Addio visti celeri dalla Russia, lo spettro delle code agli sportelli si aggira di nuovo sulle ambasciate e sui consolati italiani nel grande paese dell'Est e in tutti quelli dove c'è l'obbligo del visto. E prende la forma dei tagli ai finanziamenti imposti inaspettatamente all'Enit dal governo. E' l'allarme che lancia Sergio Gambini nella sua interrogazione in commissione, nata dopo aver appreso l'incredibile stop all'iniziativa dei parlamentari locali di due anni fa. Per sbloccare le procedure di rilascio dei visti turistici, Sergio Gambini e Sergio Zavoli hanno proposto la collaborazione tra Enit e sedi diplomatiche all'estero: l'ente di promozione turistica italiana distaccava alcuni dipendenti stagionali nei consolati, aggirando così il blocco delle assunzioni del ministero degli Esteri ed eliminando così "la lentocrazia" delle procedure di rilascio dei visti. Lo Stato poi ripianava i costi sostenuti dall'Enit per gli anni 2002, 2003 e 2004 con un milione di euro ciascuno. Un emendamento dei parlamentari riminesi recepito nell'articolo 14 della legge 273/2002.
"Invece ci troviamo di fronte all'ennesima bufala del governo sul turismo, un brutto colpo per Rimini, che per il mercato russo è una meta molto ambita - ha dichiarato Gambini, dopo aver appreso la notizia diffusa il 26 marzo 2004 dalla Direzione Generale del turismo: "l'Ufficio Centrale di Bilancio presso il Ministero delle attività produttive ha impartito all'ENIT una direttiva secondo la quale lo stanziamento a titolo di contributo per le spese di funzionamento e per lo svolgimento dell'attività istituzionale dell'Ente (cap. 2270) quest'anno sarebbe anche comprensivo della somma prevista per l'accelerazione delle procedure per il rilascio dei visti turistici". In questo modo, spiega Gambini, il finanziamento all'Enit, "già falcidiato dalle leggi finanziarie degli ultimi anni si riduce ulteriormente a soli 24.171.000,00 euro, una cifra assolutamente irrisoria se commisurata alle esigenze di attività dell'ente e di promozione del turismo italiano sui mercati esteri".
"Questa norma è fondamentale per Rimini, ed è nata durante un mio viaggio in Russia con i rappresentanti dei Club di Prodotto e della Camera di Commercio riminese. In pratica l'intero sistema turistico riminese ha guidato la stesura dei nostri emendamenti, consapevoli del rischio reale che la meta turistica italiana poteva essere definitivamente soppiantata da altri paesi concorrenti come la Spagna, che hanno fondato il loro vantaggio competitivo anche su tempi molto più celeri nel rilascio dei visti turistici. Ora questa sorpresa, che contrasta clamorosamente con gli impegni più volte assunti dal ministro delle Attività produttive e dallo stesso Presidente del Consiglio, di sostenere adeguatamente l'offerta turistica italiana come componente essenziale del Made in Italy sui mercati globali. Chiederò alle associazioni di categoria degli operatori turistici e delle agenzie di viaggio di attivarsi immediatamente in una comune iniziativa di protesta, che faccia sentire la voce del mondo del turismo e restituire ciò che è stato arbitrariamente tolto. MI auguro che attraverso una tempestiva protesta sia possibile cancellare una direttiva sbagliata e dalla dubbia legittimità".