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Gli Exitime all blacks. Ovvero, come fondare una squadra di calcio ed essere felici

La copertina di Exitime di giugno

Il vulcanico Samuele – l'editore - un po' soffre di manie di grandezza. Però, più che a Charles Foster Kane – il magnate dell'editoria di Quarto Potere - si rifà a Silvio Berlusconi. Senza offesa. Mica perché ha le televisioni (tre: in camera, in salotto e nella cuccia dei feroci carlini da guardia). Perché s'è fatto la squadra di calcio.

Mi ha mostrato anche la foto: una folla con delle divise bellissime, nere, decorate con un motivo che sembra i tentacoli di una piovra su un fianco. “Mannò, è il disegno della rivista - mi fa – ma non guardi nemmeno le figure?!”. “Belli - glisso via - ma in che campionato giocano?” “Calcetto”. “Come calcetto, ma sono una marea... Hai svaligiato un deposito per vestirli”. “Manno, manno”, e carezza la cornice della sua prima squadra. O la sua prima prova da stilista.

“Vuoi entraci anche tu, nella squadra?”. “Scherzi?! All'ultima partita per fortuna ha infartato uno che ballava nella balera di fianco. Senno sul campo ci restavo io. E poi, l'avevo trovata la mia squadra: Atletico Tagliatella. Perdevano tutte le partite. Volevo pure la maglietta: Kikko e sotto il numero: 1/2. Poi hanno cominciato a vincere e addio sogni”.

In posa il nostro “Dream team” fa un bell'effetto. Se ce n'era uno un po' abbronzato potevano sembrare gli All Blacks, i feroci rugbisti neozelandesi. Quelli che fanno la danza Maori prima delle partite, con quelle smorfie che a guardarli sembra dicano “mo' tte rompo”. Uguali. Solo che non sono Maori, sono avvocati. Terribili. Davvero. “Nonnono, grazie – gli dico - tanta determinazione non fa per me”.

Poi non lo sento più. Sparito. Becco suo fratello che torna dal calcetto. Gasatissimo: “Partitone... Sfasciati... Pioggia di gol”. E sgomma via. Oddio, penso, va a finire che Samuele finisce ingabbiato con Moggi. O fotografato con una velina sulle ginocchia. O mi ritrovo da pubblicare una lettera di sua moglie: “Egregio direttore, con difficoltà vinco la riservatezza che ha contraddistinto il mio modo di essere...”.

Ieri mi chiama. “Allora, manager, come va la squadra”. “Mmm”. “Come mmmm, tuo fratello era gasatissimo”. “Eliminati”. “Naaaa”. “Dopo tre partite”. Pausa. Sospiro. “Lasciamo perdere, va. Senti... La vuoi sempre la maglietta? Te l'ho preparata. C'è scritto Kikko. E il numero: 1/2...”.

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