Due anni senza alcun investimento - un tombino, un rattoppo nella strada, niente - tanto costerebbe ai cittadini di Verucchio, paese collinare nell'entroterra riminese, il pagamento di una vecchia storia di immobili mai realizzati e qualche pilone di cemento gettato - pare - nottetempo su un sito oggi di rilevanza paesistica. Accanto a quello ancora più pregiato della necropoli di Villanova. Proprio sotto la rocca malatestiana, uno dei gioielli della Valmarecchia. Un milione 137 mila euro: è questo il conto di quattro palazzine mai costruite, una storia di tutela del territorio nata nel 1976 da una concessione revocata, trascinatasi tra Tar, Consiglio di Stato e tribunali. Martedì 20 novembre ci sarà un nuovo capitolo, forse la riapre forse no, si vedrà nelle aule del Consiglio di Stato. Intanto, sulle casse comunali questa spada di Damocle non pende più: è piombata sul bilancio di un comune di 5 mila abitanti. "Abbiamo dovuto fare qualche alienazione, la Provincia di Rimini, l'unico ente che ci ha davvero sostenuto in questa battaglia, ha comprato alcune azioni di Romagna Acque e un piano della Pinacoteca, un edifico storico. Almeno, resta a un soggetto pubblico", racconta il sindaco di Verucchio Giorgio Pruccoli, che da tre anni ha ereditato questa groviglio legale.
Il "c'era una volta" nasce dal varo del primo Prg verucchiese. Il Consiglio comunale, dopo un anno, dichiara decadute le concessioni edilizie, 300 circa, senza un inizio lavori "reale", cioè senza cantiere avviato e opere iniziate. I proprietari resistono: sospensiva del Tar ma, nel merito, il Comune ottiene ragione. Una concessionaria ricorre al Consiglio di Stato e vince. La concessione prevede quattro palazzine di appartamenti e la proprietà degli immobili mai realizzarti cita per danni il Comune. La causa si trascina fino al 2004, quando il giudice onorario aggregato (Goa), Francesco Colucci, condanna il Comune di Verucchio a pagare i danni. Il conto è salato, un milione 137 mila euro, calcolati sulla base di affitti a prezzo di mercato non riscossi fino al 1990. Più gli interessi maturati dal 1990 al 2004, "parliamo del 55% della somma - spiega Pruccoli - i 14 anni impiegati dalla Giustizia per decidere sono a carico del Comune. E, tra l'altro, nei canoni d'affitto dal '76 al '90 non sono stati defalcati gli eventuali costi di realizzazione dei condomini, il valore del terreno agricolo, le eventuali tasse". Ad emetterla è lo stesso Francesco Colucci, notaio, che poche settimane fa è stato indagato per spaccio di cocaina a Riccione. Ma no risulta alcun nesso tra le due vicende. Il Comune si appella al Tribunale di Bologna per la sospensiva del pagamento: negata.
Come nelle ricette più elaborate, c'è anche qualche "Nel frattempo": il Comune nel 1996 fa una verifica e scopre che le fondamenta dei 4 condomini erano spostate rispetto al progetto presentato. Mica il 10% di tolleranza che la legge prevede come errore: dal 30 al 90%. Lo dice una perizia della Regione Emilia Romagna. Per legge, si tratta di una variante "essenziale", cioè non conforme al Prg o al progetto, una difformità insanabile: "si può definire un abuso". E il Comune, forte di questo elemento, che considera diverso dal precedente (mancato inizio lavori) riprende la strada del Tar. La sentenza è sfavorevole: il Consiglio di Stato si è già espresso sulla stessa materia. Nel frattempo un'impresa locale acquista la concessione - dalla proprietaria originale, alla quale il Comune di Verucchio deve versare un milione 137mila euro - e tenta di riprendere i lavori. Il Comune la blocca, perché è riuscito a consolidare sull'area il vincolo Paesaggistico, e si appella al Consiglio di Stato: quelle fondazioni sono un abuso edilizio. Insomma, si arriva all'oggi. E' l'ultima strada per chiudere il contenzioso con il nuovo concessionario e, magari, dopo il 20 novembre, tentare di estrarre una spada di Damocle tintinnante dal bilancio cittadino.
Pubblicato su Unità Emilia - Romagna