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Storia del ragazzo malato di cancro, di una sottoscrizione e dei troll che si sentono ingannati

Stephen Sutton

C'era una volta, e c'è ancora, un ragazzo malato terminale di cancro. Stephen Sutton, questo il nome del ragazzo, ha 19 anni e decide di lanciare una raccolta fondi - la StephenStory - a sostegno del Teenage Cancer Trust, un'associazione di assistenza ai giovani malati. Ha il suo profilo twitter e apre una sottoscrizione su justgiving.com. Ha successo. Un enorme successo: la sua storia coinvolge il pubblico britannico al punto da versare oltre 3 milioni 200 mila sterline di fondi. Mentre è in ospedale. Pochi giorni fa Stephen esce dall'ospedale. Le sue condizioni si sono aggravate e decidono di farlo tornare a casa.

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«Io non credo nella pubblicità»

Irma la dolce, film di Billy Wilder

In queste ore Marco starà armeggiando con i primi clienti del suo albergo. Apre la struttura nella classica “ridente località di villeggiatura” a Pasqua e continuerà fino alla fine della stagione. In un dopopranzo domenicale mi racconta che a metà della stagione, mentre il suo hotel è quasi sempre pieno, incontrerà il suo dirimpettaio per il rito di scambiarsi le impressioni di imprenditori del turismo. Li immagino, pallidi come immancabilmente sono pallidi gli albergatori della Riviera romagnola, all'ombra di un pino, con il suo interlocutore a indagare i segreti del mestiere: «Ma te come fai ad avere l'albergo sempre pieno»? E Marco invariabilmente gli risponde: «io faccio molta pubblicità». Al che l'altro lo guarda e replica: «Io non credo nella pubblicità».

Comunicazione: 

Ad ogni conferenza stampa il suo tempo. Breve, per favore.

Gli intoccabili, film di Brian De Palma

Forse sono un purista rompiscatole, ma faccio fatica a concepire una conferenza stampa che duri più di mezz'ora. Non concepisco nemmeno una conferenza stampa con persone che devono fare “pubblico”, come spesso accade. Forse la confusione nasce dal fatto che noi la chiamiamo conferenza stampa, mutuata da «press confererence». Ma troppo spesso ci dimentichiamo la seconda parola, «stampa». E quindi una conferenza dedicata ai mezzi di informazione, non al pubblico. Perché invitarlo quindi? Per fare numero? Mah.

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Facebook, come salvarsi dalle crisi degli amici, “disinnescando” i loro post

Cattivissimo me 2, Gru disinnesca il missile

Dice che per la Netiquette, su Facebook, l'amicizia la devi dare a chi te la chiede. Chi l'ha detto, ancora, non l'ho scoperto. Temo, piuttosto, sia stato un buon marketing man dello stesso socialnetwork ai suoi esordi. E' certo però che questa regola – o presunta tale – cominci ad essere scomoda, man mano che il proprio giro di amicizie comincia a lievitare in maniera consistente. E sopratutto vista la scarsa consapevolezza, in materia di Netiquette e - diciamolo – di gestione della propria immagine pubblica degli utenti. Perché quest'ultima – la gestione dell'immagine - è Il problema, purtroppo. Al quale molti soccombono (me compreso, beninteso).

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I troll sono tra noi: dei commentatori molesti, violenti, compulsivi

Troll di caverna, film Lo Hobbit- Un viaggio inaspettato

In principio erano (orrende) creature magiche, che popolavano le saghe scandinave o Il signore degli anelli. Poi, è arrivato Internet e si sono materializzati tra di noi: i troll. Già l'immagine web dice molto sul loro profilo psicologico. Nelle saghe sono creature estremamente stupide, violente, che fanno della lotta il loro costume primario.

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