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Il senatore Sergio Gambini in visita ieri alla Casa Circondariale di Rimini

“Una situazione complessivamente positiva - ha detto il parlamentare– ma con gravi problemi di spazi”. L’occasione degli auguri anche per riconoscere il delicato lavoro degli agenti per la sicurezza e il reinserimento: “in estate rinforzi anche per la polizia penitenziaria”. “Più che di pena mi hanno parlato di lavoro: di quello che c’è, di quello che c’è da fare, di chi lo fa e di chi lo vorrebbe fare”. Così il senatore Sergio Gambini, al termine della visita alla casa circondariale di Rimini “Malatesta”, dove si è recato ieri pomeriggio in compagnia dell’assessore alle Pari Opportunità Antonella Beltrami del Comune di Rimini ed al consigliere comunale Sonia Migani. Dopo i controlli di prassi, sono stati accolti dal direttore dell’istituto di pena Francesco D’Anselmo e dal comandante Nicola Natale. L’iniziativa accoglie l’invito rivolto ai parlamentari dal ministro di Grazia e Giustizia Piero Fassino di svolgere, per le festività natalizie, una visita agli istituti di pena del proprio territorio. Un’occasione per portare gli auguri, per riconoscere il delicato e importantissimo lavoro degli agenti: per la sicurezza dei cittadini ma anche per la preparazione di un percorso di reinserimento dei detenuti. Ed anche, ha aggiunto Sergio Gambini “l’occasione per ascoltare dai diretti interessati i problemi che incontrano”. “Problemi ai quali dovremo dedicare maggiore attenzione, a cominciare da subito: in estate la popolazione carceraria raddoppia, passa da 150 a 300 detenuti mentre gli spazi, già limitati, e gli organici di polizia penitenziaria rimangono gli stessi. La comunità riminese, quando richiederà i rinforzi estivi per le forze di polizia, si dovrà ricordare anche delle maggiori incombenze che gravano sugli agenti”. “Abbiamo visto una situazione complessivamente positiva, fatta anche di sperimentazioni uniche in Italia, come il progetto Seatt. – ha continuato il senatore Gambini – Sperimentazioni che si scontrano, purtroppo, con evidenti problemi di spazio ma che speriamo si possano risolvere con l’impegno istituzionale. Più che di amnistie o indulti, i detenuti hanno parlato di lavoro, di avere più occasioni per imparare un mestiere o di svolgerlo dentro al carcere. Già diversi soggetti pubblici e aziende private operano in questo senso con l’amministrazione carceraria: un carcere meno affollato, più a misura del territorio, può servire ad aumentare questi sforzi e a reinserire veramente chi, scontata la pena e pagato il proprio debito, ha diritto ad una speranza per il futuro”.

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