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Balfolk al profumo di jazz: il Trio Spatacchini inaugura le serate gratuite di musica popolare europea al Parco Cento Fiori

Cooperativa sociale Cento Fiori - Gio, 16/06/2022 - 14:21
Preparatevi per valzer che sanno di Parigi bohémien, mazurke con riflessi di Ravel, chapeloise, scottish in stile Glenn Miller: si balla sull’erba venerdì 17 dalle ore 21, come una volta, a 300 metri dal Ponte di Tiberio.

Rimini – La parola d’ordine musicale è balfolk, anzi, Balfolk sur l’herbe – questo il titolo della rassegna di concerti gratuiti dal vivo di musica popolare da tutta Europa al parco La serra Cento Fiori – ma con il trio Spatacchini questa parola d’ordine ha tante sfumature, che ne connotano l’originalità. Giorgio Tacconi, Sissi Spicca e Lippo Mariolini – questi i componenti del Trio Spatacchini, ai quali si aggiunge la voce mitteleuropea della cantante ungherese Claudia Divon, special guest della serata – propongono infatti un repertorio balfolk con venature jazz e altre sfumature attinte dalle musiche popolari francesi e irlandesi. Ma non stupitevi di ballare un valzer che sa della Parigi bohémien, una mazurka con riflessi di Ravel e Debussy, una chapeloise su una sfrenata giga irlandese, una scottish in pieno stile Glenn Miller. Occorrerà prepararsi a cogliere però l’influenza inevitabile delle scorribande del trio nei Balcani, nel Medio Oriente, e nel mondo arabo.

Si balla come una volta, quindi, sull’erba del parco della Serra Cento Fiori (via Galliano 19, ingresso parcheggio anche da via Padre Tosi), ai bordi del parco XXV aprile, ad appena 300 metri dal bimillenario Ponte di Tiberio. Ma con note dal sapore molto diverso dall’usuale per una memorabile serata d’esordio della manifestazione organizzata dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori.

I musicisti del Trio Spatacchini si sono conosciuti ballando, nel contesto delle danze popolari creato dai Giovani Danzatori Bolognesi. Da un laboratorio di Giovani Musicanti Bolognesi, nacquero poi i gruppi Archam e Spatacchini, formati da musicisti che conoscevano il genere e altri che lo accostavano per la prima volta, mescolandolo poi con le esperienze musicali personali.

Così Giorgio Tacconi, fisarmonicista, che ha frequentato gli ambienti del Jazz e delle sale da ballo emiliano-romagnole, con escursioni nella musica francese di inizi ‘900, ha portato carica e raffinatezza insieme.

Sissi Spicca è insegnante di danze popolari e irlandesi oltre che musicista, musicalmente proviene dall’ambiente delle session irlandesi e della danza spettacolo irlandese alla Michael Flatley, suona il bodhrán irlandese, piccole percussioni, e il Vurra vurra abruzzese, uno strumento tradizionale diffuso con vari nomi in tutto il sud Italia.

Lippo Mariolini suonerà chitarre acustiche, flauto traverso irlandese e flauti dritti. Proviene dalla musica classica ma ha suonato anche il Jazz anni ’30, ‘40 e ’50 di Gershwin, Cole Porter, Ella Fitzgerald e Louis Armstrong, il Blues e successivamente molta musica irlandese, ritrovando la vena compositiva nell’incontro con il Balfolk.

Il Trio Spatacchini aggiunge una voce mitteleuropea al suo repertorio con Claudia Divon, cantante special guest direttamente da Budapest, viene dal mondo soul e R&B ma ballerina di Balfolk dal 2015, spazia in molti generi, tra cui anche le danze balcaniche e israeliane.

Venerdì 24 giugno alle ore 21 è di scena invece l’organetto diatonico dell’attesissimo Filippo Gambetta, musicista internazionale dai numerosi progetti musicali che si divide tra Europa e nord America, partecipando ai più importanti festival di Balfok di tutto il vecchio continente. Con sei album all’attivo, uno dei quali, Otto baffi, vincitore del Premio Nazionale Città di Loano, a Rimini proporrà un repertorio di sue composizioni sulle forme coreutiche tradizionali di Italia, Francia, Isole Britanniche e Scandinavia. Preludio al concerto di Filippo Gambetta la passione e il romanticismo della fisarmonica di Ciro Manigrasso.

La rassegna viene chiusa il 1° luglio alle ore 21 dall’affermato duo delle vicine Marche, i Di Doux, presenza familiare nella cultura balfolk che si rinnova in diversi progetti. Sono Sara Pierleoni e Giuseppe Grassi, che nell’occasione proporranno un repertorio, per la maggior parte cantato, di brani tradizionali e contemporanei da Bretagna, Guascogna, Poitou, ma, perchè no, anche una dolce mazurka portoghese, o un forrò. Inviti alle danze con le “vibrazioni” di voce, fisarmonica e pianoforte.

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Corte Costituzionale: illegittimo l’art. 66 comma 2 della Legge sull’imposta di registro in quanto subordina il diritto alla tutela giurisdizionale al pagamento del tributo

La Corte Costituzionale, con Sentenza n. 140 del 26 aprile, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 07 giugno 2022, ribadisce un principio fondamentale per il nostro sistema giuridico e tributario: non si può limitare il potere di agire in giudizio del cittadino (c.d. tutela giurisdizionale, prevista dall’art. 24 della Costituzione) al preventivo assolvimento, da parte sua, del pagamento di un tributo. IL CASO. Il caso da cui trae origine la sentenza in commento riguarda la richiesta, avanzata dal Consiglio di Stato, di dichiarazione di incostituzionalità dell’art. 66 comma 2 del Dpr 131/1986 (Approvazione del Testo Unico delle disposizioni concernenti l’Imposta di Registro). Per comprendere meglio la questione oggetto del contenzioso, è utile ricordare che il comma 1 dell’art. 66, vieta ai cancellieri e ai segretari degli organi giurisdizionali di rilasciare originali, copie ed estratti degli atti soggetti a registrazione, prima che sia pagata l’imposta di registro, con l’obbligo di indicare, nel caso, gli estremi della registrazione effettuata all’Ufficio del Registro. Il comma 2 elenca, invece, cinque distinte deroghe a quest’obbligo, che sono:
  1. le copie rilasciate per la prosecuzione del giudizio;
  2. gli atti richiesti d’ufficio necessari per un procedimento giurisdizionale;
  3. gli atti destinati alla trascrizione o iscrizione nei registri immobiliari;
  4. gli atti necessari all’approvazione per omologazione;
  5. le copie degli atti per le quali il pubblico ufficiale è tenuto per legge a depositarle presso gli uffici pubblici.
In questo elenco di esclusioni che, si ricorda, è tassativo non compare il rilascio dell’originale o della copia della sentenza, necessaria per intraprendere il giudizio di ottemperanza dinanzi al Giudice amministrativo, cioè quel procedimento che permette alla parte vittoriosa di dare esecuzione a una sentenza del processo amministrativo, nel caso in cui la Pubblica Amministrazione non lo faccia spontaneamente.  Per instaurare questo “giudizio di ottemperanza” è necessario dimostrare il passaggio in giudicato della sentenza, che si attesta per tramite di un documento rilasciato dalla cancelleria del Tribunale competente. Il dubbio sulla costituzionalità della norma è stato sollevato dal Consiglio di Stato, il quale osserva che “non consentendo il rilascio” del documento dimostrante il passaggio in giudicato “prima dell’adempimento dell’obbligazione tributaria, precluderebbe l’attuazione del diritto accertato giudizialmente. Questa preclusione violerebbe, innanzitutto, gli artt. 3 e 24 Cost., determinando un’irragionevole compressione del diritto di agire in giudizio”. Prosegue, poi, evidenziando che subordinando il rilascio del certificato di passato in giudicato al pagamento dell’imposta di registro, la norma determinerebbe “una discriminazione tra creditori in base alle rispettive disponibilità economiche”. Solo chi è ricco, quindi, ha il diritto di avere riconosciuto la propria ragione e il conseguente soddisfacimento del diritto leso dalla Pubblica Amministrazione. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, al contrario, ritiene che non vi sia alcuna incostituzionalità nella norma impugnata perché il creditore potrebbe benissimo utilizzare altri strumenti oltre al giudizio di ottemperanza, per ottenere riconosciute le proprie ragioni. Non vi sarebbe nemmeno una discriminazione fra creditori ricchi e quelli poveri, in quanto comunque l’imposta di registro andrebbe pagata, anche se successivamente al rilascio del certificato di passaggio in giudicato. LA SENTENZA DI INCOSTITUZIONALITA'. La Corte Costituzionale richiama preliminarmente oltre che alcune sue sentenze risalenti addirittura, in alcuni casi, agli anni 60, anche l’art. 7 della L. 825/1971 (Legge Delega sulla Riforma Fiscale) nel quale si stabilisce che la nascente riforma tributaria avrebbe dovuto rimuovere “ogni impedimento fiscale al diritto dei cittadini di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi”. Stabilito, dunque, sia in forza di passata giurisprudenza costituzionale che di leggi in vigore, che un dovere tributario non può precludere l’esercizio di un diritto di tutela delle proprie ragioni da parte del cittadino, la Consulta esprime due considerazioni che la portano, poi, a dichiarare l’incostituzionalità dell’art. 66 comma 2 del Dpr 131/86. La prima considerazione è che il divieto di rilascio del certificato di passaggio in giudicato, in assenza del pagamento dell’imposta, limita il diritto alla tutela giurisdizionale. La seconda considerazione è che la limitazione al rilascio del certificato solo al caso del pagamento dell’imposta di registro non è proporzionatarispetto alle esigenze di tutela dell’adempimento del dovere tributario”. In sostanza, anche se questo i Giudici non lo dicono, non si può impedire al cittadino di vedersi riconosciuto un proprio diritto perché non ha pagato preliminarmente i 200,00 euro dell’imposta sul certificato di passaggio in giudicato. C’è evidente una sproporzione fra le due cose. Infine la Corte Costituzionale respinge anche la tesi, avanzata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, circa il fatto che vi sono altre forme di tutela oltre al giudizio di ottemperanza. Ci saranno anche, scrivono gli estensori della sentenza, ma quest’ultimo è un giudizio “diretto, piuttosto, a completare la tutela conseguibile nell’ambito del procedimento di esecuzione forzata, essendo connotato da “potenzialità sostitutive e intromissive nell’azione amministrativa, non comparabili con i poteri del giudice dell’esecuzione nel processo civile (sentenza n. 406 del 1998)””. Notizie ImpreseOggi
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Corte Costituzionale: illegittimo l’art. 66 comma 2 della Legge sull’imposta di registro in quanto subordina il diritto alla tutela giurisdizionale al pagamento del tributo

La Corte Costituzionale, con Sentenza n. 140 del 26 aprile, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 07 giugno 2022, ribadisce un principio fondamentale per il nostro sistema giuridico e tributario: non si può limitare il potere di agire in giudizio del cittadino (c.d. tutela giurisdizionale, prevista dall’art. 24 della Costituzione) al preventivo assolvimento, da parte sua, del pagamento di un tributo. IL CASO. Il caso da cui trae origine la sentenza in commento riguarda la richiesta, avanzata dal Consiglio di Stato, di dichiarazione di incostituzionalità dell’art. 66 comma 2 del Dpr 131/1986 (Approvazione del Testo Unico delle disposizioni concernenti l’Imposta di Registro). Per comprendere meglio la questione oggetto del contenzioso, è utile ricordare che il comma 1 dell’art. 66, vieta ai cancellieri e ai segretari degli organi giurisdizionali di rilasciare originali, copie ed estratti degli atti soggetti a registrazione, prima che sia pagata l’imposta di registro, con l’obbligo di indicare, nel caso, gli estremi della registrazione effettuata all’Ufficio del Registro. Il comma 2 elenca, invece, cinque distinte deroghe a quest’obbligo, che sono:
  1. le copie rilasciate per la prosecuzione del giudizio;
  2. gli atti richiesti d’ufficio necessari per un procedimento giurisdizionale;
  3. gli atti destinati alla trascrizione o iscrizione nei registri immobiliari;
  4. gli atti necessari all’approvazione per omologazione;
  5. le copie degli atti per le quali il pubblico ufficiale è tenuto per legge a depositarle presso gli uffici pubblici.
In questo elenco di esclusioni che, si ricorda, è tassativo non compare il rilascio dell’originale o della copia della sentenza, necessaria per intraprendere il giudizio di ottemperanza dinanzi al Giudice amministrativo, cioè quel procedimento che permette alla parte vittoriosa di dare esecuzione a una sentenza del processo amministrativo, nel caso in cui la Pubblica Amministrazione non lo faccia spontaneamente.  Per instaurare questo “giudizio di ottemperanza” è necessario dimostrare il passaggio in giudicato della sentenza, che si attesta per tramite di un documento rilasciato dalla cancelleria del Tribunale competente. Il dubbio sulla costituzionalità della norma è stato sollevato dal Consiglio di Stato, il quale osserva che “non consentendo il rilascio” del documento dimostrante il passaggio in giudicato “prima dell’adempimento dell’obbligazione tributaria, precluderebbe l’attuazione del diritto accertato giudizialmente. Questa preclusione violerebbe, innanzitutto, gli artt. 3 e 24 Cost., determinando un’irragionevole compressione del diritto di agire in giudizio”. Prosegue, poi, evidenziando che subordinando il rilascio del certificato di passato in giudicato al pagamento dell’imposta di registro, la norma determinerebbe “una discriminazione tra creditori in base alle rispettive disponibilità economiche”. Solo chi è ricco, quindi, ha il diritto di avere riconosciuto la propria ragione e il conseguente soddisfacimento del diritto leso dalla Pubblica Amministrazione. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, al contrario, ritiene che non vi sia alcuna incostituzionalità nella norma impugnata perché il creditore potrebbe benissimo utilizzare altri strumenti oltre al giudizio di ottemperanza, per ottenere riconosciute le proprie ragioni. Non vi sarebbe nemmeno una discriminazione fra creditori ricchi e quelli poveri, in quanto comunque l’imposta di registro andrebbe pagata, anche se successivamente al rilascio del certificato di passaggio in giudicato. LA SENTENZA DI INCOSTITUZIONALITA'. La Corte Costituzionale richiama preliminarmente oltre che alcune sue sentenze risalenti addirittura, in alcuni casi, agli anni 60, anche l’art. 7 della L. 825/1971 (Legge Delega sulla Riforma Fiscale) nel quale si stabilisce che la nascente riforma tributaria avrebbe dovuto rimuovere “ogni impedimento fiscale al diritto dei cittadini di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi”. Stabilito, dunque, sia in forza di passata giurisprudenza costituzionale che di leggi in vigore, che un dovere tributario non può precludere l’esercizio di un diritto di tutela delle proprie ragioni da parte del cittadino, la Consulta esprime due considerazioni che la portano, poi, a dichiarare l’incostituzionalità dell’art. 66 comma 2 del Dpr 131/86. La prima considerazione è che il divieto di rilascio del certificato di passaggio in giudicato, in assenza del pagamento dell’imposta, limita il diritto alla tutela giurisdizionale. La seconda considerazione è che la limitazione al rilascio del certificato solo al caso del pagamento dell’imposta di registro non è proporzionatarispetto alle esigenze di tutela dell’adempimento del dovere tributario”. In sostanza, anche se questo i Giudici non lo dicono, non si può impedire al cittadino di vedersi riconosciuto un proprio diritto perché non ha pagato preliminarmente i 200,00 euro dell’imposta sul certificato di passaggio in giudicato. C’è evidente una sproporzione fra le due cose. Infine la Corte Costituzionale respinge anche la tesi, avanzata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, circa il fatto che vi sono altre forme di tutela oltre al giudizio di ottemperanza. Ci saranno anche, scrivono gli estensori della sentenza, ma quest’ultimo è un giudizio “diretto, piuttosto, a completare la tutela conseguibile nell’ambito del procedimento di esecuzione forzata, essendo connotato da “potenzialità sostitutive e intromissive nell’azione amministrativa, non comparabili con i poteri del giudice dell’esecuzione nel processo civile (sentenza n. 406 del 1998)””. Notizie ImpreseOggi
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In Croazia la prima delle crociere terapeutiche Cento Fiori 2022: «una psicoterapia operativa, intensa, a volte brusca a volte dolce, esteticamente bella»

Cooperativa sociale Cento Fiori - Ven, 10/06/2022 - 16:22
La testimonianza dello psicologo Michele Maurizio D’Alessio, a bordo con i due educatori Valentina Cima e (skipper) Andrea Ambrosani, che accompagnano i pazienti del Centro di Osservazione e Diagnosi di Vallecchio. Lo skipper, Andrea Ambrosani

Rimini – E’ salpata verso le acque della Croazia la prima crociera terapeutica del 2022 per il progetto Ulisse. Anche quest’anno, non appena i problemi legati all’epidemia Covid hanno permesso di affrontare il progetto con la piena sicurezza dei pazienti e degli educatori e psicologi della Cooperativa Sociale Cento Fiori, l’Anemos – della Albatross Rimini – è salpata, dal porto di Rimini. A bordo capitan Andrea Ambrosani, educatore che ha ereditato la responsabilità del comando dal fondatore del progetto Ulisse, Werther Mussoni, insieme allo psicologo Michele Maurizio D’Alessio e all’educatrice Valentina Cima. I tre assistono alcuni pazienti del Centro Osservazione e Diagnosi di Vallecchio, la struttura adiacente alla omonima comunità terapeutica, i cui pazienti salperanno nelle prossime settimane per un analogo viaggio di outdoor education.

«Anche quest’anno siamo andati in barca a vela in Croazia con un gruppo di ospiti del Centro di Osservazione e Diagnosi. Un equipaggio con pochissime cose in comune (se non per certe sintomatologie) e con personalità diverse e giustamente uniche , ognuno nel suo mondo e nei propri pensieri». E’ Michele Maurizio D’Alessio che scrive queste righe dalle acque della Croazia. «Dopo una settimana di “convivenza forzata” in una barca di 13 metri (spazio vitale 1,5 metri a testa) e con la coordinazione dello staff, siamo riusciti a far scherzare e a tratti amare i difetti che tutti noi abbiamo e gentilmente accettarli, i propri e quelli degli altri.»

«È sicuramente una psicoterapia con uno strumento molto costoso (ma se questo può aiutare e servire perché no). – continua Michele D’Alessio – Una psicoterapia operativa, intensa, a volte brusca a volte dolce, esteticamente bella, un setting naturale e con pochi narcisismi e filosofie da ‘Alta Psicoanalisi Ortodossa’ in cui il setting deve avere la giusta distanza e interpretazioni ‘risolutive’ con il giusto timing, Noi qui stiamo 24 ore su 24 sempre insieme. Abbiamo storie (sintomi) forti e crediamo che ci vogliono interventi forti. Sembrano due mondi distanti, noi e loro, non è così, siamo solo esseri umani che ci diamo una mano, a vicenda, per stare meglio e alla fine ridere e scherzare e capire che stare bene si può, nonostante tutto, nonostante i traumi».

Giannino Melotti

Il progetto Ulisse da più di 20 anni solca i mari e da allora si è evoluto, diventando anche soggetto di studio in convegni e seminari, accendendo anche collaborazioni accademiche. L’ultima in ordine di tempo è stata la collaborazione con Cefeo, il Centro di ricerca sull’Educazione e la Formazione Esperienziale e Outdoor dell’Università di Bologna, che la scorsa estate ha inviato una ricercatrice, Chiara Borelli, e il professor Giannino Melotti in crociera per mettere a punto un sistema di valutazione dell’attività svolta dalle crociere del Progetto Ulisse.

Nelle crociere terapeutiche attuali si utilizza una barca a vela dotata di tutti i comfort, ma all’inizio non era così. La prima crociere era con una goletta in legno, il Catholica, un ex peschereccio cattolichino restaurato dagli ospiti della Comunità Terapeutica di Vallecchio, poi diventata la Goletta Verde di Legambiente. All’epoca le crociere duravano settimane e toccavano il mar Ionio e poi le coste della Sicilia. Ora l’esperienza si gioca tra le due traversate e la costa croata. Forse crociere meno lunghe, ma non meno intense per i pazienti.

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Marecchia Social Fest Estate al parco Cento Fiori: concerti, film, cartoni animati e incontri con gli autori sull’erba

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mer, 08/06/2022 - 13:06
Il Programma di eventi gratuiti da giugno alla fine di agosto presso il vivaio La Serra Cento Fiori (via Galliano 19, ai bordi del parco XXV aprile). Organizzati dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori in collaborazione con Cartoon Club e Cinema Tiberio.

Rimini – La Festa della Repubblica, con la Banda POPolare dell’Emilia Rossa, ha inaugurato l’estate al Parco della Serra Cento Fiori, con un ricco calendario di eventi che abbraccia molteplici forme di cultura – concerti, presentazioni di libri, film, cartoni animati e persino un rock contest per bande giovanili – e che si concluderà alla fine di agosto. Marecchia Sociale Fest Estate, questo il titolo del cartellone di eventi, è stato creato dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori grazie alla collaborazione con Cartoon Club e Cinema Tiberio. Il luogo degli eventi: il parco che circonda il vivaio della Cooperativa Sociale Cento Fiori, ai bordi del parco XXV Aprile, accessibile da via Galliano 19 e da via Padre Tosi.

Musica nel parco

Debutto in musica e impegno sociale il 2 giugno con il concerto gratuito della Banda POPolare dell’Emilia Rossa, supportata dall’opening act della Atletico Orchestra Marnàin di Rimini.

Domenica 14 agosto alle ore 21 si aspetta la festa dell’estate con la musica di Filippo Malatesta.

Domenica 28 agosto alle ore 21 festa di chiusura con la cantante Ellen River.

Rockwood, contest per bande giovanili

Sabato 4 giugno altro debutto, dedicato ai giovani che si affacciano al mondo della musica: è Rockwood, il contest per bande giovanili del territorio riminese che avrà un nuovo appuntamento sabato 2 luglio. Per i vincitori ci sarà un concerto tutto per loro in data da definire.

Dopo due lunghissimi anni di pandemia, la Cooperativa Sociale Cento Fiori ha inteso creare un’occasione per i giovani musicisti che non hanno potuto esercitare abbastanza passioni, talenti e lo stare insieme. Rockwood vuole essere l’occasione per riscoprire la musica e confrontarsi con un palco, un vero service audio, una giuria di esperti e l’energia galvanica del pubblico. Le selezioni sono ancora in atto, basta mandare una mail a rockwood@coopcentofiori.it.,

Balfolk sur l’herbe

Prima rassegna gratuita in tre appuntamenti del venerdì dal 17 giugno al 1° luglio, con le note delle musiche popolari francesi, italiane, irlandesi, scandinave, balcaniche e chi più ne sa (suonare) più ne metta, che invitano ai vortici dei balli di gruppo e di coppia – mazurke francesi, scottish, valzer e polke. Passi e note che hanno fatto la storia e il presente del divertimento europeo.

Ad aprire la rassegna venerdì 17 giugno alle 21 il Trio Spatacchini, bolognesi che propongono un repertorio balfolk con venature jazz e altre sfumature attinte dalle musiche popolari francesi e irlandesi. Ma non stupitevi di ballare un valzer che sa della Parigi bohémien, una mazurka con riflessi di Ravel e Debussy, una chapeloise su una sfrenata giga irlandese, una scottish in pieno stile Glenn Miller. Giorgio Tacconi, Sissi Spicca e Lippo Mariolini – questi i componenti del Trio Spatacchini – aggiungerano al loro repertorio una voce mitteleruropea, grazie alla cantante Claudia Divon, special guest della serata.

Venerdì 24 giugno alle ore 21 è di scena invece l’organetto diatonico dell’attesissimo Filippo Gambetta, musicista internazionale dai numerosi progetti musicali che si divide tra Europa e nord America, partecipando ai più importanti festival di Balfok di tutto il vecchio continente. Con sei album all’attivo, uno dei quali, Otto baffi, vincitore del Premio Nazionale Città di Loano, a Rimini proporrà un repertorio di sue composizioni sulle forme coreutiche tradizionali di Italia, Francia, Isole Britanniche e Scandinavia.

La rassegna viene chiusa il 1° luglio alle ore 21 dall’affermato duo delle vicine Marche, i Di Doux, presenza familiare nella cultura balfolk che si rinnova in diversi progetti. Sono Sara Pierleoni e Giuseppe Grassi, che nell’occasione proporranno un repertorio, per la maggior parte cantato, di brani tradizionali e contemporanei da Bretagna, Guascogna, Poitou, ma, perchè no, anche una dolce mazurka portoghese, o un forrò. Inviti alle danze con le “vibrazioni” di voce, fisarmonica e pianoforte.

Incontri con l’autore

Venerdì 3 giugno alle 21 ha preso l’avvio il calendario di Incontri con l’Autore, dedicati a scrittori o editori locali. Debutto all’insegna di Federico Fellini e la sua infanzia, l’ultima fatica letteraria di Davide Bagnaresi, giovane ricercatore storico riminese – Federico Fellini. Biografia dell’infanzia, edizioni Sabinae – che ha dialogato con l’amico – ed esperto di cinema nonché poeta – Gianfranco Miro Gori.

La rassegna proseguirà venerdì 10 giugno, sempre alle 21, con Sabrina Foschini, curatrice di due volumi La mia storia nell’arte. Ritratti di gatti indimenticabili e La mia storia nell’arte. Ritratti di Cani indimenticabili, editi da NFC Edizioni, che vedono i contributi di Lia Celi, Sabrina Foschini, Alessandro Giovanardi e Massimo Pulini. Con la curatrice interverranno Alessandro Giovanardi e Vera Bessone, caposervizio delle pagine Cultura del Corriere Romagna.

Domenica 17 luglio alle 21 Marco Sassi presenta il volume che ha curato Anita Garibaldi, insieme allo storico Andrea Santangelo. Il libro, edito da Bookstone, è la riedizione dell’omonimo volume del 1905, con la prefazione di Anita Garibaldi. Pubblicata nel dicembre 1905 sulle pagine delle rivista «Nuova antologia di lettere, scienze e arti», ebbe un immediato successo. Finalmente si tentava di descrivere l’eroina del Risorgimento come una figura a sé stante e non come il riflesso del grande e amatissimo compagno.

Domenica 7 agosto, alle 21, lo storico Andrea Santangelo presenta il suo libro Generali e battaglie della Linea Gotica (Bookstones, 2019), dialogando con Alessandro Agnoletti, giornalista e direttore dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea della Provincia di Rimini.

Aspettando Cartoon club

In collaborazione con la fortuna e longeva manifestazione riminese dedicata ai fumetti e ai cartoni animati, due proiezioni di lungometraggi dedicati ai temi tragicamente d’attualità con la presenza della guerra in Ucraina.

Domenica 3 luglio alle ore 21 Waltz con Bashir, il lungometraggio d’animazione scritto e diretto da Ari Folman. dedicato alle esperienze sua e dei commilitoni nell’invasione del Libano del 1982, culminata con i massacri del quartiere di Sabra e il campo profughi palestinese di Shatila il 16 e il 18 settembre 1982.

Domenica 10 luglio alle 21 verrà proiettato Si alza il vento, film d’animazione del 2013 scritto e diretto da Hayao Miyazaki e prodotto dallo Studio Ghibli. La storia del progettista Jiro Horikoshi e del suo sogno di volare da bambino impedito dalla miopia che lo porta a diventare un brillante e pionieristico progettista di aerei. Tra i quali spicca il caccia Zero, il più avanzato dell’epoca ma anche simbolo della distruzione di tante passioni e vite umane coinvolte nel vortice di un cieco militarismo che ha piegato il Giappone.

Cineparco

Domenica 24 luglio – titolo da definire

Domenica 31 luglio – titolo da definire

Domenica 21 agosto – titolo da definire

Nei prossimi giorni verrà diffuso il programma di luglio e agosto. Ulteriori informazioni a comunicazione@coopcentofiori.it – cell 339 5472580

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La mia storia dell’arte. Ritratti di cani e gatti indimenticabili: incontro con gli autori Sabrina Foschini e Alessandro Giovanardi con l’amica Vera Bessone venerdì 10 giugno, ore 21

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mer, 08/06/2022 - 10:05

Rimini – Se i cani potessero parlare (e i gatti pure) la nostra lingua chissà che storie racconterebbero. Probabilmente la domanda è passata per la mente anche a Sabrina Foschini, a giudicare dalle sue due curatele edite da NFC di Rimini: La mia storia nell’arte. Ritratti di gatti indimenticabili e La mia storia nell’arte. Ritratti di Cani memorabili. E’ chiaro quindi che non ha scrollato le spalle passando ad altri pensieri come ogni altro bipede umano e, punto secondo, l’ambito della questione non l’ha relegato ai soli ossi e croccantini, come comunemente siamo portati a pensare noi comuni bipedi.

Per un’artista, poetessa, pittrice (e docente di “Storia della Moda” nell’Accademia di Belle Arti di Rimini) quale è Sabrina, ovviamente, l’indagine sugli amici a 4 zampe doveva esulare dall’ordinario e quindi ha rivolto lo sguardo alle opere d’arte. E ha allargato le possibilità editoriali alla fantasia di altri letterati, eterogenei per ambito di scrittura. Ed ecco che con lei in La mia storia nell’arte. Ritratti di cani memorabili e La mia storia nell’arte. Ritratti di gatti indimenticabili troviamo le penne di Lia Celi, Massimo Pulini, Alessandro Giovanardi, Ray Banhoff che introduce il volume sui gatti.

Per gli incontri con l’autore organizzati dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori, venerdì 10 giugno alle ore 21, al Parco della Serra Cento Fiori, il dialogo per i lettori vedrà insieme alla curatrice Sabrina Foschini e al saggista e storico dell’arte Alessandro Giovanardi, la comune amica e giornalista Vera Bessone, caposervizio delle pagine della Cultura del Corriere Romagna. Insieme al pubblico parleranno di questa curiosa commistione tra fantasia letteraria e arte pittorica che ha visto raccontare storie ai cani di Piero della Francesca, Tiziano, Bronzino, Guercino, Andrea Lilio, William Hogarth, Joshua Reynolds, Edwin Henry Landseer, Gustave Courbet, Édouard Manet, Giovanni Boldini, Frida Kahlo, Felice Casorati, Andy Warhol, Lucian Freud, David Hockney per un volume.

E raccontare storie pure ai gatti dell’Egitto dinastico – età antica, Lorenzo Lotto, Fedrico Fiori detto il Barocci, Giovanni Lanfranco, Giuseppe Maria Crespi detto lo Spagnoletto, Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Joseph Wrigth od Derby, Pierre-Auguste Renoir, Nikolaj Aleksandrovi? Jarošenko, Carl Kahler, Cecilia Beaux, Kees van Dongen, Foujita Tsuguharu, Baltus (Balthasar Klossowski de Rola, Lucian Freud, Marc Chagall, David Hockney.

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Agevolazione imposta di registro art. 7 D.L. 34/2019 (Decreto Crescita): sanzioni piene anche con il ravvedimento spontaneo del contribuente.

L’Agenzia delle Entrate, con risposta ad interpello del 06 giugno 2022, interviene sull’agevolazione fiscale in materia di imposta di registro e ipo-catastale contenuta nell’art. 7 del D.l. 34/2019 (c.d. Decreto Crescita), ad oggi tra l’altro non più in vigore, precisando che a questa non è applicabile l’istituto del ravvedimento operoso nel caso di decadenza. Si ricorda che l’art. 7 del citato Decreto Legge ha introdotto nel nostro ordinamento, e fino al 31 dicembre 2021, la possibilità di pagare le imposte di registro e ipotecarie e catastali nella misura fissa di euro 200,00 ciascuna. Condizioni per usufruire di questa importante agevolazione erano:
  • l’acquirente doveva essere impresa di costruzione o di ristrutturazione;
  • i fabbricati dovevano essere acquistati per intero e non parzialmente e sugli stessi di dovevano realizzare interventi di demolizione, ricostruzione, manutenzione straordinaria o ristrutturazione entro dieci anni dall’acquisto;
  • la ristrutturazione o la ricostruzione dovevano portare al conseguimento di una classe energetica NZEB almeno pari a A o B, e i fabbricati dovevano essere adeguati alla normativa antisismica vigente.
In caso di mancato rispetto di anche una di queste condizioni, per espressa previsione normativa l’impresa beneficiaria decadeva dalla agevolazione e avrebbe dovuto pagare le imposte di registro e ipo-catastali ordinarie maggiorate di una sanzione del 30%. L’interpello in esame interviene proprio su questo aspetto: il contribuente istante, infatti, dichiara di aver trasferito il fabbricato acquistato con l’agevolazione ex art. 7 del D.L. 34/2019, di fatto senza aver eseguito sullo stesso alcuna attività edilizia richiesta dalla norma. A questo punto si domanda se autodenunciandosi può, addirittura, versare le imposte dovute in maniera ordinaria senza applicare sulle stesse alcuna sanzione o, al massimo, quelle ridotte previste dall’istituto del ravvedimento operoso, in analogia alla normativa sulle agevolazioni prima casa. Correttamente, a parere di chi scrive, l’Agenzia delle Entrate ha respinto la richiesta avanzata dal contribuente e ha stabilito che, non solo quest’ultimo deve versare le imposte ordinarie, ma maggiorate della sanzione del 30% non potendosi in alcun modo applicare nessun istituto del ravvedimento operoso, neanche se frutto di autodenuncia. Ciò in quanto l’art. 7 del D.L. 34/2019 stabilisce chiaramente che nel caso in cui le condizioni “non siano rispettate nel termine ivi previsto, sono dovute le imposte di registro, ipotecaria e catastale nella misura ordinaria, nonché una sanzione pari al 30 per cento delle stesse imposte. Sono altresì dovuti gli interessi di mora a decorrere dalla data di acquisto del fabbricato di cui al primo periodo”

 

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Agevolazione imposta di registro art. 7 D.L. 34/2019 (Decreto Crescita): sanzioni piene anche con il ravvedimento spontaneo del contribuente.

L’Agenzia delle Entrate, con risposta ad interpello del 06 giugno 2022, interviene sull’agevolazione fiscale in materia di imposta di registro e ipo-catastale contenuta nell’art. 7 del D.l. 34/2019 (c.d. Decreto Crescita), ad oggi tra l’altro non più in vigore, precisando che a questa non è applicabile l’istituto del ravvedimento operoso nel caso di decadenza. Si ricorda che l’art. 7 del citato Decreto Legge ha introdotto nel nostro ordinamento, e fino al 31 dicembre 2021, la possibilità di pagare le imposte di registro e ipotecarie e catastali nella misura fissa di euro 200,00 ciascuna. Condizioni per usufruire di questa importante agevolazione erano:
  • l’acquirente doveva essere impresa di costruzione o di ristrutturazione;
  • i fabbricati dovevano essere acquistati per intero e non parzialmente e sugli stessi di dovevano realizzare interventi di demolizione, ricostruzione, manutenzione straordinaria o ristrutturazione entro dieci anni dall’acquisto;
  • la ristrutturazione o la ricostruzione dovevano portare al conseguimento di una classe energetica NZEB almeno pari a A o B, e i fabbricati dovevano essere adeguati alla normativa antisismica vigente.
In caso di mancato rispetto di anche una di queste condizioni, per espressa previsione normativa l’impresa beneficiaria decadeva dalla agevolazione e avrebbe dovuto pagare le imposte di registro e ipo-catastali ordinarie maggiorate di una sanzione del 30%. L’interpello in esame interviene proprio su questo aspetto: il contribuente istante, infatti, dichiara di aver trasferito il fabbricato acquistato con l’agevolazione ex art. 7 del D.L. 34/2019, di fatto senza aver eseguito sullo stesso alcuna attività edilizia richiesta dalla norma. A questo punto si domanda se autodenunciandosi può, addirittura, versare le imposte dovute in maniera ordinaria senza applicare sulle stesse alcuna sanzione o, al massimo, quelle ridotte previste dall’istituto del ravvedimento operoso, in analogia alla normativa sulle agevolazioni prima casa. Correttamente, a parere di chi scrive, l’Agenzia delle Entrate ha respinto la richiesta avanzata dal contribuente e ha stabilito che, non solo quest’ultimo deve versare le imposte ordinarie, ma maggiorate della sanzione del 30% non potendosi in alcun modo applicare nessun istituto del ravvedimento operoso, neanche se frutto di autodenuncia. Ciò in quanto l’art. 7 del D.L. 34/2019 stabilisce chiaramente che nel caso in cui le condizioni “non siano rispettate nel termine ivi previsto, sono dovute le imposte di registro, ipotecaria e catastale nella misura ordinaria, nonché una sanzione pari al 30 per cento delle stesse imposte. Sono altresì dovuti gli interessi di mora a decorrere dalla data di acquisto del fabbricato di cui al primo periodo”

 

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Fondo Impresa Creativa: al via la presentazione delle domande di contributo a fondo perduto.

Finalmente, dopo mesi di attesa, il Ministero dello Sviluppo Economico ha emanato il Decreto Direttoriale del 30 maggio 2022 con il quale si dettano le linee per la presentazione delle domande di contributo a fondo perduto per le imprese creative, così come previsto dall’articolo 1, commi 109 e ss., della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (Legge di Stabilità 2022) Beneficiari del Fondo Impresa Creativa Possono fare richiesta di agevolazione:
  • Le imprese creative, cioè quelle imprese che operano in settori che comprendono le attività volte alla produzione, alla diffusione, alla conservazione di beni o servizi che costituiscono espressioni culturali e di creatività. Rientrano in tale categoria le attività nell’ambito dell’architettura, dell’archivistica, delle biblioteche, dei musei, dell’artigianato artistico, dell’audiovisivo, del cinema, della televisione, del software, dei videogiochi, del design, dei festival, della musica, della letteratura, delle arti, dello spettacolo, dell’editoria, della radio, delle arti visive, della comunicazione e della pubblicità. L’impresa creativa deve rientrare nella classificazione dei codici ATECO elencati nell’Allegato 1 del Decreto interministeriale 19 novembre 2021;
  • Le imprese non creative che, però, partecipano a progetti integranti con imprese creative.
  • Le imprese non creative le quali necessitano di un supporto per lo sviluppo nel settore creativo.  
Per entrambe le tipologie la condizione è che si tratti di micro, piccola e media impresa così come definita dai regolamenti dell’Unione Europea. Possono richiedere l’agevolazione anche imprese non costituite, purchè entro sessanta giorni dalla comunicazione di ammissione al contributo comunichino al soggetto gestore (Invitalia, nel caso di specie) la documentazione che ne attesti l’effettiva costituzione. Infine possono presentare la domanda sia imprese neo costituite, cioè quelle non più anziane di cinque anni dalla data di presentazione della richiesta, sia quelle costituite da più di tale periodo, per spese necessarie all’implementazione o sviluppo di nuove attività o servizi. Iniziative e spese ammissibili. Le spese, per essere ammissibili, non possono superare i 500.000,00 euro al netto d’iva, devono essere realizzate entro 24 mesi dalla concessione e devono riguardare:
  • Immobilizzazioni materiali, quali impianti, macchinari, e attrezzature. Sono esclusi i beni usati;
  • Immobilizzazioni immateriali, quali licenze d’uso o brevetti;
  • Opere murarie, nel limite del 10% delle spese ammissibili;
  • Capitale circolante, nel limite del 50% delle spese precedenti. Per capitale circolante si intende le spese relative a materie prime, affitti, servizi di carattere ordinario, spese del personale
Nel caso di imprese non creative che necessitano di un supporto per lo sviluppo creativo, le spese ammissibili devono riguardare interventi volti all’introduzione di innovazioni di prodotto o di processo oppure l’ammodernamento dell’organizzazione aziendale. I servizi devono essere erogati da “imprese creative” e devono rientrare nei settori dello sviluppo del marketing, del brand o nella valorizzazione di design e design industriale. Entità dell’agevolazione. L’agevolazione è pari all’80% delle spese ammissibili, ed è così suddivisa:
  • 40% a fondo perduto;
  • 40% finanziamento agevolato a un tasso pari a zero e di durata pari a dieci anni.
Solamente nel caso di imprese non creative che necessitano di un supporto per lo sviluppo creativo, l’agevolazione dell’80% è interamente a fondo perduto, e comunque per un importo massimo pari ad euro 10.000,00. Scadenze per la domanda di contributo. Compilazione della domanda di agevolazione. Per gli interventi riguardanti la nascita o il consolidamento delle imprese creative la compilazione della domanda può avvenire a partire dalle ore 10:00 del 20 giugno 2022. Per gli interventi per la collaborazione fra imprese creative e non, e per quelle che necessitano di supporto nel settore creativo, la compilazione della domanda può avvenire a partire dalle ore 10 del 6 settembre 2022. Invio della domanda di agevolazione. Le domande relative agli interventi per la nascita o il consolidamento delle imprese creative devono essere spedite a partire dalle ore 10.00 del 05 luglio 2022. Le domande relative agli interventi per la collaborazione fra imprese creative e non, e per quelle che necessitano di supporto nel settore creativo possono essere spedite a partire dal giorno 22 settembre 2022.       Notizie ImpreseOggi
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Fondo Impresa Creativa: al via la presentazione delle domande di contributo a fondo perduto.

Finalmente, dopo mesi di attesa, il Ministero dello Sviluppo Economico ha emanato il Decreto Direttoriale del 30 maggio 2022 con il quale si dettano le linee per la presentazione delle domande di contributo a fondo perduto per le imprese creative, così come previsto dall’articolo 1, commi 109 e ss., della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (Legge di Stabilità 2022) Beneficiari del Fondo Impresa Creativa Possono fare richiesta di agevolazione:
  • Le imprese creative, cioè quelle imprese che operano in settori che comprendono le attività volte alla produzione, alla diffusione, alla conservazione di beni o servizi che costituiscono espressioni culturali e di creatività. Rientrano in tale categoria le attività nell’ambito dell’architettura, dell’archivistica, delle biblioteche, dei musei, dell’artigianato artistico, dell’audiovisivo, del cinema, della televisione, del software, dei videogiochi, del design, dei festival, della musica, della letteratura, delle arti, dello spettacolo, dell’editoria, della radio, delle arti visive, della comunicazione e della pubblicità. L’impresa creativa deve rientrare nella classificazione dei codici ATECO elencati nell’Allegato 1 del Decreto interministeriale 19 novembre 2021;
  • Le imprese non creative che, però, partecipano a progetti integranti con imprese creative.
  • Le imprese non creative le quali necessitano di un supporto per lo sviluppo nel settore creativo.  
Per entrambe le tipologie la condizione è che si tratti di micro, piccola e media impresa così come definita dai regolamenti dell’Unione Europea. Possono richiedere l’agevolazione anche imprese non costituite, purchè entro sessanta giorni dalla comunicazione di ammissione al contributo comunichino al soggetto gestore (Invitalia, nel caso di specie) la documentazione che ne attesti l’effettiva costituzione. Infine possono presentare la domanda sia imprese neo costituite, cioè quelle non più anziane di cinque anni dalla data di presentazione della richiesta, sia quelle costituite da più di tale periodo, per spese necessarie all’implementazione o sviluppo di nuove attività o servizi. Iniziative e spese ammissibili. Le spese, per essere ammissibili, non possono superare i 500.000,00 euro al netto d’iva, devono essere realizzate entro 24 mesi dalla concessione e devono riguardare:
  • Immobilizzazioni materiali, quali impianti, macchinari, e attrezzature. Sono esclusi i beni usati;
  • Immobilizzazioni immateriali, quali licenze d’uso o brevetti;
  • Opere murarie, nel limite del 10% delle spese ammissibili;
  • Capitale circolante, nel limite del 50% delle spese precedenti. Per capitale circolante si intende le spese relative a materie prime, affitti, servizi di carattere ordinario, spese del personale
Nel caso di imprese non creative che necessitano di un supporto per lo sviluppo creativo, le spese ammissibili devono riguardare interventi volti all’introduzione di innovazioni di prodotto o di processo oppure l’ammodernamento dell’organizzazione aziendale. I servizi devono essere erogati da “imprese creative” e devono rientrare nei settori dello sviluppo del marketing, del brand o nella valorizzazione di design e design industriale. Entità dell’agevolazione. L’agevolazione è pari all’80% delle spese ammissibili, ed è così suddivisa:
  • 40% a fondo perduto;
  • 40% finanziamento agevolato a un tasso pari a zero e di durata pari a dieci anni.
Solamente nel caso di imprese non creative che necessitano di un supporto per lo sviluppo creativo, l’agevolazione dell’80% è interamente a fondo perduto, e comunque per un importo massimo pari ad euro 10.000,00. Scadenze per la domanda di contributo. Compilazione della domanda di agevolazione. Per gli interventi riguardanti la nascita o il consolidamento delle imprese creative la compilazione della domanda può avvenire a partire dalle ore 10:00 del 20 giugno 2022. Per gli interventi per la collaborazione fra imprese creative e non, e per quelle che necessitano di supporto nel settore creativo, la compilazione della domanda può avvenire a partire dalle ore 10 del 6 settembre 2022. Invio della domanda di agevolazione. Le domande relative agli interventi per la nascita o il consolidamento delle imprese creative devono essere spedite a partire dalle ore 10.00 del 05 luglio 2022. Le domande relative agli interventi per la collaborazione fra imprese creative e non, e per quelle che necessitano di supporto nel settore creativo possono essere spedite a partire dal giorno 22 settembre 2022.       Notizie ImpreseOggi
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Estate al parco Cento Fiori: la Banda POPolare dell’Emilia Rossa per la Festa della Repubblica apre una lunga serie di eventi: concerti, film, cartoni animati e incontri con gli autori sull’erba

Cooperativa sociale Cento Fiori - Lun, 30/05/2022 - 15:50

Il Programma di giugno del Marecchia Social Fest Estate: concerti gratuiti e impegno sociale, libri, film e cartoni animati a partire dalle 17 del 2 giugno fino alla fine di agosto, presso il vivaio La Serra Cento Fiori (via Galliano 19, ai bordi del parco XXV aprile).

Rimini – La Festa della Repubblica, con la Banda POPolare dell’Emilia Rossa, inaugura l’estate al Parco della Serra Cento Fiori, con un ricco calendario di eventi che abbraccia molteplici forme di cultura – concerti, presentazioni di libri, film, cartoni animati e persino un rock contest per bande giovanili – e che si concluderà alla fine di agosto, creato grazie alla collaborazione tra la Cooperativa Sociale Cento Fiori, Cartoon Club e Cinema Tiberio. Marecchia Social Fest Estate, questo il nome che comprende i vari cicli di manifestazioni in programma al parco che circonda il vivaio della Cooperativa Sociale Cento Fiori, ai bordi del parco XXV Aprile, accessibile da via Galliano 19 e da via Padre Tosi.

Si debutta con la musica e l’impegno sociale del 2 giugno con il concerto gratuito della Banda POPolare dell’Emilia Rossa, che sul palco verrà supportata dall’opening act della Atletico Orchestra Marnàin di Rimini. La band modenese, formata da Paolo Brini (voce), Valerio Chetta (pianista), Jean Pierre Cronod (violinista), Massimiliano Codeluppi (chitarra), Francesca Parlati (tastiera e voce), Matteo Parlati (basso), Guillermo Valiente (percussioni autoprodotte) e Giuseppe Violante (batteria), è impegnata nel tour Lei, la canzone che vede coinvolti i Modena City Ramblers e che nel giro di appena 10 giorni ha ottenuto oltre 130 mila ascolti sul web. L’ Atletico Orchestra Marnàin – Andrea Pari Marnàin, voce, chitarra flamenca, Andrea Bracconi, sax, Giacomo Depaoli, percussioni, Simone Genghini, chitarra elettrica ed Elisa De Carli, cori – proporranno uno spettacolo musicale che lascia sospesi nel grande cuore del Sud America, tra versi di lotta, libertà e passioni.

Già il giorno dopo, venerdì 3 giugno alle 21, un nuovo debutto: prende l’avvio il calendario di Incontri con l’Autore, dedicati a scrittori o editori locali. Debutto all’insegna di Federico Fellini. Alla sua infanzia infatti è dedicata l’ultima fatica letteraria di Davide Bagnaresi, giovane ricercatore storico riminese – Federico Fellini. Biografia dell’infanzia, edizioni Sabinae – che dialogherà con l’amico – ed esperto di cinema nonché poeta – Gianfranco Miro Gori, in una serata coinvolgente. La rassegna proseguirà il 10 giugno, sempre alle 21, con Sabrina Foschini, curatrice di due volumi La mia storia nell’arte. Ritratti di gatti indimenticabili e La mia storia nell’arte. Ritratti di Cani indimenticabili, editi da NFC Edizioni, che vedono i contributi di Lia Celi, Sabrina Foschini, Alessandro Giovanardi e Massimo Pulini. Con la curatrice interverranno Alessandro Giovanardi e Vera Bessone. Altri due appuntamenti con gli autori sono in corso di definizione per luglio e agosto.

Sabato 4 giugno altro debutto, dedicato ai giovani che si affacciano al mondo della musica: è Rockwood, il contest per bande giovanili del territorio riminese. Dopo due lunghissimi anni di pandemia, la Cooperativa Sociale Cento Fiori ha inteso creare un’occasione per i giovani musicisti che non hanno potuto esercitare abbastanza passioni, talenti e lo stare insieme. Rockwood vuole essere l’occasione per riscoprire la musica e confrontarsi con un palco, un vero service audio, una giuria di esperti e l’energia galvanica del pubblico. Le selezioni sono ancora in atto, basta mandare una mail a rockwood@coopcentofiori.it, il palco aspetta i ragazzi anche il 2 luglio, mentre per i vincitori ci sarà un concerto tutto per loro in data da definire.

Giugno proseguirà con Balfolk sur l’herbe, prima rassegna gratuita in tre appuntamenti del venerdì dal 17 giugno al 1° luglio, con le note delle musiche popolari francesi, italiane, irlandesi, scandinave, balcaniche e chi più ne sa (suonare) più ne metta, che invitano ai vortici dei balli di gruppo e di coppia – mazurke francesi, scottish, valzer e polke. Passi e note che hanno fatto la storia e il presente del divertimento europeo.

Ad aprire la rassegna venerdì 17 il Trio Spatacchini, bolognesi che propongono un repertorio balfolk con venature jazz e altre sfumature attinte dalle musiche popolari francesi e irlandesi. Ma non stupitevi di ballare un valzer che sa della Parigi bohémien, una mazurka con riflessi di Ravel e Debussy, una chapeloise su una sfrenata giga irlandese, una scottish in pieno stile Glenn Miller. Giorgio Tacconi, Sissi Spicca e Lippo Mariolini – questi i componenti del Trio Spatacchini – aggiungerano al loro repertorio una voce mitteleruropea, grazie alla cantante Claudia Divon, special guest della serata.

Venerdì 24 è di scena invece l’organetto diatonico dell’attesissimo Filippo Gambetta, musicista internazionale dai numerosi progetti musicali che si divide tra Europa e nord America, partecipando ai più importanti festival di Balfok di tutto il vecchio continente. Con sei album all’attivo, uno dei quali, Otto baffi, vincitore del Premio Nazionale Città di Loano, a Rimini proporrà un repertorio di sue composizioni sulle forme coreutiche tradizionali di Italia, Francia, Isole Britanniche e Scandinavia.

La rassegna viene chiusa dall’affermato duo delle vicine Marche, i Di Doux, presenza familiare nella cultura balfolk che si rinnova in diversi progetti. Sono Sara Pierleoni e Giuseppe Grassi, che nell’occasione proporranno un repertorio, per la maggior parte cantato, di brani tradizionali e contemporanei da Bretagna, Guascogna, Poitou, ma, perchè no, anche una dolce mazurka portoghese, o un forrò. Inviti alle danze con le “vibrazioni” di voce, fisarmonica e pianoforte.

Nei prossimi giorni verrà diffuso il programma di luglio e agosto. Ulteriori informazioni a comunicazione@coopcentofiori.it – cell 339 5472580

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Regime forfettario: dal 01 luglio 2022 scatta l’obbligo della fatturazione elettronica ma non per tutti.

Finalmente dopo tanti annunci, l’obbligo della fatturazione elettronica per chi si avvale del regime forfettario diventa realtà. A stabilirlo è l’articolo 18 comma 1 e 2 del decreto legge 30 aprile 2022, n. 36, rubricato come “Ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)” e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – Serie Generale – numero 100 del 30.04.2022. Obbligo ma non per tutti. In perfetto stile italiano, però, l’obbligo c’è ma non per tutti. Infatti il comma 2 del citato articolo 18 stabilisce che, a partire dal 01 luglio 2022, sono tenuti ad adottare, la fatturazione elettronica i soggetti in regime forfettario e nel regime dei minimi che “nell'anno precedente abbiano conseguito ricavi ovvero percepito compensi, ragguagliati ad anno, superiori a euro 25.000”. Solo dal 01 gennaio 2024 l’obbligo è esteso a tutti i soggetti. Coloro i quali, invece, hanno aperto la partita iva nel 2022 non avranno l’obbligo di emettere la fattura elettronica dal 01 luglio 2022. L’obbligo scatterà nel 2023 nel caso in cui al 31.12.2022 abbiano superato i 25.000 euro di fatturato ragguagliati al periodo di apertura dell’attività. Esclusioni dall'obbligo di fatturazione elettronica. Il primo limite, quindi, all’adozione della fatturazione elettronica sta nel fatto di avere conseguito, nell’anno precedente (e cioè il 2021) ricavi o compensi superiori a euro 25.000. Il ragguaglio all’anno significa che se un soggetto, ad esempio, ha aperto la partita Iva a ottobre 2021, dovrà calcolare il limite per i 3/12 dello stesso (ottobre – novembre – dicembre). Nel caso, quindi, si dovranno emettere fatture nel formato elettronico se i ricavi lordi sono stati superiori ad euro 6.250,00. Il secondo limite, non esplicitato nel Decreto in commento ma dedotto dalla lettura delle norme attualmente in vigore, potrebbe riguardare, a prescindere dal fatturato realizzato nell’anno precedente, i soggetti che sono obbligati ad inviare i dati al Sistema Tessera Sanitaria, cioè sostanzialmente tutti gli esercenti le professioni sanitarie per le quali le relative prestazioni possono essere scaricate dalle dichiarazione dei redditi dei propri clienti. Infatti l’art. 10-bis del Decreto Legge 23 ottobre 2018, n. 119 stabilisce che per gli anni 2019, 2020, 2021 e 2022, “i soggetti tenuti all'invio dei dati al Sistema tessera sanitaria, ai fini dell'elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata, […] non possono emettere fatture elettroniche […] con riferimento alle fatture i cui dati sono da inviare al Sistema tessera sanitaria”. Al momento tale divieto di emissione della fattura elettronica vale solo per il 2022. Per cui, in caso di sua mancata proroga, dal 2023 anche per questi soggetti occorrerà procedere alla verifica del fatturato conseguito nel corso del 2022.  Conclusioni: chi sono i soggetti obbligati alla fatturazione elettronica Per riepilogare, quindi, i soggetti che si avvalgono del regime forfettario e del regime dei minimi che sono tenuti, a far data dal 01 luglio 2022, ad emettere la fattura elettronica sono esclusivamente quelli che nell’anno precedente hanno avuto più di 25.000 euro di fatturato su base annua e che svolgono una professione “non sanitaria”. Per tutti gli altri l’obbligo scatterà a far data dal 01 gennaio 2024.  C'è da osservare, però, che l'effettiva entrata in vigore dell'obbligo della fatturazione è connesso alla conversione in legge del D.l. 36/2022, che non è scontata. Infatti alcune forze politiche hanno già presentato una serie di emendamenti volti al rinvio dell'introduzione dell'obbligo in commento o alla sua sostanziale modifica. Ovviamente solo l'approvazione definitiva della legge di conversione consentirà di avere la misura degli obblighi di fatturazione a carico dei contribuenti in regime forfettario.  Notizie ImpreseOggi
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Regime forfettario: dal 01 luglio 2022 scatta l’obbligo della fatturazione elettronica ma non per tutti.

Finalmente dopo tanti annunci, l’obbligo della fatturazione elettronica per chi si avvale del regime forfettario diventa realtà. A stabilirlo è l’articolo 18 comma 1 e 2 del decreto legge 30 aprile 2022, n. 36, rubricato come “Ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)” e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – Serie Generale – numero 100 del 30.04.2022. Obbligo ma non per tutti. In perfetto stile italiano, però, l’obbligo c’è ma non per tutti. Infatti il comma 2 del citato articolo 18 stabilisce che, a partire dal 01 luglio 2022, sono tenuti ad adottare, la fatturazione elettronica i soggetti in regime forfettario e nel regime dei minimi che “nell'anno precedente abbiano conseguito ricavi ovvero percepito compensi, ragguagliati ad anno, superiori a euro 25.000”. Solo dal 01 gennaio 2024 l’obbligo è esteso a tutti i soggetti. Coloro i quali, invece, hanno aperto la partita iva nel 2022 non avranno l’obbligo di emettere la fattura elettronica dal 01 luglio 2022. L’obbligo scatterà nel 2023 nel caso in cui al 31.12.2022 abbiano superato i 25.000 euro di fatturato ragguagliati al periodo di apertura dell’attività. Esclusioni dall'obbligo di fatturazione elettronica. Il primo limite, quindi, all’adozione della fatturazione elettronica sta nel fatto di avere conseguito, nell’anno precedente (e cioè il 2021) ricavi o compensi superiori a euro 25.000. Il ragguaglio all’anno significa che se un soggetto, ad esempio, ha aperto la partita Iva a ottobre 2021, dovrà calcolare il limite per i 3/12 dello stesso (ottobre – novembre – dicembre). Nel caso, quindi, si dovranno emettere fatture nel formato elettronico se i ricavi lordi sono stati superiori ad euro 6.250,00. Il secondo limite, non esplicitato nel Decreto in commento ma dedotto dalla lettura delle norme attualmente in vigore, potrebbe riguardare, a prescindere dal fatturato realizzato nell’anno precedente, i soggetti che sono obbligati ad inviare i dati al Sistema Tessera Sanitaria, cioè sostanzialmente tutti gli esercenti le professioni sanitarie per le quali le relative prestazioni possono essere scaricate dalle dichiarazione dei redditi dei propri clienti. Infatti l’art. 10-bis del Decreto Legge 23 ottobre 2018, n. 119 stabilisce che per gli anni 2019, 2020, 2021 e 2022, “i soggetti tenuti all'invio dei dati al Sistema tessera sanitaria, ai fini dell'elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata, […] non possono emettere fatture elettroniche […] con riferimento alle fatture i cui dati sono da inviare al Sistema tessera sanitaria”. Al momento tale divieto di emissione della fattura elettronica vale solo per il 2022. Per cui, in caso di sua mancata proroga, dal 2023 anche per questi soggetti occorrerà procedere alla verifica del fatturato conseguito nel corso del 2022.  Conclusioni: chi sono i soggetti obbligati alla fatturazione elettronica Per riepilogare, quindi, i soggetti che si avvalgono del regime forfettario e del regime dei minimi che sono tenuti, a far data dal 01 luglio 2022, ad emettere la fattura elettronica sono esclusivamente quelli che nell’anno precedente hanno avuto più di 25.000 euro di fatturato su base annua e che svolgono una professione “non sanitaria”. Per tutti gli altri l’obbligo scatterà a far data dal 01 gennaio 2024.  C'è da osservare, però, che l'effettiva entrata in vigore dell'obbligo della fatturazione è connesso alla conversione in legge del D.l. 36/2022, che non è scontata. Infatti alcune forze politiche hanno già presentato una serie di emendamenti volti al rinvio dell'introduzione dell'obbligo in commento o alla sua sostanziale modifica. Ovviamente solo l'approvazione definitiva della legge di conversione consentirà di avere la misura degli obblighi di fatturazione a carico dei contribuenti in regime forfettario.  Notizie ImpreseOggi
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«Ti voglio capace»: un po’ del tanto che Andrea Canevaro ci ha donato con insegnamenti, consigli, progetti condivisi

Cooperativa sociale Cento Fiori - Gio, 26/05/2022 - 19:59
Autentico, amava stare in mezzo alle persone, si implicava: qualche ricordo del pedagogista e delle sue lezioni nelle esperienze con la Cento Fiori.

Andrea Canevaro ha intersecato in progetti e occasioni la storia pedagogica della Cento Fiori. Ricordiamo l’Università della Marginalità, progetto che ci coinvolgeva con la Scuola Bleger, il Centro Zavatta, la Papa Giovanni XXIII e la Caritas. Andrea ha dato ai pazienti e assistiti delle diverse realtà (ma anche agli educatori) gli strumenti pedagogici per trasformarli da testimoni della loro vicenda in educatori per le altre persone in difficoltà. Un progetto che ha gemmato altre intense esperienze nel tempo e nel territorio.

Così come invece alcuni progetti non sono decollati, come Rimini città educativa, ma nel quale c’erano le sue intuizioni di allora che oggi, nel tempo del post covid, riempiono la bocca di tanti: solo insieme possiamo sperare in qualche cambiamento.

Anni dopo, parlando in Comunità di Vallecchio sul ruolo dell’educatore, Andrea ci ha trasmesso l’idea che potevamo trasformare ciò che ci piaceva fare, le nostre passioni – la cucina, la ginnastica, i nostri interessi di tutti i giorni – in mediatori pedagogici, perché così la relazione con il paziente sarebbe stata più autentica, viva e intensa.

Andrea era così, era autentico, amava stare in mezzo alle persone, si implicava. Tu lo chiamavi e lui era disponibile. Dava a tutti la possibilità di fare le cose. Gettava semi. Un suo modo di valorizzare il talento di chiunque è riassumibile nella frase che spesso ripeteva:” ti voglio capace”.

Tanti dialoghi, insegnamenti, semi e condivisioni che, portati sul terreno della pratica ci hanno aiutato a crescere negli anni e a darci quegli strumenti che ci hanno aiutato a superare, insieme ai nostri pazienti, anche lo sconosciuto: questi due anni intensi e terribili di epidemia.

Grazie Andrea.

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Il parco Cento Fiori fa il bis di musica: la Banda POPolare dell’Emilia Rossa per la Festa della Repubblica

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mar, 24/05/2022 - 15:05
Rimini chiama a raccolta gli amanti di musica e impegno sociale con un concerto gratuito a partire dalle 17 del 2 giugno presso il vivaio La Serra Cento Fiori (via Galliano 19, ai bordi del parco XXV aprile).

Rimini – Un altro pomeriggio di festa e di valori civili e sociali: la Banda POPolare dell’Emilia Rossa è stata chiamata dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori a rallegrare la Festa della Repubblica, il 2 giugno. Stesso luogo che ha ospitato i Modena City Ramblers il 25 aprile, il parco della Serra Cento Fiori. Differenti le note, anche se le due band hanno molto in comune: stessa terra d’origine, stesso impegno sociale nella ricerca musicale che in diverse occasioni è diventata collaborazione.

Come il brano Lei, della Banda POPolare dell’Emilia Rossa e i Modena City Ramblers, dedicato al musicista e cantautore francese Georges Moustaki, che in appena 10 giorni dall’uscita, il 22 aprile, ha registrato sul web oltre 130 mila ascolti..

Il programma della giornata di festa nazionale e del fine settimana seguente deve essere completato con alcuni dettagli, ma certo il perno centrale è la muscia e l’impegno.

Nata il 25 aprile aprile 2011 in piazza Grande a Modena, la Banda POPolare dell’Emilia Rossa scrive nella sua biografia: «Il nostro intento è stato fin dal primo momento fare politica rivoluzionaria, militante ed anticapitalista attraverso una delle forme di comunicazione più diretta, efficace ed emozionate che esistano, la musica….senza naturalmente rinunciare alla “balotta” (balotta in dialetto modenese significa “movida”, “fare festa”)». E festa sarà con Paolo Brini (voce), Valerio Chetta (pianista), Jean Pierre Cronod (violinista), Massimiliano Codeluppi (chitarra), Francesca Parlati (tastiera e voce), Matteo Parlati (basso), Guillermo Valiente (percussioni autoprodotte) e Giuseppe Violante (batteria).

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Lo sguardo di Teo De Luigi sui migranti: nuovo appuntamento con L’Africa in Noi 2, Confini di terra e di mare

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mer, 18/05/2022 - 14:59
Senza radici Noi migranti in un paese chiamato Italia, Documentario di Teo De Luigi, 2020, venerdì 20 maggio, Cinema Teatro Tiberio, ore 21 (ingresso 5 euro).

Rimini – Dopo la lezione magistrale di Anna Maria Medici, che ci ha offerto una visione globale e inedita del fenomeno migratorio e dell’Africa, Confini di terre e di mare, seconda edizione di L’Africa in noi, la rassegna, organizzata da Vite in transito, Istituto storico, Biblioteca Gambalunga Margaret aps, con il contributo di Cinema Tiberio e Cooperativa Sociale Cento fiori e in collaborazione del Comune di Rimini, si posta nella sede del Cinema Tiberio, che propone la visione di un docufilm del regista riminese Teo De Luigi Senza Radici. Noi migranti in un paese chiamato Italia.

Rimini – Confini di terre e di mare, seconda edizione di L’Africa in noi, si sposta nella sede del Cinema Tiberio e propone la visione di un docufilm del regista riminese Teo De Luigi: Senza Radici. Noi migranti in un paese chiamato Italia. Con questo docufilm il regista vuole offrire un contributo alla riflessione sul fenomeno migratorio, I migranti, di solito percepiti come una massa astratta e indistinta sulla quale proiettare paure collettive, sono incontrati come persone con la loro storia. Con la varietà delle storie personali si vuole fornire un quadro, complesso e rappresentativo, dei casi e delle circostanze, che hanno costretto questi uomini e donne ad abbandonare la loro terra e mettere in gioco la vita. Teo De Luigi ci propone di conoscere i loro volti e ascoltare la loro voce, per rispondere alla domanda: sono “intrusi”, “risorse” o persone?

La rassegna è organizzata da Vite in transito, Istituto storico, Biblioteca Gambalunga Margaret aps, con il contributo di Cinema Tiberio e Cooperativa Sociale Cento fiori e in collaborazione del Comune di Rimini. Senza Radici è il secondo appuntamento, dopo l’avvio della rassegna con la lezione di Anna Maria Medici, che ha offerto una visione globale e inedita del fenomeno migratorio e dell’Africa.

Teo De Luigi è autore e regista riminese. Dopo aver creduto nella rivoluzione creativa del ‘68., dagli anni ‘80 si è dedicato al reportage, al documentario, ai corti, per raccontare il comportamento umano nella sua epoca. Ha avuto come maestro Sergio Zavoli, col quale ha collaborato per 14 anni. Nel mentre ha esplorato con film-doc i più diversi contesti sociali, dalle inquietudini giovanili nelle città metropolitane, alla solidarietà dei volontari, al Cottolengo di Torino, dai comportamenti estremi nei riti religiosi del sud, alle pagine storiche della resistenza nei racconti di Nuto Revelli e Giorgio Bocca, dalle contraddizioni sollevate nel ‘68 e nel ‘78, raccontate da Adriano Sofri e Julio Velasco, alle imprese sportive che segnano la fine del ‘900. Nel nuovo secolo si avvicina al mondo dell’arte, grazie all’amicizia col grande pittore bolognese Wolfango (Peretti-Poggi) e ai due grandi temi contemporanei: la drastica riduzione del lavoro in fabbrica e il recente processo migratorio.

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Adolescenti e migranti, al Mulino di Amleto la serata conclusiva del progetto che coinvolge scuole del territorio e ospiti dei progetti di accoglienza

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mar, 17/05/2022 - 18:28

Letture sceniche frutto di laboratori di scrittura condotti da Beppe Chirico, psicoanaliste e psicoterapeute del gruppo SPI e SIPsA-COIRAG, in partenariato con L’Istituto di Scienze dell’Uomo Rimini, e operatori delle cooperative sociali Cad e Cento Fiori, con il coordinamento di Associazione Arcobaleno ODV.

Rimini – Serata conclusiva dei laboratori del progetto Adolescenti e migranti 2021/2022: “Racconti in cammino. Parole, identità, nuove appartenenze”, questo il titolo della lettura scenica che si terrà mercoledì 25 maggio alle ore 20.30 presso il Mulino di Amleto Teatro (via del Castoro 7, Rimini) con il patrocinio del Comune di Rimini.

Sul palcoscenico si alterneranno narrazioni e testimonianze scritte da alcuni studenti del liceo “G. Cesare – M. Valgimigli” di Rimini (indirizzo Scienze Umane) in collaborazione con i ragazzi migranti accolti presso le cooperative sociali CAD e Cento Fiori.

Narrazioni e testimonianze frutto di laboratori di scrittura condotti dall’attore Beppe Chirico, da alcune psicoanaliste e psicoterapeute del gruppo SPI e SIPsA-COIRAG, in partenariato con L’Istituto di Scienze dell’Uomo Rimini, e operatori delle cooperative sociali Cad e Cento Fiori, con il coordinamento di Associazione Arcobaleno ODV.

A questi laboratori hanno partecipato attivamente gli operatori delle cooperativa sociali Cad e Cento Fiori, sia prestando la loro esperienza con la migrazione sia, in alcuni casi, come co-conduttori nei laboratori teatrali con i ragazzi stranieri che vengono seguiti nei progetti Cas e Sai, oltre a partecipare agli incontri nelle scuole coinvolte.

I laboratori sono inseriti nel Progetto “Casa dell’Intercultura Aylan Kurdi – Integrazione 2021”, approvato e finanziato nell’ambito del Piano di zona per la salute e il benessere sociale del Comune di Rimini.

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Il Limbo dell’Intercettazione Precoce

Scuola di prevenzione José Bleger Rimini - Lun, 16/05/2022 - 21:52

 

di Marella Tarini

Le riflessioni seguenti prendono corpo in seguito alla esecuzione di un percorso di supervisione effettuato afavore di un gruppo di psicoterapeuti appartenenti ad un’organizzazione di Privato Sociale, incaricato di svolgere, per conto di un Ambito Territoriale Sociale, azioni di intercettazione precoce del disagio psico-relazionale, specialmente, ma non esclusivamente, a favore della popolazione giovanile.
La creazione di strutture mobili operative alle quali è attribuito il compito di captare i bisogni emergenti nella comunità di un territorio è esperienza abbastanza recente nel panorama delle risorse sanitarie messe in campo per tentare di dare risposte alle complessità che si manifestano e che possono essere interpretate come portatrici di potenziali disfunzioni individuali e collettive.

Tali complessità spesso sono caratterizzate da situazioni di alterazione degli equilibri pregressi presenti nelle relazioni familiari o istituzionali, come per esempio nell’ambito della Scuola, che non si strutturano immediatamente come manifestazioni patologiche già configurate in complessi sintomatologici chiaramente identificabili, ma più spesso si presentano con aspetti sfumati e indefiniti, che ingenerano comunque preoccupazione o difficoltà gestionali a carico degli attori coinvolti.

L’apparato sanitario istituzionale, in maniera particolare quello pubblico, si è mostrato inadatto a farsi carico degli interventi possibili e plausibili a questo riguardo. Questa incapacità o difficoltà si è declinata ed è risultata evidente in special modo negli ultimi anni, per una serie di motivi. Uno di questi motivi è la abdicazione del settore pubblico della Sanità alle politiche attive di promozione di salute sul territorio, se si esclude, in parte, l’ambito di intervento del settore delle dipendenze patologiche, che è incaricato,
con finanziamenti appositamente dedicati, della attuazione di percorsi e progetti preventivi comunitari con il mandato esplicito di ridurre l’ipotetico impatto determinato dalla estensione generalizzata dell’uso di sostanze esogene o di comportamenti definibili come “dipendenti”, come per esempio il gioco d’azzardo patologico o la dipendenza digitale.

Un altro motivo, complementare al precedente, è la obiettiva moltiplicazione a livello comunitario di situazioni di sofferenza relazionale, caratterizzate da una disfunzione ed un impoverimento della comunicazione intergenerazionale che ricade sul funzionamento di tutte le istituzioni sociali e che si aggancia al processo di profonda crisi nella definizione dei ruoli presenti nelle interazioni. A questa massiccia moltiplicazione di aspetti potenzialmente generatori di disagio, che potrebbe essere colto ed affrontato positivamente per aprire un processo indirizzato ad una produttiva elaborazione evolutiva, le istituzioni sanitarie hanno risposto con tutta la loro inadeguatezza quantitativa, dato l’impoverimento progressivo di risorse determinato dalle scelte politiche e finanziarie che hanno prodotto costanti tagli lineari; ma anche con una inadeguatezza qualitativa, in parte conseguente alla riduzione di investimenti appena citata ed in parte specifica in sé: la enfasi messa in campo a sostenere approcci di carattere fortemente riduzionista, meccanicista e positivista ha fatto scemare la capacità di accogliere le complessità e le forme “indefinite”, che invece si manifestano sempre più frequentemente, con il risultato che quando queste si presentino non sia possibile identificare il Servizio o la Struttura che possa iniziare a farsene carico.

Un esempio eclatante è quello delle problematiche che insorgono in età adolescenziale ed in special modo minorile: se la disfunzione che si comincia ad evidenziare ha delle caratteristiche che potrebbero essere potenzialmente di competenza psichiatrica, almeno per l’espletamento di una fase conoscitiva preliminare, il problema non è accolto dai Servizi preposti, perché normativamente e burocraticamente essi non sarebbero destinati ad accogliere soggetti che non abbiano compiuto la maggiore età; allora viene suggerito l’invio ai Servizi di Pediatria, che però non ritengono di essere competenti a valutare il tipo di tematiche di cui si sta parlando, perché le si ritiene aderenti ad un campo specialistico peculiare che non attiene al loro mandato; non va meglio se si ricorre all’ intervento dei Consultori, che, ridotti all’osso per ciò che riguarda l’attribuzione di personale e di operatori, dichiarano di rispondere, e tra l’altro con estrema obiettiva difficoltà, solo alle situazioni caratterizzate da implicazioni giudiziali e quindi inoltrate dal Tribunale.

E siamo solo al momento della apertura di un eventuale processo di valutazione diagnostica…
Risultato: ciò che sta emergendo non trova il luogo dove poter essere depositato, entra in un’esperienza di rimbalzo da un campo operativo all’altro, viene lasciato di fatto a se stesso in una dimensione di moltiplicazione della ansia confusionale e la convulsa ed impropria risposta istituzionale, anziché contenere il processo, contribuisce ad acuire il disagio e la paura, favorendo di fatto un incremento degli aspetti sofferenti che sono in campo e lo scivolamento verso sintomi più organizzati e verso la costruzione di patologie.

Dobbiamo aggiungere gli aspetti generati dalle vicende degli ultimi due anni, caratterizzati da restrizioni relazionali e obblighi di distanziamento che hanno implicato anche i Servizi, richiamati ad assolvere solo le funzioni considerate imprescindibili e ai quali è stato impedito, per lo meno per larga parte del 2020, di accogliere di persona presso le Strutture gli utenti che non presentassero caratteristiche di urgenza: quindi, la disponibilità degli assetti sanitari si è mostrata in forma ancora più coartata, mentre le situazioni di disagio comunitario si sono acuite, anche per via della riduzione drastica della fruibilità di articolati spazi fisici di condivisione e per via del confinamento prolungato all’interno delle abitazioni: le relazioni sono state limitate per lungo tempo all’ambito strettamente familiare, con la eliminazione delle esperienze spaziali alternative che potessero permettere momenti di espressione della propria autonomia: pensiamo in questo senso alle scuole a lungo chiuse e alle lezioni svolte in didattica a distanza e ai periodi di quarantena ed isolamento che molti nuclei familiari hanno dovuto osservare anche ripetutamente, per via del contagio di alcuni dei membri, verificatosi anche a rotazione.

In questo contesto pre e post emergenza epidemica, caratterizzato dalla mancata o impossibile o disorganizzata risposta della sanità pubblica e dalla concomitante esacerbazione dei quadri di sofferenza della popolazione, si sono moltiplicate e radicate le esperienze di costruzione di “Sportelli” di Ascolto” in spazi extraistituzionali, presso i quali potesse essere portato e rappresentato il disturbo o il disagio, spesso complesso e sfumato, poliedrico e sfaccettato, difficilmente definibile a priori, chiamando in campo, per la esecuzione delle attività di cosiddetta intercettazione precoce, Strutture del Privato Sociale incaricate all’uopo da istituzioni Pubbliche che potevano contare su finanziamenti dedicati. Tali sportelli si sono configurati in forma telematica durante il periodo in cui l’interazione in presenza era impedita e poi di nuovo con una forma che consentisse l’incontro diretto. Tra le forme di esecuzione di questa tipologia di attività dobbiamo annoverare anche la funzione espletata presso gli Istituti Scolastici, particolarmente, ma non solo, all’interno dei Centri di Informazione e Consulenza.

E’ in questo quadro che, nel 2021, il gruppo di psicoterapeuti descritto in premessa e dedicato alla funzione di “intercettazione precoce del disagio” per conto di un Ambito Territoriale Sociale, ha chiesto di avviare un percorso di supervisione. La richiesta era motivata dal fatto che il gruppo si sentiva dichiaratamente lui stesso “a disagio”, incapace di trovare una serena collocazione rispetto al mandato che aveva ricevuto, stretto tra le imprevedibili richieste di intervento che gli giungevano, l’indefinitezza concreta della estensione e della qualità delle azioni che gli erano state assegnate e la difficoltà a raccordarsi con i Servizi deputati alla eventuale successiva presa in carico delle problematiche emergenti.

Come già detto, il gruppo faceva parte di una associazione di Privato Sociale, e l’incarico di eseguire le azioni di intercettazione precoce del disagio emergente sul territorio di competenza, assegnato dall’Ambito tramite l’espletamento di una gara d’appalto, è stato reso possibile per via dell’investimento di un finanziamento pubblico finalizzato, composto da vari canali di emissione. Nei termini della gara e del contratto conseguente era definito anche il monte ore assegnato.

L’équipe era costituita inizialmente da tre partecipanti, tutte di sesso femminile. Durante lo svolgimento del processo, che è durato dal marzo 2021 al marzo 2022, una operatrice ha sospeso la sua attività per qualche mese a causa di alcune complicazioni familiari ed è stata sostituita da una collega. Al rientro in attività della operatrice che aveva dovuto effettuare il periodo di sospensione, anche la collega che l’aveva sostituita è rimasta a lavorare all’interno della équipe, che quindi ha terminato il percorso composta da quattro partecipanti.

Il mandato assegnato riguardava la effettuazione di un servizio di prima accoglienza di situazioni di disfunzione che potevano essere portate o dai singoli direttamente interessati presso la sede della équipe negli orari a disposizione del pubblico, o essere segnalate da attori istituzionali, prevalentemente appartenenti agli Istituti scolastici: in questo caso la richiesta di intervento giungeva da insegnanti o direttori di Istituto, che ritenevano di rilevare in alcuni studenti segnali di deviazione da presunte adeguatezze comportamentali, e riguardava l’esecuzione di azioni a questi rivolte all’interno delle istituzioni medesime, o durante gli orari di funzionamento dei CIC con modalità di incontro individuale o all’interno delle classi, con interventi di incontro collettivo.

La supervisione è stata effettuata utilizzando i criteri della Concezione Operativa di Gruppo, ed è stata strutturata dedicando al processo gruppale un’ora e mezza di ogni incontro, con un lavoro incentrato sulla elaborazione del compito manifesto che l’équipe è stata sollecitata a definire fin dall’inizio, e la successiva ora alla discussione di un concreto caso clinico.
Il compito manifesto che l’équipe ha individuato e rispetto al quale denunciava alcune difficoltà ad aderire, era quello del mandato esplicito che le era stato assegnato, e cioè: ”Intercettare precocemente bisogni emergenti per definire invii idonei.”

Nella prima parte del lavoro con il gruppo – équipe, è emersa una notevole quantità di ansia confusionale che si esprimeva concretamente nella difficoltà ad agire con pertinenza. Non era chiaro, per esempio, quali fossero e se ci fossero i criteri per la definizione di congruità delle richieste di intervento che pervenivano; non era chiaro nemmeno quali fossero e se ci fossero i criteri per definire la congruità della tipologia di risposte da dare. Poco chiaro anche in che tempi l’équipe riteneva giusto dare risposte e se dovesse o meno rispondere con modalità di urgenza, così come veniva a volte richiesto dalle istituzioni che inoltravano le domande di intervento.

L’ansia confusionale era anche alimentata dal fattore obiettivo costituito dal fatto che era molto difficile organizzare gli invii in sicurezza, in quanto non erano state elaborate vie condivise ben definite con i Servizi che sarebbero stati deputati alla eventuale presa in carico delle situazioni che venivano considerate meritevoli di intervento clinico.

Un altro fattore che mostrava l’incertezza rispetto alla pertinenza al compito era rappresentato dal non aver stabilito fino a che punto dovesse estendersi l’azione professionale della équipe a fronte delle situazioni che si presentavano e fino a che punto fosse opportuno consentire la strutturazione del vincolo relazionale con gli utenti, data la prospettiva del loro invio, più o meno prossimo, ad altre Strutture.

Questi elementi di incertezza e di confusione erano interni al gruppo e collusivamente alimentati dall’atteggiamento dei richiedenti e delle istituzioni committenti, che implicitamente si aspettavano da questa équipe che vicariasse i ritardi o i rimandi o l’assenza operativa dei Servizi preposti alla eventuale presa in carico, fattori determinati dagli elementi di disorganizzazione e di disfunzione a carico della Sanità Pubblica che sono stati descritti precedentemente.
Il clima era ansioso e sfiduciato.
Il gruppo si attendeva comunque di conseguire migliori capacità di comunicazione interna ed esterna ed era disposto ad elaborare una miglior organizzazione propria per chiarificare e consolidare i livelli di cooperazione. Si notava comunque un buon livello di appartenenza di ciascun membro alla esperienza della équipe e una manifesta disposizione all’apprendimento.

Durante il processo sono emerse anche paure dell’attacco esterno: la fantasia circolante era che potenzialmente i richiedenti avrebbero potuto esprimere parere negativo sull’operato del gruppo se questo non avesse soddisfatto tutte le modalità con le quali venivano articolate le domande di intervento, anche se queste in diverse occasioni erano apparse francamente per qualche verso incongrue, e che la valutazione negativa sarebbe potenzialmente stata poi assunta anche dai committenti e dai livelli gerarchicamente superiori della cooperativa di appartenenza. Questo tipo di paura faceva sentire il rischio che gli incarichi non sarebbero stati rinnovati. Questa specifica ansia dimostrava come fosse mancato un livello di chiara comunicazione preliminare condivisa rispetto a ciò che l’esterno potesse o dovesse aspettarsi dal lavoro dei professionisti, mancanza che era stata alimentata da un’omissione collusiva, partecipata anche dal gruppo di operatori.

Queste configurazioni portavano le operatrici, come loro stesse facevano consapevolmente emergere in un dato momento, a sentire che non potevano e non sapevano dire di no quando sarebbe stato opportuno, non sapevano e non potevano definire con maggior autorevolezza il confine del proprio operato ed il valore di questo quando segnato da un adeguato limite esecutivo , valore che percepivano costantemente caratterizzato da una mancanza di riconoscimento da parte dei colleghi dei servizi pubblici di riferimento, da parte degli stessi committenti e da parte dei destinatari istituzionali dell’intervento, dai quali si sentivano trattate “ ad uso e consumo”.

In qualche modo il lavoro di questa équipe era quindi caratterizzato da alcune stereotipie, che la facevano permanere nella confusività e che erano perciò sentite come disfunzionali, ma che era difficile risolvere. Gli utenti “intercettati”rimanevano a contatto a lungo con le operatrici, come in attesa prolungata in un limbo, senza che potesse essere fluidamente e serenamente attivata una via di conduzione ai potenziali Servizi di arrivo.

Continuando lo svolgimento del lavoro, è emerso dal latente che il problema centrale del gruppo era la difficoltà ad abbandonare una fantasia sottostante e condivisa silenziosamente, secondo la quale la cooperazione di queste professioniste avrebbe potuto configurare la creazione di una sorta di Servizio Specialistico per strutturare azioni di alto valore professionale a favore delle fasce fragili della popolazione, in special modo quella giovanile, portatrici di aspetti complessi affascinanti sul piano clinico, azioni che avrebbero potuto vicariare l’assenza e la latitanza delle Strutture che sarebbero preposte ufficialmente alla presa in carico, e che avrebbero permesso di scavalcare tutte le difficoltà legate alla partecipazione al complesso lavoro di tessitura ed organizzazione di una Rete composta da tutti gli attori deputati agli interventi.

Ancora, è emersa la fantasia che una presenza continuativa, permanente e professionalizzata presso le Scuole, quale quella che le operatrici erano indubbiamente in grado di esprimere, avrebbe potuto contenere e migliorare le disfunzioni evidenti in quelle Istituzioni didattico-educative, presso le quali a volte si consumano inconsapevoli processi di organizzazione di quadri patologici, più che di sostegno pedagogico– evolutivo.

La permanenza di questa fantasia faceva agire l’équipe in un modo che impediva a se stessa per prima il riconoscimento e la definizione dei limiti del mandato assegnato, con la conseguente tendenza a rispondere a tutte le richieste che pervenivano per evitare ogni insoddisfazione o frustrazione di terzi, a far permanere gli utenti nel vincolo che si strutturava negli incontri, a dilazionare le decisioni e le operazioni relative agli invii ai Servizi preposti, considerati a priori inadeguati e inadempienti, e a pensare potenzialmente risolutivo l’intervento individuale presso le Istituzioni scolastiche.

Quando questa posizione è emersa dal latente è finalmente stato possibile cominciare ad elaborarne il ridimensionamento, certamente con resistenza e con sofferenza, per via dell’inevitabile passaggio verso un sentimento depressivo per la perdita di questa proiezione ideale. A questo punto, le aspirazioni, basate sulla autopercezione di un’obiettiva e fondata preparazione, esperienza e capacità professionale, hanno avuto accesso ad un percorso di adeguamento al campo reale e ai confini determinati dal compito manifesto ed assegnato: il gruppo ha potuto concepire come sia necessario un alto livello di preparazione professionale per svolgere un compito di accoglienza primaria così complesso e delicato; inoltre ha potuto obiettivamente valutare quanta capacità espressa sul campo occorra per essere protagonisti propositivi di un’azione nel contesto, quale quella che organizza la compartecipazione al processo della messa in Rete di Strutture e Servizi che inevitabilmente devono collaborare; ha poi potuto riconoscere a se stesso il possesso di queste qualità, ancorché calibrate ora all’interno dei limiti del compito manifesto e del mandato assegnato.

La rinuncia alla fantasia, la distruzione dell’oggetto ideale, è costata un passaggio per una fase depressiva, ma ha permesso la “ricreazione dell’oggetto per la predisposizione di un progetto”( cit. da “ Il Processo gruppale”, E. Pichon Rivière).
Infatti, da quel momento, il gruppo ha cominciato a ridefinirsi nei suoi rapporti esterni ed interni.

Rispetto all’esterno:
1) ha deciso di aprire un processo di contrattazione con la committenza e con le gerarchie della cooperativa affinché la quantità di lavoro da svolgere possa essere chiaramente calibrata rispetto alle ore assegnate;
2) ha promosso incontri con la coordinazione dell’Ambito per l’esplicitazione delle complessità rilevate e per sollecitare la costanza dei lavori di un già esistente Tavolo Tecnico Territoriale, che è stato costituito al fine di mettere in rete i Servizi pubblici e di privato sociale presenti sul territorio per ottimizzare la collaborazione e il chiarimento sugli specifici mandati istituzionali, in termini di attribuzione di competenze diagnostiche e terapeutiche;
3) ha partecipato attivamente e propositivamente ai lavori del Tavolo medesimo, potendo esplicitare e chiarire quale è il mandato assegnato al gruppo e quali sono le sue conseguenti necessità di raccordo;
4) ha deciso di presentarsi agli Istituti scolastici per la progettazione della interazione relativa al prossimo anno scolastico con una propria proposta progettuale, che prevede il superamento del semplice sistema delle azioni garantite a chiamata e dà piuttosto l’indicazione di istituire percorsi di supporto cadenzato al gruppo dei docenti: questa idea progettuale è scaturita dalla considerazione che il disagio che può emergere all’interno di una scuola a carico di un individuo e che può essere rilevato da qualche membro del corpo docente, non è mai definitiva e sola espressione di una qualche inadeguatezza del soggetto designato, ma esprime tutta la complessità della Istituzione didattico – educativa, include l’implicazione di chi rileva e segnala il disagio medesimo, e disvela la necessità di elaborare presso il corpo docente e gli uffici direttivi l’importanza della integrazione delle funzioni e delle abilità pedagogiche con quelle didattiche.

Rispetto alle dinamiche interne:
1) è emersa la idea di costruire una scheda di rilevazione degli interventi effettuati, con particolare riguardo a quelli individuali, con indicazione dell’esito di ogni singolo procedimento e con l’evidenziazione dei termini di esecuzione dell’invio finale.

2) il gruppo ha valutato l’opportunità di definire il numero massimo di incontri che possono essere destinati ad ogni utente accolto, al fine di poter avere una definizione diagnostica preliminare che permetta l’eventuale invio congruo al servizio istituzionalmente dedicato e con lo scopo di scongiurare la permanenza ad libitum presso l’équipe di situazioni che presentano evidenti risvolti clinici. E’ difatti apparsa impropria ed inopportuna la creazione di un vincolo troppo strutturato tra i singoli utenti che si avvalgono dell’intervento di intercettazione ed i componenti dell’équipe, data la necessità riconosciuta di ottemperare in tempi brevi alla parte di compito che prevede invii idonei ai Servizi che saranno deputati alla presa in carico.

3) Il gruppo ha inoltre valutato l’opportunità di svolgere alcune azioni di intercettazione precoce, azione che prevede la configurazione di una plausibile ipotesi diagnostica, in collaborazione fra più figure, specialmente quando si consideri utile e/o necessario coinvolgere nel processo i membri della famiglia di appartenenza, in un’ottica di cooperazione e di collaborazione.

4) è emerso il desiderio di approfondire le tematiche inerenti i processi di Analisi Istituzionale, per garantire un maggior apprendimento in una materia che ha suscitato curiosità , soprattutto in relazione all’adeguamento degli interventi da progettare a favore delle istituzioni scolastiche.

Il processo ha quindi consentito di raggiungere migliori livelli di pertinenza, di consolidare l’appartenenza dei membri al sistema della équipe, di riconoscere e di mettere in campo la capacità di collaborazione e di cooperazione. Il clima dell’ultimo incontro era frizzante e propositivo, carico di energia progettuale.
Grazie al superamento delle stereotipie generate dal materiale latente che non era stato elaborato, la comunicazione ha vissuto un processo di chiarificazione e di liberazione. I membri possono dire l’un l’altro se e come se la sentono di intervenire in un determinato contesto, se ritengono di avere o meno bisogno di sostegno da parte dei colleghi e hanno deciso di definire un tempo cadenzato per effettuare periodiche riunioni di équipe al fine di condividere aspetti operativi relativi ad aspetti clinici ed organizzativi.

Ma il chiarimento interno rispetto al compito manifesto e la conseguente maggior sicurezza acquisita ha anche permesso al gruppo di comunicare con presenza, precisione, autorevolezza, adeguatezza e chiarezza le proprie impressioni, valutazioni, proposte e necessità ai committenti, ai livelli gerarchici superiori della cooperativa, al Tavolo Tecnico di Rete Territoriale che vede riuniti e coinvolti gli attori istituzionali demandati a dare risposte diagnostiche e cliniche alle complessità emergenti, dimostrando una più libera e creativa capacità di adattamento attivo alla realtà.

Concludo sottolineando la delicatezza e la complessità della operatività degli Sportelli di Ascolto: sono luoghi dove potenzialmente può essere depositata qualsiasi emergenza situazionale complessa, all’interno dei quali deve essere espletata una dimensione di accoglienza con modalità attentamente calibrate, dove non possono essere emesse risposte subitanee, perché si prevede strutturalmente il coinvolgimento successivo di altri livelli istituzionali di intervento; dove occorre lavorare di fino con le ”insidie” del vincolo con l’utenza che si presenta, dato che il contatto dovrà essere carico di senso ma contemporaneamente a rapido rilascio, dove occorre aver affinato capacità intuitive e competenze professionali significative, adatte a percepire segnali anche sottili che possano instradare i necessari interventi futuri, e dove occorre aver competenza nella costruzione di rapporti interistituzionali fluidi e funzionanti, vista la necessaria interazione con altre Strutture deputate poi alle prese in carico adeguate al problema che si presenta.

Inoltre, come abbiamo visto, occorre avere sufficiente consapevolezza del preciso mandato per non cadere nella trappola collusiva che si genera nel momento in cui le disfunzioni degli altri sistemi tendono a parcheggiare, consegnare o a rimandare lì la risoluzione di problemi complessi.
Credo che sia uno di quei casi in cui bisogna “saper fare” molto, in cui occorrono cioè una particolare competenza ed una consolidata abilità professionale da mettere al servizio del riconoscimento del necessario limite operativo, per di di più nella relazione con situazioni sfumate e complesse: a volte questa operazione risulta più difficile da espletare di quanto non sia l’esecuzione di compiti apparentemente più complicati, che si svolgono all’interno di schemi operativi più definiti e caratterizzati da una maggior estensione temporale.
E presumibilmente, le vicende degli Sportelli di Ascolto saranno situazioni sempre più rappresentate nel panorama futuro degli interventi di Comunità.

 

Bibliografia:
“ Il processo Gruppale”, E. Pichon Rivière, ed. Libreria Editrice Lauretana
“ Psicoigiene e Psicologia Istituzionale”, J. Bleger, ed La Meridiana
“Prevenzione, Psicoanalisi, Salute Mentale”, A. Bauleo, M. De Brasi ed aa., a cura di F. Benedetti e R. Folin

 

Senigallia, 10 maggio 2022

 

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L’Africa in noi, seconda edizione: dal 13 maggio al 5 giugno incontri, film e concerti per parlare di Confini di terra e di mare

Cooperativa sociale Cento Fiori - Gio, 12/05/2022 - 13:33

Rimini – Confini di terre e di mare: con questo titolo torna il ciclo di incontri L’Africa in noi, per condividere dal 13 maggio al 5 giugno in cinque appuntamenti pensieri e riflessioni sul fenomeno migratorio, la convivenza delle diverse culture e riconoscimento della dignità e creatività dei migranti, in particolare dall’Africa.

Molti i linguaggi utilizzati – storico, narrativo, artistico, con film, documentari, concerti – in questa seconda edizione organizzata da Vite in Transito Odv, biblioteca Gambalunga, Istituto storico di Rimini, Margaret aps, con il contributo della Cooperativa sociale Cento Fiori, del Cinema Tiberio, e in collaborazione con il Comune di Rimini.

Recuperando la memoria del colonialismo italiano, si collegano le migrazioni al colonialismo perdurante, per dare spazio alle voci e alle culture africane presenti in Italia.

Il programma:

13 maggio, alle 17, alla cineteca di Rimini (ingresso gratuito), conferenza A sud di Lampedusa: l’Africa e le sue migrazioni a cura di Anna Maria Medici, Università di Urbino.

Introducono Chiara Bellini, vicesindaca del Comune di Rimini e Mariolina Tentoni, presidente di Vite in Transito e coordinatrice della rassegna L’Africa è con noi. Successivamente, verrà presentato il progetto Dimmi di storie migranti a cura di Patrizia Di Luca, Istituto Storico Rimini.

Teo De Luigi

20 maggio, alle 21, al cinema Tiberio (ingresso 5€), proiezione del documentario Senza radici. Noi migranti in una terra chiamata Italia di Teo De Luigi, riminese che incontra alcuni rifugiati e richiedenti asilo in città e in Liguria.

27 maggio, alle 17, alla cineteca di Rimini (ingresso gratuito), presentazione del libro Future. Il domani narrato dalle voci di oggi, curato da Igiaba Scego. Le antropologhe culturali di associazione Margaret, Beatrice Righi e Giorgia Guenci Villa, dialogheranno con le autrici Angelica Pesaresi e Marie Moise.

Fabio Mina

28 maggio, alle 21, al cinema Tiberio (ingresso gratuito), concerto Oltre il confine con i musicisti polistrumentisti Fabio Mina, Kalifa Kone e Marco Zanotti.

3 giugno, alle 21, al cinema Tiberio (ingresso 5€), proiezione di L’ordine delle cose, il film di Andrea Segre sulla realtà dei campi della Libia, i rapporti dello Stato italiano con i capi delle fazioni libiche e l’indifferenza di fronte all’orrore.

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Folla al concerto dei Modena City Ramblers al parco Cento Fiori: «grazie ai musicisti, al pubblico di Rimini, Romagna e Marche e a chi ci ha aiutato a rendere 25 aprile e 40ennale indimenticabili».

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mar, 26/04/2022 - 18:25

Rimini – Un pomeriggio denso di emozioni, di note potenti e valori ancora più potenti per il concerto dei Modena City Ramblers, al parco della Serra Cento Fiori. Famiglie, giovani, adulti, qualcuno dice oltre 3 mila persone nel prato, tutti in piedi a ballare e poi, all’unisono, a scandire Bella ciao. «Tremila? Forse sì, forse no, non li abbiamo potuti contare – dice Cristian Tamagnini, presidente della Cooperativa Sociale Cento Fiori – ma di certo il prato era gremito di persone di tutte le età, tutti con la voglia di fare festa e divertirsi nel nome della libertà. Voglio ringraziarli tutti: insieme ai Modena City Ramblers, Ellen River, Checco Mussoni ci hanno restituito tante emozioni e fatto concludere il nostro primo quarantennale in un mare di affetto. E con loro quanti hanno lavorato per far riuscire questa festa, colleghi, cooperatori, amici».

Il cielo grigio anche all’una del pomeriggio ha continuato a far temere il peggio per una giornata di festa, ma alla fine le nubi si sono squarciate. Il prato ha cominciato a colorarsi di coperte mentre gli artisti si alternavano nel soundcheck e gli attivisti preparavano i loro banchetti informativi: l’Anpi di Rimini e la sezione Brigata Corbari la mostra dedicata al partigiano Tabac, Il Manifesto, Casa Madiba, Amnesty, Avvocati di Strada, gli anarchici e infine gli educatori del canile di Rimini e di Vallecchio, mentre dal parco XXV aprile e dalle vie affluivano sempre più persone.

Francesco Checco Mussoni ha aperto il concerto con due brani del ellepi, uno dei quali dedicato ai partigiani, poi Ellen River con sue musiche e due omaggi i Modena City Ramblers. La musica ha lasciato il posto all’impegno civile, con un breve saluto dell’Anpi di Rimini, rappresentato da Mirco Botteghi. Poi il saluto della Cento Fiori: Cristian Tamagnini ha ringraziato il pubblico e, con Werther Mussoni, storico presidente della cooperativa, insieme hanno ripercorso le tappe fondamentali dei 40 anni di lotta alle dipendenze, dal dilagare dell’eroina a Rimini quando è stata fondata, nel maggio 1981, ai traguardi di oggi, sempre nel segno della scientificità del trattamento, nel rapporto con il settore pubblico e del rispetto della dignità dei pazienti. Poi tutti in piedi: l’energia dei Modena City Ramblers e del pubblico hanno creato con note e balli l’alchimia di una bellissima festa civile che ha unito tutti, come la Liberazione cominciò a unire tutti gli italiani democratici il 25 aprile 1945.

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