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Voto a Rimini. Record di liste. Tutti contro tutti e Cl non sa più chi benedire

Dodici candidati sindaci per 21 liste, ovvero 670 candidati consiglieri comunali: si può dire che Rimini abbia sentito un risveglio "primaverile" della politica. Che per molti invece è sinonimo di una classe dirigente che fatica a riconoscersi e non è capace di dialogare. «E' una caratteristica di Rimini l'individualismo estremo - ci dice Piero Meldini, storico, ex bibliotecario della Gambalunghiana e autore di fortunati romanzi dallo sfondo riminese - Addirittura fin dal '600 si riconosce. Si vede durante le competizioni elettorali ma anche nella vita quotidiana. Non tendono a riconoscersi in qualcosa, non hanno punti fermi, ogni idea è più facile che trovi critici. Mi pare che la campagna è coerente con questi caratteri».

Angelo Ranuzzi, governatore, scrive nel 1660: «i riminesi sono per natura queruli e litigiosi». E infatti la frammentazione si vede e si sente. Fioriscono le liste civiche, come Il cuore di Rimini, creata su Facebook dal medico di base Corrado Paolizzi e finita ad appoggiare il candidato Fli Pasquale Barone. O la cattolica Rimini più, nata da scontenti Pd, come gli ex segretario Luigi Bonadonna e on. Ermanno Vichi, ai quali si sono aggiunti dall'associazionismo il medico Antonio Polselli, candidato sindaco, e l'ex presidente Compagnia delle Opere Domenico Pirozzi. Cl non ha apprezzato la spaccatura, per il coordinatore Pdl Marco Lombardi invece: «ha le potenzialità di togliere voti al centrosinistra». O Rimini 2021 dell'ex sindaco socialista Marco Moretti dal '90 al '92, travolto con il pentapartito dal crollo elettorale del dopo Tangentopoli. Al fianco ha l'Udc.

C'è Fare comune, gruppo di discussione sul sociale che affianca Sel nell'appoggiare il candidato ex Pd Fabio Pazzaglia, coprendo così la sinistra più critica verso l'amministrazione dell'ultimo decennio. Pure il Pd ha la sua lista civica, Rimini per Rimini, nella quale spicca Bertino Astolfi, pd, vecchio rais dei voti della periferia sud che bypassa così il limite di 2 mandati. Si presenta sui manifesti a bordo di un moscone vestito da bagnino, dicendo che «senza se e senza ma ho sempre remato per Rimini». Insomma, si trova di tutto, dallo scaltro professionista al collettivo che vuole rinnovare dal basso e non si riconosce nel movimento Cinque stelle, che pure c'è (Luigi Camporesi candidato) e preoccupa: per il 9% dell'anno scorso e per i canali di comunicazione tutti suoi. Ma c'è anche, è di nuovo lo scrittore Meldini, « una sorta di rinnovato protagonismo nel quale trovi poche o nessuna ragioni ideali. C'è l'idea che "se la politica la fanno quelle dell'Olgettina, la possa fare anche io"».

In due hanno le carte per il secondo turno, vista la frammentazione. Andrea Gnassi, vincitore alle primarie Pd e che disegna scenari dolci ed europei per la Rimini del futuro, nei quali «innalzare il livello di qualità urbana. Voltare pagina vuol dire allora sintonizzarsi con una fase nuova, più attenta alla sensibilità diffusa verso i temi della vivibilità, della tecnologia a servizio delle persone, di un territorio non più terreno di rendita, di un Comune che deve adattarsi alle esigenze dei cittadini e non viceversa, di una cultura condivisa della legalità, del decoro, della sicurezza». Il tutto dopo 12 anni di governo Ravaioli e parecchi malumori sull'urbanistica, dai quali discende l'insanabile, per ora, frattura con il Sel. A occhio e croce 7% o più dei voti sulla carta.

L'altro è Gioenzo Renzi, da sempre sulle barricate: nell'Msi, in An ed ora nel Pdl. Pure contro i suoi, beninteso. Era gradito ad appena un terzo del partito e solo il passo indietro del già designato Marco Lombardi, insieme all'inpuntatura della Lega, lo hanno riportato alla candidatura. Non è certo un moderato, né si è mai distinto per collegialità: in An era coordinatore, capogruppo in Comune (finché lo deposero suoi) e consigliere regionale. Come dicono in casa Pdl, «un conto è far la corsa da candidato sindaco, un conto è farla per le preferenze». Come dire, è un registro politico ed elettorale diverso che lo metterà alla prova con i moderati e sopratutto con i cattolici area Cl: al primo turno hanno i loro candidati da votare, al secondo solo lui. Ne sarà capace?

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