Sarà l'attore Ascanio Celestini a commemorare per l'Anpi il 16 agosto il sacrificio dei Tre martiri avvenuto nel 1944 - Adelio Pagliarani, Luigi Nicolò e Mario Cappelli - con il suo spettacolo «La fila indiana - Il razzismo è una brutta storia», in programma all'arena degli Agostiniani alle 21. L'associazione degli ex Partigiani e degli Antifascisti, infatti, prosegue sul solco delle rivisitazioni culturali del messaggio della Resistenza, calandolo nel linguaggio e nei temi della contemporaneità, invitando autori di primo piano. E Ascanio Celestini, autore, narratore, scrittore, reduce dal premio Gobbo d'oro per il suo film La pecora nera, ha risposto all'appello, presentando la sua ultima fatica teatrale, nata dall'ispirazione dell'Arci sul tema del razzismo. «Ho ripescato in un repertorio fatto di racconti detti fuori dai miei spettacoli. Racconti scritti in fretta dopo l'incendio di un campo nomadi, dopo il naufragio di una barca di emigranti in fuga o dopo la dichiarazione folle e calcolata di qualche politico. Intorno a questi frammenti ne ho messi altri e ho cucito una serie di storie vecchie e nuove alle quali se ne aggiungeranno altre nel corso della breve tournée», racconta Ascanio Celestini.
«A nome dell'ANPI di Rimini voglio esprimere la nostra gratitudine al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per aver accettato l'invito fattogli dall'Amministrazione Comunale a presenziare e celebrare insieme a noi, e alla cittadinanza riminese, il ricordo del martirio dei tre giovani Partigiani - dice Giovanni Pari, presidente dell'Anpi comunale di Rimini - Le celebrazioni programmate per il 21 agosto con la partecipazione del Presidente della Repubblica, avranno un significato ancora più intenso e simbolico, infatti il Presidente Giorgio Napolitano che nella sua carica ricopre il simbolo stesso dell'Unità nazionale, custode della Carta Costituzionale e garante della Repubblica. Valori questi che sono scaturiti dalla lotta di Resistenza che hanno reso l'Italia una Repubblica e una democrazia, e hanno cancellato uno dei periodi più bui della nostra storia: la dittatura fascista». Oltre a partecipare alla commemorazione del 21 alla presenza del Presidente della Repubblica, l'Anpi e i familiari delle tre vittime si troveranno per una breve cerimonia in piazza Tre martiri, nel giorno in cui cade l'anniversario dell'esecuzione, martedì 16 alle ore 10. Chi vorrà, potrà partecipare anche al successivo momento di ricordo al cimitero di Rimini, sulle tombe dei tre giovani.
Ascanio Celestini, attore, autore e scrittore, da anni si occupa di rappresentare temi sociali nei suoi spettacoli. Ha affrontato la Seconda Guerra Mondiale, il fascismo e la Resistenza, ma anche il tema del lavoro precario, del razzismo, portandoli in scena in numerosi spettacoli fuori e dentro l'Italia. Recentemente l'ex presidente della Repubblica francese Francois Mitterand l'ha ricordato, insieme ad Emma Dante, come uno dei più apprezzati attori italiani. In Francia tutti i suoi libri sono stati tradotti e pubblicati, così come in Belgio. Oltre al suo film La pecora nera, ha partecipato a Questione di cuore, di Francesca Archibugi, e Mio fratello è figlio unico, di Daniele Lucchetti. In televisione ha partecipato a Parla con me su Rai 3 e a Fratelli e sorelle d'Italia su La 7. Ha pubblicato con Einaudi numerosi libri, tratti dai suoi spettacoli.
Biografia Tre martiri
I Tre martiri. Adelio Pagliarani, di 19 anni, contadino, Luigi Nicolò, 22 enne, falegname, Mario Cappelli, 23 enne, lucidatore di mobili, dopo l'8 settembre del 1943 entrarono nella Resistenza. Mentre Pagliarani aveva contribuito alla costituzione del distaccamento riminese della Sozzi, Luigi Nicolò si era distinto nei combattimenti con i nazifascisti nella zona di San Paolo in Alpe. Catturato a Santa Sofia (FC), con altri giovani riminesi, durante il grande rastrellamento dell'aprile 1944, "Gino" (questo il suo nome di battaglia), era stato destinato alla deportazione in Germania, riuscendo però a fuggire durante il viaggio di trasferimento. Mario Cappelli invece aveva operato nella Resistenza pesarese, prima di tornare a Rimini nel novembre del '43.Restarono nella 29ª Brigata GAP (Gruppi di Azione Partigiana, che operavano nelle città) «Gastone Sozzi» fino al 16 agosto 1944 quando, insieme, vennero impiccati.
La loro tragedia maturò dopo un'azione di sabotaggio ad una delle due mietitrebbie che operavano nei campi del riminese. Era una delle attività svolte dai partigiani, che danneggiavano lo strumento agricolo per evitare che il grano trebbiato venisse poi requisito dai tedeschi. L'immediata reazione nazifascista fu la cattura di alcuni partigiani impegnati in un'analoga azione di sabotaggio, e l'intensificarsi delle indagini per individuare la base dei tre giovani, rifugiatisi nella ex caserma in via Ducale,a Rimini. Il 14 agosto, alle 17,30, la base Gap venne circondata e Adelio Pagliarani, Luigi Nicolò e Mario Cappelli vennero arrestati e, in seguito, torturati, senza però che i tre rivelassero nulla. La mattina seguente, il 15 agosto si riunì la Corte marziale, presieduta dall'oberstleutnant Christiani, del 303º reggimento della 162º divisione di fanteria turkmena comandata dal generale Ralph von Heygendorff. Corte che emise una condanna alla pena capitale da eseguirsi sulla pubblica piazza entro 24 ore. I tre trascorsero la notte nel convento delle Grazie sul colle di Covignano dove era stato trasferito il comando dei carabinieri. Ebbero modo di scrivere gli ultimi messaggi ai famigliari e di consegnarli al sacerdote Giovanni Callisto di Vecciano, che aveva ottenuto il permesso di incontrarli prima dell'esecuzione. Furono poi condotti in piazza Giulio Cesare e uccisi per impiccagione.