Una vita da amministratore, scandita dalle prime, e nemmeno timide, esperienze di politica ambientale nell'Emilia Romagna, passando attraverso la crisi delle mucillagini nell'Adriatico, fino l'esperienza di sindaco a Rimini e il capitolo finale alla Camera dei deputati. E' un "dietro le quinte" di sé stesso che Giuseppe Chicchi racconta, seguendo con intelligenza, ironia - sopratutto autoironia - e tanta analisi, come è suo costume, 50 anni di politica attiva vista come «La formazione». E che diventa il titolo del volume edito da Pietroneno Capitani editore, nel quale l'ex di molte cose (consigliere comunale, assessore regionale, sindaco, parlamentare), si toglie sì qualche sassolino, ma in realtà davvero segue l'impeto di «condividere con qualcuno, magari con i miei figli» il suo «lungo viaggio nella politica».
Tre ore che si dipanano «con un andamento rapsodico» tra la Castellaccia, vecchio borgo di Rimini dell'infanzia ai grandi comizi di Togliatti e Nenni, per saltare al 1981, neo assessore all'Ambiente e ai Lavori Pubblici fresco di nomina nelle file del Pdup, con tutte le difficoltà del salto da insegnante di Italiano di un istituto per Geometri all'amministrazione regionale. Sono gli anni in cui si batteva cassa al Governo per dotare l'Emilia Romagna di depuratori ed eliminare i fosfati dai detersivi. Poi di nuovo indietro, gli anni '50, '60 e le analisi in circoli e cineforum, la nascita di un Ulivo ante litteram e l'impegno di amministratore cittadino in una città stirata tra modernizzazione e nostalgia ma, alla fin fine, del tutto felliniana. Quasi un'archeologia della politica se pensiamo al consenso ossessivo emanato da tubi catodici o schermi lcd, narrata da un personaggio brillante ma spesso scomodo - «se vogliono un sindaco simpatico che votino Alberto Sordi» - con i quali Rimini e la politica riminese, dopo anni, continua a fare i conti.
Pubblicato su L'Unità Emilia Romagna - Culture