizzati al controllo piuttosto che all’integrazione (centri con grandi numeri, badge da timbrare). Percorso per ottenere il permesso di soggiorno è una corsa ad ostacoli. Anche l’abolizione della protezione speciale significherà meno lavoratori “in regola” per il sistema turistico…

Se poi vediamo anche altri indicatori…

Investimenti produttivi: in Italia nel 2020 ammontavano al 17,8% del PIL, contro una media OCSE del 22,8% del PIL.

Ricerca e sviluppo: l’Italia investe l’1,5% del PIL, contro il 2,5% della media europea e il 3,5% di paesi come Germania, Belgio, Svezia (e non dimentichiamo che 1 euro investito in ricerca e sviluppo ne porta almeno 5 in crescita del PIL).

.e ricomponiamo tutti questi tasselli in un quadro d’insieme, vedremo che oggi il problema in Italia non è il lavorare di più e più a lungo, ma sono:

  • scarsa innovazione,
  • bassa produttività,
  • lavoro precario e dequalificato,
  • scarsi investimenti,
  • redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto,
  • domanda aggregata (salari, pensioni, welfare) da rilanciare, non da comprimere.

Oggi rilanciare il welfare, redistribuire la ricchezza, rilanciare salari e pensioni è un prerequisito non solo per uno sviluppo più equo, ma anche più efficiente (non c’è bisogno di Marx e Keynes; ce lo dicono economisti “critici” come il nobel Paul Krugman, Thomas Piketty, Giovanni Mazzetti; sociologi come Luciano Gallino, Emilio Reyneri ecc.).

Perché rilanciare il welfare è un prerequisito per uno sviluppo più efficiente?

  1. Perché c’è un rapporto circolare, di reciprocità, un circolo virtuoso tra sistema produttivo e welfare, non un rapporto lineare; “se infatti è vero che per curare un malato si deve spendere del denaro, è anche vero che spendendo quel denaro si produce un reddito (per medici, infermieri, case farmaceutiche, indotto ecc.) che si aggiunge alla ricchezza prodotta, che poi consente di tornare a curare chi ne ha bisogno, appunto perché c’è più ricchezza di prima” (Giovanni Mazzetti)
  2. Perché la condizione di qualsiasi occupazione è la domanda aggregata che la genera e che spinge a migliorare le tecnologie produttive, a sviluppare un potenziale produttivo inespresso (Keynes diceva che “occorre distinguere la mancanza di soldi dalla reale mancanza di risorse”).
  3. Perché + Spesa sociale significa migliore allocazione delle risorse, efficientamento del sistema produttivo, sistema economico + forte
  4. Perché + istruzione, formazione e ricerca significano + competenze in circolo, + talenti che si sviluppano, +mobilità sociale
  5. Perché + Sanità pubblica e prevenzione significano popolazione in salute ma anche + efficiente
  6. Perché + Spesa sociale e + Welfare significano meno disuguaglianze (che sono disfunzionali al sistema economico); infatti + disuguaglianze significano + massa finanziaria in circolo e – risorse investite nell’economia reale, quindi meno crescita
  7. Perché + Welfare significa – povertà, – criminalità e quindi + fiducia per gli investimenti.

Per questo oggi si parla di “Social Investment State” e di “Active and Inclusive Welfare State”, ovvero del welfare non solo come volano della giustizia sociale ma anche come volano dello sviluppo economico.

Giovanni Mazzetti: «I conservatori – che si illudono di agire da “riformatori” – affrontano la crisi prendendo come fenomeno di riferimento il fatto che “non ci sono i soldi”. Secondo loro i soldi andrebbero recuperati con tagli e risparmi. Ma se per il singolo la disponibilità di denaro può aumentare attraverso una rinuncia a spendere (ma disporrà di meno beni e servizi), per l’insieme della società ciò è impossibile. I soldi, a livello aggregato, non possono derivare da un atto negativo. Al contrario, essi ci sono solo se i soggetti economici (individui, imprese e stato) li spendono, facendoli di volta in volta rientrare nel processo della circolazione monetaria e degli scambi. Infatti, per la società nel suo insieme la quantità di denaro disponibile, in un qualsiasi arco di tempo, è data da M (massa monetaria) moltiplicata per V (velocità con la quale viene spesa).

Se, per “trovare i soldi”, si tagliano i redditi dei lavoratori, dei pensionati e le spese pubbliche, si ottiene l’effetto opposto rispetto a quello sperato, cioè i soldi verranno inevitabilmente a mancare più di prima. Infatti, le spese complessive si contrarranno, la circolazione monetaria e degli scambi verrà ridimensionata, e il problema della disoccupazione diventerà irrisolvibile, perché la leva sulla quale si basa la creazione di lavoro sarà stata depotenziata. Né può bastare, come credono in molti, l’intervento della Banca Centrale, teso ad accrescere la liquidità, perché quel denaro viene usato prevalentemente per acquistare attività finanziarie, riversandosi poi sui mercati speculativi, invece di trasformarsi in domanda solvibile. Così come non si può far affidamento sulle esportazioni, cioè sulla spesa dei cittadini di altri paesi, perché le esportazioni incidono già per un terzo della produzione nazionale, e la crisi ha investito quasi tutti i paesi occidentali.
Pertanto, se la parola d’ordine dei conservatori è “Meno ai padri e più ai figli” (Nicola Rossi), ad essa si deve opporre una prospettiva alternativa, nella quale si spiega che il “Dare di più ai padri, fa avere anche di più ai figli”, con un gioco a somma positiva per entrambi».

La salute psicofisica dei giovani

Durante gli anni della pandemia abbiamo visto una crescita del disagio giovanile:

dispersione scolastica raddoppiata rispetto al 2019 (27% contro 13%)

aumentati del 30% i ricoveri in psichiatria di giovani e giovanissimi per atti di autolesionismo e tentati suicidi

le richieste di aiuto per disturbi alimentari sono aumentate di quasi 1/3

aumentato il consumo di alcool e fenomeni come il binge-drinking (le abbuffate alcoliche)

aumentato l’uso problematico dei social media e l’isolamento sociale (hikikomori). Abbiamo giovani sempre più connessi ma sempre più poveri di relazioni autentiche, sempre più soli.

Aumentati i fenomeni di bullismo e cyberbullismo nel 2022 rispetto al 2019 (indagine HBSC – Healt Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare – fascia 11-17 anni).

Oggi permane una sorta di long-covid psicosociale.

Alcuni indicatori che anche nel post-pandemia persiste un disagio accentuato tra i giovani:

300.000 domande per il bonus psicologo: oltre il 60% delle richieste proviene da giovani di età compresa fra i 19 e i 35 anni (il servizio pubblico stenta a dare risposte efficaci).

Indagine “Chiedimi come sto” promossa da Rete Studenti Medi, Unione degli Universitari, SPI CGIL e condotta nel 2022 dall’Istituto di Ricerca IRES Emilia-Romagna; 30.000 studenti superiori e universitari intervistati sui comportamenti tenuti durante (e dopo) la pandemia: il 60% guarda in prospettiva con criticità molto elevata alla propria salute mentale; il 73% ritiene che vi sia una visione sottostimata della propria generazione da parte degli adulti.

In questo quadro complesso è positivo che emergano strumenti innovativi e flessibili per trattare persone fragili, come:

  • il Budget di salute (istituito un gruppo di lavoro ad hoc in Regione);
  • la Coprogettazione e la Compartecipazione, concetti richiamati anche all’interno della nuova legge regionale sul Terzo Settore
  • approcci di Prossimità e improntati alla Comunità curante (cioè intervenire direttamente nei contesti di vita valorizzando le risorse di rete)

Però vi sono anche criticità insite in questi nuovi strumenti:

  • spesso questi sono usati come mezzi per abbassare i costi, piuttosto che per rispondere meglio alla domanda di aiuto, per mettere in campo interventi “calzati” sulla persona.
  • Spesso manca un approccio integrato tra tutti gli attori in campo, in primis tra quelli pubblici (Sert, CSM, Comuni) che faticano a dialogare tra loro, che faticano a trattare in maniera coordinata pazienti polidiagnosi, persone che necessitano di interventi sia sanitari che sociali.
  • C’è una pressione non indifferente sul personale impiegato: questi nuovi approcci “deistituzionalizzanti” richiedono una professionalità e una flessibilità che spesso rischiano di non essere riconosciute e supportate; i nostri operatori sono sempre più in sofferenza e a rischio burn-out, oltre che con stipendi bassi

Il rischio è che – al di là delle parole nuove e accattivanti – i modelli di riferimento siano sempre i soliti:

  • budgettizzazione” (es. lavoratore svantaggiato a cui viene tolta la borsa lavoro da 250 euro/mese perché non rientra più nel budget annuale del CSM; la persona si scompensa e finisce in SPDC per un mese, con retta a 600 euro/die)
  • appalti al massimo ribasso (nei servizi socio-sanitari il 90% dei costi è in personale; quindi appaltando un servizio solo col criterio del massimo ribasso o si dequalifica il servizio o si spreme il lavoratore)

Questo, come abbiamo visto sopra, non è solo iniquo ma anche antieconomico

Oggi serve un cambio di paradigma. Occorre avere una visione d’insieme a 360 gradi, uno sguardo olistico.

Avere questo sguardo secondo me oggi è indispensabile se vogliamo una politica di qualità e un governo efficace dei cambiamenti in atto.

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Iftar insieme: in piazza Ganganelli si festeggia con cibo multietnico la rottura del digiuno per il Ramadan

Mer, 12/04/2023 - 16:58
Venerdì 14 aprile dalle ore 20 a buffet piatti da Yemen, Marocco, Afghanistan, Mali, Pakistan, ma anche da San Vito e Santarcangelo con i migranti del progetto Sai e zdore volontarie

Santarcangelo – Dopo il tramonto è festa multietnica in piazza Ganganelli venerdì 14 aprile: è Iftar insieme, la condivisione della rottura del digiuno che i fedeli musulmani praticano durante il Ramadan, dall’alba al tramonto. E Venerdì, grazie ai migranti ospiti del progetto Sai Valmarecchia, chiunque potrà, in un momento di condivisione, conoscenza e incontro, assaggiare piatti dal buffet, formato da specialità di Yemen, Marocco, Afghanistan, Mali, Pakistan, ma anche da San Vito e Santarcangelo. Perché fianco a fianco dei migranti ai fornelli ci saranno anche zdoure e volontari.

L’iniziativa è resa possibile dall’impegno delle cooperative che gestiscono il progetto Sai (Sistema Accoglienza Integrazione) dell’Unione dei Comuni della Valmarecchia, ovvero la Cento Fiori e Il Millepiedi, insieme all’associazione Valmarecchia Comunità Solidale. Il tutto con il patrocinio del Comune di Santarcangelo. Per i fedeli ci sarà uno spazio per la preghiera del Maghreb (la preghiera del tramonto), dopo la quale comincerà la condivisione insieme alla cittadinanza.

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La Festa della Liberazione Cento Fiori 2023 è con Frankie hi-nrg mc in concerto al parco de La Serra

Mar, 28/03/2023 - 12:20
Musica dalle ore 15 del 25 aprile a Rimini con la finale del contest ChiAmaLaCittà di cantanti e band emergenti. Alle 18 Frankie hi-nrg mc, poi DJ Muna feat. Ale Pagliarani Sax. Intorno i food truck del Festival Internazionale del cibo di strada.

Rimini – Il 25 aprile quest’anno si festeggia con il concerto di Frankie hi-nrg mc al parco de La serra Cento Fiori, in una giornata densa di musica che ha certo il suo clou con il rapper torinese alle ore 18, ma inizia molto prima e prosegue dopo. Durerà tutto il pomeriggio e oltre infatti il programma allestito dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori in omaggio alla Festa della Liberazione e aperto gratuitamente a tutti i riminesi (e non riminesi) che vogliono ricordare insieme la nascita della democrazia in Italia.

Un evento che bissa il successo dello scorso 25 aprile, dove la cooperativa sociale riminese ha portato i Modena City Ramblers, attirando oltre 3mila persone.

Il pubblico dal palco dei concerto Modena City Ramblers

Il concerto sarà il preludio a un’altra intera estate di musica, balli, cultura, cinema e film d’animazione, tutti sul prato del parco de La serra Cento Fiori, un’area verde ai bordi del parco XXV aprile dal quale si accede, ad appena 300 metri dal Ponte di Tiberio e con ingressi da via Galliano 19 e da via Padre Tosi.

A rendere la giornata davvero densa non sarà infatti solo il live showcase del rapper torinese, accompagnato dal suo dj, durante il quale Frankie hi-nrg mc riproporrà i suoi grandi successi: Quelli che benpensano, Fight da faida, Pedala e tanti altri.. Nossignori, sarà un pomeriggio no stop che inizia alle ore 15 con la finale del contest ChiAmaLaCittà, una gara dedicata agli artisti e alle band emergenti che ha accompagnato molti concerti riminesi dell’inverno ormai concluso, organizzato dall’associazione Risuona Rimini. Sul palco i quattro finalisti: Sean Arlotti, Sonogiove, Ironsides e Five Sides. A fine concerto di Frankie hi-nrg mc il dj set DJ Muna feat. Ale Pagliarani Sax.

Tutto intorno al palco gli spettatori potranno gustarsi l’attesa mangiando le specialità proposte dai numerosi food truck del Festival Internazionale del cibo di strada, che si svolgerà nell’area intorno al palco dal 22 al 25 aprile, organizzato da eventi 3000.

Frankie hi-nrg mc (Torino, 1969) è un eclettico rapper italiano, sulla scena da oltre 20 anni, che ha dimostrato il proprio talento in numerosi campi di espressione.

Musica: ha all’attivo 6 album, l’ultimo dei quali “Essere Umani” prodotto dalla sua etichetta Materie Prime Circolari, e vanta numerose collaborazioni con grandi artisti e cantanti come Fiorella Mannoia, Giorgia, Daniele Silvestri, Simone Cristicchi, Roy Paci, Pacifico, Niccolò Fabi, oltre agli americani Nas e RZA; e inoltre con Vittorio Gassman, Franca Valeri, Paola Cortellesi, Ascanio Celestini, Piera degli Esposti, Antonio Rezza. Inizia la propria carriera nel 1991 con un grande successo, “Fight Da Faida”, segnalandosi immediatamente come autore impegnato ed appassionato, interprete di temi sociali. E’ autore di grandi successi come “Potere alla Parola”, “Libri di Sangue”, “Rap Lamento”, “Direttore”. La sua “Quelli che benpensano” viene eletta Canzone dell’anno 1998 da Musica! di Repubblica. Nel 2008 ha partecipato al Festival di Sanremo con “Rivoluzione” e l’anno successivo al progetto “Domani 21/04/2009: Artisti Uniti per l’Abruzzo”. Nel 2014 ha partecipato nuovamente al Festival di Sanremo, con il brano “Pedala”, scelto come sigla del Giro d’Italia 2014.

Live: dal 1993 ha realizzato oltre 30 tournée che lo hanno portato ad esibirsi accompagnato dalla propria band nei più prestigiosi locali italiani, oltre che ad importanti manifestazioni quali il “Concerto del PrimoMaggio” a Roma (in 4 edizioni), “MTV Day”, “CocaCola Live @ MTV”, 2 edizioni del “Premio Tenco”. Il “DePrimo Maggio Tour” del 2009, spettacolo multimediale consistente in 1h45′ di musica e video sincronizzati, ha toccato oltre 40 città italiane.

Video musicali: la prima esperienza di sceneggiatura e regia risale al 1997 con il video di “Quelli che benpensano”, realizzato insieme a Riccardo Sinigallia. Da allora ha scritto e diretto oltre 15 video musicali. Tra questi ricordiamo i due video per Tiromancino “La descrizione di un attimo” (2001), con Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi, premio Duel per il miglior video pop al MEI di Faenza e “Due destini” (2001), con Valerio Mastandrea e Pierfrancesco Favino, incluso nel DVD del film “Le fate ignoranti” di Ferzan Ozpetek. Ricordiamo inoltre per Pacifico “Gli occhi al cielo” (2003), Premio Videoclip Italiano sempre al MEI.

Editoria: ha pubblicato “Faccio La Mia Cosa” (Mondadori, 2019). Dalla metà degli anni ’80 collabora con numerose testate giornalistiche nazionali (La Stampa, Repubblica, Max, Smemoranda) scrivendo articoli di critica di costume e satira sociale.

Tv e cinema: nel 2004 ha condotto una stagione di MTV “Brand:new” e dal 2009 fornisce la voce al personaggio “The Player” nella omonima trasmissione di Deejay Tv. Ha recitato nel film “Paz!” (2001) di Renato De Maria e ne “I più grandi di tutti” (2011) di Carlo Virzì. Ha partecipato in qualità di ospite a numerosi programmi televisivi, tra cui “Parla con me”, “Avanzi”, “Domenica In”, “Nessun dorma”, “La storia siamo noi”, “The Voice of Italy”, “Che tempo che fa”

Dj: fin dal 1987 ha lavorato come DJ radiofonico ed in numerosi locali ed eventi: dal 2006 con il suo dj set dal titolo “L’Alto Parlante Gira Dischi” anima le serate e i festival con una selezione di musica hip-hop ed elettronica dall’alto contenuto energetico, della durata media di 2h.

Laboratori didattici: tutta l’esperienza di autore, compositore, produttore si esprime anche nella realizzazione di laboratori didattici di scrittura, educazione all’ascolto, produzione musicale. Tra le varie attività ha partecipato come relatore presso il Parlamento Europeo di Bruxelles alla giornata di dibattito sulla precarietà del lavoro giovanile e, nell’ottobre 2009, ha tenuto un laboratorio musicale a Beirut organizzato dall’Istituto di Cultura Italiano e dal Goethe Institut Tedesco.

Storytelling: grazie alla grande capacità di raccontare storie ed esprimere punti di vista originali è molto richiesto in eventi in cui la narrazione diventa spettacolo (Route Nazionale AGESCI 2014, Expo de Popoli)

Fotografia: la passione per la fotografia con iPhone e macchine tradizionali e la grande qualità dei suoi scatti lo hanno reso molto popolare sui social media dedicati alle immagini, come Instagtram e Tumblr.

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Che farò senza Euridice? Morte e trascendimento rituale attraverso le culture: il convegno promosso da Vite in transito. Tra le relatrici, la collega Nicoletta Russo

Ven, 10/03/2023 - 18:37
Sabato 11 marzo ore 10 – 13 e 15.30 – 17,30 Biblioteca Gambalunga, sala della Cineteca. Alla nuova iniziativa collabora anche la Cento Fiori.

Un convegno che ripropone Approssimazioni, Dia-loghi interculturali, un’esperienza, che Vite in transito ha inaugurato nel 2017 e proseguito negli anni successivi. Un’esperienza che, attraverso il confronto tra tradizioni e culture diverse, vuole promuovere il superamento dell’etnocentrismo, e dell’eurocentrismo, l’approssimarsi all’altro, una pratica di traduzione, per abitare il “ tra”, per una convivenza delle differenze.

Il convegno propone una riflessione a più voci su un tema che è un grande rimosso della nostra società occidentale moderna, ma che pure è ineludibile per ogni vivente, quello della morte. Abbiamo paura della morte e la esorcizziamo. Non era così in passato e non è così nelle culture extraeuropee. Possiamo ripensare la morte in un ottica vitale e creativa, che accolga il dolore, lo trasformi e lo trascenda. Il titolo del convegno allude al cordoglio per la persona cara perduta. Ma è la cultura che, attraverso i suoi rituali, la poesia, l’arte, la musica, il canto, permette di trascendere la morte. Una cultura aperta agli apporti del passato, ma anche delle tradizioni extraeuropee.

Il convegno sarà aperto alle 10 dalla relazione di psicoanalista, Angela Peduto, che parlerà della crisi ed elaborazione del lutto nella ricerca antropologica di De Martino, seguirà il contributo di un critico d’arte, Giovanni Sassu, direttore dei Musei di Rimini, che parlerà della morte del principe nel Rinascimento; una tibetologa, Chiara Bellini, parlerà della morte nel buddismo himalayano. Nel pomeriggio alle 15,30 una etnopsicoterapeuta Nicoletta Russo parlerà delle morti senza sepoltura. Infine Mustapha Kebbeleh parlerà della concezione e dei rituali della morte nell’Africa centro-occidentale, lo accompagnerà la Kora e il canto del griot Jabel Kanuteh, che interpreta la musica della tradizione del suo paese.

Col patrocinio del Comune di Rimini e con la collaborazione dei Musei di Rimini, Biblioteca Gambalunga, Cooperativa Sociale Cento fiori. Ingresso libero.

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Naufragio di Cutro: CNCA e numerose associazioni depositano un esposto collettivo in Procura

Ven, 10/03/2023 - 14:20
Oltre 40 sigle della società civile italiana ed europea, tra le quali la rappresentanza di Cento Fiori, hanno chiesto di fare luce sulla tragedia costata la vita ad almeno 72 persone, tra cui molti bambini.

Oltre 40 associazioni della società civile italiana ed europea hanno presentato un esposto collettivo alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone per chiedere di fare luce sul naufragio di domenica scorsa a Steccato di Cutro, costato la vita ad almeno 72 persone, tra cui molti bambini.

“Davanti a così tanti morti e chissà quanti dispersi, è doveroso fare chiarezza” dichiarano le organizzazioni. “Vogliamo dare il nostro contributo all’accertamento dei fatti, non ci possono essere zone grigie su eventuali responsabilità nella macchina dei soccorsi”.

Le associazioni, infine, rinnovano il loro appello all’Italia e all’Europa: per ridurre drasticamente il rischio di nuove tragedie è necessario mettere in piedi al più presto un sistema di ricerca e soccorso in mare adeguato e proattivo.

Le associazioni e sigle firmatarie dell’esposto sono:

AOI – ASSOCIAZIONE ONG ITALIANE

Associazione Contro gli Abusi in Divisa (A.C.A.D.)

Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (A.S.G.I.)

Associazione Clinica Legale per i Diritti Umani

Associazione Progetto Accoglienza,

ARCI

Borderline-Europe

Casa dei Diritti Sociali

CIAC

Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos

Legambiente Nazionale

Consorzio Italiano di Solidarietà – ufficio rifugiati ONLUS (ICS)

Emergency

Fondazione Gruppo Abele

Gruppo Lavoro Rifugiati

International Justice and Human Rights Centre

Legal Team Italia

Medici Senza Frontiere

Associazione Don Vincenzo Matrangolo

Rete Comunità Solidali

Open Arms Italia

Oxfam Italia

SOS MEDITERRANEE Italia

Progetto Mem.Med – Memoria Mediterranea

Mediterranea Saving Humans

PROGETTO DIRITTI

WatchTheMed Alarm Phone

Sea-Watch

Sea Eye

RESQ – PEOPLE SAVING PEOPLE

Diritti di Frontiera – Laboratorio di Teoria e Pratica dei Diritti

Fondazione Roberto Franceschi

A Buon Diritto

Confederazione Unione Sindacale di Base

Iuventa-crew

Louise Michel

Associazione Comunità Progetto Sud

Medici del Mondo Italia

Campagna LasciateCIEntrare

Melting Pot

MoCi Cosenza

Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza

La Petite Bibliothèque

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Fuori Gioco: uno sportello gratuito di ascolto psicologico e consulenza legale per il gioco d’azzardo nel distretto di Rimini

Mer, 08/02/2023 - 17:49
La cooperativa Sociale Cento Fiori collabora con questa nuova realtà di ascolto con SerD Rimini, comuni di Rimini, Bellaria e Unione della Valmarecchia, Comunità Papa Giovanni XXIII, Il Millepiedi Cooperativa sociale, Teatro Alcantara, Associazione Parkinson in rete (A.P.I.R.), Cooperativa Sociale Il Gesto.

Nell’ambito del “Piano locale di contrasto al gioco d’azzardo patologico – Piano attuativo 2022”, dalla collaborazione fra il SerD dell’ Ausl di Romagna-Rimini, il Distretto di Rimini (Comune di Rimini, Comune di Bellaria e Igea Marina e Unioni Comuni Valmarecchia) e la Cooperativa Sociale Cento Fiori nasce lo “Sportello Fuorigioco”, un servizio di consulenza psicologica e legale per il gioco d’azzardo allocato strategicamente sul territorio presso lo spazio denominato Casa ludica “A good game space” in via Bramante 10 a Rimini, 1° piano.

L’obiettivo è quello di intercettare e far emergere in luogo neutro e non stigmatizzante il bisogno di aiuto dei cittadini sul tema gioco d’azzardo fisico e on line, offrendo ascolto e informazioni ai giocatori, ai loro familiari e a tutte le persone che entrano in contatto con coloro e che vivono problematiche legate al gioco compulsivo, favorendo l’invio tempestivo delle situazioni a rischio al servizio specialistico e garantendo una prima consulenza legale volta alla stabilizzazione della situazione finanziaria e debitoria connessa alle problematiche di gioco.

Lo sportello di ascolto è attivo dal mese di gennaio tutti i mercoledì dalle ore 15 alle ore 18 e vi si potrà accedere liberamente presso la sede sopra menzionata. Per informazioni o appuntamenti è possibile chiamare il numero telefonico dedicato (+39 324 8036662) o inviare una email all’indirizzo sportellofuorigioco.rn@gmail.com.

Rete Gap – Contrasto al gioco d’azzardo Patologico: SerD Rimini – Ausl della Romagna, Distretto di Rimini (Comuni di Rimini, Bellaria – Igea Marina, Unione dei comuni Valmarecchia), Comunità Papa Giovanni XXIII, Cooperativa Sociale Cento Fiori, Il Millepiedi Cooperativa sociale, Teatro Alcantara, Associazione Parkinson in rete (A.P.I.R.), Cooperativa Sociale Il Gesto.

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Sabato 17 dicembre, dalle 10 alle 15, open day natalizio al canile comunale Stefano Cerni: una giornata da trascorrere insieme agli amici a quattro zampe, tra racconti, merende e il mercatino di prodotti artigianali

Ven, 16/12/2022 - 16:04

Una giornata da trascorrere in compagnia dei ‘migliori amici dell’uomo’ in vista delle festività, per fare amicizia con loro e conoscere più da vicino le attività e i servizi del canile comunale di Rimini attraverso i racconti dei suoi addetti e volontari.   

Sabato 17 dicembre, dalle ore 10 alle ore 15, lo Stefano Cerni (via San Salvatore n. 32) organizza un open day natalizio aperto a tutta la cittadinanza per accogliere tutti coloro che hanno il desiderio di adottare un animale d’affezione o, semplicemente, hanno voglia di fare un giro all’interno del canile per incontrare gli amici a quattro zampe presenti e confrontarsi con chi tutti i giorni vi lavora a stretto contatto, così da chiedere consigli o raccogliere idee su come gestire meglio la convivenza in casa con un cane o un gatto.  

Un sabato che, oltre alle visite guidate in programma, sarà arricchito dal mercatino di prodotti artigianali appositamente allestito per questa festa e da una merenda preparata dalle volontarie e dai volontari della struttura. 

Si potranno anche ritirare le agende 2023 – realizzate dalla Cooperativa Sociale Fiori – dove sono raccolte le foto e le storie a lieto fine vissute dagli operatori del Cerni, accompagnate da delle indicazioni utili su come accudire e far crescere al meglio il proprio animale. Per prenotare l’acquisto è sufficiente scrivere un messaggio su WhatsApp al numero 3292255722 e scegliere se ricevere l’agenza con la copertina di un gatto o di un cane. L’offerta minima è di 20 euro.   

In allegato la locandina dell’open day e l’immagine delle agende  

Fointe comunicato: L’ufficio stampa del Comune di Rimini

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Sulla rivista scientifica Sestante i servizi innovativi per adolescenti del SerDp Rimini, nei quali è coinvolta la Cento Fiori

Mer, 14/12/2022 - 18:23
«L’adolescenza tra nuove dipendenze e nuove sfide» il titolo dell’articolo che vede tra i firmatari la nostra educatrice e psicologa Elena Lucarella insieme ai responsabili e operatori del SerDp di Rimini e Riccione: Elisa Zamagni, Giulia Rotatori, Mirta Malpassi, Francesca Pirani, Teo Vignoli. L’articolo integrale su gentile concessione della rivista.

Nel numero 11 di Sestante, rivista scientifica di valutazione della salute mentale, dipendenze, patologiche e salute nelle carceri della Regione Emilia – Romagna e della Ausl della Romagna, l’esperienza dei SerDP di Rimini e Riccione e in particolare della casa ludica e del sito web A – social space e il progetto Friendship R – Evolution, nei quali è attivamente coinvolta la Cooperativa Sociale Cento Fiori con diversi suoi operatori – Giuseppe Frustaci, Giulia Crescentini, Giusi Muggeo, Giorgia Bellei ed Elena Lucarella – quest’ultima tra le firmatarie dell’articolo scientifico che riportiamo integralmente su gentile concessione del direttore responsabile, Paolo Ugolini.

L’adolescenza tra nuove dipendenze e nuove sfide L’impatto e l’esito di servizi innovativi per gli adolescenti al SerDP di Rimini

Elisa Zamagni, Giulia Rotatori, Elena Lucarella, Mirta Malpassi, Francesca Pirani, Teo Vignoli

Abstract

Nei servizi per le dipendenze si è assistito ad un abbassamento dell’età dei consumatori e ad un innalzamento dei casi di comorbilità a cui si associa la pandemia da Covid-19. In questo panorama di aumentata complessità si aggiunge la necessità di promuovere azioni di sensibilizzazione sui rischi connessi al gioco d’azzardo, al gioco on-line, al gaming patologico al fine di promuovere la tutela dei giovani più a rischio. Nel presente articolo verranno descritti un pacchetto di servizi innovativi promossi dal SerDP di Riccione volti alla prevenzione ed alla presa in carico precoce di giovani consumatori di sostanze e di ragazzi con uso problematico di comportamenti quali il gioco d’azzardo, il gioco on-line ed il gaming problematico.

Introduzione

I servizi per le dipendenze hanno assistito ad un abbassamento dell’età dei consumatori e ad un innalzamento dei casi di comorbilità (Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, 2022) a cui si associa la pandemia da Covid-19 che ha compromesso l’accesso diretto in presenza ai servizi stessi, con conseguente difficoltà di fruire dei trattamenti tradizionali. In questo panorama di aumentata complessità si aggiunge la necessità di promuovere azioni di sensibilizzazione sui rischi connessi al gioco d’azzardo, al gioco on-line, al gaming patologico e al fenomeno dell’“azzardizzazione” del web, per aumentare la tutela dei soggetti a rischio e/o con dipendenza e sviluppare fattori protettivi nelle giovani generazioni.

L’indagine dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e l’Istituto Superiore di Sanità (2022) evidenzia una vera e propria emergenza della salute mentale dovuta al continuo aumento degli accessi di minori, caratterizzata da un aggravamento dei disturbi già diagnosticati e l’esordio di nuovi disturbi in soggetti vulnerabili. Si osserva un aumento di problemi quali alterazione del ritmo sonno-veglia, discontrollo degli impulsi, disturbi del comportamento alimentare, ideazione suicidaria, tentato suicidio, autolesionismo, ritiro sociale e abbandono scolastico. Rispetto alle dipendenze, la ricerca riporta un incremento «delle richieste d’aiuto spontanee per l’uso di sostanze psicoattive, cannabinoidi, alcool e malessere psico-fisico». L’aumento generale legato alle dipendenze viene ricondotto a due principali fattori: la crescita effettiva dei consumi, facilitata dalle sempre maggiori possibilità di reperimento su internet e consegna a domicilio delle sostanze e la crescita di segnalazioni da parte dei genitori, «che si sono ritrovati fisicamente più vicini ai figli e hanno avuto modo di rendersi maggiormente conto dei problemi di dipendenza». L’uso di internet post pandemia rilevato dall’indagine “We Are Social 2022” ha messo in luce come quasi l’82% della popolazione che naviga sulla rete, ama passare il suo tempo con dei videogiochi, in particolare tramite smartphone (62%), seguito da console (38%) e computer (35%). L’utilizzo delle piattaforme social registra, inoltre, un anno di crescita di nuova utenza (+5,4% rispetto al 2021): WhatsApp, Instagram e Tik Tok sono le piattaforme più utilizzate dai giovanissimi. Posto che i servizi si prefiggono l’obiettivo di raggiungere target di giovani e giovanissimi, appare fondamentale conoscere e essere presenti anche nei luoghi “digitali” frequentati dai ragazzi.

1. Descrizione dei servizi

La sfida di un servizio per le dipendenze è mettere in campo servizi differenziati e flessibili per l’adolescenza che favoriscano la richiesta di aiuto e che tengano conto delle fasi evolutive dei ragazzi. Con questo intento, il SerDP di Rimini, nella sede di Riccione, propone una serie di servizi innovativi che comprendono:

  1. Apertura di una casa ludica A-SOCIAL SPACE, via Mantova, 6 – Riccione, messa a disposizione dal Comune di Riccione. Lo spazio è stato attrezzato in maniera accattivante ed è impiegato per svolgere attività di prevenzione e di intercettazione precoce di situazioni a rischio. La mattina è dedicata ad attività di prevenzione con le scuole, mentre il pomeriggio ospita laboratori educativi per dialogare con i ragazzi in merito all’uso consapevole dei social media, del gaming, dell’azzardo e del mondo delle sostanze stupefacenti (legali e illegali). Negli interventi connessi all’uso del digitale e al gaming, le pratiche educative impiegate prevedono di vivere l’esperienza di gioco o l’abitare l’online con l’adolescente come uno spazio entro il quale costruire un aggancio terapeutico attraverso una relazione che esula da una cornice patologica. Videogiocando con il ragazzo è possibile osservare le sue competenze e risorse aprendo una possibilità di lavoro sui contenuti emotivi che l’utente sperimenta nel gaming o all’interno dei social. Al contempo si approfondiscono: interessi personali, tipologia di gioco, funzionalità dello schermo nelle relazioni digitali, identità online costruita attraverso un personaggio magico/avatar e come tutti questi aspetti possano essere trasportati in contesti di vita in presenza. L’obiettivo è fornire al ragazzo strumenti di scelta consapevole e opportunità alternative piacevoli per impiegare il proprio tempo libero.
  2. Sito-web A-SOCIAL SPACE: IL TUO SITO STUPEFACENTE (https://www.a-socialspace.it). A-Social Space è anche uno “spazio digitale”, un sito-web, con sezioni distinte e dedicate ad adolescenti, educatori/insegnanti/genitori, su temi legati alle dipendenze da sostanze e da comportamenti (gaming e gambling). Direttamente dal sito gli utenti (adolescenti e loro caregiver) hanno la possibilità di chattare in maniera anonima con operatori del servizio.
  3. FRIENDSHIP R-EVOLUTION: progetto di educativa territoriale che ha lo scopo di coinvolgere giovani utenti che, in seguito ad un periodo di uso/abuso/ dipendenza da sostanze e/o comportamenti di addiction, si trovano in situazioni di isolamento, con l’intento di far trascorrere loro ore piacevoli e di sana aggregazione sul territorio. Il progetto prevede l’impiego di giovani educatori delle associazioni territoriali (Papa Giovanni XXIII, Il Maestrale), che facilitino l’inserimento degli utenti in nuove esperienze ricreative stimolanti al fine di creare una nuova rete amicale protettiva.
2. Valutazione di risultato

L’ attività di prevenzione nel periodo ottobre 2021 – giugno 2022, ha visto lo svolgimento di 46 interventi, che hanno coinvolto 24 classi per un totale di 468 studenti delle scuole del Distretto di Riccione. Lo spazio, inoltre, ha accolto 12 giovani, e 25 caregiver (genitori, insegnanti, educatori) che hanno aderito a incontri serali aperti alla cittadinanza, svolti nei mesi di febbraio-maggio 2022.

Il sito A-SOCIAL SPACE dal suo avvio (ottobre 2021) ad oggi (luglio 2022) ha ottenuto 2179 visualizzazioni, la durata media di ciascuna sessione è stata di 4 minuti e 49 secondi e ciascun utente ha visualizzato in media 11,2 pagine. Le pagine più ricercate dai giovani sono quelle che riguardano contenuti sugli elementi di contesto, stato emotivo della persona al momento dell’utilizzo e sostanza scelta (drug-set-setting). A seguire i temi più ricercati sono stati quelli della psicosi indotta sostanze, della nicotina e della cocaina/crack. La pagina più visitata dai genitori è quella relativa al gaming ed al mondo dei videogiochi.

Tramite il sito è stata inoltre promossa una playlist di PodCast dal titolo “Ai Poster l’Ardua Sentenza” in cui, partendo da manifesti sui temi delle sostanze provenienti dal mondo musicale, pubblicitario e artistico, sono state affrontate le tematiche inerenti le sostanze stupefacenti, al fine di informare e creare cultura attorno a questi temi. Da dicembre 2021 a luglio 2022 sono stati riprodotti complessivamente 416 podcast.

Infine, nel corso dell’ultimo anno sono state svolte otto dirette on-line: due puntate dedicate al tema della cannabis che hanno ottenuto 462 visualizzazioni, due sul tema dell’alcol con 389 visualizzazioni, tre sul gaming e gambling con 484 visualizzazioni ed una sugli aspetti dell’azzardizzazione e dei social network con 228 visualizzazioni.

La parte clinica, nei primi dieci mesi di attività (ottobre 2021-luglio 2022), ha visto l’accesso al servizio di 29 giovani (21M e 8F), di età compresa tra 13 e 24 anni (età media 19,21, ds 3,81). Di questi, 22 presentavano difficoltà di uso/abuso di sostanze e 7 giovani portavano difficoltà legate all’uso problematico di videogiochi/internet. Rispetto alle modalità di invio dei casi, 10 giovani o loro familiari hanno fatto accesso spontaneo al servizio, mentre le restanti 19 situazioni a seguito di segnalazione di altri servizi sanitari (NPI, Centro Salute Mentale – CSM, Tutela Minori, Pronto Soccorso – PS), prefettura, servizi del territorio (psicologi scolastici, centro per le famiglie). È interessante notare, inoltre, che un quarto dei giovani sopraggiunti (7/29) erano stati coinvolti in processi migratori, di prima o seconda generazione e quasi la metà di loro (13/29) presentava una doppia diagnosi.

Alla data della presente indagine (luglio 2022), 5 giovani stanno completando l’osservazione e diagnosi e 4 hanno abbandonato il percorso valutativo. Dei restanti 20 giovani, al termine del periodo di osservazione, 3 sono stati reindirizzati per competenza ad altri servizi del territorio (Neuropsichiatria Infantile – NPI e Centro per le Famiglie Distrettuale – CFD), per la presenza di psicopatologie non riconducibili al servizio per le dipendenze e 3 sono stati inseriti in un percorso comunitario a causa della gravità della condizione psico-patologica. Ai restanti 14 pazienti è stato proposto un percorso ambulatoriale, che oltre ai trattamenti ordinari (psicoterapia individuale e/o familiare e supporto sociale/educativo) prevedeva la possibilità di mettere in atto interventi innovativi presso la ludoteca e uscite con educatori sul territorio, ad un’intensità di incontri pari a 3-4 volte alla settimana. Di questi, 10/14 pazienti hanno accettato il duplice trattamento, 2/14 hanno accettato solo quello ordinario, mentre i restanti due casi non soddisfavano i criteri diagnostici per alcun disturbo.

Le sostanze più utilizzate tra i giovani che hanno fatto accesso al servizio erano cannabis (11), cocaina (4), ketamina (2), alcool (1), cocktail di sostanze (4). Le diagnosi relative alle sostanze ai sensi dell’ ICD-10 sono risultate ad essere: uso dannoso di cannabinoidi (2), dipendenza da cannabinoidi (4), uso dannoso di cocaina (1), dipendenza da cocaina (3), uso dannoso di alcol (1), persone che ricorrono ai servizi sanitari per problemi connessi all’uso di droghe (1), vedi Tabella 1.

I comportamenti di addiction riguardavano l’uso problematico di internet con un tempo trascorso online variabile dalle 10 alle 18 ore al giorno, arrivando a trascurare ogni attività scolastica/lavorativa, oltre che sociale/relazionale, fino ad invertire il ritmo sonno-veglia. Ai 2 pazienti presi in carico è stato somministrato l’Addictive Behavior Questionnaire (ABQ) il quale ha rivelato nel dominio Severity Index (SI) – internet la presenza di un disturbo grave in un caso (P=11) e moderato nel secondo caso (P=7).

I risultati preliminari di questi primi dieci mesi di attività (vedi tabella 1), in cui oltre alle ordinarie attività cliniche si sono sperimentati ulteriori pacchetti educativi/esperienziali sul territorio, mostrano nel gruppo di pazienti che abusano di sostanze una progressiva negativizzazione degli esami tossicologici. In particolare, tutti i 10 pazienti che hanno completato il duplice trattamento si sono progressivamente negativizzati agli esami tossicologici nel corso dei mesi successivi: 5 casi dopo i primi tre mesi di trattamento ed i restanti 5 dopo i primi sei mesi di trattamento. I due giovani che hanno invece intrapreso il solo percorso ordinario, mostrano in un caso una remissione dei sintomi a 6 mesi dall’inizio del trattamento, mentre nell’altro caso il paziente risulta a tutt’oggi in carico al servizio evidenziando una dipendenza ancora attiva.

Dei due pazienti con problematiche legate all’abuso di internet/videogiochi a cui è stato proposto un programma ambulatoriale innovativo, entrambi hanno accettato e portato a termine il percorso proposto di 6 mesi. Nel corso del trattamento si è assistito per entrambi i giovani pazienti ad una riduzione di oltre il 70% del tempo di gioco, ad una ripresa del tempo in attività lavorative e scolastiche, all’incremento delle relazioni amicali in presenza e allo sviluppo di nuovi e più sani interessi (sport, hobby). È stato possibile osservare significative variazioni nel comportamento adattivo di entrambi attraverso la somministrazione pre e post trattamento delle Vineland Adaptive Behavior Scales (Vineland ABS). In particolare, i due punteggi QI di deviazione ottenuti nella Scala composta sintetizzano livelli di funzionamento adattivo generale da un iniziale livello Basso (punteggio QI -intervallo di confidenza al 95%- 65 ±7 e 32 ±9) ad un livello Adeguato (rispettivamente 91 ±7 e 83 ±9) a fine trattamento. Le sottoscale che hanno permesso di osservare l’efficacia dell’intervento terapeutico sono quelle che indagano le relazioni interpersonali, le regole sociali, gioco e tempo libero e la cura di sé e dei propri ambienti di vita.

Dialogando con i ragazzi del loro mondo online è stato possibile, ad esempio, comprendere come mai per un ragazzo il gioco “Animal crossing” fosse così importante. In quel mondo virtuale, a differenza del suo contesto familiare e amicale reale, il ragazzo poteva relazionarsi con personaggi sempre gentili e collaborativi. Come sostiene Jane McGonigal nel suo libro “Reality is broken” non è tanto il mondo dei videogiochi a dover essere demonizzato ma è quello reale che andrebbe cambiato, affinché i giovani possano trovare esperienze gratificanti concrete in cui sentirsi motivati, capaci, indipendenti e felici. Tutti questi aspetti sono infatti presenti nei videogiochi e sono tutti elementi capaci di infondere benessere e di soddisfare i bisogni di autonomia, relazione e abilità personali nei ragazzi.

Conclusioni

Emerge come dietro la medesima richiesta di aiuto del genitore per un sospetto di dipendenza si nascondano bisogni multipli: da una forma di dipendenza vera e propria ad altri blocchi evolutivi dell’adolescente o una carenza nelle competenze genitoriali. Pertanto, occorre che i servizi per le dipendenze lavorino in sinergia con il territorio e che indirizzino le richieste improprie accompagnandole al servizio più idoneo.

Considerato che circa un quarto dei ragazzi accolti presentavano una problematica legata all’internet addiction/gaming, appare evidente che i servizi per le dipendenze debbano attrezzarsi per rispondere a queste nuove esigenze. Visti i positivi risultati preliminari ottenuti, ci si propone di continuare la sperimentazione di nuove forme di interventi, sia per l’efficacia dei trattamenti innovativi intensivi abbinati all’ordinaria attività clinica, sia come strumento di aggancio e di lavoro terapeutico anche per giovani che abusano di sostanze.

Fondamentale rimane l’approccio utilizzato sul campo dagli operatori del servizio: una modalità relazionale improntata all’assenza di atteggiamenti moralistici, colpevolizzanti e stereotipanti. Offrire conoscenza sul fenomeno delle sostanze così come sui comportamenti di addiction, è da sempre il nostro manifesto, poiché riteniamo che la cultura sia la più potente arma nella prevenzione e nella cura delle dipendenze1.

Bibliografia

Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Istituto Superiore di Sanità (ISS), 2022, Pandemia, neurosviluppo e salute mentale di bambini e ragazzi, RM.

Caretti V., Craparo G., Giannini M., Gori A., Iraci Sareri G., Lucchini A., Rusignuolo.

Schimmenti A., 2016, ABQ – Addictive Behavior Questionnaire, Hogrefe McGonigal J., Reality Is Broken, 2001, Why Games Make Us Better and How They Can Change the World.

Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, 2022, Indagine conoscitiva, Le Dipendenze Patologiche diffuse tra i giovani.

Sparrow S.S., Cicchetti D.V., Balla D.A., 2016, Vineland-II- Vineland Adaptive Behavior Scales-II – Second Edition – Survey Interview Form.

Starri M., Digital 2022, (2022), I dati italiani, We Are Social.

Note

1 Le attività descritte sono promosse nel Piano di Zona del Benessere e della Salute del Distretto di Riccione, documento programmatico con il quale i Comuni del Distretto di Riccione di concerto con l’AUSL della Romagna definiscono le politiche sociali e socio-sanitarie e il sistema integrato di interventi e servizi per la popolazione. L’iniziativa è svolta in collaborazione con Circolando, progetto di prevenzione dell’Azienda USL della Romagna e della Cooperativa Sociale Cento Fiori.

Si ringraziano i componenti dell’Equipe Clinica del SerDP di Riccione Ricci, Torisino, Mariani, Heydari e dell’Equipe Prevenzione Bondi, Montuori, Nicolò, Muggeo, Crescentini, Frustaci, unitamente al precedente direttore Edo Polidori, primo promotore delle suddette iniziative.

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Secondo incontro del progetto D(i)ritti a tavola, che vede coinvolta, tra gli altri, la Cento Fiori

Ven, 02/12/2022 - 19:51
Domenica 4 dicembre il confronto gastronomico tra Romagna e Corno d’Africa, alle 18.30 incontro sui paesi d’origine dei cuochi, dalle 20.30 degustazione

Santarcangelo – Dopo il primo appuntamento dedicato al dialogo Italia-Ucraina, domenica 4 dicembre alle ore 16 tornano le iniziative di confronto interculturale del progetto “D(i)ritti a tavola” con il laboratorio di Azdòura Remix, la conferenza ed un momento conviviale, dedicati questa volta al Corno d’Africa, una delle regioni più fragili e più soggette a conflitti al mondo.

Azdòura Remix è infatti il titolo del ciclo di laboratori dove la cultura gastronomica romagnola, incarnata da una cuoca locale dell’associazione Valmarecchia comunità solidale – la azdòura, appunto – incontrerà gli ospiti del progetto Sai, il Sistema di accoglienza e integrazione curato da Cento Fiori e Il Millepiedi. Gli incontri tra sapori e tecniche diverse – tutti al centro parrocchiale “Giovanni Paolo II” in via Morigi – produrranno una ricetta “melting pot” che verrà poi presentata e proposta per una degustazione in programma alle ore 20,30.

Tra preparazione e degustazione, alle 18,30 è prevista la tavola rotonda sui Paesi d’origine dei cuochi condotta da Emilio Drudi. Brevi documentari, testimonianze e spunti di riflessione condiranno così l’esito dei laboratori, soddisfacendo curiosità gastronomiche, sociali, culturali e geografiche.

Nel frattempo, è ancora aperta l’iniziativa per l’istituzione del Premio educatori di fatto: i cittadini potranno segnalare il componente della comunità dei migranti che ritengano abbia dato un contributo alla crescita della comunità santarcangiolese e votare online sulla pagina Facebook “Premio educatore di fatto Santarcangelo” oppure utilizzando il modulo disponibile al link bit.ly/3EVMSGP. I tre più votati saranno invitati a partecipare a una seduta della Giunta comunale per far conoscere la loro storia e proporre azioni per un maggiore dialogo tra le culture presenti in città.

Alla scuola media Franchini, invece, sono in corso laboratori finalizzati al coinvolgimento degli alunni, che porteranno alla realizzazione di opere raffiguranti l’incontro e il dialogo tra culture. Spazio libero alla creatività, che potrà essere espressa in ogni sua forma, dal disegno alla stampa su tessuti: i laboratori si concluderanno con una mostra in occasione dell’evento finale del progetto previsto per il 29 dicembre.

D(i)ritti a tavola: percorsi culturali e laboratori gastronomici per un dialogo tra culture è un progetto promosso dal Comune di Santarcangelo, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e realizzato in collaborazione con le cooperative sociali Cento Fiori e Il Millepiedi, l’associazione Supernova, l’associazione Valmarecchia comunità solidale, il Centro parrocchiale “Giovanni Paolo II”, la scuola media Franchini e la FoCus. Tutti gli aggiornamenti sono disponibili anche sulla pagina Facebook dedicata, “Diritti a tavola”.

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Il ritorno di Azdòura Remix, tre conferenze, il Premio per gli educatori di fatto e la festa finale: al via D(i)ritti a tavola

Mer, 23/11/2022 - 19:10
Domenica 27 novembre il primo evento del progetto finanziato dalla Regione dedicato al dialogo tra culture

Le tradizioni gastronomiche popolari che si confrontano in tre laboratori, un Premio per gli educatori di fatto, le figure che più di altre hanno cercato di fare da ponte tra le diverse culture che abitano Santarcangelo. E poi tre conferenze sui Paesi di origine dei santarcangiolesi d’adozione e l’immancabile festa finale a completare il percorso dei tanti appuntamenti tra fine novembre e dicembre.

È pronto per partire il progetto D(i)ritti a tavola: percorsi culturali e laboratori gastronomici per un dialogo tra culture, promosso dal Comune di Santarcangelo, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e realizzato in collaborazione con le cooperative sociali Cento Fiori e Il Millepiedi, le associazioni Supernova e Valmarecchia comunità solidale, il Centro parrocchiale “Giovanni Paolo II” e la scuola media Franchini.

La prima iniziativa riguarda l’istituzione del Premio educatori di fatto: i cittadini potranno segnalare il componente della comunità dei migranti che ritengano abbia dato un contributo alla crescita della comunità santarcangiolese e votare online sulla pagina Facebook “Premio educatore di fatto Santarcangelo” oppure utilizzando il modulo disponibile al link bit.ly/3EVMSGP. I tre più votati saranno invitati a partecipare a una seduta della Giunta comunale potranno far conoscere la loro storia e proporre azioni per un maggiore dialogo tra le culture residenti in città.

Alla scuola media Franchini sono in corso laboratori finalizzati al coinvolgimento degli alunni, che porteranno alla realizzazione di opere raffiguranti l’incontro e il dialogo tra culture. Spazio libero alla creatività, che potrà essere espressa in ogni sua forma, dal disegno alla stampa su tessuti: i laboratori si concluderanno poi con una mostra in occasione dell’evento finale del progetto.

Azdòura Remix è invece il titolo del ciclo di laboratori dove la cultura gastronomica romagnola, incarnata da una cuoca locale dell’associazione Valmarecchia comunità solidale – la azdòura, appunto – incontrerà due ospiti del progetto Sai, il Sistema di accoglienza e integrazione curato da Cento Fiori e Il Millepiedi. Gli incontri tra sapori e tecniche diverse – tutti al centro parrocchiale “Giovanni Paolo II” in via Morigi – produrranno una ricetta “melting pot” che verrà poi presentata e proposta per una degustazione.

Tra preparazione e degustazione ci sarà anche il tempo per una conferenza sui Paesi d’origine dei cuochi. Brevi documentari, testimonianze e relazioni condiranno così l’esito dei laboratori, soddisfacendo curiosità gastronomiche, sociali, culturali e geografiche. Prima data in calendario domenica 27 novembre, dedicata all’incontro tra Ucraina e Romagna. L’inizio dei laboratori è previsto per le ore 16, la conferenza con Olga Verzhak (insegnante di lingue al liceo Ilaria Alpi di Cesena) alle 18,30, presentazione e degustazione dei piatti alle 20,30. Stessi orari per i due appuntamenti seguenti: domenica 4 dicembre l’incontro tra Nord Africa e Romagna, domenica 11 dicembre l’appuntamento tra la cucina romagnola e quella dell’Africa sub-sahariana.

Il 29 dicembre, sempre al Centro parrocchiale, l’appuntamento finale: la Golden Rule Fest. Il laboratorio gastronomico, in questo caso, verterà sulla rotta balcanica quale porta d’accesso all’Europa. Alla conferenza sui Paesi d’origine si alterneranno, come nelle date precedenti, la presentazione delle ricette di Azdòura Remix, la mostra degli elaborati realizzati dagli studenti e un concerto in corso di definizione.

È possibile seguire il progetto anche attraverso la pagina Facebook dedicata, “Diritti a tavola”.

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Luca Paci campione di catture no kill al pesce più grosso 2022 al lago Arcobaleno di Riccione

Ven, 28/10/2022 - 15:30
Dei 44 pescatori usciti vincitori delle gare dei fine settimana in 7 si aggiudicano i premi assoluti: oltre a Paci, sul podio Cristian Soldati secondo, Massimo Gasperoni, Mario Savini, Massimo Spagnoli, Saverio Leone e Mirko Zavatta.

Riccione – Si sono affrontati nella sfida di pescare il pesce più grosso (per poi rilasciarlo, ovviamente) al lago Arcobaleno di Riccione tutti i fine settima da marzo a ottobre e anche la sera da maggio a settembre. E domenica 23 ottobre Luca Paci, tra tutti i vincitori della stagione, ha fatto la pescata vincente nella finale annuale con un pesce di quasi 8 chili: campione assoluto 2022. Che festeggerà affettando un prosciutto San Daniele di 12 chili e mezzo.

Secondo Cristian Soldati, premiato con un prosciutto di Parma da 11 chilogrammi. Un prosciutto anche per il terzo classificato, Massimo Gasperoni, e al quarto, Mario Savini. Si contenterà di una grigliata di salsiccia da 4 chili il quinto classificato Massimo Spagnoli, mentre sesti a pari merito Saverio Leone e Mirko Zavatta si sono aggiudicati speck e salame. Insomma, oltre ad aver primeggiato sui 44 finalisti con le catture, probabilmente i sette vincitori lo faranno anche con il colesterolo.

Da sabato 29 ottobre alle 14, tutti i weekend gara a peso per tutti. E’ sempre permesso pescare anche senza partecipare alle gare. Iscriversi prima whatsapp al n 333.4492221 www.lagoarcobaleno.com.

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Richiedente asilo alla Cento Fiori trova portafoglio con oltre 700 euro sulla ciclabile, lo porta al bar Cecchini: ritrovato il proprietario.

Ven, 21/10/2022 - 14:39

Rimini – Oltre 700 euro in contanti in un portafoglio rinvenuto sulla pista ciclabile di Spadarolo. Il giovane richiedente asilo si guarda intorno, non c’è nessuno che potrebbe averlo perso. Lì vicino c’è il bar Cecchini, entra e chiede al proprietario del bar di aiutarlo. Unica traccia, un numero telefonico in un biglietto da visita. Al quale risponde il proprietario del portafoglio, che era poche centinaia di metri distante, mentre stava proprio cercando il portafoglio.

E’ una storia di senso civico e di generosità quella che riguarda un giovane richiedente asilo che risiede in una struttura della Cooperativa Sociale Cento Fiori, Maurizio Cecchini, dell’omonimo bar a Spadarolo di Rimini, e un anonimo signore. Senso civico del giovane e di Maurizio, generosità del proprietario del portafoglio che ha voluto ricompensare il richiedente asilo per la sua onestà.

Ora il ragazzo è stato assunto al ruolo di una specie di eroe dai clienti del noto bar di Spadarolo: «Te sei quello che ha trovato il portafoglio e l’ha restituito?» E giù pacche sulle spalle, caffè pagati. Insomma, nel piccolo centro di periferia la gente trova il modo per far sentire il proprio apprezzamento con piccoli gesti. E far sentire il giovane straniero uno di casa.

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A Giuliano, ai genitori di Valentina e ai familiari delle vittime del Centro 21

Mar, 11/10/2022 - 17:45

L’immane tragedia dell’A4, che si è abbattuta su ragazzi e volontari dell’associazione Cuore21, ci ha colpito nel profondo dell’animo e ci lascia costernati; ancor più perché il drammatico evento ci tocca direttamente, in quanto ha coinvolto, tra le altre, anche la famiglia di un nostro socio storico. Siamo vicine ai familiari di tutte le vittime, che oggi sono affranti da un dolore immenso. A loro giungano le nostre più sentite condoglianze e un forte abbraccio. Il ricordo dei loro Cari prematuramente scomparsi ci guiderà nel percorrere, con ancora più forza e consapevolezza, la strada della solidarietà e del bene comune.

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Mummy cat: Coop Alleanza 3.0 inserisce nel programma di aiuti “+ Vicini” il poppatoio elettrico per i gattini orfani della Cooperativa Sociale Cento Fiori

Mer, 05/10/2022 - 15:05
I clienti e soci Coop potranno votare con gettone fisico (e i soci anche con uno digitale sul sito Coop) ogni 15 euro di spesa una mamma gatta virtuale per i piccoli ospiti dei canili gestiti dalla cooperativa. Gli orfanelli potranno succhiare il latte e stare al caldo. Ideato dalla veterinaria Paola Calcagnini, sarà realizzato dall’ing. Giovanni Giulietti.

Rimini – Sono dolcissimi, piccoli, morbidi, belli da coccolare. Ma sono anche da svezzare: sono i gattini orfani o di mamma che non riesce ad allattarli che giungono ogni anno al canile di Vallecchio Cento Fiori e al canile comunale Stefano Cerni di Rimini, gestito dalla cooperativa sociale riminese. Ed è per loro che la Cooperativa Sociale Cento Fiori ha lanciato un nuovo progetto che rientra nel programma di finanziamento +Vicini di Coop Alleanza 3.0 nella categoria Stili di vita: Mummy Cat. Cioè un poppatoio che permetta di sfamare cinque gattini alla volta facendoli stare al caldo e, per quanto possibile, in un ambiente che ricordi quello che crea mamma gatta.

I clienti e i soci Coop potranno votare il progetto Mummy Cat con il loro gettone “fisico” ricevuto ogni 15 euro di spesa (2 gettoni per 30 euro, 3 per 45 ecc ecc), da mettere nell’urna all’ingresso della Coop Colonnella e della Coop Marecchiese di Rimini. Ogni socio, inoltre, riceverà sul proprio profilo sul sito https://www.coopalleanza3-0.it/ – attenzione, occorre registrarsi: è facile e porta via pochi solo secondi – un gettone digitale ogni 15 euro di spesa, oltre a quelli fisici ricevuti. Il gettone digitale potrà essere utilizzato per votare qualunque progetto in lizza in qualunque punto vendita, anche, ça va sans dire, il nostro Mummy Cat. Per cui, la nostra esortazione ai clienti e ai soci Coop è di votare e far votare il nostro progetto, grazie.

I gattini di pochi giorni devono essere allattati ogni due ore, i più grandicelli hanno dei tempi di poppata più diluiti ma è comunque un bell’impegno per veterinari, operatori e volontari delle due strutture. Bello in tutti i sensi: allattare i cuccioli con biberon è una bellissima esperienza. Ma i cuccioli sono davvero tanti, ogni anno. In più, il gattino ha bisogno del calore del latte e del corpo materno. «Per questo abbiamo pensato a un poppatoio che possa servire sia a nutrire i cuccioli di gatto sia a riscaldarli, riproducendo, per quanto possibile, l’ambiente che crea mamma gatta» dice la responsabile del settore animali della Cento Fiori, la veterinaria Paola Calcagnini.

Ed ecco le linee guida del progetto che verranno sviluppate dall’ingegner Giovanni Giulietti: un poppatoio elettrico con cinque tettarelle. In pratica una mamma gatta virtuale. A queste tettarelle i cuccioli potranno attaccarsi giorno e notte per prendere il latte speciale per gattini neonati, in modo autonomo e senza l’ausilio di veterinari od operatori. Un sistema riscalderà il latte alla temperatura che avrebbe in natura e mentre i cuccioli ronfano o succhiano, un tappeto riscaldato li farà sentire come tra le zampe di mamma gatta. Caldi e al sicuro ad ogni ora del giorno e della notte.

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Adolescenti e Migranti, concluso il quarto progetto: Racconti in cammino. Parole, identità, nuove appartenenze.

Mar, 04/10/2022 - 12:50

Il video conclusivo del progetto Adolescenti e migranti: racconti in cammino. Parole, Identità, Nuove appartenenze promosso da SIPsA, COIRAG e SPI, a cui, come Cooperativa Sociale Cento Fiori abbiamo partecipato in collaborazione con Associazione Arcobaleno ODV, ISUR – progetto Interazioni, liceo G. Cesare – M. Valgimigli di Rimini, liceo Volta – Fellini di Riccione e Cooperativa CAD.

Il progetto, che è alla sua quarta edizione, rappresenta un’importante occasione di incontro e conoscenza tra adolescenti e persone migranti ma soprattutto un percorso che ha l’obiettivo di fare emergere storie che consentano di superare le narrazioni stereotipate e dominanti attraverso l’uso dell’arte, in particolare il teatro e la scrittura autobiografica.

L'articolo Adolescenti e Migranti, concluso il quarto progetto: Racconti in cammino. Parole, identità, nuove appartenenze. proviene da Cento Fiori, Rimini.

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