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Le grandi lezioni de Il Padrino: scegliere quando tocca andare «ai materassi»

Sollozzo e Vito Corleone, da Il Padrino

Le mie non più giovani sinapsi si trovano da tempo a mettere in contatto tre elementi che si rincorrono nella calotta cranica: il lavoro, il professionismo, Il Padrino. Quest'ultimo inteso come film, ovvero grande metafora dell'approccio zen al business e “Libro dei Ching” riconosciuto sul tema. Non è facile creare la giusta sinapsi, a pensarci bene. Se parliamo di lavorare con un'impresa, beh, la giusta prospettiva riesci a definirla. Mi chiedi di comunicare bene le tue salsicce, se non sono vegano non è un problema accettare la commessa. Ma con la politica? Scegliere se accettare o meno un lavoro da un committente diventa una fase delicata che può quantomeno accompagnarsi a strascichi imbarazzanti. O a risultati disastrosi per la propria carriera.

Allora, amico mio, proviamo a mettere tutto nella giusta prospettiva. Se c'è. Con il concetto di lavoro si fa presto: ci hanno pensato i sacri testi (Genesi 3, 17 – 19). Insomma, una maledizione. Una rottura. Anche con il professionismo facciamo presto. Che cos'è un professionista? Uno che «esercita una professione intellettuale», «in modo esclusivo e continuativo per la quale viene retribuito (di contro al dilettante)», «con particolare competenza e bravura». Uno che lavora per vivere e fa questo lavoro per altri, distinguendosi. E qui, sorge la magagna. Lavora per chiunque lo richieda? E' questo il segno distintivo? No, lavora potenzialmente per chiunque, ma sceglie di scegliere a chi offrire o non offrire le sue competenze. Perché il suo lavoro è il suo curriculum. E quel che c'è dentro pesa anche per il futuro. Perché essendo un professionista è una figura “a scomparsa”: oggi ci sei, domani cambia il vento e potrebbero non aver più bisogno di te. E devi poter ripartire. Con le tue forze.

Qui, amico mio, se parliamo di politica e non di salsicce, entra in gioco Il Padrino. Nel film Sollozzo chiede di entrare in affari con Vito Corleone: lui mette l'eroina, don Vito le coperture. Al vecchio «non fa differenza come un uomo si arrangia per campare». E' un professionista. ma ci sono cose che non può trattare, perché le sue coperture non lo accetterebbero. Sarebbe la sua fine. Il resto del film lo ricordiamo: Sollozzo si rivela per quel che è, una pedina, usata ne più ne meno come tutte le altre pedine: Carlo, Sonny, Luca Brasi. Chi ha disponibilità di fondi o di ruoli assolda dei professionisti, li utilizza. Anzi, qualche volta gli conviene utilizzare questo o quello proprio in virtù del suo passato. Se è un pesce grosso, lo fa per avere un lavoro all'altezza. Se è un pesce piccolo ingaggia chi a certe altezze lo può portare o, magari, gli serve un nome forte da spendere nel suo gioco. Al povero professionista, per scegliere, e scegliere bene, mentre il filo narrativo de Il Padrino si sta ancora dipanando, forse serve un'ulteriore aiuto, per non fare la fine di Luca Brasi e degli altri personaggi minori. La risposta a una semplice domanda latina: «cui prodest?». La risposta, sopratutto se ti riguarda, non è un dettaglio, amico mio.

Commenti

Un amico mi ha fatto notare che il testo si presta ad essere ricondotto a qualche personaggio intento nell'attuale campagna elettorale emiliano-romagnola. Sgombro il campo da dietrologie: è una riflessione del tutto svincolata dall'attualità.