La Camera approva il decreto del Governo sulla balneazione delle acque, abbassando alcuni parametri fissati dall'Unione Europea, tra i quali la trasparenza. Giunto oggi all'ultima lettura, il provvedimento è stato varato dall'Esecutivo solo a giugno, "a stagione iniziata - ha rimarcato Sergio Gambini nell'Aula di Montecitorio, motivando l'astensione del gruppo Ds - Il decreto era atteso e indispensabile ma non è più accettabile che venga elusa la richiesta di un intervento definitivo. Invece di intervenire presso l'Ue, il Governo continua a prorogare una deroga del 1993 a parametri inadatti al mare Adriatico, fissati dall'Unione in base a mari dagli ecosistemi profondamente diversi dal nostro, più freddi, profondi e meno sabbiosi. Non è questo il parametro che decide se i nostri mari sono puliti o sani, legato com'è solo alla trasparenza delle acque e all'ossigeno disciolto. Non possiamo avere questa spada di Damocle sulla testa, questo marchio negativo che, come un timbro, autorizza la balneazione come possibile solo in deroga a parametri Ue. Per chi deve promuovere il Turismo - ha proseguito Gambini nel suo intervento alla Camera - è urgente che il Governo intervenga per ottenere la modifica dei criteri di valutazione, cancellando questo marchio squalificante. E invece risulta che nelle commissioni scientifiche insediate a Bruxelles, non ci si stia battendo per le modifiche".
Non è solo questa proroga dannosa a muovere le critiche di Gambini, il Governo ha approfittato di questo "passaggio" legislativo per aggiungere due commi al decreto, abbassando ulteriori parametri che riguardano indirettamente la balneabilità. Si tratta dello scarico delle acque di depurazione che possono coinvolgere la presenza di fattori inquinanti e di colifecali. Negativo il giudizio di Gambini, "perché invece di puntare sulla qualità della depurazione, questa norma affibbia un marchio ancora più dequalificante alla nostra balneazione. Invece di basare la concorrenzialità sulla qualità ambientale, facciamo leggi che abbassano l'asticella, che consentono di rendere balneabili anche le località che non hanno questa caratteristica. Così squalifichiamo l'intera offerta del prodotto turistico italiano".