Rimini – Prova gratuitamente il programma del Pony club: dove i ragazzi costruiranno il loro patrimonio di qualità fondamentali per la vita divertendosi insieme ai cavalli. Domenica 14 aprile, dalle ore 15 alle 18 alla Scuderia Cento Fiori (via Vallecchio 10, Vallecchio di Montescudo), i bambini dai 5 ai 10 anni avranno l’opportunità di conoscere l’equitazione etologica, qualcosa di più di uno sport: è per il bambino un percorso di crescita personale grazie all’ascolto di sé e dell’animale e non attraverso l’agonismo. Nessun problema in caso di pioggia: l’evento si tiene nel maneggio coperto della Scuderia Cento Fiori. L’evento sarà anche l’occasione per la preiscrizione ai Centri estivi di Equitazione.
Con il programma del Pony club il bambino impara a stare con i suoi amici, ogni cosa a lui insegnata e da lui acquisita sarà pronta a essere condivisa con gli altri. Scegliere di diventare “grandi” non più mettendosi confronto con l’altro ma “insieme” all’altro. Decidere di non essere più bravi degli altri ma migliori di come eravamo prima.
La struttura della lezione servirà ad insegnare e a incoraggiare il bambino ad essere utile agli altri, aiutando i propri compagni nelle diverse fasi delle lezioni di gruppo che gli daranno la possibilità di avere pazienza, di rispettare il suo turno e di essere sempre importante nel caso qualcuno avesse bisogno di aiuto.
Il rapporto con i bambini e con i pony permetterà al bambino di sviluppare qualità importanti nella vita e una di queste è la resilienza, ovvero la capacità di reagire alle difficoltà a alle sfide della vita, trasformandole in opportunità e andando avanti nonostante le delusioni e le frustrazioni.
Per informazioni Stephanie Chiaruzzi 333 49 69 261.
La Scuderia Cento Fiori rientra tra le attività della Comunità Terapeutica di Vallecchio fin dalla sua fondazione ed è pienamente inserita nei suoi programmi terapeutici, oltre che nei percorsi di reinserimento lavorativo.
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Il Centro stampa Caratteri Mobili e Co. (C.E.I.S. Rimini) e ET (Educatori e territorio) organizzano due incontri per presentare l’esperienza del Laboratorio di scrittura Prima Pagina della U.O. Dipendenze Patologiche di Rimini attiva da più di un decennio e coordinata da Primo Pellegrini. Nelle due giornate sarà presentata l’esperienza e verranno distribuiti i quaderni di documentazione – narrazione curati da Gilberto Mussoni, Primo Pellegrini e Sergio Fabbri.
“Cos’è leggere e scrivere fuori dall’esperienza scolastica? Cos’è, che significato ha pubblicare? Si tratta forse di mettere nero su bianco, si tratta che verba volant, mentre scripta manent, si tratta di dare forma a normali conversazioni, al nostro “commerciare” con altri?
Il nostro tempo vuole che ci esprimiamo, il nostro tempo ci chiede di darci alla civile conversazione, il nostro tempo pretende da noi che non solo abbiamo delle idee, ma che pure le esprimiamo … almeno così ci pare. Non solo le esprimiamo a parole, ma nero su bianco. Ma nei blog, nelle pagine internet non è il verbo, la parola detta, ad essere volatile, ma la scrittura stessa. Altrove, invece la scrittura sembra assumere il peso del contratto. Ognuno è chiamato a pensare con la propria testa, non basta più obbedire, obbedire a quelli che comandano, né mantenere un rispettoso silenzio. Un tempo ci veniva insegnato a stare zitti, a stare al nostro posto, a non esporci, in particolare l’uomo non doveva perdersi in chiacchiere, anzi chi era del popolo sospettare di chi si riempiva la bocca di parole, e parolone, questo anche secondo una massima che abbiamo trovata appesa nella bottega di un artigiano:” è meglio tacere e dare l’impressione di essere scemo piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio!”
Primo incontrogiovedì 18 aprile 2019 ore 17.00
Presentazione dell’esperienza e del primo quaderno che raccoglie una antologia di testi prodotti dai partecipanti al laboratorio e pubblicati nel giornale annuale Il Dinosauro Colto.
Secondo incontrogiovedì 9 maggio 2019 ore 17.00
Presentazione di due quaderni in cui, tramite una scambio di mail e un diario e una riflessione Gilberto Mussoni, Primo Pellegrini, Sergio Fabbri ripensano e discutono l’esperienza vissuta.
Gli incontri sono aperti a tutti. Si terranno nella sede dell’Istituto di Scienze dell’Uomo di Rimini in via Nigra 26 , vicino al parco dell’Arco d’Augusto sulla strada nei pressi del distributore dell’acqua.
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Un seminario dedicato al progetto Ulisse, le crociere terapeutiche che la Cooperativa Sociale Cento Fiori organizza annualmente “esportando” in mare i programmi della Comunità Terapeutica e del Centro Osservazione e Diagnosi di Vallecchio. Ospiti il fondatore della Cooperativa Sociale Cento Fiori – e delle crociere terapeutiche – Werther Mussoni, e gli “eredi” in seno alla cooperativa di questo progetto, lo psicologo Michele Maurizio D’Alessio e l’educatore – skipper Andrea Ambrosani.
Teatro dell’incontro l’aula magna dell’Università di Rimini, grazie al Centro di Ricerca sull’educazione e la formazione esperienziale e outdoor e al docente di Psicologia Sociale Giannino Melotti, che ha curato l’incontro con gli studenti del corso di Educatore Sociale e Culturale.
«Si è trattato di un seminario durante il quale hanno presentato ai ragazzi l’ormai più che ventennale progetto Ulisse – ha spiegato Giannino Melotti – Un intervento di prevenzione per dipendenza da sostanze svolto in barca a vela. Bellissima esperienza che viene condotta in barca portando in giro gruppi di persone che hanno un uso problematico con le sostanze».
L’evento è stato promosso da Cefeo , un centro attivato presso il dipartimento di Scienze dell’educazione, che si occupa di analizzare e valutare progetti di educazione e formazione che vengono svolti in ambito outdoor, e fa parte del calendario di numerosi eventi e seminari organizzati da Giannino Melotti insieme alla collega Alessandra Gigli.
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Roma – In riferimento alle opinioni espresse dai promotori del “Congresso mondiale delle famiglie”, il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) – al quale aderisce la Cooperativa Sociale Cento Fiori – ribadisce con forza un principio etico e giuridico fondamentale e irrinunciabile: tutte le diverse forme di famiglie che esistono oggi nel nostro paese vanno rispettate in quanto luoghi affettivi e sociali per il pieno sviluppo della persona e la crescita dell’esperienza di cittadinanza.
“Non si tratta di attaccare la ‘famiglia tradizionale’,” chiarisce Liviana Marelli, responsabile Infanzia, adolescenza e famiglie del CNCA, “bensì di continuare a garantire cittadinanza a tutte le forme di famiglie, nonché il pieno esercizio dei diritti civili e sociali per tutte e per tutti. Siamo per un’Italia inclusiva, plurale, aperta, accogliente e garante dei diritti.”
“Per questa ragione”, continua la referente del CNCA, “chiediamo a tutte le istituzioni pubbliche di non concedere il patrocinio a un evento che – esplicitamente – si propone di mettere in discussione i principi di uguaglianza e di non discriminazione, distinguendo le persone in base a criteri culturali, di orientamento sessuale, di credo religioso. Un’impostazione che confligge in modo stridente con il principio di laicità che è cardine della nostra Costituzione. Lo stato deve essere garante del confronto e della pacifica convivenza tra visioni ideali differenti, non il custode di un’unica visione valoriale per di più intollerante nei confronti delle altre impostazioni etiche.”
“Pertanto il CNCA“, conclude Marelli, “aderisce con convinzione alla manifestazione che si terrà il 30 marzo a Verona per esprimere, insieme a tanti altri cittadini e organizzazioni, una visione delle famiglie aperta, inclusiva, plurale, solidale e per garantire cittadinanza ai diritti civili e sociali acquisiti.”
L'articolo Tutte le famiglie hanno pari dignità. Non esiste un modello unico di famiglia. Presa di posizione del Cnca in merito al “Congresso mondiale delle famiglie”. proviene da Cento Fiori, Rimini.
Rimini – Cinque storie di richiedenti asilo, raccolte da una telecamera e diventate un video, poi presentato insieme ad altri nel progetto “Adolescenti e Migranti. Narrazione e Identità”, proposto dalla Società Psicoanalitica Italiana (Spi) e dalla SIPsA-Coirag a Rimini. Cinque narrazioni di ospiti delle strutture della Cooperativa Sociale Cento Fiori di Rimini che dalla prima persona singolare – Marena Demba, Aboubacar Coulibaly, Demba Toure, Lamine Kora, Modibo Keita i narratori – diventa plurale.
Infatti: «È un racconto corale del viaggio, un viaggio che è si individuale perché ognuno ha la propria esperienza, ma contemporaneamente collettivo perché le storie, benché diverse, spesso si intrecciano, si incontrano per raccontare una realtà che è tante volte difficile descrivere da soli . Il video vuole un po’ rappresentare questo aspetto», spiega Nicoletta Russo, educatrice impegnata nel settore Migranti della cooperativa sociale Cento Fiori. E che ha seguito il progetto “Adolescenti e Migranti. Narrazione e Identità” nella sua evoluzione.
Mercoledì scorso la serata di presentazione e premiazione dei partecipanti, adolescenti e richiedenti asilo, nella quale ospite era il regista e documentarista Andrea Segre, che ha dialogato con il pubblico. E prima ancora ha collaborato con i partecipanti del progetto alla creazione dei corti. E che ha presentato il suo film – documentario “IBI”.
Il progetto “Adolescenti e Migranti. Narrazione e Identità” proseguirà anche nelle prossime settimane. I destinatari del progetto sono gli adolescenti, giovani studenti e giovani richiedenti asilo, ed è volto a costruire azioni che favoriscano un reale cambiamento culturale sul territorio e a promuovere conoscenze, competenze e comportamenti adeguati a sostenere una convivenza civile e interculturale, nel rispetto dell’Altro. Accanto agli organizzatori Società Psicoanalitica Italiana (Spi) e dalla SIPsA-Coirag hano collaborato le scuole superiori, con alcuni Centri di Accoglienza Straordinari (Cas) del territorio gestiti da Cooperativa Cad e Cooperativa sociale Cento Fiori, e con con le Associazione Arcobaleno, Associazione Margaret e Istituto Scienze dell’Uomo progetto-Interazioni.
L'articolo Clandestin, il video di richiedenti asilo ospiti della Cento Fiori per il progetto Adolescenti e Migranti. Narrazione e Identità proviene da Cento Fiori, Rimini.
Dopo anni di corteggiamento il cavalier Franco Boschetti, titolare della Blubai di Cesenatico, ha deciso di appaltare la gestione logistica di magazzino a Target Sinergie, cedendo alle lusinghe del nostro presidente Davide Zamagni. Le caratteristiche delle due aziende giocavano a favore di una partnership con buone probabilità di successo.
Da una parte Blubai, un’azienda di distribuzione, assistenza e consulenza del settore beverage & food per i pubblici esercizi basata a Cesenatico, una delle principali destinazioni turistiche della Riviera Romagnola, ma che serve oltre 4 mila clienti fino alle Marche, con un magazzino anche a Fano.
Dall’altra Target Sinergie, che nella logistica in campo food & beverage serve già dei marchi consolidati in tutta Italia - come la rete Partesa - Heineken emiliano-romagnola e veneta, Carlsberg e alcune piattaforme della MARR.
Una partnership logistica però non si basa sulle premesse: è il progetto di base che getta le fondamenta per una proficua collaborazione, un progetto che tenga conto di tutte le condizioni di partenza e che guardi al futuro. Il connubio Blubai – Target Sinergie non è sfuggito a questo assunto.
Innanzitutto il committente ha voluto fortemente confermare tutti gli uomini in organico. Il che ha significato per noi di Target Sinergie rilevare la gestione del magazzino e del personale operativo con una età media di 50 anni. Personale esperto quindi nella vecchia gestione, ma che dovevamo formare ad una nuova dimensione del lavoro, con un diverso sistema gestionale dei dati e, sopratutto, con l’introduzione del voice picking nell’evasione degli ordini. Si poteva parlare di un cambio epocale da far partire, come ciliegina sulla torta, a cavallo della Pasqua, che per il turismo della riviera Romagnola rappresenta il debutto della stagione.
Quelli che sono seguiti, come chi opera sul campo della contract logistics intuisce, sono stati mesi impegnativi. Una fase di start up che ha avuto bisogno di formazione, tempo necessario a far assimilare alle persone – dopo 25 anni - nuove metodologie e strumenti di lavoro. Ma il seme del cambiamento è germogliato, in tempo per la stagione estiva che stava cominciando. Un cambiamento che vi racconteremo nelle prossime puntate.
Immagine tratta dal blog http://bottlesboozeandbackstories.blogspot.com/2016/09/beer-on-wheels-th...
schell_wagon_beer_bottlesboozeandbackstories_blogspot_com.jpg Notizie LogisticaRimini – C’è anche un po’ della Cooperativa Sociale Cento Fiori nei cortometraggi realizzati da studenti e giovani richiedenti asilo che mercoledì 13 marzo, alle ore 20,30, presso la Cineteca di Rimini in via Gambalunga 27, saranno proiettati e premiati. Alcuni degli autori sono infatti ospiti delle strutture della cooperativa sociale riminese. Così come diverse scene sono state girate nelle strutture gestita dalla Cento Fiori.
Alla serata sarà presente il regista e documentarista Andrea Segre che esprimerà il suo parere, consegnerà i premi e dialogherà con il pubblico e con i partecipanti alla creazione dei corti. Nella stessa serata, sempre alla Cineteca, alle ore 21,15 il regista Andrea Segre presenterà il suo film – documentario “IBI”.
L’evento è realizzato nell’ambito del Progetto “Adolescenti e Migranti. Narrazione e Identità”, proposto dalla SPI (Società Psicoanalitica Italiana e dalla SIPsA-Coirag in collaborazione con le Scuole Superiori, con alcuni Centri di Accoglienza Straordinari (Cas) del territorio gestiti da Cooperativa Cad e Cooperativa sociale Cento Fiori, e con con le Associazione Arcobaleno, Associazione Margaret e Istituto Scienze dell’Uomo progetto-Interazioni.
I destinatari del progetto sono gli adolescenti, giovani studenti e giovani richiedenti asilo, ed è volto a costruire azioni che favoriscano un reale cambiamento culturale sul territorio e a promuovere conoscenze, competenze e comportamenti adeguati a sostenere una convivenza civile e interculturale, nel rispetto dell’Altro.
L'articolo Cortometraggi di studenti riminesi e richiedenti asilo girati anche nei centri gestiti dalla Cento Fiori: mercoledì le premiazioni con il regista Andrea Segre proviene da Cento Fiori, Rimini.
La presentazione con le autrici, Adriana Cavalli e Anna Carli, e con Stefania Agostini, Event & conference director Italian Exhibition Group, Davide Ortalli, direttore di CNA provincia di Rimini introdotti da Enrico Rotelli, giornalista.
L'articolo “Ciocca dopo ciocca”, nel libro stampato dalla tipografia digitale Cento Fiori la vita professionale della parrucchiera Adriana nella Rimini dal boom economico al nuovo millennio. proviene da Cento Fiori, Rimini.
Rimini – Ha fatto tappa anche al Centro di Accoglienza Straordinario (Cas) gestito dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori Cécile Kyenge, attualmente parlamentare europea ed ex ministro […]
L'articolo Cécile Kyenge in visita al Centro di Accoglienza Straordinario per i richiedenti asilo colpito dalla bomba carta lo scorso ottobre proviene da Cento Fiori, Rimini.
Le Istituzioni culturali di dimensione regionale devono:
L’agevolazione prevista nell’avviso consiste in un contributo nella misura massima del 50% dei costi ammissibili e potrà risultare anche inferiore a quanto richiesto.
MISURA DEL CONTRIBUTO PER L’AVVISO PER LE ATTIVITA’ DI PROMOZIONE CULTURALE. Organizzazioni e Associazioni culturali. Ai fini dell'accesso al contributo, l’ammontare complessivo minimo delle spese ammissibili, presentato in forma singola o associata da associazioni od organizzazioni, è di 15.000,00 Euro. L’ammontare complessivo delle spese ammissibili non potrà superare i 150.000,00 euro.Nel caso di progetto di rete, il contributo massimo concedibile ad ogni progetto può arrivare fino al 50% delle spese ammissibili per un ammontare complessivo tra 20.000,00 e 70.000,00 Euro e fino al 40% delle spese ammissibili per un ammontare complessivo tra 70.001,00 e 150.000,00 Euro.
Unioni di Comuni Ai fini dell’accesso al contributo per i progetti presentati da Unioni di Comuni, esclusivamente in forma singola, l’ammontare complessivo minimo delle spese ammissibili del progetto è di 20.000,00 Euro. L’ammontare complessivo delle spese ammissibili non potrà superare i 150.000,00 Euro. Il contributo massimo concedibile ad ogni progetto può arrivare fino al 40% delle spese ritenute ammissibili. Comuni con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti. Ai fini dell’accesso al contributo per i progetti presentati da Comuni con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti, esclusivamente in forma associata, ai fini dell'accesso al contributo, il costo complessivo minimo delle spese ammissibili del progetto è di 20.000,00 Euro. L’ammontare complessivo delle spese ammissibili di ogni progetto non potrà superare i 150.000,00 Euro. Il contributo massimo concedibile ad ogni progetto può arrivare:Nelle forme di sostegno tramite Convenzione triennale rivolte a associazioni e organizzazioni culturali regionali, le istituzioni culturali regionali e le Unioni di Comuni, i soggetti interessati e che hanno i requisiti previsti, dovranno presentare la domanda di contributo su apposita modulistica tramite PEC al seguente indirizzo: servcult@postacert.regione.emilia-romagna.it entro e non oltre il 21 marzo 2019.
Notizie ImpreseOggi
La cosa che mi indispettisce nella vicenda di Giulia Sarti è che è riuscita ad incarnare l’omonima eroina di 1984, però sminuendola. La sola idea che Sarti sia riuscita ad evocare Julia, uno dei più bei personaggi di George Orwell mi fa inorridire. Perché per chi ama la letteratura i personaggi sono reali. Anzi, più che reali, sono in qualche modo sacri. Per questo siamo così cauti e diffidenti quando qualcuno cerca di renderli tangibili. E Giulia Sarti, in parte e sopratutto in peggio, c’è riuscita.
La piccola Julia… Per tutti l’energica attivista del IngSoc. La ragazza asessuata che mostra le insegne e diffonde i materiali dell’anti sex league. La giovinetta che dietro il paravento pubblico della politica è capace di scuotere l’apatia di Winston, di incamminalo docilmente nei dolci sentieri dell’amore, di trascinarlo nei drammatici anfratti della clandestinità, di finire con lui nell’abisso. Tradendosi, infine: l’uno e l’altra. Ma sotto le torture.
Se ci pensiamo anche l’altra Giulia, quella con la G, ha molte affinità con l’eroina orwelliana. Attivista politica volitiva e veemente. La ricordo un pomeriggio assolato staccarsi dal banchetto dei cinque stelle dall’angolo di via Cairoli per aggregarsi a Bersani, tempestandolo lungo il corso d’Augusto di argomentazioni. Che lui placidamente ignorò, semplicemente. Un peperino che le valse la Camera dei deputati, traguardo mica da poco in un partito di urlatori. Ma sulla distanza, come quasi tutti gli urlatori riminesi, le è mancato lo spessore. Forse perché, al contrario di Julia, è umana, troppo umana. E già questa è la prima causa della sua disgraziata caduta: cercando di incarnare l’attivista politica che flagella gli avversari, è salita su un podio sovraumano che, lo stiamo vedendo, tanto stabile e marmoreo non è.
Che il suo orizzonte fosse tremolante come quelli sull’asfalto in un giorno assolato era chiaro: non prendi il mestiere delle armi se non le sai maneggiare. E le armi della politica sono anche le foto compromettenti, che le trafugarono dalla casella postale. Il secondo passo falso è stato il trucco dei soldi quasi versati. Julia, almeno, è stata catturata dal sistema, dalla Thought Police, è una donna che vive l’amore come libertà e rivoluzione e per questo ingenuamente cade sul campo.
Giulia no, entra nel sistema e ingenuamente se ne fa buttare fuori. Non subito, trova brevemente un capro espiatorio. Tradisce, come Julia, il suo uomo, trascinandolo però in tribunale. Julia, almeno, condivide con Winston lo stesso destino giudiziario e se poi lo tradisce lo fa sotto torura. Come del resto Winston. Giulia, ancora, no: tradisce per vigliaccheria, per restare in sella a quello scranno di Montecitorio. Dal quale oggi l’hanno sbalzata. Ancora non sappiamo se cadrà nel gruppo misto o se, infine, tradirà anche il suo vincolo di mandato.
Argomenti: BloggingÈ uno dei pochi linguaggi che tutti possono parlare e che unisce tutti, sopratutto chi lo pratica per diletto, da dilettante, appunto. Che ha contagiato anche […]
L'articolo Migrare Cento Fiori: la squadra di calcio dei richiedenti asilo ospiti della cooperativa sociale scende in campo in due tornei amatoriali proviene da Cento Fiori, Rimini.
Notizie Newsletter Grassi Benaglia Moretti, avvocati & commercialisti
Rimini – Hanno accolto le volontarie del Coordinamento Libera con biscotti e un tiramisù, un dolce benvenuto da parte dei detenuti della Sezione a custodia attenuata […]
L'articolo Progetto Andromeda, detenuti dei Casetti in un laboratorio incontrano Coordinamento Libera per parlare di Mafia. L’esperienza verrà esportata anche alla Comunità di Vallecchio proviene da Cento Fiori, Rimini.
Come previsto dalla legge 124 /2017 (Legge annuale per il mercato e la concorrenza), pubblichiamo l’elenco degli incassi da prestazioni, i contributi e il 5 x 1000 relativi allo scorso anno.
L'articolo Informazioni relative a sovvenzioni, contributi, incarichi retribuiti ricevuti dalle pubbliche amministrazioni nel 2018 dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori proviene da Cento Fiori, Rimini.
Soresina - Le accuse rivolte da esponenti del sindacato di base Usb al Consorzio Target Sinergie e alla sua consorziata Log – It sono infondate e ledono la reputazione delle aziende, conquistata in 30 anni di attività e confermata dagli oltre mille dipendenti – dei quali quasi 200 a Soresina - che annualmente lavorano per noi in sette regioni italiane. Non si raggiungono simili traguardi ricorrendo a pratiche illegali, che non ci hanno mai contraddistinto. Siamo così orgogliosi dei nostri metodi, inclusivi e rispettosi delle leggi, che difenderemo il nostro operato anche in tribunale contro coloro che in maniera così leggera usano e diffondono termini odiosi e accuse fantasiose e del tutto infondate
La regolarità dell’appalto che ci vede impegnati è ineccepibile dal punto di vista legale. In questi due anni a Soresina sono aumentati i posti di lavoro e, cosa di cui siamo particolarmente orgogliosi, anche le condizioni dei lavoratori. E questo per noi è un grande traguardo che vogliamo superare, nell’interesse delle aziende coinvolte ma sopratutto delle circa 200 famiglie interessate. Un interesse che non ci pare così condiviso, visto l’atteggiamento di una minoranza delle rappresentative di base, che si sono in questi anni contraddistinte più per una maggiore attenzione alla propria visibilità politica e mediatica piuttosto che alle reali esigenze dei lavoratori.
La cooperativa Log-It, invece, rispetta i contratti collettivi e nel corso degli anni ha siglato numerosi accordi integrativi, dimostrando sempre disponibilità nell’ascoltare e, quando possibile, accogliere le richieste delle rappresentanze sindacali e dei lavoratori. Non accettiamo quindi che ci si accusi di favorire alcuni lavoratori rispetto ad altri in cambio del contratto di lavoro. Non accettiamo che si parli in maniera impropria del rapporto tra soci lavoratori e cooperativa. Non tolleriamo ne favoriamo atti di teppismo o danneggiamenti, come qualcuno faziosamente ci vuole accreditare, perché li riteniamo incivili e inadeguati ad un clima di lavoro sereno. E sopratutto perché, in passato, anche a Soresina alcuni nostri colleghi li hanno subiti, solo perché volevano guadagnarsi dignitosamente il pane lavorando.
Anche questa volta non ci sottrarremo al confronto per migliorare il lavoro e il clima necessario per farlo al meglio. Sono impegni che da anni portiamo avanti con tutti i mezzi a nostra disposizione, con il dialogo e con la formazione professionale. Ma non accetteremo falsità, minacce e sopratutto violenze da parte di una minoranza che ha a cuore più la propria visibilità e una fumosa visione politica slegata dalla realtà, piuttosto che le reali condizioni di lavoro dei propri colleghi.
target_sinergie_logistica_agroalimentare_carico_automezzi.jpg Notizie LogisticaS.T.D.P. Senigallia
Direttore: Dott.ssa Marella Tarini
Relatori:
Dott.ssa Francesca Silvestrini
Dott. Edoardo Ballanti
La fatica di Sisifo II Giornata dell’AV2 dedicata al Gioco d’Azzardo Patologico DISTRUZIONI/COSTRUZIONI: Dare senso all’agire del giocatore
Sollecitati dal titolo di questo convegno Distruzioni/Costruzioni, e dall’indicazione suggerita al nostro intervento riguardante il dare senso all’agire del giocatore e al gioco d’azzardo, ci siamo posti in un’ottica di esplorazione, riflessione e ricerca, non sapendo esattamente cosa saremmo andati a trovare.
Il tema del significato evoca numerose domande, solleva riflessioni e pone interrogativi. Ci interroga sul significato del sintomo, influenza la nostra concezione della malattia, del recupero e della guarigione, riguarda noi in veste di curanti ma riguarda anche i pazienti e le famiglie, immaginate come microcosmi, comunità con la loro specifica epistemologia, all’interno delle quali il sintomo genera un significato o lo incarna o svolge la funzione di attribuzione di un ruolo. Per questo diventa necessario farsi interpreti, attraverso un lavoro ermeneutico, per evitare spiegazioni generaliste o peggio ancora riduzioniste.
Interrogarsi sul significato del sintomo può divenire allora interrogare il sintomo stesso per forzarlo a rivelarci il suo senso; o cercare il senso, in termini esistenziali, di un comportamento che è insieme distruttivo e costruttivo.
Occorre riconoscere le radici del disturbo da gioco d’azzardo e l’immensa sofferenza sia del giocatore patologico sia dei familiari e dei partner, sofferenza che in molti casi era presente già prima che il problema di gambling avesse inizio. Così possiamo dire che la patologia del gioco è solo la punta dell’iceberg, un sintomo che è più una richiesta di aiuto, un grido da parte del giocatore che si trova inestricabilmente invischiato e irretito nella trama di un sistema socio-economico e familiare, sia passato sia presente, di cui è parte.
Si può valutare la salute mentale in termini di qualità del comportamento individuale in rapporto all’ambiente sociale, in quest’ottica (che pone al centro la relazione), il comportamento, il suo modo di dispiegarsi e prodursi, così come il suo deteriorarsi, sono legati a fattori d’ordine socio-economico e familiare. Il malato è portavoce dei conflitti e tensioni della famiglia, per essa svolge il ruolo di depositario degli aspetti alienati della struttura sociale più ampia, facendosi portavoce dell’insicurezza e del clima d’incertezza. Tutti questi fattori presi insieme determinano, in positivo o in negativo, la possibilità di adattamento alla realtà: possibile quando la relazione con il contesto avviene sulla base di un vincolo creativo, impossibile quando questo è coercitivo.
Qui la domanda sul significato si fa domanda anche sul senso della cura. Che cosa curiamo e che cosa possiamo curare? Che cosa vuole essere curato? Cosa c’è bisogno di curare? Quando nasce la richiesta di aiuto da parte del giocatore? Spesso nella pratica vediamo che il giocatore non sente il disturbo come una malattia, bensì come una soluzione.
Certamente vanno curate la profondità delle ferite e la storia traumatica del giocatore patologico, vanno curate le cicatrici nei partner e le gravi fratture nella relazione di coppia. Così come andrebbero pensate strategie di cambiamento della struttura socio-economica di cui il malato è Emergente. Pensiamo che la guarigione passi attraverso l’assegnazione di un nuovo ruolo, quello di agente del cambiamento, che chiede a noi stessi di trasformarci, divenendo per primi agenti del cambiamento.
L’obiettivo non è quindi limitato all’astinenza o alla riduzione del danno, ma si estende oltre, puntando all’apertura di una riserva di risorse psicologiche e sociali, sia del giocatore sia delle sue relazioni, ripristinando un legame creativo con il contesto e la comunità. Per rimpiazzare il gioco patologico e le funzioni che esso svolge, bisogna intuirne il senso. L’effetto finale del cambiamento sarà allora, non il tentativo di modificare un comportamento, ma vedere la relazione tra comportamento e contesto, svelandone i nodi insolubili e le contraddizioni patogene. Fare questo richiede un cambiamento di secondo ordine, un imparare a imparare che è un imparare a pensare, che investa l’intero sistema di cui il giocatore è parte coinvolta in modo centrale.
La letteratura e la ricerca sul gioco d’azzardo sono prevalentemente incentrate sulla patologia o sull’impatto socio-economico, sulla prevalenza del problema e sui modelli patologici, spesso estraniando le persone dai contesti in cui si svolge il gioco, riflettendo una epistemologia occidentale dominante, e non riuscendo ad approfondire la nostra comprensione dei discorsi sociali ed esistenziali, che costituiscono il contesto in cui i giocatori danno significato, o ricercano un significato, dal loro giocare d’azzardo.
ESPERIENZA CLINICA
Non molto tempo fa, si presenta presso l’STDP di Senigallia il Sig. L., chiedendo una presa in carico per un problema di gioco d’azzardo di lunga data. Il Sig. L. comincia a raccontarci la sua storia, fatta di tante storie: una carriera nelle forze armate, incarichi importanti, missioni sia in Italia sia all’estero, campi di battaglia, il confronto con la morte, l’avere ucciso. Il suo lavoro lo porta a trascurare la famiglia, la moglie, i figli. Il gioco d’azzardo sembra essergli sempre appartenuto. A fatica riesce a individuare un punto d’inizio, ma riconosce che il bisogno di giocare diventava più impellente nei momenti di crisi, con i problemi legali, con le ingiustizie che sente di subire e per le quali non ha sufficienti strumenti e forza di opporsi. Disperde tutti i suoi risparmi, tanti soldi poiché i suoi guadagni sono elevati. Non è intaccato il patrimonio della famiglia, che prova molta rabbia e lo espelle. La moglie prima lo butta fuori di casa poi lo riprende. Ora il Sig. L. tenta di ricucire i rapporti deteriorati, anche se non sa come fare. Cerca di farsi riaccogliere dalla moglie e dai figli, in modo incerto, considerata l’estrema difficoltà di contattare e comunicare le proprie emozioni. Curarsi è per lui una conditio sine qua non posta dalla moglie: un lasciapassare da presentare per il rientro a casa.
Già da qui sembra configurarsi ai nostri occhi un quadro riconoscibile, una personalità con tratti narcisistici, la ricerca di sensazioni forti, un disturbo da stress post traumatico, impulsività, senso di colpa, uso costante di cannabis: il disturbo da gioco d’azzardo potrebbe essere interpretato in questa cornice come una difesa appresa per sfuggire, dissociare, alleviare o evitare le memorie traumatiche e gli elevati livelli di stress attuale.
Ma il Sig. L. porta con sé altre storie. Veniamo a sapere dal suo racconto la storia della madre che quando L. era ancora bambino si ammala di una malattia terminale. Era l’inizio degli anni 80, anni in cui avvenivano le prime apparizioni mariane nella città di Medjugorie in Bosnia. Sentendo la notizia in televisione e alla ricerca di un ultimo appiglio di speranza, la famiglia si avvia a intraprendere un viaggio verso quello che allora era un semplice e sconosciuto villaggio di contadini e pastori sulle colline della Bosnia-Erzegovina. Durante quel viaggio avviene qualcosa d’inaspettato che cambia per sempre le sorti della famiglia. La madre di L. ottiene quella che viene definita una guarigione miracolosa. Una delle poche guarigioni miracolose ufficialmente riconosciute dalla Chiesa Cattolica. La storia della famiglia va incontro a un cambiamento imprevisto e imprevedibile, il miracolo è la svolta, la prima grande vincita, la divinità entra in scena intervenendo sulle sorti drammatiche che apparivano tracciarsi in un destino segnato. La madre diventa l’eroina che ha sfidato e vinto il destino. Il padre abbandona gradualmente il suo lavoro di piccolo imprenditore e artigiano, dedicandosi interamente, insieme alla moglie, all’attività di servizio. La famiglia si trasferisce per lunghi periodi a Medjugorie, organizzando pellegrinaggi. La madre di L. entra in contatto con alte sfere dell’Istituzione Ecclesiastica, che penetra in modo importante e duraturo nella vita e nella storia della famiglia, arrecando onore e prestigio sociale.
Sotto questa luce anche la storia di vita del Sig. L. sembra incarnare il mito dell’eroe.
Com’è andata avanti la storia del Sig. L. dopo tutto questo?
Verso la moglie il Sig. L. nutre oggi un sentimento d’indifferenza, non pensa la separazione e rifiuta l’espulsione. Si sta battendo per rientrare all’interno della famiglia. Il discorso non apre porte sulle sue emozioni, non ci sono né tenerezza né calore, soltanto la volontà di appartenenza a un nucleo familiare. Della moglie lamenta le credenze e l’adesione a gruppi d’evoluzione e sviluppo spirituale, che le fanno adottare un comportamento che giudica irrazionale, fatto di rituali per attirare verso di sé e verso la famiglia influenze positive e benefiche. Il Sig. L. non si sente libero quando è in casa e ne è profondamente irritato. Questa visione del mondo, secondo lui, ha influenzato anche l’educazione dei figli, verso i quali sente che come genitori non hanno alcuna presa educativa.
La descrizione fatta della scena familiare mette in luce un quadro d’isolamento, uno stare insieme ma isolati, ognuno preso in una personale attività di estraniazione che lo cattura e lo aliena dal contesto e dalla comunicazione. Con rabbia il Sig. L. porta questa sua considerazione e quest’istanza, lamentandosi di essere additato come “quello dipendente”, in una famiglia in cui tutti hanno una loro dipendenza.
Il forte ruolo rivestito da religione, spiritualità e rituale all’interno di questo nucleo familiare, ci ha fatto interrogare sul legame tra religione/spiritualità e gioco d’azzardo, per approfondire in questa direzione l’interrogativo sul senso e sul significato: intesi come l’umana ricerca di un senso che possa collocare l’esperienza vissuta all’interno di un quadro fonte di significato, identità, scopo e realizzazione nella vita individuale, culturale e sociale.
Di per sé questa non è una cosa nuova: Freud attribuiva a religione e gioco d’azzardo la funzione di fornire alle persone un senso di controllo sul destino, e suggeriva che l’azzardo potesse agire come sostituto della religione. Marx sosteneva che le religioni hanno una funzione molto importante nella vita, dando conforto psicologico per l’incertezza e la paura della morte.
Allo stesso modo il gioco d’azzardo ha radici profonde nei rituali religiosi e molte forme di spiritualità ne sono intessute. Tradizionalmente, il gioco d’azzardo ha avuto origine da rituali religiosi e dalla ricerca di esperienze spirituali, per cui questo nesso appare evidente e il rituale ne è il comune denominatore.
Questi pensieri ci hanno fatto incuriosire e allora ci stiamo interessando alla letteratura sul gioco d’azzardo nelle popolazioni native: aborigeni australiani, indiani d’America e Canada. In queste culture tradizionali l’azzardo era spesso presente già prima della colonizzazione e aveva aspetti sia sacri sia secolari. Il gioco era usato per scopi religiosi e di cura, per la divinazione e la risoluzione delle controversie, per la redistribuzione della ricchezza e la ricreazione. Gli obiettivi secolari del gioco tra i nordamericani nativi erano il divertimento e il guadagno, ma il “gioco sacro” era investito di una funzione simbolica in cui l’ordine cosmico era incarnato e mantenuto. Associato a miti, cerimoniali, e pratiche rituali con funzioni divinatorie e magiche, rappresenta il desiderio di assicurarsi la guida dei poteri naturali da cui l’essere umano è dominato.
Da una prospettiva occidentale il gioco d’azzardo riguarda i soldi. Dalla prospettiva dei nativi Blackfoot la promessa di una “grande vincita” di denaro ha il suo peso, ma la promessa di prestigio o merito è ancor più significativa, e in essa viene incarnato il viaggio dell’eroe, esemplificato nel Napi, eroe archetipico della loro cultura.
Le narrative esplorate negli studi da noi passati in rassegna suggeriscono che il gioco d’azzardo tra i popoli Blackfoot contemporanei è un’attività in cui gli individui cercano prestigio, in un mondo sempre più secolare, in cui hanno uno status marginale.
Queste osservazioni suggeriscono che i giocatori, inconsciamente, giocano miti non esaminati. Alla base delle distorsioni cognitive ci sono delle strutture mitiche inconsce che riflettono epistemologie, o modi di conoscere, che danno significati simbolici ad azioni, oggetti e persone.Lo studio che stiamo citando (McGowan et Al., 2004) sostiene l’opinione che i contesti culturali, storici ed esperienziali, modellano i significati attribuiti all’esperienza di gioco. Le differenze nell’esperienza soggettiva del gioco d’azzardo, nel gioco d’azzardo problematico, nel recupero e nella guarigione, sono evidenti tra le generazioni all’interno delle comunità di Blackfoot, così come tra nativi e non nativi. Sempre più nativi stanno costruendo significati e cercando soluzioni per il gioco d’azzardo e altri problemi nel contesto della spiritualità tradizionale, ricercando identità culturali tracciate nelle loro tradizionali visioni del mondo.
Il terapeuta può aiutare a riconoscere le distorsioni cognitive e le credenze irrazionali, ma questo non tiene conto dei contesti sociali o culturali del gioco d’azzardo o delle differenze di sistemi di senso.
Cit: “Le tradizionali visioni occidentali del gioco d’azzardo suggeriscono che la risoluzione del problema del gioco d’azzardo avviene attraverso un processo chiamato “recupero” (recovery) in cui gli stati dell’essere prima scartati, distrutti o trascurati, come l’occupazione lavorativa, la proprietà e le relazioni con gli altri sono ricostruiti. Al contrario, la risoluzione del problema del gioco d’azzardo tra i Blackfoot è descritta in modo più accurato, attraverso processi di guarigione (healing) mediati da credenze e pratiche tradizionali. Come sottolineato da un consulente sulle dipendenze di origine Blackfoot, il “recupero” di ciò che non avete mai avuto (come una occupazione stabile, proprietà, relazioni genitori-figli) non è semplicemente possibile per molte persone colonizzate”. (McGowan et Al., Sacred and secular play in gambling among Blackfoot peoples of Southwest Alberta)
Suggeriamo quindi di tenere in considerazione l’importanza del contesto in cui il significato si genera, contesto che ha una sua epistemologia che informa di sé il processo della malattia come quello della cura.
“In contrasto con l’idea forse ristretta di una ristrutturazione cognitiva e con l’enfasi sul recupero che è il segno distintivo della psicoterapia, la guarigione tradizionale indigena sottolinea il raggiungimento dell’equilibrio tra le quattro dimensioni della natura di una persona (mentale, fisico, emotivo, spirituale). Piuttosto che attraverso un codice di pratica prescrittivo, questo viene raggiunto attraverso vari mezzi in base a contesti altamente situazionali e, a volte, a pratiche idiosincratiche. L’obiettivo è il ripristino del benessere, inteso come armonia restaurata secondo una legge d’interconnessione tra l’individuo in relazione con sé, la famiglia, la comunità, il mondo spirituale e l’ambiente fisico. L’armonia restaurata è intesa come espressione di una guarigione più profonda che è “la fonte del significato, dell’identità, dello scopo e della realizzazione nella vita” (McGowan et Al., Blackfoot traditional knowledge in resolution of problem gambling: getting gambled and seeking wholeness).
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Quattro minorenni e un maggiorenne, tutti residenti nelle zone limitrofe alla struttura che ospita richiedenti asilo da loro attaccata con due bottiglie molotov e una bomba […]
L'articolo Bomba carta e molotov contro il Cas Cento Fiori da parte di minorenni: per favore, non consideriamola solo una “bravata”. proviene da Cento Fiori, Rimini.
Il 14 dicembre abbiamo un impegno: essere partner del Romagna Business Meeting, l'evento di Confindustria Romagna e Confindustria Forlì Cesena a Castrocaro Terme. Veniteci a trovare a desk Target Sinergie , venite ad ascoltare le nostre proposte per le aziende per migliorare attraverso l'outsourcing la produttività dell'impresa: il nostro Gianluca Fabbri spiegherà la ricetta professionale Target Sinergie nella gestione dei reclami per la customer service a partire dalle ore 14,30.
Nel salone Piacentini invece troverete il nostro team commerciale e, per l’occasione, potrete festeggiare con noi i 30 anni del gruppo Target Sinergie e magari sfruttare la photo opportunity che abbiamo predisposto per i nostri ospiti. MA ci sono anche tante altre buone motivazioni per fare un salto a Castrocaro Terme, presso il Grand Hotel & SPA - Terme di Castrocaro, in Via Roma, 2: il programma predisposto da Confindustria Romagna e Confindustria Forlì Cesena. Si prega di comunicare l’adesione a iscrizioni@romagnabusinessmatching.it entro e non oltre il 12 dicembre.
Ecco il programma
Ore 10.45: accredito partecipanti
Ore 11.00: illustrazione del nuovo sito Romagna Business Matching e app Confindustria Romagna e Confindustria Forlì Cesena
Ore 11.40: presentazione “Connext - il primo evento Nazionale di partenariato industriale di Confindustria” - Milano MICO 7 e 8 febbraio 2019 – alla presenza della Vice Presidente di Confindustria Licia Mattioli
Ore 12.45-13.30: buffet di networking
Ore 13.30-16.00: presentazione delle aziende partner di Romagna Business Meeting
Ore 16.00: lancio del servizio A.B.C., Autovalutazione per un Business Consapevole, e di Smart Tech, servizio di supporto nel percorso di digitalizzazione
Ore 17.00: presentazione del nuovo brand Romagna Business Multiservice, che riunisce le proposte di Romagna Servizi Industriali e Assoservizi Romagna
Ore 18.00: brindisi augurale
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