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Un “Codice rosso” per difendere il Made in Italy dall’importazione dei prodotti contraffatti: l’interrogazione di Gambini

Contraffazione dei prodotti Made in Italy, il ministro si impegni per ottenere dai colleghi europei un’adeguata, comune attività di contrasto durante il semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea. E’ quanto chiede il parlamentare riminese Sergio Gambini ad Antonio Marzano, ministro per le Attività produttive, in un’interrogazione in commissione, che vede l’adesione di altri 14 parlamentari. La tutela dell’economia italiana e del comparto del Made in Italy passa attraverso la repressione delle importazioni illegali anche rivedendo, scrive il deputato riminese, “il sistema di controlli doganali sui prodotti esteri, aumentandoli su alcuni prodotti, come i tessili, considerati invece a ridotta pericolosità. Fermare la contraffazione è d’altra parte una delle forme di lotta al commercio abusivo, in specie quello ambulante, che sempre di più si manifesta in forme illegali organizzate. E che procura gravi danni alla rete commerciale, soprattutto per quei settori che hanno investito sulla qualificazione e che presentano alla propria clientela beni di consumo di qualità”.

“Le evoluzioni della tecnologia ed i processi di globalizzazione – ricorda Gambini nell’interrogazione – hanno portato ad una crescente diffusione del fenomeno, un commercio negativo prossimo al 9% con merce proveniente per oltre i 2/3 dal sud est asiatico. Il Made in Italy costituisce uno dei comparti di principale interesse per l'industria del falso e la ridotta dimensione media delle imprese italiane rende complessa l'introduzione di misure anti-contraffazione”. A questo quadro aggiungiamo che “le informazioni dettagliate sui prodotti candidati alla contraffazione sono disponibili sulla Rete, la tecnologia ha consentito miglioramenti significativi nella qualità dei prodotti contraffatti e drastiche riduzioni nei loro costi di produzione, Internet rappresenta un canale distributivo di primaria importanza e di relativa anonimità. Si stima che nel solo 2000 il fenomeno della contraffazione sia costato oltre 17 mila posti di lavoro nell'Unione europea ed una contrazione del prodotto interno lordo superiore agli 8 miliardi di euro”.<br>“Le innovazioni tecnologiche nel campo dell'attività di controllo non sempre consentono di individuare i fenomeni di contraffazione legati, in particolare, alla diversa e fraudolenta denominazione delle merci importate – spiega il deputato riminese - l'attuale sistema di controlli doganali canalizza le merci in tre distinte modalità di controllo - canale rosso: visita merci, canale giallo: controllo documentale, canale verde: nessun controllo, in base alla «pericolosità» doganale delle merci e dei soggetti importatori ed esportatori. La «pericolosità» delle merci è a sua volta legata, fra l'altro, all'entità del dazio ad esse applicato il che implica che prodotti tipici del comparto del Made in Italy, fra cui, ad esempio, i tessili, possono paradossalmente anche essere considerati di ridotta «pericolosità»”

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