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Io, ragazza di vent'anni e il mio 25 aprile di rabbia. Parla Anna, iscritta all'Anpi Rimini

Resistenza, 25 aprile... «non se ne parla molto a scuola. Mi sto formando per conto mio» Anna ha 19 anni, una maturità classica appena passata «bene e ora iscritta a lettere moderne». La sua formazione l'ha portata a seguire le iniziative dell'Anpi, dapprima viaggi sui luoghi della memoria, poi a iscriversi. «Quando ho saputo che volevano spostare il 25 aprile ho sentito molta rabbia. E' un attacco a una festa che hanno sempre cercato di screditare». Anna Casadei è una ragazza «in autoformazione». Che ascolta un po' tutta la musica ma cita per primi cantautori come De André, Vecchioni, «ma anche gli attuali: conosce i Modena City Ramblers?» Un poco.

Resistenza e 25 aprile. Dicevi che non sono argomenti di cui si parla molto a scuola...

«Non molto, mi sono formata per conto mio, attraverso i giornali, la tv, Anno zero, Ballarò. Poi ho frequentato un collettivo studentesco, ho partecipato alla sensibilizzazione per i referendum. Ai temi della Resistenza ci sono arrivata attraverso il collettivo e frequentando il circolo di lettura della Libreria Viale dei ciliegi, dove abbiamo organizzato una gita a Marzabotto in collaborazione con l'Anpi di Rimini. A scuola si studia un po' la Resistenza, però è un programma scolastico. Abbiamo approfondito più il Risorgimento, per il 150°, mentre il 25 aprile abbiamo avuto un incontro sul ruolo delle donne partigiane. Credo sia stato faticoso per quelle donne trovare il coraggio di fare ciò che hanno fatto. Finché non ci sei non ti sembra possa essere vero. Magari erano spinte dalla libertà e hanno superato la paura. Adesso è facile dirsi antifascisti, non ci sono problemi gravi e contingenti che ti facciano rischiare la vita».

E a Marzabotto, cosa hai pensato?

«Mi ha colpito l'uomo che ci accompagnava, un ex internato, come mi ha raccontato quell'esperienza. Sorrideva. Quando gli hanno chiesto se perdonava ha detto che sì, perdonava. Io non riesco a concepire come sia possibile perdonare chi ti ha distrutto la famiglia, gli amici. Lui ha trovato il coraggio di perdonare e di raccontare ai giovani quel che ha vissuto. Molti non ce l'hanno fatta a diventare testimoni. E' una cosa talmente inimmaginabile che non riesco nemmeno a mettermici con la fantasia».

Cosa vedi in questi interessi che stai coltivando?

«Nel movimento partigiano vedo valori che sento molto profondi, come la libertà o il desiderio di democrazia. I valori della Costituzione ho cercato di approfondirli, perché li sento molti mie. E vedere che c'è un'associazione che li difende e li promuove mi ha interessato. Anche se i miei coetanei, sentendo parlare dell'Anpi, la ritengono qualcosa di inutile, con valori non più attuali e che hanno avuto un senso in quel contesto e oggi non più. Li vedo poco interessati, come se il movimento partigiano fosse legato solo al passato. Non ne comprendono l'attualità».

E tu, come vedi l'attualità. Voglio dire, lo spostamento delle feste civili, ad esempio...

«Già sono feste che non vengono considerate, intendo tra i ragazzi: le vedono come un giorno da stare a casa da scuola e fine. Se vengono relegate a feste secondarie, verranno dimenticate. Quello che bisogna fare è valorizzarle. Parlarne a scuola. Mi piace anche come l'Anpi cerca di promuoverne i valori, con molte iniziative. Quando ho saputo che volevano spostarle ho sentito molta rabbia, perché quando c'è qualcosa da tagliare vanno a colpire ambiti invece da valorizzare. Mi sembra un attacco specifico a una festa che hanno sempre cercato di screditare. Lo vedo come il cercare di nascondere un passato storico, o quanto meno di far diventare meno importante un passato che è nostro, comunque. E che per qualcuno è scomodo. Ci credo poco che non l'abbiano fatto apposta, mi sembra più qualcosa di deliberato. Mi sembra una presa in giro.

Il 25 aprile vedo che c'è sempre tanta gente, unisce molto. Spostarlo potrebbe lacerare o potrebbe spingere le persone a festeggiarlo di più, spinti della rabbia. Mi fa arrabbiare così tanto che avrei voglia di fare più rumore il 25 aprile per dimostrare che non siamo d'accordo. Ho vissuto l'ultimo 25 aprile in piazza a Rimini. C'erano i banchetti dell'Anpi, c'era Emergency, i ragazzi dei centri sociali che facevano i graffiti, è stato bello. Mi sono sentita vicina a tutte queste espressioni».

Pubblicato su L'Unità - Primo piano, pag. 16

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