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Un applauso ci salverà? L'argine della Cultura e l'identità dei nostri luoghi

Exitime, rivista mensile di cultura e divertimento - copertina n. 7

Per qualche giorno il grattacielo ha vissuto una nuova identità. Abbandonata quella della modernità, che impersonava negli anni '60, come le altre torri abitative lungo la costa, definitivamente abbracciato, ahinoi, dall'identità degradata di piccole storie di usuale malavita, tra droga, prostituzione che viaggiano a braccetto con le residenze "patrizie" di Rimini, la nostra torre per qualche giorno è stata la sede di una riuscita operazione culturale, messa in piedi dalla Compagnia del serraglio e i gruppi teatrali Banyan Teatro, Korekané, Maan ricerca e spettacolo - e drammaturghi, attori, registi - del riminese. Impegnativa, complessa, divertente, curiosa. Per pochi giorni la nostra torre ventosa, così usuale ai nostri occhi eppure così sconosciuta nei suoi camminamenti, è diventata il teatro di Rimini. Quasi un festival, se vogliamo.

Campanelli: cinque spettacoli - "Di là", autore e regista Loris Pellegrini, "Azzurro Polvere" di Francesco Gabellini, regia Gianluca Reggiani, "Rumore", di Vincenzo Terlizzi, regia Mirco Gennari, "Abuso", di Paola Vannoni, regia Chiara Cicognani, "Interno 11", autore e regista Davide Schinaia - di 20, 25 minuti l'uno, in altrettanti appartamenti, cinque prove per un pubblico selezionato dal numero chiuso, coordinamento e unità di intenti tra i soggetti impegnati, crediamo abbiano dimostrato che il teatro, a Rimini, è maturo per prove impegnative, che vanno oltre le rappresentazioni, oltre il singolo lavoro di questa o quella realtà. La Compagnia del Serraglio già a Riccione si era inserita su un territorio di frontiera: la spiaggia di notte, che nel corso degli anni è passata da luogo di divertimento e amore a luogo da temere, poi di nuovo, lentamente e con molte polemiche, di divertimento ma pur sempre con qualche cono oscuro. Al Grattacielo si è bissata, superandola, l'esperienza riccionese. Di nuovo un territorio di frontiera, un'isola quasi con quel che rappresenta, di nuovo il tentativo di occupare uno spazio, che la società ha abbandonato un po' alla deriva del mercato, con le armi della cultura. Alimentate da coralità, esperienze, professionalità, e il sostegno delle istituzioni. Oltre ai contenuti rappresentati, insomma, c'è molto di più sul quale riflettere. Ed essere ottimisti.

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