Un volo di farfalle lega il lavoro di Franco Pozzi con Marialuisa Cipriani, Bernhard Neulichedl, Claudia Morri, Lucia Raffaelli. E da Rimini, dove vivono o lavorano, pittore il primo, architetti gli altri, il volo approda alla Biennale di Venezia, nelle giornate dedicate a Joseph Beuys e al suo interrogarsi sul rapporto tra arte e ambiente. Sabato 15 settembre, dalle 14,30, i cinque riminesi presenteranno una animazione video frutto di due lavori: Fluxus, un omaggio a Beuys di Franco Pozzi, e Pneuma, il progetto di parco della memoria per i bambini morti nella scuola di San Giuliano di Puglia che i quattro architetti, Marialuisa Cipriani, Bernhard Neulichedl, Claudia Morri, Lucia Raffaelli, hanno realizzato coinvolgendo Franco Pozzi nel 2006.
L'evento è inserito nel progetto dell'associazione Pharos di Rimini, ideato e curato da Lucrezia De Domizio Durini, che per due giorni nello spazio Thetis, presso l'Arsenale, proporrà dibattiti, riflessioni, creatività, impegno ecologico, poetico e umano sugli sviluppi attuali, le problematiche culturali, ambientali, sociali, economiche, umanitarie, politiche discusse e analizzate da Joseph Beuys, trent'anni fa a Documenta 6 - Kassel 1977.
Due interventi per un'animazione di 15 minuti, legati in un continuum dal volo delle farfalle, che Pozzi da qualche anno sperimenta in diverse installazioni a Rimini e in altri centri italiani, attratto, spiega l'autore, “da materiali delicatissimi che richiedono grande cura nell’uso e nella conservazione. Le mie farfalle, di carta velina nera, amano voli notturni e circolari. Notturni perché il crepuscolo è il loro habitat naturale, e perché possono essere esposte alla luce solo per brevi periodi”. Il volo delle farfalle vive nell'animazione realizzata a “otto mani”, con le fotografie di Daniele Casadio, il montaggio di Federico Settembrini e il contributo sonoro di Simone Pelliconi. “Esse diventano – spiega Pozzi - un omaggio dichiarato a Beuys: posandosi formano la croce, che è la cifra stilistica unificante tutto il suo lavoro, la sua firma. Scomparendo poi gradualmente fino a tornare al muro bianco e all’assenza di suono. Un mandala. Un volo nell’impermanenza. In modi ogni volta differenti perché differenti sono i luoghi su cui si posano”.
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