C'era una volta, e c'è ancora, un ragazzo malato terminale di cancro. Stephen Sutton, questo il nome del ragazzo, ha 19 anni e decide di lanciare una raccolta fondi - la StephenStory - a sostegno del Teenage Cancer Trust, un'associazione di assistenza ai giovani malati. Ha il suo profilo twitter e apre una sottoscrizione su justgiving.com. Ha successo. Un enorme successo: la sua storia coinvolge il pubblico britannico al punto da versare oltre 3 milioni 200 mila sterline di fondi. Mentre è in ospedale. Pochi giorni fa Stephen esce dall'ospedale. Le sue condizioni si sono aggravate e decidono di farlo tornare a casa. Sul suo profilo Facebook scrive ai suoi fan che si sente “fortunato” per la possibilità concessagli di tornare a casa. Ma. C'è sempre un ma. E c'è sempre un troll in una storia del web. Anzi, più di uno. Su twitter l'utente @Shaneobrmay081 scrive che «Lots feel duped» molti si sentono ingannati. Un'altra Sarah Hill, si chiede se è «l'unica a pensare che c'è qualcosa che non va? Mentre spero di sbagliarmi, questo mi fa sentire come se fossimo stati truffati». Stephen non si scompone e risponde ai troll via twitter:«Mi spiace di avervi deluso! Ma, sapete, io ho ancora il mio cancro ed è ancora incurabile, se questo vi fa sentire meno “ingannati”». Il troll pare abbia dovuto cancellarsi da twitter. Una messaggio giusto e puoi fare cose bellissime sul web, uno sbagliato e sei un (troll) morto.