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Da 35 anni lottiamo contro le dipendenze da sostanze e per l'inserimento sociale delle persone
Aggiornato: 6 giorni 19 ore fa

Scomparso Sergio Semprini Cesari, pioniere della lotta alla droga riminese e della sussidiarietà, fu tra i fondatori del modello Comunità Terapeutica di Vallecchio.

Mer, 14/08/2019 - 16:33
Oltre quarant’anni di impegno sanitario, politico, sociale che ha permeato profondamente la storia di Rimini. Sergio Semprini Cesari con il gruppo del Cmas, influenzò le politiche regionali di gestione delle comunità terapeutiche.

Il mondo riminese della lotta alle dipendenze, e con esso la Cooperativa Sociale Cento Fiori, è in lutto: è spirato questa mattina Sergio Semprini Cesari, uno dei perni intorno ai quali si sono create tutte le politiche di prevenzione e di lotta alla droga dalla fine degli anni ‘70 ad oggi. Sociologo, dirigente del Cmas, prima denominazione del Servizio Tossicodipendenza dell’allora Azienda Usl Rimini Nord, ha portato il suo attivismo fuori dall’ambito sanitario per farlo approdare nella cosiddetta società civile. Gettando le basi per la nascita della Cooperativa Sociale Cento Fiori prima e della Comunità terapeutica di Vallecchio poi. Una storia lunga circa quarant’anni di impegno sanitario, politico, sociale che ha permeato profondamente la storia di Rimini, per lasciarla ora sgomenta nel dolore. «Cara Caterina – hanno scritto gli operatori della Cooperativa Sociale Cento Fiori alla moglie – in questo triste momento siamo vicini a te e famiglia nel dolore per la scomparsa del caro Sergio». Mentre la famiglia invita «chi volesse passare a fare un saluto, le esequie ci saranno venerdì dalle 16 alle 17 alla camera ardente del Cimitero di Rimini. Buona vita a tutti».

Il suo impegno sociale viene dal 1968. Leonardo Montecchi, psichiatra del Sert e collega da decenni, lo ricorda come «una persona molto attiva e passionale, appassionato di musica, di tendenze giovanili, appassionato al lavoro che faceva: ci credeva pienamente. E nel Movimento si era ritagliato un suo ruolo. Dopo la riforma sanitaria si è occupato sia del Consultorio sia del servizio dipendenze, che si chiamava Cmas. Con la sua spinta è riuscito a creare un clima di interesse, per cui le persone venivano, sentivano che c’era questa volontà di cambiamento e di fare, percepivano un agire completamente antiburocratico».

Montecchi ricorda che Semprini Cesari «era un esponente importante del Pci della sezione Nicolò – Tre Martiri. Organizzò un Festival dell’Unità a Marina centro con un concerto memorabile del jazzista di fama mondiale Don Cherry. Riusciva a cogliere aspetti culturali e politici e faceva le sue battaglie, per avere un partito più vicino ai movimenti, a quel tempo. Non era certamente un burocrate, come struttura intellettuale: era un uomo d’azione ma anche di pensiero. Ricordo i libri che abbiamo fatto insieme, il primo è Rimini una città contro la droga, e poi Cambiare. Il modello operativo del Sert di Rimini, con Massimo Ferrari».

Nel 1980 non si parlava ancora di Sussidiarietà. Il tema della droga si giocava su due ambiti separati. Da una parte i servizi pubblici, dall’altra le comunità terapeutiche. Questo modello però viene messo in discussione proprio a Rimini, con il Cmas di Sergio Semprini Cesari in prima fila. Ricorda Werther Mussoni, fondatore della Cooperativa Sociale Cento Fiori e della Comunità Terapeutica di Vallecchio: «la collaborazione tra pubblico e privato è stata la prima in Italia, tant’è che è diventata un modello. Prima fra tutte per la Regione Emilia Romagna, che l’ha preso come modo di gestire le comunità terapeutiche, definendole come “enti ausiliari”. Quindi un ruolo attivo».

Ma quale era la situazione riminese nell’ambito delle dipendenze? Un quadro viene da un volantino firmato dagli operatori del Cmas, da giovani e dalle famiglie di tossicodipendenti di Rimini, chiamando a raccolta per una manifestazione cittadina contro la droga: «“Esistono due tipi di assuefazione all’eroina: l’assuefazione del tossicomane e l’assuefazione dell’opinione pubblica. Un’efficace attività preventiva deve combattere questo secondo tipo di abitudine. L’eroina a Rimini nel giro di tre anni ha assunto dimensioni preoccupanti. I tossicomani che si sono rivolti al C.M.A.S (Centro Medico di Assistenza Sociale) per disintossicarsi sono in continuo aumento. L’incremento nel periodo 30/9/1979-30/4/1980 è stato del 187% di eroinomani al di sotto dei 20 anni, del 9.5% tra i 20 e i 24 anni e del 51% al di sopra dei 25 anni. Da questi dati si può notare che il mercato punti decisamente sugli adolescenti e di come questi caschino nella rete. […] A Rimini e circondario esistono circa 600 tossicomani, comperano in media 50mila lire di eroina al giorno. Con una semplice operazione scopriamo che il mercato è di 30 milioni al giorno, 900 milioni al mese, circa 12 miliardi all’anno”.

«Avevamo capito che Rimini non si rendeva conto di cosa stava succedendo – ricorda Leonardo Montecchi, psichiatra all’epoca in forza al Cmas insieme a Sergio Semprini Cesari e Massimo Ferrari, ora al Sert – alla fine degli anni ’70 arrivava al Centro per curarsi un sacco di gente, eravamo pochi e con pochi mezzi». «C’era un movimento di massa che spingeva per trovare soluzioni al problema droga diverse da quelle esistenti – dice Werther Mussoni – per i non credenti la comunità della Papa Giovanni XXIII poteva non essere adatta. Così come non lo era una comunità come San Patrignano dove una figura carismatica sostituiva il Cristo, ovvero il Santone, convinti come eravamo che per aggredire il problema della droga ognuno doveva trovare le risposte dentro di sé».

Il Cmas, con Sergio Semprini Cesari e il gruppo di lavoro che si era formato intorno a lui, per tenere sotto controllo il fenomeno e per arginare l’eroina accentra su di sé la distribuzione del metadone, distribuendolo come terapia. Nel centro di via Bonsi non si distribuisce solo metadone. Si fa attività di Centro Diurno con i pazienti, le loro famiglie. Il comitato genitori, l’assemblea degli utenti e gli operatori stampano volantini, pubblicano la rivista «Giù la maschera» e il giornale «Centolire».Per completare questo modello riminese, all’ambulatorio e al centro diurno manca la terza struttura, la comunità. È attraverso quella che si può completare il lavoro sui pazienti, distogliendoli dal richiamo della «piazza». Dentro al Cmas nasce la cooperativa Sociale Cento Fiori, primo presidente il dottor William Raffaeli, pochi mesi dopo prende il suo posto Werther Mussoni. Ma «una cooperativa non poteva essere una risposta – dice Mussoni – sì, c’era qualche attività artigianale, ma avevamo bisogno di una struttura che “troncasse” con la piazza».

Sergio Semprini Cesari cercò tra i terreni pubblici e trovò il podere Fonte a Vallecchio, che era dell’ospedale Fantini di Montescudo. Cominciammo un’operazione per mettere d’accordo tutti, Circondario (l’equivalente istituzionale della Provincia di oggi) e Comuni volevano una comunità di tipo pubblico, gestita da un privato cooperativo. Occorreva convincere Montescudo a «mollare» e lo fece in cambio di un servizio di trasporto scolastico e una nuova destinazione per l’ospedale. «E mentre la trattativa tra le istituzioni procedeva – ricorda Mussoni – per stimolare enti locali e burocrazia occupammo il podere e iniziammo i lavori». Il 23 maggio del 1984 firmarono la convenzione i Comuni di Montescudo, Rimini e la cooperativa. «Tutta questa voglia di fare ha realizzato qualcosa perché le Amministrazioni locali non ne volevano sapere di una nuova comunità organizzata come un Principato, con proprie frontiere e regole. Pubblico e privato volevano qualcosa di trasparente, con metodi conosciuti, condivisi, democratici, dove chiunque poteva entrare e vedere cosa stesse accadendo dentro. Creammo per la prima volta ciò che oggi chiamano «sussidiarietà». Ciascuno dava il meglio di quello che aveva: l’Ausl il Cmas, la cooperativa spirito di avventura, voglia di fare e le capacità imprenditoriale e di adeguarsi».

«Era un grande appassionato di mare – ricorda Montecchi – si è battuto per la nascita del progetto Ulisse, per restaurare la goletta Catholica e per farne un progetto che potesse coinvolgere le persone che stavano in comunità, evidenziando come un gruppo nella barca potesse essere uno strumento terapeutico». Un progetto che continua tutt’ora con le crociere terapeutiche – catalogate in ambito universitario come esperienze di “outdoor education” – anche se con altre tipologie di barche. Ma andava anche oltre il progetto Ulisse: «aveva creato un equipaggio con i ragazzi della comunità terapeutica di Vallecchio – ricorda Mussoni – e con loro sul Chicaboba II aveva fatto la regata Rimini Corfù Rimini, organizzata dal Circolo Velico Riminese». «Lui era così – dice Montecchi – questo spirito di libertà che trasferiva alla persone. Penso che c’era una identificazione nel nome che aveva dato al progetto, Ulisse, con il suo personaggio».

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Match Fishing Italia sceglie il lago Arcobaleno Riccione per ambientare un videotutorial su diverse tecniche di carpfishing

Mar, 13/08/2019 - 18:28
Scrive la seguitissima rivista di settore: «una piccola oasi luogo ideale per trascorrere qualche ora di pesca e relax insieme a tutta la famiglia»: della struttura gestita dalla cooperativa sociale Cento Fiori gestisce insieme alla Lago Arcobaleno ASD

«A pochi passi dalla splendida cittadina romagnola di Riccione c’è una piccola oasi luogo ideale per trascorrere qualche ora di pesca e relax insieme a tutta la famiglia, è il “Lago Arcobaleno” un impianto di pesca sportiva immerso nel verde dotato di ogni comfort, all’interno della struttura troverete un parco giochi per i più piccoli, un bar dove è possibile degustare le tante specialità della cucina romagnola, e soprattutto un angolo fornitissimo di attrezzature da pesca». E’ il lusinghiero “attacco” dell’articolo che la rivista Match Fishing Italia, una delle più seguite riviste on line di settore, dedica al lago Arcobaleno, la struttura di pesca sportiva che la cooperativa sociale Cento Fiori gestisce con l’omonima ASD.

Nei giorni scorsi l’articolista Giuseppe Trani, insieme a «Damiano Bottegoni alfiere del GPS Mondolfo nonché Rappresentante di zona della Tubertini e il presidentissimo del Team Romagna Cesare Genchini» sono scesi al lago Arcobaleno. Scrive Trani: «occasione ghiottissima per carpire qualche segreto della pesca alla Carpa in laghetto, che sarà oggetto di un video tutorial che pubblicheremo a breve sui nostri canali social, e dal quale abbiamo estrapolato qualche fermo immagine». Fermi immagine che potete guardare nell’articolo pubblicato dalla popolare rivista on line.

«Damiano e Cesare hanno affrontato questo specchio d’acqua, popolato di carpe e amur veramente cattive e combattive, con due approcci differenti, Damiano ha optato per la pesca sottosponda sul fondo, innescando i pellet forniti dai gestori del lago». Alla fine della sessione di pesca e della documentazione, foto di gruppo con i due pescatori e i nostri Ilaria Bartolini e Marco Samuelli.

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«Il mondo della solidarietà sotto attacco. Contro la deriva autoritaria in atto in Italia», incontro con il prof. Stefano Zamagni

Dom, 11/08/2019 - 17:21
L’economista, presidente della Pontificia accademia delle Scienze sociali, invitato a Viserba dalla parrocchia di Santa Maria al mare lunedì 12 agosto alle ore 21 in piazza Pascoli a Viserba (ingresso gratuito).

Rimini (comunicato stampa) – Dalla chiusura dei porti alla criminalizzazione delle Ong, dal disprezzo dei poveri all’attacco frontale al mondo del no profit e del volontariato accusato di buonismo, se non di aperta inutilità.

Non c’era bisogno dell’ultimo decreto “Sicurezza bis,” che introduce nel nostro ordinamento il nuovo reato di umanità (salvare vite umane è diventato un crimine), per comprendere la deriva autoritaria su cui si sta avviando il nostro paese. Nell’indifferenza, o peggio con il favore di larghe fette di popolazione, anche dentro i confini della Chiesa, affascinati dal leader forte a contatto diretto col popolo…

A parlare di questa specie di mutazione antropologica oggi in atto in Italia sarà il prof. Stefano Zamagni, economista riminese conosciutissimo per i suoi studi in materia di economia sociale e, dal marzo scorso, presidente della Pontificia accademia delle Scienze sociali.

Invitato a Viserba dalla parrocchia di Santa Maria al Mare nell’ambito del ciclo di incontri estivi del lunedì sera, Zamagni spiegherà il disegno che sempre più chiaramente sta prendendo forma nel nostro paese: “Quello di una società civile che si vuole sempre più schiacciata tra le forze dello Stato e del mercato, con l’obiettivo non dichiarato di mettere sotto tutela gli enti del terzo settore, in termini sia di fondi da utilizzare (sempre di meno) che di progetti da realizzare”. Per questo, come ha spiegato in una recente intervista, “è necessario che i cattolici, a cui è legato in termini ideali il 70% delle organizzazioni attualmente presenti nella società civile e nel volontariato, non si tirino più indietro, si assumano le loro responsabilità e comincino a fare massa critica per poter incidere sulle scelte che davvero contano. Non farlo sarebbe peccato di omissione”.

L’appuntamento con il prof. Stefano Zamagni è in programma Lunedì 12 agosto alle ore 21 in Piazza Pascoli a Viserba (ingresso gratuito). Al termine, il relatore sarà disponibile per le domande del pubblico.

Per info: Don Aldo Fonti, Parroco di Santa Maria a mare, Viserba (RN)

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Quale può essere la nostra di resistenza?

Ven, 09/08/2019 - 12:41
L’intervento di Nicoletta Russo, della cooperativa sociale Cento Fiori, alla manifestazione di Rimini “Dalle radici alle stelle. Marcia per i diritti contro lo sfruttamento”.

C’è un antropologa che a Palermo da anni si occupa di cercare di dare un nome a tutte le vittime del mediterraneo. E’ un lavoro difficile e meticoloso. Si chiama Giorgia Mirto ed è questa la sua resistenza: rendere umano ciò che si vorrebbe disumanizzare, anche nella morte.

Come operatrice dell’accoglienza mi sono chiesta tante volte quale potesse essere la nostra di resistenza, in un sistema che ci vorrebbe vedere gestire numeri e non persone; che ci vorrebbe carrarmati, in grado di passare sui corpi umani che incontriamo con indifferenza; un sistema dove le lacrime sono considerate deboli e poco professionali; dove ogni atto violento e razzista subito è etichettato come bravata o fatto di poco conto.

Come rendere umano tutto questo disumano?

Una risposta l’ho trovata negli occhi di Alagie un anno fa, il giorno in cui siamo arrivate [l’autrice e due colleghe della cooperativa, Federica Soglia e Camilla Pacassoni ndr] a trovarlo a Foggia dopo l’incidente.

Quando siamo entrate nella sua stanza, si è tolto la maschera dell’ossigeno che lo aiutava a respirare e ci ha detto: «Ebere, Bafode e Romanus, sono morti».

Alagie ha scandito quei nomi con tanta fatica e con altrettanta solennità. Pronunciare quei nomi è stato ed è per lui un obbligo, un dovere. L’impegno a non dimenticare quegli uomini.

Credo che non dimenticare significhi allora avere quello stesso coraggio che ha avuto Alagie nel dire che quegli uomini avevano un nome e di pronunciare quei nomi ogni giorno.

Credo che significhi, in un sistema che tenta di annientare l’altro nella sua dimensione di essere umano, impegnarci a riconoscere ogni uomo e donna come tale perché nel nostro riconoscimento possa sentirsi a sua volta uomo o donna con dignità e diritti, indipendentemente da provenienza o colore della pelle.

Credo che significhi tornare a chiederci

se questo è un uomo

che lavora nel fango

che non conosce pace

che lotta per mezzo pane

che muore per un si o per un no

Per noi oggi questa marcia e lo spazio comune con cui continueremo da domani rappresenta questo: partire dal lavoro per ridare un nome e con esso dignità e umanità a chi di lavoro è morto e a chi, di lavoro e di confini, continua a morire ogni giorno.

Tratto dalla pagina facebook della manifestazione Dalle radici alle stelle. Marcia per i diritti contro lo sfruttamento

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Viaggio nell’informatica alla Comunità Terapeutica di Vallecchio: nell’aula studi donata da Sgr group Rimini concluso il primo ciclo di lezioni

Mer, 07/08/2019 - 16:54
Grazie ai Pc donati alcuni pazienti hanno mosso i primi passi: «abbiamo iniziato smontando un computer, hanno imparato a usarlo, a scrivere un breve articolo e, infine, il loro curriculum». L’obbiettivo: lavorare per il futuro.

Hanno cominciato smontando un computer, per vedere come è fatto e capire, poi, meglio, come funziona. Poi, passo a passo, si sono avventurati nell’informatica: sono stati i primi allievi del corso di base organizzato alla Comunità Terapeutica di Vallecchio. Tutto è nato dalla donazione di SGR Group di una decina di PC, macchine non nuovissime ma complete e perfettamente funzionanti. Sulle quali, una volta installato il sistema operativo open source Linux, chiunque potrà utilizzarne i software per lavoro e per il tempo libero.

Dalla configurazione dell’hardware al funzionamento del sistema operativo, dal byte alla gestione dei file, da come si scrive un testo a come si salva: tutte le nozioni e le operazioni di base sono state passate in rassegna. «Non è stata una passeggiata per i pazienti», dice Enrico Rotelli, responsabile della Comunicazione della Cooperativa Sociale Cento Fiori e curatore del progetto. «Assimilare nozioni complesse mentre si è impegnati in una delle prove più difficili per una persona, l’emanciparsi da una dipendenza, è una prova da far tremare i polsi. E infatti, dei cinque che hanno iniziato solo in due sono arrivati alla fine del corso. Ma vedere persone che non avevano mai acceso un computer stampare, dopo poche settimane, il proprio curriculum è stato motivo di orgoglio».

Notevole anche lo sforzo dello staff della Comunità Terapeutica di Vallecchio, dagli educatori al personale organizzativo. «Le ore di lezione che si tenevano al sabato – dice ancora Rotelli – in realtà sono state precedute dall’allestimento dell’aula studi, ricavata dalla biblioteca. Ma soprattutto dai numerosi consigli che ho ricevuto. In parte per cercare di rendere questo esperimento più proficuo possibile, in parte per mettermi nelle condizioni di essere efficace. Un conto è insegnare i rudimenti di informatica a un corso di formazione, un conto è confrontarsi con i pazienti in fase di recupero. E’ una prova alla quale non ero preparato e che mi ha permesso di cominciare a intuire quanta professionalità e quanta fatica c’è dietro ogni ruolo in una comunità terapeutica o in un Sert. E’ stato un bagno di realtà, nella vita dei pazienti e nel lavoro di educatori e psicoterapeuti».

Alcuni degli allievi non avevano mai usato un Pc, solo smartphone, scontrandosi con l’uso non semplice del mouse. «Per ovviare al problema, li abbiamo fatti giocare un po’ a “campo minato” e, con un po’ di pratica, anche il mouse è diventato familiare. Abbiamo dedicato molta attenzione alle nozioni che potevano esser utili nella vita di tutti i giorni. Ad esempio come creare un account con una password “robusta” che protegga i nostri dati, cosa significano in pratica le parole gigabyte e ram, nozioni utili davanti al Pc ma anche quando si compra un piano tariffario o un cellulare. L’obbiettivo era lavorare insieme per il futuro, una volta fuori dalla comunità, nel lavoro e nel tempo libero».

«Il primo corso si è naturalmente esaurito, ora cercheremo di far fare pratica a chi l’ha completato. Nella pausa estiva ragioneremo come rilanciarlo – dice Gabriella Maggioli, vicepresidente della cooperativa sociale Cento Fiori e viceresponsabile della Comunità – probabilmente sarà utile organizzarlo a cicli, seguendo il naturale ricambio dei pazienti delle due strutture di Vallecchio, il Centro Osservazione e Diagnosi e la Comunità Terapeutica. E’ certo comunque che la formazione dei pazienti è uno degli aspetti più importanti per noi della Cento Fiori».

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Di nuovo in mare la crociera terapeutica della Cento Fiori. Hanno salpato sette pazienti della Comunità Terapeutica di Vallecchio, destinazione: Croazia.

Mar, 23/07/2019 - 17:31
Tre educatori, tra cui lo skipper Ambrosani, accompagnano gli utenti nella terapia “outdoor” che da oltre 20 anni caratterizza il progetto Ulisse. Elisabetta Boffa: «esperienza conosciuta in università, ora sono io a salpare». Chiara Gentili: «Ho assistito a veri e propri risvegli»

Rimini – Continua il viaggio di Ulisse, il progetto terapeutico “outdoor” delle crociere in barca a vela della Cooperativa Sociale Cento Fiori: è salpata infatti la barca a vela che ospita 7 pazienti della Comunità Terapeutica di Vallecchio. Dal porto di Rimini la barca, condotta dall’educatore – skipper Andrea Ambrosani, raggiungerà le coste della Croazia, per una viaggio della durata di una settimana. Insieme ad Ambrosani sono salpate le due educatrici Chiara Gentili ed Elisabetta Boffa, che assisteranno i pazienti della comunità in questa esperienza.

«Per gli educatori lo scopo principale della crociera è l’osservazione degli utenti – dice Michele Maurizio D’Alessio, psicologo della Cooperativa Sociale Cento Fiori – ma per i pazienti è un’esperienza formativa perché è la realtà stessa (il vento, il mare, la convivenza in uno spazio particolare come una barca) a regolarizzare i rapporti: la realtà ci detta delle priorità. Il gruppo dei pazienti trova quindi un suo equilibrio nel corso della crociera».

Per Elisabetta Boffa è la prima crociera terapeutica. Circa due anni fa, studentessa all’Università di Bologna, venne a conoscenza durante un convegno di questo intervento educativo “outdoor”. «All’epoca dovevo scegliere dove fare il tirocinio e l’incontro con il progetto della Cento Fiori è stato un fattore determinante. Ho fatto il tirocinio, sono stata assunta e ora sono io a salpare, per la prima volta. Dopo due anni da quel seminario all’università».

Chiara Gentili invece è alla seconda esperienza. Il battesimo della crociera è avvenuto lo scorso anno, «con il viaggio degli utenti del Centro Osservazione e diagnosi. Non volevo partire: non ero mai stata in barca, ero terrorizzata dagli spazi piccoli, dal fatto di dover convivere… Alla fine è stata una crociera terapeutica per me, oltre che per i pazienti. Mi è piaciuta tanto che ho fatto esperienze per conto mio. Ho capito che è una cosa bellissima, e il senso di libertà che ti da la barca. Ho visto anche i grandi cambiamenti nei pazienti, in particolare in uno ho assistito ad un vero e proprio risveglio: è una terapia che funziona».

Andrea Ambrosani è ormai un veterano delle crociere terapeutiche. La cerata del capitano l’ha ereditata da Werther Mussoni, fondatore della Cooperativa Sociale Cento Fiori e “inventore” del progetto Ulisse, che da ormai 20 anni solca i mari. All’inizio con una goletta in legno, il Catholica, un ex peschereccio cattolichino restaurato dagli ospiti della Comunità Terapeutica di Vallecchio, poi diventata la Goletta Verde di Legambiente. All’epoca le crociere duravano settimane e toccavano il mar Ionio e poi le coste della Sicilia. Ora l’esperienza si gioca tra le due traversate e la costa croata. Forse crociere meno lunghe, ma non meno intense per i pazienti.

«Abbiamo la fortuna di fare queste esperienze che sono, emotivamente, molto forti. – spiega lo skipper – educatore Andrea Ambrosani – Un sociologo spiegava che si doveva sostituire la forza dell’eroina con qualche altra esperienza dirompente. La barca riesce in pieno a farlo, perché ci sono diversi elementi, tra cui il mare, la natura che non sono da noi controllabili». L’esperienza è strettamente legata alla terapia. «Non è solo un bel viaggio con i nostri utenti, tutto ciò che accade è iscritto in un quadro di lettura, che ci consente da un lato di rilevare elementi in più sulle persone in terapia e dall’altro di fornire loro un’esperienza intensa di crescita di gruppo e personale. Perché, come dice Werther Mussoni, “in barca non ci si nasconde”».

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Dieci anni di turismo sportivo silenzioso nell’area protetta di Riccione: il lago Arcobaleno tra carpe di 17 chili e cucina romagnola.

Sab, 20/07/2019 - 10:47

Ex cava di argilla, ora è un piccolo eden. Gli albergatori lo segnalano ai clienti appassionati, ma molti pescatori vengono da Emilia, Marche e Umbria. I segreti: pesca no kill, gare, un ecosistema curato e tanta pace.

Riccione – Da cava di argilla a meta del turismo di pesca sportivo alla carpa e area protetta. E’ la curiosa parabola del lago Arcobaleno, una volta cava per fare i mattoni e cuocerli nella vicina fornace, ai confini di Riccione, nella località Case Fornace, appunto. Ora invece festeggia i 10 di fortunata gestione della Cooperativa Sociale Cento Fiori in collaborazione con la ASD Lago Arcobaleno, che l’hanno trasformata in una meta apprezzata da pescatori vacanzieri e non, italiani e stranieri, grazie al calendario gare e alle prede davvero notevoli. Ma anche meta per famiglie e qualche volta luogo adatto ad eventi culturali.

I rappresentanti della Cooperativa Sociale Cento Fiori e dell’ASD Lago Arcobaleno, gestori della struttura di pesca sportiva di Riccione, durante la festa per il decennale.

Provate a immaginare un luogo polveroso trasformato in eden e, beh, ci siete andati vicini. Tanto che sono gli stessi albergatori a indirizzare i loro clienti appassionati di pesca verso la piccola struttura poco fuori San Lorenzo. «Vengono in vacanza a Riccione e decidono di passare qualche ora da noi, con il loro hobby preferito – dice Ilaria Bartolini, che con Marco Samuelli gestisce il centro sportivo e ricreativo da 10 anni – italiani per lo più, ma abbiamo avuto anche svizzeri e russi. Qualcuno ci conosce attraverso Internet, altri sono indirizzati dagli stessi albergatori. Qualcuno porta la moglie a prendere il sole sul prato che circonda il lago, mentre i bambini giocano nel parco giochi, altri lasciano le famiglie tra spiaggia e shopping in viale Ceccarini, mentre si divertono a pescare le carpe. Molti dei turisti non portano l’attrezzatura in vacanza e quindi ci siamo attrezzati per affittargliela».

«E’ accaduto anche il contrario, un gruppo di perugini che per partecipare alle nostre gare hanno poi deciso di fermarsi per fare una piccola vacanza. Poi ci sono quelli che vengono da Bologna, da Pesaro e dalle Marche. Insomma, in dieci anni le nostre carpe si sono fatte un bel nome. E questa oasi è cresciuta con loro». La pesca è rigorosamente “no kill”: si cattura la preda, il tempo di fare una bella foto ricordo e via, di nuovo nel lago. Parliamo di carpe che hanno raggiunto i 17 chilogrammi. «Siamo orgogliosi dell’ecosistema che si è creato – continua Ilaria – due anni fa addirittura sono nati dei piccoli, segno che il lago è in ottima salute. Merito dei biologi che ci aiutano a tenerlo sotto controllo e dei pescatori e degli ospiti che lo frequentano, che lo trattano con il dovuto rispetto».

E accanto ai pescatori, arrivano altri ospiti, attirati dalla pace che vi regna, di giorno e la sera. E dalla cucina. «Chi viene qui apprezza sopratutto i rumori della natura: niente motori, niente clacson, solo i canti degli uccellini o delle cicale quando è caldo. Ma con i tanti alberi che abbiamo qui di sicuro l’afa non la soffriamo». E la sera sono molti i riccionesi pescatori e non che vengono a godersi il fresco e la pace del lago, insieme a un buon piatto di pasta fresca, qualche piadina e per i più piccoli hamburger e hot dog. E anche qualche fuori programma: un concertino ogni tanto e, una volta, anche una presentazione di un libro. Insomma, 10 anni di vita pacifica ma certamente non monotona, se si amano i semplici ingredienti della natura. Tanti auguri, lago Arcobaleno.

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Conclusa la seconda edizione di Diabete Beach Tennis, al quale ha partecipato anche Cento Fiori. La lettera di Diabete Romagna.

Mer, 17/07/2019 - 12:14
Al Beach Arena di Riccione una giornata di sport per «regalare speranza ai bambini» colpiti dal diabete Tipo 1 «e alle loro famiglie», perché «la malattia non sia d’ostacolo alle passioni e ai sogni»

«Cento Fiori, grazie di cuore! E’ con l’immagine di un’esplosione di colori e divertimento ancora davanti agli occhi che vogliamo ringraziarvi per questa 2° edizione di Diabete Beach Tennis: un grande successo di partecipanti ed entusiasmo! Domenica pomeriggio il Riccione Beach Arena era un arcobaleno di colori: rosa, giallo e blu come le magliette indossate da ognuno, con il simbolico Mister One, che rappresenta il diabete Tipo 1, quello che colpisce i bambini. Tantissimi giocatori si sono sfidati fino a sera, giocando con il sorriso e con il cuore per regalare speranza ai bambini e alle loro famiglie che convivono ogni giorno con il diabete e per costruire insieme un mondo in cui il diabete non sia più d’ostacolo alle passioni ed ai sogni di nessuno.

E’ stato un pomeriggio davvero emozionante, di sport e divertimento ma anche di grande solidarietà. Tanti infatti sono stati i partecipanti accolti con il sorriso dai volontari di Diabete Romagna, che con la forza e la determinazione che li contraddistingue, hanno fatto sentire a casa tutti coloro che sono stati con noi in questo pomeriggio di festa.

Desideriamo ringraziarvi di cuore per essere al nostro fianco, anno dopo anno, e per essere stati con noi in questa seconda edizione di Diabete Beach Tennis, che è ormai diventato un appuntamento fisso con l’estate di Riccione. Grazie davvero perché con il sostegno di Cooperativa Cento Fiori i bambini come Andrea, che ha il diabete da quando era molto piccolo e che da grande sogna di fare il tennista, possono affrontare le sfide di ogni giorno con la loro famiglia, con il sorriso che avete regalato loro.

A questo link trovate la gallery con tutte le foto. Ci teniamo davvero a ringraziarvi attraverso i volti dei partecipanti e dei volontari, sorrisi e divertimento di una bellissima domenica trascorsa insieme:
https://flic.kr/s/aHsmF8WtfB»

Un caro saluto da tutta l’associazione

dott.ssa Judith Mongiello

Coordinamento e Organizzazione
Associazione Diabete Romagna Onlus

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Un Burlesque dal Cuore antirazzista: dal Freaky Candy Burlesque Expo 2019 quasi 2200 euro di donazione per iniziative culturali dei richiedenti asilo ospiti della Cento Fiori

Ven, 07/06/2019 - 16:03
Lo spettacolo della Cuore e Burlesque ASD ispirato ai temi etici e civili dell’antirazzismo e contro le discriminazioni. Un anno di lavoro premiato con il sold out del Teatro degli Atti di Rimini.

Rimini – «Cara Silvia “Freaky Candy” Capannini, desidero ringraziarti per la generosa donazione che l’associazione da te presieduta [Cuore e Burlesque ASD ndr] ha fatto alla nostra cooperativa. La interpreto come un forte segnale di vicinanza all’opera di accoglienza che facciamo, ma sopratutto come un legame civile, etico e morale tra le nostre organizzazioni. Un legame che vede nell’antirazzismo, nell’accoglienza del diverso, nel dovere di aiuto verso chi fugge da situazioni drammatiche e nello scambio culturale i principi fondanti». Cristian Tamagnini, presidente della Cento Fiori, scrive così in una lettera dopo la cospicua donazione, 2192,34 euro, frutto dello spettacolo Freaky Candy Burlesque Expo 2019, svoltosi al Teatro degli Atti.

Uno spettacolo di grande successo, visto il “sold out” dei biglietti, e che a detta degli stessi spettatori è stato “uno show divertente, con numeri di grande classe e dall’evidente alto tenore professionale”. Difficile insomma considerarlo un “semplice” saggio delle allieve del Cuore e Brulesque ASD. Scrivevano infatti con orgoglio gli organizzatori che «dopo un intenso anno di lavoro tra glitter, tacchi e soffici piume di struzzo, Freaky Candy ha l’onore di presentare le starlettes di Cuore e Burlesque in uno show a dir poco spaziale». Sul palco «numeri personali e di gruppo, stili diversissimi tra di loro, costumi realizzati e decorati interamente a mano, frutto della fantasia e della passione delle allieve e della loro folle guida Freaky Candy».

Ma come è nata questa curiosa – e benefica – relazione tra un’associazione che si occupa di burlesque e una cooperativa sociale che accoglie migranti (oltre a gestire strutture terapeutiche contro le dipendenza da sostanze stupefacenti)? «Tutto è nato lo scorso anno durante la Giornata Mondiale contro l’omo-bi-transfobia, – dice Federica Soglia, educatrice del settore Migranti della Cento Fiori – alla quale ha partecipato il coro de I Mondani, il gruppo di richiedenti asilo ospiti delle strutture Cento Fiori che, grazie all’associazione Pinkabbestia, studiano i canti tradizionali popolari italiani come attività per conoscere meglio la lingua e il paese che li sta ospitando. L’incontro tra Cuore e Burlesque asd e I Mondani ha evidentemente lasciato il segno se l’edizione 2019 del saggio è stata finalizzata a sostenere le loro e le altre attività culturali organizzate nelle residenze gestire dalla Cento Fiori».

Nel ringraziare la presidente Silvia Capannini, le protagoniste dello show e chi lo ha reso possibile da dietro le quinte, Cristian Tamagnini si è congedato «con la promessa che vi manterremo aggiornati sull’uso che faremo del vostro generoso contributo e sui frutti che darà in iniziative culturali dedicate ai nostri ospiti richiedenti asilo».

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SGR dona 10 computer alla Cooperativa Sociale Cento Fiori: nasce l’aula studi di informatica della Comunità Terapeutica di Vallecchio

Mar, 04/06/2019 - 13:02

Rimini – Dieci personal computer donati dal gruppo Sgr che diventeranno, opportunamente messi in rete tra loro, la prima aula studi di informatica della Comunità Terapeutica e del Centro Osservazione e diagnosi di Vallecchio. Il cospicuo dono è stato consegnato nei giorni scorsi dall’ingegner Bruno Tani, amministratore delegato di Sgr, a Cristian Tamagnini, il presidente della Cooperativa Sociale Cento Fiori di Rimini.

«La nostra azienda è sempre attenta al sociale e quando può aiuta le organizzazioni e le associazioni che sono attive in maniera efficace – ha detto Bruno Tani, durante l’incontro tra le due realtà – Conosciamo la Cento Fiori dalla sua nascita, e il suo fondatore Werther Mussoni. Abbiamo sempre seguito le sue attività e abbiamo periodicamente usufruito dei servizi della Cento fiori che peraltro sono molto ben fatti. E che si avvia ormai verso i 40 anni”.

«Siamo grati per questo importante aiuto a Sgr, che si conferma come un’azienda dalla forte responsabilità sociale. La donazione di PC ci permette di continuare sulla strada dell’innovazione nella nostra attività in Comunità Terapeutica e nel Centro di Osservazione e diagnosi a Vallecchio – dice Cristian Tamagnini, presidente della Cento Fiori – Aggiungeremo infatti tasselli di formazione informatica ai nostri programmi terapeutici, che già si connotano con peculiarità quali le terapie per coppie, i moduli per le dipendenze da cocaina e i tempi ridotti di permanenza in struttura, da sempre uno dei nostri obbiettivi. L’aula studi di informatica ci permetterà di allargare gli orizzonti professionali dei nostri ospiti, una volta dimessi dalle nostre strutture».

I dieci pc, tutti revisionati dall’area IT del gruppo multiservizi riminese, sono ora nella comunità di Vallecchio, dove sarà installato in ciascuno il sistema operativo linux nella distribuzione Xubuntu, una delle versioni più leggere e adatte anche ai computer meno aggiornati tecnologicamente, ma non per questo meno accessoriati come software. «Abbiamo fatto una scelta di cultura informatica – dice Enrico Rotelli, responsabile Comunicazione della cooperativa Cento Fiori e ideatore del progetto – sposando il software libero e valorizzando chi mette le proprie competenze a disposizione della collettività, in un’ottica di collaborazione. Il gesto di Sgr va in questa direzione, noi proseguiremo chiedendo il coinvolgimento dell’associazionismo che gravita intorno al mondo linux. Intanto stiamo partendo con i corsi di informatica di base e poi… chissà».

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Buon 2018 per Cento Fiori: crescono fatturato e dipendenti per la cooperativa sociale riminese che gestisce la Comunità terapeutica di Vallecchio

Mer, 29/05/2019 - 17:11

Rimini – «E’ un bilancio positivo, il 2018, nel quale il lavoro di soci e dipendenti ci ha consegnato una crescita nell’occupazione e nel fatturato, se guardiamo con i soli occhi dell’azienda. Ma noi allarghiamo lo sguardo anche alla nostra coscienza sociale, e il 2018 ci ha dato una crescita per quanto riguarda la lotta alle dipendenze da sostanze e l’inclusione delle persone svantaggiate. E una crescita anche nella percezione all’esterno del modello Cento Fiori». Cristian Tamagnini, presidente della cooperativa sociale Cento Fiori, commenta il bilancio 2018 approvato nei giorni scorsi dall’assemblea dei soci.

Un bilancio con diverse voci nel segno del più. I dipendenti, per iniziare, passati da 59 a 77, ma anche nel fatturato, che ha sfiorato i 4 milioni di euro. «E tutto ciò in un clima aziendale positivo, come ci dice il questionario che abbiamo somministrato ai dipendenti, che ci ha restituito l’immagine di un forte senso di appartenenza e di ottimi rapporti tra colleghi. Non è poco per noi». Diversi gli aspetti qualitativi che contraddistinguono il 2018, «al di là dei semplici numeri contabili», dice Tamagnini. «Il modello Cento Fiori si sta affermando e e sta acquisendo maggiore visibilità all’esterno. Certo si stanno sentendo gli effetti dell’investimento in comunicazione. Ma notiamo anche una maggiore attenzione da parte di istituzioni come l’Università di Bologna, sia sui nostri progetti terapeutici contro le dipendenze, sia come interventi educativi nel disagio sociale. Così come si stanno ampliando i progetti di prevenzione contro la droga con le scuole superiori del riminese».

«Che sia una cooperativa solida non lo dico io ma lo dicono i numeri. – aggiunge Domenico Diotalevi, direttore amministrativo della Cento Fiori – Il patrimonio netto ha superato i 2 milioni di euro, sono aumentati i soci lavoratori diventati 36, 47 soci sovventori sono persone fisiche, 12 soci sovventori sono persona giuridiche, abbiamo 13 soci volontari. I numeri ci dicono che abbiamo rafforzato i settori principali, legati alla recupero dalle dipendenze e consolidato i progetti in ambito di emergenza e gestione migranti. Oltre a diversificare in progetti sociali a favore del territorio e a sostenere gli storici settori di inserimento lavorativo di persone svantaggiate quali La Serra e il Centro stampa».

L’approvazione del bilancio della cooperativa avviene come prassi ad anno inoltrato, e Tamagnini approfitta dell’occasione per parlare dei progetti in atto nel 2019 e quelli futuri. Tra questi ricorda «l’apertura di un gruppo appartamento, rivolto alle persone in uscita dal percorso di recupero, in modalità H6, ovvero con una maggiore presenza degli educatori. Prosegue il percorso di accreditamento presso la Regione ed entro la fine dell’anno intendiamo varare nuovi moduli terapeutici per i giovani in doppia diagnosi in accordo con l’Ausl Area Vasta Romagna e il Centro di Salute Mentale. Senza tralasciare il completamento e l’efficientamento delle strutture terapeutiche di Vallecchio».

«Stiamo consolidando il settore dei Migranti – prosegue Tamagnini – attraverso la differenziazione dell’offerta, sia partecipando ai bandi europei, sia ai nuovi progetti Sprar e al Bando nazionale per l’innovazione sociale. Infine stiamo dedicando molta attenzione alla formazione professionale, sia interna, sia come formatori all’esterno».

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Freaky Candy Burlesque Expo: lo show di Cuore e Burlesque Asd contro la discriminazione razzista. L’incasso devoluto al settore Migranti della Cento Fiori

Mer, 22/05/2019 - 18:53

Rimini – Dopo un intenso anno di lavoro tra glitter, tacchi e soffici piume di struzzo, Freaky Candy ha l’onore di presentare le Starlettes di Cuore e Burlesque in uno show a dir poco spaziale: il Freaky Candy Burlesque Expo.

Si alterneranno sul palco del Teatro degli Atti sabato 25 maggio dalle ore 21 numeri personali e di gruppo, stili diversissimi tra di loro, costumi realizzati e decorati interamente a mano, frutto della fantasia e della passione delle allieve e della loro folle guida Freaky Candy.

I ricavi dello show verranno devoluti alla Cooperativa sociale Cento Fiori di Rimini a sostegno, nello specifico, dell’area Migranti.

«Tutto è nato lo scorso anno durante la Giornata Mondiale contro l’omo-bi-transfobia, – dicono dalla cooperativa sociale – alla quale ha partecipato il coro dei Mondani, il gruppo di richiedenti asilo ospiti delle strutture Cento Fiori che, grazie all’associazione Pinkabbestia, studiano i canti tradizionali popolari italiani come attività per conoscere meglio la lingua e il paese che li sta ospitando. L’incontro tra Cuore e Burlesque asd e I Mondani ha evidentemente lasciato il segno se l’edizione 2019 del saggio, sabato prossimo, è finalizzata a sostenere le loro e le altre attività culturali organizzate nelle residenze gestire dalla Cento Fiori».

Non solo una donazione, ma una vera e propria presa di posizione ANTIRAZZISTA della comunità burlesque della riviera romagnola, Cuore e Burlesque, a sostegno di tutte e tutti coloro che ancora al giorno d’oggi vengono discriminate/i in base al colore della pelle o delle proprie origini.

In un periodo così buio dell’Italia, in cui atti di intolleranza e razzismo sono purtroppo sempre più frequenti, noi tutte ci stringiamo a sostegno dei migranti e della comunità POC locale.

Vi aspetta uno show frizzante ed irriverente, condotto da una scatenata Margherita Tercon ed una dispettosa ed imprevedibile Freaky Candy. Biglietti: 13,00 euro Per info e prevendite: cuoreeburlesque@gmail.com, cell 338 7467883. Il botteghino del teatro aprirà dalle ore 18:30.

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“Adolescenti e Migranti: Narrazione e Identità”: il video conclusivo del progetto Spi che ha coinvolto scuole e realtà sociali di Rimini

Mar, 21/05/2019 - 16:46

Il video che conclude il progetto “Adolescenti e Migranti: Narrazione e Identità”, che ha come obiettivo la prevenzione contro tutte le forme di violenza nei confronti dell’altro, il diverso, attraverso un intervento che renda consapevoli gli stereotipi e i pregiudizi personali, ai fini di creare un pensiero critico sui temi della migrazione, dell’interculturalità e dei diritti umani.

Il progetto, della durata annuale, è stato realizzato da Cinzia Carnevali, Mirella Montemurro, Laura Ravaioli e Gabriella Vandi della Società Psicoanalitica Italiana (Spi), in collaborazione con le colleghe di SIPsA (Società Italiana di Psicodramma Analitico)-COIRAG: Rita Arianna Belpassi, Silvia Cicchetti, Stefania Fabbri, Lidia Mulazzani, Sonia Saponi, Roberta Savioli e Roberta Secchiaroli; hanno condiviso il lavoro anche l’Associazione Margaret e Istituto Scienze dell’Uomo- progetto Interazioni nonchè l’Associazione Arcobaleno.

Le colleghe hanno ideato, coordinato e supervisionato il progetto, che ha previsto un lavoro condiviso tra gli studenti dei licei classico e scienze umane G.Cesare-Manara Valgimigli di Rimini e scientifico ed artistico Volta Fellini di Riccione e i giovani migranti, studenti della scuola di italiano dell’Associazione Arcobaleno e ospiti delle cooperative Cad e Cento Fiori.

Il Progetto “Adolescenti e Migranti: Narrazione e Identità” ha come obiettivo la prevenzione contro tutte le forme di violenza nei confronti dell’altro, il diverso, attraverso un intervento che renda consapevoli gli stereotipi e i pregiudizi personali, ai fini di creare un pensiero critico sui temi della migrazione, dell’interculturalità e dei diritti umani.

Scriveva Freud: “Nella vita psichica del singolo, l’Altro è regolarmente presente come modello, come oggetto, come soccorritore, come nemico, pertanto la psicologia individuale è al tempo stesso sin dall’inizio psicologia sociale”.

Le classi delle diverse scuole, grazie all’intermediazione dei loro insegnanti, sono state invitate a lavorare su alcuni testi narrativi: narrazione di Sé, del viaggio e dell’identità attraverso brevi racconti, poesie, testi musicali, video. Nel corso dei mesi scolastici, i giovani, studenti e migranti, si sono incontrati e hanno lavorato insieme con la voce e  le parole, con il corpo e il movimento.

Il percorso ha mirato a creare uno spazio espressivo attraverso vari linguaggi, che realizzassero un’esperienza di incontro e ascolto, rivolta alla conoscenza dell’Altro, mediante la produzione di opere individuali e/o di gruppo, a partire dalla lingua materna originaria usata nel racconto di sé e dell’esperienza del viaggio.

Una parte del progetto si inserisce all’interno della Rassegna “ Da qualche parte tra musica e Psicoanalisi. Narrazioni e Identità”, che ha previsto, in alcune delle serate allo Spazio Tondelli di Riccione, gli interventi di colleghe psicoanaliste e psicoterapeute e le rappresentazioni sceniche dei testi dei giovani alunni e migranti.

(Parziale rielaborazione dall’articolo di Manuela Martelli tratto dal sito del Centro Psicoanalitico Bolognese https://www.cepsibo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=702-delme-report-frammenti-voci-di-stra-ordinaria-umanita-rimini-5-maggio-2019-manuela-martelli&catid=139&Itemid=645 )

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«Io non dipendo»: le domande “senza rete” di liceali a ospiti e psicologa della Comunità Terapeutica di Vallecchio. Un progetto di prevenzione del Giulio Cesare – Manara Valgimigli di Rimini.

Ven, 03/05/2019 - 16:52

Rimini – «A che età avete cominciato a fare uso di sostanze»? «Come hanno reagito e come hanno scoperto che usavi sostanze»? «La cocaina che effetto provoca? E’ simile a quello della “canna”»? Sono alcune delle domande di adolescenti, gli alunni delle prime classi del liceo Scienze Umane dell’istituto Giulio Cesare Manara Valgimigli di Rimini, rivolte agli ospiti della comunità terapeutica di Vallecchio. Gli incontri erano parte integrante del progetto “Io non dipendo”, di prevenzione e di informazione che da una parte ha coinvolto il personale e gli ospiti della Cooperativa Sociale Cento Fiori, dall’altra i giovani liceali di cinque classi, accompagnati dai loro insegnanti.

«L’approccio è stato di coniugare l’informazione professionale, scientifica ed educativa e quella del vissuto» ha detto Gabriella Maggioli, vicepresidente della Cento Fiori. E infatti, lei ha partecipato agli incontri con i ragazzi in qualità di psicologa e di psicoterapeuta. Accanto, alcuni degli utenti della Comunità Terapeutica di Vallecchio, che si sono prestati a raccontare ai ragazzi le loro esperienze.

«Sono stati incontri “senza rete” – ha raccontato Gabriella Maggioli – infatti per mettere a loro agio gli adolescenti, parliamo di ragazzi di 14 anni, abbiamo fatto scrivere loro le domande per poi metterle in un sacchetto ed estrarle». Gli studenti non si sono sottratti, dando fondo alle tante domande – da «Che tipo di sostanze avete usato la prima volta» a «che età avevate» – su un tema certamente complesso e non facile. Troppo spesso sconosciuto anche per chi è adulto e si suppone abbia gli strumenti per conoscerlo.

C’è stato chi ha chiesto «Oltre alle classiche (sic) compagnie sbagliate, quali sono le altre cause»? I percorsi di uscita dalla dipendenza sono stati oggetto di curiosità: «Vi ha aiutato qualcuno a decidere di uscire da queste dipendenze, oppure è stata una vostra scelta personale»? Uno (o una) studente ha chiesto se «Oltre agli educatori, avete trovato forza e determinazione nei vostri compagni all’interno del centro»? I ragazzi, aiutati dai bigliettini, sono andati anche sul personale chiedendo se «Avete figli»? O addirittura «se i tuoi figli cominciassero a fare uso…». Toccando con innocenza corde sensibili, commoventi per chi ha ricevuto la domanda: «Cosa hai perso nella vita da quando hai cominciato a drogarti»?

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Cad vince il primo campionato intercooperativo di calciotto, ma è festa per tutti alla Serra Cento Fiori

Ven, 19/04/2019 - 14:29

I richiedenti asilo ospiti della cooperativa sociale Cad hanno vinto il primo campionato intercooperativo di calciotto di Rimini, mettendo in fila le cinque altre squadre contendenti. Ma se è stata una squadra la netta vincitrice – sei punti il distacco dalle inseguitrici – per tutti i giocatori e gli educatori la premiazione è stata una festa. Si è conclusa così tra musica, cibo cucinato nelle case dei richiedenti asilo e bibite, nel parco de La Serra Cento Fiori il primo campionato che vedeva scendere in campo le compagini delle cooperative sociali Cad (con due squadre), Ardea, Terre solidali, i padroni di casa Cento Fiori e la Croce Rossa.

«Una bella esperienza di collaborazione tra le cooperative sociali impegnate nell’accoglienza dei richiedenti asilo – ha commentato Monica Ciavatta responsabile dell’area Migranti della cooperativa sociale Cento Fiori – Ma sopratutto tante occasioni di divertimento per i richiedenti asilo. E poi diciamo che premiare i primi classificati del campionato è stato anche un premio per gli sforzi di tutte le educatrici e gli educatori impegnati, ciascuno nella propria realtà, nell’accoglienza e nell’aiuto ai migranti nella provincia di Rimini. Un lavoro non facile in questo clima sociale e che svolgono dimostrando sensibilità e cura verso il prossimo».

La squadra Cad 2 ha alzato la coppa del vincitore con 15 punti e un differenziale reti fatte / subite a +28, staccando le inseguitrici Ardea e Terre solidali. Quarti a pari merito Cad 1 e Cento Fiori, quinti Croce Rossa. Poi, tutti al banchetto, allietati da un attrezzatissimo dj set nel parco. Sport, musica e convivialità, i linguaggi che usano una grammatica senza confini.

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Progetto Ulisse Cento Fiori tra le esperienze educative outdoor al prossimo convegno Facciamole Fuori dell’Università di Bologna

Mar, 16/04/2019 - 11:55

Il progetto Ulisse delle crociere terapeutiche della Cooperativa Sociale Cento Fiori approda all’Università di Bologna il 10 maggio 2019, durante il convegno “Facciamole Fuori. L’outdoor education nella lotta alle dipendenze”. L’esperienza ultraventennale della cooperativa sociale che coinvolge gli utenti della Comunità terapeutica di Vallecchio e dei Centri di Osservazione e diagnosi sarà presentata tra i diversi progetti educativi outdoor per la prevenzione e la lotta alle dipendenze, grazie all’iniziativa organizzata dal Centro di ricerca sull’Educazione e la Formazione Esperienziale e Outdoor (Cefeo), nell’ambito del dipartimento di Scienze dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin” dell’Università di Bologna. A illustrare l’esperienza il fondatore del progetto (e della Cooperativa) Werther Mussoni e l’attuale skypper delle crociere (ed educatore) Andrea Ambrosani, che ha “ereditato” il ruolo da Mussoni.

Il convegno è finalizzato a dare visibilità alle metodologie educative realizzate in outdoor che mirano alla prevenzione e al contrasto delle dipendenze patologiche da sostanze, gioco e tecnologia. Queste pratiche d’intervento socio educativo prevedono la fruizione dell’ambiente naturale “selvaggio” (wild) per dare luogo ad esperienze di crescita, sviluppo e apprendimento individuale di gruppo e di comunità perché possono incidere sulla condizione esistenziale dei soggetti provocando cambiamenti significativi in senso psicofisico, cognitivo, relazionale e sociale.

L’obiettivo del convegno è quello di operare una riflessione su queste esperienze, ormai da tempo consolidate, per evidenziare i fondamenti psicopedagogici, gli aspetti metodologici, la definizione deI setting, l ‘efficacia degli interventi e le pratiche di valutazione, lo stato dell’arte delle pratiche in Italia. Il convegno si rivolge in particolare a educatori, operatori del settore socio educativo, insegnanti e studenti di Scienze dell’Educazione.

Il convegno si terrà presso l’aula 4 Via Zamboni 32, accesso consentito fino ad esaurimento posti, previa iscrizione gratuita obbligatoria al link: http://bit.ly/facciamole-fuori

Segreteria organizzativa: Isadora Merli – 051 2091413 i.merli@fondazionealmamater.it

www.facebook.com/centroCEFEO

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Open day di Equitazione etologica: sport ed esperienza di crescita per bambini dai 5 ai 10 anni

Ven, 12/04/2019 - 11:37
Prova gratuita al coperto (anche in caso di pioggia) con i pony domenica 14 aprile 2019 dalle 15 alle 18 alla Scuderia Cento Fiori, via Vallecchio 10 a Vallecchio di Montescudo.

Rimini – Prova gratuitamente il programma del Pony club: dove i ragazzi costruiranno il loro patrimonio di qualità fondamentali per la vita divertendosi insieme ai cavalli. Domenica 14 aprile, dalle ore 15 alle 18 alla Scuderia Cento Fiori (via Vallecchio 10, Vallecchio di Montescudo), i bambini dai 5 ai 10 anni avranno l’opportunità di conoscere l’equitazione etologica, qualcosa di più di uno sport: è per il bambino un percorso di crescita personale grazie all’ascolto di sé e dell’animale e non attraverso l’agonismo. Nessun problema in caso di pioggia: l’evento si tiene nel maneggio coperto della Scuderia Cento Fiori. L’evento sarà anche l’occasione per la preiscrizione ai Centri estivi di Equitazione.

Con il programma del Pony club il bambino impara a stare con i suoi amici, ogni cosa a lui insegnata e da lui acquisita sarà pronta a essere condivisa con gli altri. Scegliere di diventare “grandi” non più mettendosi confronto con l’altro ma “insieme” all’altro. Decidere di non essere più bravi degli altri ma migliori di come eravamo prima.

La struttura della lezione servirà ad insegnare e a incoraggiare il bambino ad essere utile agli altri, aiutando i propri compagni nelle diverse fasi delle lezioni di gruppo che gli daranno la possibilità di avere pazienza, di rispettare il suo turno e di essere sempre importante nel caso qualcuno avesse bisogno di aiuto.

Il rapporto con i bambini e con i pony permetterà al bambino di sviluppare qualità importanti nella vita e una di queste è la resilienza, ovvero la capacità di reagire alle difficoltà a alle sfide della vita, trasformandole in opportunità e andando avanti nonostante le delusioni e le frustrazioni.

Per informazioni Stephanie Chiaruzzi 333 49 69 261.

La Scuderia Cento Fiori rientra tra le attività della Comunità Terapeutica di Vallecchio fin dalla sua fondazione ed è pienamente inserita nei suoi programmi terapeutici, oltre che nei percorsi di reinserimento lavorativo.

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Laboratorio Prima Pagina: due incontri di presentazione di un’esperienza educativa

Mer, 10/04/2019 - 17:17

Il Centro stampa Caratteri Mobili e Co. (C.E.I.S. Rimini) e ET (Educatori e territorio) organizzano due incontri per presentare l’esperienza del Laboratorio di scrittura Prima Pagina della U.O. Dipendenze Patologiche di Rimini attiva da più di un decennio e coordinata da Primo Pellegrini. Nelle due giornate sarà presentata l’esperienza e verranno distribuiti i quaderni di documentazione – narrazione curati da Gilberto Mussoni, Primo Pellegrini e Sergio Fabbri.

“Cos’è leggere e scrivere fuori dall’esperienza scolastica? Cos’è, che significato ha pubblicare? Si tratta forse di mettere nero su bianco, si tratta che verba volant, mentre scripta manent, si tratta di dare forma a normali conversazioni, al nostro “commerciare” con altri?

Il nostro tempo vuole che ci esprimiamo, il nostro tempo ci chiede di darci alla civile conversazione, il nostro tempo pretende da noi che non solo abbiamo delle idee, ma che pure le esprimiamo … almeno così ci pare. Non solo le esprimiamo a parole, ma nero su bianco. Ma nei blog, nelle pagine internet non è il verbo, la parola detta, ad essere volatile, ma la scrittura stessa. Altrove, invece la scrittura sembra assumere il peso del contratto. Ognuno è chiamato a pensare con la propria testa, non basta più obbedire, obbedire a quelli che comandano, né mantenere un rispettoso silenzio. Un tempo ci veniva insegnato a stare zitti, a stare al nostro posto, a non esporci, in particolare l’uomo non doveva perdersi in chiacchiere, anzi chi era del popolo sospettare di chi si riempiva la bocca di parole, e parolone, questo anche secondo una massima che abbiamo trovata appesa nella bottega di un artigiano:” è meglio tacere e dare l’impressione di essere scemo piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio!”

Primo incontro

giovedì 18 aprile 2019 ore 17.00

Presentazione dell’esperienza e del primo quaderno che raccoglie una antologia di testi prodotti dai partecipanti al laboratorio e pubblicati nel giornale annuale Il Dinosauro Colto.

Secondo incontro

giovedì 9 maggio 2019 ore 17.00

Presentazione di due quaderni in cui, tramite una scambio di mail e un diario e una riflessione Gilberto Mussoni, Primo Pellegrini, Sergio Fabbri ripensano e discutono l’esperienza vissuta.

Gli incontri sono aperti a tutti. Si terranno nella sede dell’Istituto di Scienze dell’Uomo di Rimini in via Nigra 26 , vicino al parco dell’Arco d’Augusto sulla strada nei pressi del distributore dell’acqua.

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Le crociere terapeutiche della Cento Fiori approdano all’università di Rimini: Mussoni, D’Alessio e Ambrosani hanno tenuto un seminario al corso di Educatore Sociale e Culturale

Mer, 03/04/2019 - 19:12

Un seminario dedicato al progetto Ulisse, le crociere terapeutiche che la Cooperativa Sociale Cento Fiori organizza annualmente “esportando” in mare i programmi della Comunità Terapeutica e del Centro Osservazione e Diagnosi di Vallecchio. Ospiti il fondatore della Cooperativa Sociale Cento Fiori – e delle crociere terapeutiche – Werther Mussoni, e gli “eredi” in seno alla cooperativa di questo progetto, lo psicologo Michele Maurizio D’Alessio e l’educatore – skipper Andrea Ambrosani.

Teatro dell’incontro l’aula magna dell’Università di Rimini, grazie al Centro di Ricerca sull’educazione e la formazione esperienziale e outdoor e al docente di Psicologia Sociale Giannino Melotti, che ha curato l’incontro con gli studenti del corso di Educatore Sociale e Culturale.

«Si è trattato di un seminario durante il quale hanno presentato ai ragazzi l’ormai più che ventennale progetto Ulisse – ha spiegato Giannino Melotti – Un intervento di prevenzione per dipendenza da sostanze svolto in barca a vela. Bellissima esperienza che viene condotta in barca portando in giro gruppi di persone che hanno un uso problematico con le sostanze».

L’evento è stato promosso da Cefeo , un centro attivato presso il dipartimento di Scienze dell’educazione, che si occupa di analizzare e valutare progetti di educazione e formazione che vengono svolti in ambito outdoor, e fa parte del calendario di numerosi eventi e seminari organizzati da Giannino Melotti insieme alla collega Alessandra Gigli.

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Tutte le famiglie hanno pari dignità. Non esiste un modello unico di famiglia. Presa di posizione del Cnca in merito al “Congresso mondiale delle famiglie”.

Ven, 22/03/2019 - 18:26

Roma – In riferimento alle opinioni espresse dai promotori del “Congresso mondiale delle famiglie”, il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) – al quale aderisce la Cooperativa Sociale Cento Fiori – ribadisce con forza un principio etico e giuridico fondamentale e irrinunciabile: tutte le diverse forme di famiglie che esistono oggi nel nostro paese vanno rispettate in quanto luoghi affettivi e sociali per il pieno sviluppo della persona e la crescita dell’esperienza di cittadinanza.

“Non si tratta di  attaccare la ‘famiglia tradizionale’,” chiarisce Liviana Marelli, responsabile Infanzia, adolescenza e famiglie del CNCA, “bensì di continuare a garantire cittadinanza a tutte le forme di famiglie, nonché il pieno esercizio dei diritti civili e sociali per tutte e per tutti. Siamo per un’Italia inclusiva, plurale, aperta, accogliente e garante dei diritti.”

“Per questa ragione”, continua la referente del CNCA, “chiediamo a tutte le istituzioni pubbliche di non concedere il patrocinio a un evento che – esplicitamente – si propone di mettere in discussione i principi di uguaglianza e di non discriminazione, distinguendo le persone in base a  criteri culturali, di orientamento sessuale, di credo religioso. Un’impostazione che confligge in modo stridente con il principio di laicità che è cardine della nostra Costituzione. Lo stato deve essere garante del confronto e della pacifica convivenza tra visioni ideali differenti, non il custode di un’unica visione valoriale per di più intollerante nei confronti delle altre impostazioni etiche.”

“Pertanto il CNCA“, conclude Marelli, “aderisce con convinzione alla manifestazione che si terrà il 30 marzo a Verona per esprimere, insieme a tanti altri cittadini e organizzazioni, una visione delle famiglie aperta, inclusiva, plurale, solidale e per garantire cittadinanza ai diritti civili e sociali acquisiti.”

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