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Elezioni a San Marino vince il centrodestra. Il premio di maggioranza introdotto dalla riforma dovrebbe garantire stabilità.

Non ha portato fortuna al centrosinistra la sua riforma elettorale, tesa a dare stabilità al governo di San Marino: la coalizione «Riforme e libertà», Partito dei socialisti e dei democratici (Psd), Sinistra Unita e i Democratici di centro, è uscita sconfitta dal confronto con il «Patto per San Marino», che schierava 4 simboli per 7 formazioni politiche, Democrazia cristiana in testa (Pdcs), Alleanza Popolare (Ap) e i rassemblement Lista delle libertà e Unione sammarinese dei moderati (Usm). Patto che, grazie al premio di maggioranza innestato nel sistema proporzionale, governerà il Consiglio Grande e Generale, questo il nome del parlamento monocamerale, con 35 consiglieri a disposizione. Ma anche con l'obbligo di non perdere la coesione, pena lo scioglimento anticipato.

Forti di un risultato chiaro, il 54,22% contro il 45,78% delle formazioni di governo uscenti, che con il vecchio sistema avrebbe consentito una maggioranza di appena due consiglieri. Stabilità politica, quindi, mentre l'elettorato ha rispettato sostanzialmente gli equilibri tradizionali, lasciando al gioco dei cambi di schieramento la vittoria. Cresce, di poco, l'astensione: alle urne si sono recati 21806 elettori, ovvero il 68,48%, con una flessione rispetto al 2006 del 3,36%.

«Molto positivo» il commento del segretario della Dc Pasquale Valentini, per il quale è stata premiata l'ipotesi di un'aggregazione di 4 liste. «Abbiamo colto un'aspettativa reale nella popolazione, stanca della politica litigiosa degli ultimi 10 anni. Ora si tratta di iniziare a lavorare da subito». Nel nuovo Consiglio Grande e Generale la Dc avrà 22 seggi (20+2 per premio stabilità), Ap 7, 4 per la Lista delle Libertà e 2 per l'Usm. Dopo la convalida degli eletti, la prima riunione del parlamento, poi i Capitani Reggenti (i capi di stato), daranno l'incarico: in un paio di settimane si vedrà il nuovo Congresso di Stato.

Il Psd è diventato il partito di maggioranza relativa, con il 31,96% dei voti (18 i consiglieri, 1 in meno per i voti, 2 penalizzati dal premio di stabilità), togliendo il primato alla Dc sammarinese, per appena uno 0,09%. Una magra consolazione. Per Claudio Felici del Psd, presidente uscente del gruppo consiliare, il dato più importante è che, grazie alla riforma, "un principio è passato, ora ci troviamo nella democrazia dell'alternanza". Il suo governo era caduto perché Alleanza Popolare, che ha mantenuto i 7 parlamentari, era uscita dal governo aprendo la crisi, non risolta poi dalla fuga di due consiglieri verso il centrodestra. «Ora faremo un'opposizione serena - ha detto Felici - dimostreranno di non essere coesi e noi li aspetteremo nei fatti, sopratutto per quanto riguarda i problemi della gestione del territorio, sui meccanismi che regolano l'economia e i rapporti con l'Italia».

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