Messaggio di avvertimento

The subscription service is currently unavailable. Please try again later.

Giornali locali e impresa: può esserci un rapporto più stretto, oltre la pubblicità?

James Bond, Die another day

A Rimini non è facile pubblicare comunicati e articoli di taglio economico, per un'azienda. Eccetto un mensile - Tre, Tutto Rimini Economia - il resto del panorama è fatto di quotidiani – con tutto quel che consegue in fatto di regole e tagli editoriali – e periodici free press. Probabilmente la mia è una percezione parziale, ma mi pare che sui quotidiani “bucare” non sia semplice, stretti come sono tra le esigenze di cronaca, il “colore” rispetto a un fatto oppure il “personaggio”, e le parole d'ordine SSS (sesso sangue soldi). E a meno che tu non rientri in queste categorie di notizie o la tua impresa non faccia parte del salotto buono cittadino – fondazioni bancarie, il grande stabilimento cittadino della famiglia notabile – gli spazi in pagina sono esigui.

Non è un problema di “natio borgo selvaggio”, le ricette per fare un buon quotidiano locale – interessante e che venda - sono quelle esposte sopra, qui come altrove. Non credo nemmeno sia sbagliato l'approccio: al lettore non puoi servire un piatto che non mangerebbe. Dico che manca uno spazio nei quotidiani locali dedicato alle imprese. Uno spazio stabile che il lettore (e chi produce il giornale) non consideri pubblicità o una marchetta. E che sia utile alle imprese, oltre che ai loro addetti alle pubbliche relazioni.

Il problema non è irrilevante, per chi fa impresa e non possiamo ricondurlo solo all'esigenza di farsi della mera pubblicità. Anzi, in questo senso l'editoria locale – indubbiamente in crisi – ha abbassato notevolmente il costo degli spazi pubblicitari. Il tema sta nella necessità dell'impresa di coltivare la propria immagine – vi ho risparmiato il parolone branding, ringraziatemi – in ambito locale. C'è infatti tutta la delicata partita della azioni che intraprende l'azienda e le loro ricadute sul territorio, oltre alla proiezione d'immagine e gli strumenti per attuarla. Partita che tocca temi consistenti, come la Responsabilità sociale d'impresa, l'appeal che esercita quando recluta il personale, l'appartenenza a un progetto o a una realtà aziendale che ha un valore distintivo per chi la vive, come imprenditore o manager, come collaboratore e come fornitore, e infine l'indotto economico e sociale che genera. In tutti questi campi la mera pubblicità non basta. Anzi, siamo di fronte a territori in cui il giornalismo – e quello locale sopratutto, parlando di piccole e medie imprese – può giocare un importante ruolo.

Lancio delle provocazioni. Ci troviamo di fronte a una realtà che sembra premiare con notizie e spazi il “barone” locale che notoriamente non attua politiche positive di “relazioni” con il personale (sto usando degli eufemismi), piuttosto che aziende dove il rapporto con la forza lavoro è all'insegna della mutualità e del benessere. Viceversa, imprese che percorrono strade di Responsabilità sociale le trovano talmente connaturate alla loro identità da non cercare minimamente di esprimerle, talvolta per incoscienza dei mezzi, più spesso per distrazione. Eppure, lo sappiamo, il fare impresa, il come viene fatta, e comunque il lavoro, hanno un impatto sulle nostre vite, sul nostro territorio, sui nostri tratti culturali. Crisi o non crisi. Un giornalismo locale che si muova su questi temi con qualche forma di calendarizzazione, che esca dalle mere emergenze di cronaca, credo che possa avere cittadinanza in pagina e possa ripagare lettori, autori ed editori.

Comunicazione: 
Media: