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Feste soppresse, allarme della Riviera: «300 mila turisti in meno». Osservatorio turismo Apt ha calcolato le presenze nei ponti

Se si tagliano i ponti ti legati alle festività civili - 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno - come annunciato dal governo nella manovra, si tagliano qualcosa come 100 mila presenze turistiche ad ogni week end lungo sulla riviera emiliano romagnola. Cifre alla mano è quanto dimostrano i dati forniti dall'Osservatorio del Turismo, curato da Trademark Italia per Apt servizi. Alessandro Lepri, senior partner dell'istituto di ricerca, si basa sul 2008, anno contrassegnato da un 25 aprile caduto di venerdì e il 1° maggio di giovedì. Ebbene, «per il 25 aprile dai lidi ravennati a Cattolica abbiamo avuto oltre 150 mila presenze, mentre sono salite a 160 mila nel primo maggio. Invece il 25 aprile del 2010, caduto di domenica, abbiamo avuto 45 mila presenze». Tra i dati raccolti dall'osservatorio ci sono anche i volumi d'affari: nel 2008 i due ponti festivi hanno significato «11, 5 milioni di euro per alberghi, 15 milioni per ristoranti - compresi i pendolari e chi soggiorna in hotel con prima colazione - 3,5 milioni per discoteche e locali di ritrovo, 4 milioni e oltre per i parchi divertimento». Una bella iniezione per l'economia turistica che allo stato attuale del decreto del governo, però, non si potrà replicare per i ponti del 2012.

Facile comprendere quindi il «Quaderno delle doglianze» che operatori e amministratori emiliano romagnoli stanno scrivendo in queste ore. I ponti di primavera, ad esempio, sono il primo atto, insieme a pasqua, della stagione turistica. Troppo freddo per i bagni di mare, ma tempo abbastanza mite per raggiungere i parchi tematici: Mirabilandia a Ravenna, Italia in Miniatura a Rimini, Oltremare a Riccione e l'Acquario di Cattolica. Che infatti aprono i battenti, sostenuti dal primo battage pubblicitario che diffonde Apt servizi. «In un fine settimana normale abbiamo tra le 5 e le 6 mila persone - spiega Paolo Rambaldi, di Italia in Miniatura, 150 dipendenti che salgono a 175 in alta stagione - con un ponte di tre giorni o 4 saliamo a 15 o 20 mila ospiti. Presto fatto il conto: a 25 euro a biglietto sono 250 mila euro di rimessa per un ponte mancato. Una differenza dell'8% circa sul fatturato annuale e noi non abbiamo margini tali da sopportare una simile differenza». Per altre strutture, si parla di un'incidenza tra il 10 e il 12% sul fatturato.

«E' un colpo micidiale - dice Maurizio Melucci, assessore regionale al Turismo e membro del cda dell'Enit - anche per tutte le città d'arte. Un boomerang per la parte economica, con l'aumento di produttività nelle imprese che invece penalizza ampiamente le aziende turistiche, portando a un saldo complessivo nettamente in passivo. Il tema purtroppo è sempre quello: a Roma le politiche economiche non vedono il turismo come comparto strategico, viene visto solo come svago o cultura. Un esempio per tutti: il ministro del Turismo non ha detto una parola e questo la dice lunga». Dalla riviera sono salite le voci per tentare di mitigare la proposta: spostiamo le feste almeno al lunedì. Come dire, salviamo il salvabile. Dal gruppo Pd alla Camera Elisa Marchioni dice che «useremo ogni mezzo per modificare questo e altri aspetti, fin dal Senato» Ammesso che non entri in campo la Fiducia, beninteso.

«Un Paese che non sa riconoscere 3 giorni dedicati alla propria storia è un paese che non ha futuro. - dice Graziano Prantoni, presidente dell'Unione prodotto città d'arte - Ma c'è anche il piano economico. Le città d'arte hanno chiuso il 2010 con + 4,8% arrivi e un + 4,3% di presenze, con questi chiari di luna dai tanti segni meno. I soggiorni si sono ridotti a 2,5 notti massimo tre, il ponte da occasione favorevole per stimolare, diventerà un beneficio importante che andremo a perdere».

Pubblicato su L'Unità Emilia Romagna

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