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Gioco d’azzardo: dalla consulenza psicologica e legale alla sensibilizzazione nelle scuole, Cento Fiori con Rete Gap, Comune di Rimini e Ausl Romagna

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mer, 10/05/2023 - 15:13
Mercoledì 10 maggio, alle 20.45, alla Sala Manzoni, l’originale talk “Fate il nostro gioco”. I dati del gioco a Rimini e in Emilia Romagna

Slot machines, Gratta&Vinci, scommesse e quella vasta frontiera di giochi che si sono sviluppati con il digitale, a partire dai videogame. Quando da passatempo il gioco diventa una dipendenza allora sorge la malattia, che però può essere sia curata che prevenuta. È proprio per questo che nasce ‘Quando il gioco non è un gioco’, il nuovo percorso realizzato nell’ambito del ‘Piano Locale contro il Gioco d’azzardo’ promosso dal Distretto socio sanitario di Rimini allo scopo di realizzare azioni di informazione, prevenzione e intervento destinate a una vasta platea di destinatari. Da uno sportello ad hoc dove i giocatori possono rivolgersi per ricevere supporto psicologico e di carattere legale, passando agli incontri nelle scuole: un insieme di attività trasversali – svolte sotto la regia dell’ U.O. Dipendenze Patologiche dell’Azienda USL Romagna e del Comune di Rimini, in sinergia con la Rete Gap di Rimini composta dalla Comunità Papa Giovanni XXIII (capofila), Millepiedi, Cento Fiori, Alcantara, Parkinson in Rete e Il Gesto – che hanno come filo rosso quello di combattere le dipendenze da gioco e stabilire le condizioni favorevoli per prevenire gli effetti negativi sui disturbi correlati al fenomeno. L’obiettivo principale è quello di raggiungere il maggior numero di cittadini, sensibilizzando in modo differenziato i vari target: adulti, anziani, ragazzi, inclusi i giocatori nonché gli insegnanti, il personale sanitario, sociale, educativo e delle associazioni, con particolare riguardo ai contesti scolastici e informazione tramite interventi di informazione e maggiore conoscenza dei rischi annessi. Rischi che ad oggi, in particolar modo tra le giovani generazioni, si annidano dietro il gaming che, non di rado, da semplice divertimento si trasforma in dipendenza. Il progetto ‘Quando il gioco non è un gioco’ nasce dunque per unire le forze, promuovere sinergie, per far fronte a un fenomeno dilagante che colpisce una percentuale non irrisoria di persone, differente per età, provenienza e ceto sociale.  

Le azioni principali:

  • Sportello di consulenza psicologica e legale per facilitare l’accesso dei giocatori e dei loro familiari ai Servizi specialistici svolto presso ‘La Casa Ludica’ Serd-Rimini (in via Bramante, 10); 
  • Percorsi laboratoriali, di prevenzione e promozione dell’agio, rivolti agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado del distretto al fine di favorire la conoscenza del fenomeno e dei rischi correlati alla dipendenza comportamentale da gaming e da gioco d’azzardo (in coerenza e potenziando quanto previsto dal Piano Regionale della Prevenzione);  
  • incontri e percorsi di sensibilizzazione aperti alla cittadinanza, in collaborazione con il Centro per le Famiglie del Comune di Rimini; 
  • eventi culturali quali spettacoli teatrali e laboratori (espressivi, teatrali, di scrittura, di sperimentazione all’uso delle nuove tecnologie) rivolti alle nuove generazioni attorno al tema delle dipendenze comportamentali. 

“Un progetto innovativo che ora è realtà grazie all’intenso lavoro di squadra tra l’Azienda Usl della Romagna, il Comune e le realtà coinvolte nei Piani di zona di Rimini – è il commento di Kristian Gianfreda, Presidente del Distretto socio-sanitario di Rimini e Assessore alle Politiche per la Salute del Comune di Rimini -. La ludopatia è un fenomeno purtroppo spesso sommerso, silente, che tuttavia, come confermano le statiche, non accenna a diminuire. Soprattutto durante la pandemia, il gioco on line ha subito una crescita importante, con risvolti allarmanti. Il progetto messo in campo dal Distretto di Rimini è dunque fortemente aderente con i tempi che stiamo vivendo: contrastare il gioco d’azzardo, puntando sulla conoscenza, sulla formazione e sulla consulenza è una priorità assoluta, centrale, a cominciare dalle nuove generazioni e dal loro rapporto con l’universo digitale.”. 

Quadro numerico sul gioco d’azzardo

Comune di Rimini. Nel periodo pre-pandemico (2017), nel solo Comune di Rimini la spesa pro capite in gioco d’azzardo corrispondeva a 1798 euro. Un dato che collocava Rimini al 557 posto, su 7954 comuni italiani, nella classifica generale per spesa pro capite. Considerando le città delle stesse dimensioni – sempre nella stessa classifica – Rimini risulta al posto numero 27 su 130 comuni (fra i 50mila e i 200mila residenti).  

Regione Emilia-Romagna. Da un’elaborazione della Regione, in Emilia-Romagna nel 2021 sono state complessivamente oltre 31 mila le persone assistite dai servizi per le dipendenze patologiche (SerDP) delle Aziende Usl (esattamente 31.207), 1.139 delle quali per problemi collegati al gioco d’azzardo: il 3,7% del totale degli assistiti. Più della metà di questi (602, pari al 52,8%) sono giocatori patologici, che si sono rivolti ai servizi per la prima volta. La maggioranza degli assistiti è di genere maschile (80%) e di cittadinanza italiana (91%). La fascia di età più rappresentata, indipendentemente dal genere, è quella compresa tra 41 e 60 anni, seguita dagli ultrasessantacinquenni, che costituiscono il 16,4% delle persone in carico ai servizi. Il 56,4% predilige giocare ai videogiochi nei bar/tabacchi o sale gioco, il 18,7% gioca al lotto, superenalotto, lotterie e gratta e vinci; alle scommesse sportive o ippiche si dedica il 10,8% dei giocatori e il 15,4% gioca attraverso le piattaforme on line; parte dei giocatori sono però dedite a più tipologie di gioco contemporaneamente.  

“Nel 2022 abbiamo assistito a un aumento del gioco d’azzardo in tutta Italia, raggiungendo una raccolta totale di 131 miliardi di euro, che corrisponde ad una media di 2000 euro giocati a testa. Se il gioco fisico è aumentato del 22% rispetto al 2021, il dato ancora più preoccupante dato è sul gioco on line che nel 2022 è incrementato del 137% rispetto al 2021. Una pratica difficile da contrastare, attiva 24 ore su 24, e disponibile ovunque ci sia una connessione internet e attiva 24 ore su 24 – spiega Teo Vignoli, Direttore U.O. Dipendenze Patologiche Rimini AUSL della Romagna – Anche l’Emilia-Romagna non è esente da questo trend, con un 41% di giocatori sulla popolazione generale, di cui il 2% considerato a rischio medio-alto. Questo significa che, in Romagna, le persone a essere interessate sono circa 20.000″. “In particolare, i maschi giocano d’azzardo più delle femmine e circa 1 minorenne su 5 gioca d’azzardo illegalmente prima di raggiungere la maggiore età – aggiunge Vignoli -. Lo spostamento del gioco on-line complica ulteriormente gli intrecci che ci sono tra GAP e dipendenza da internet, soprattutto nelle fasce più giovani. La vera sfida al GAP è sul territorio: gli accessi alla nostra rete dei servizi sono in progressivo aumento, ma non basta. Ancora troppi giocatori non chiedono aiuto, non si fanno affiancare da esperti. L’intercettazione precoce è uno degli obiettivi primari, su cui stiamo lavorando con determinazione, forti anche di una proficua collaborazione pubblico-privato che ci ha permesso ad oggi di raggiungere importanti traguardi”.

Panoramica sui giochi maggiormente diffusi tra i ragazzi

Lo studio ESPAD 2021 condotto annualmente dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR (IFC-CNR) attraverso un questionario anonimo e auto-somministrato agli studenti tra i 15 e i 19 anni. Il 97% degli studenti possiede un device e lo usa per connettersi. L’attività maggiormente svolta online è la frequentazione di chat e Social Network, seguito dalla lettura di quotidiani e dalle ricerche. Il 14% degli studenti presenta un profilo di utilizzo definibile a rischio, in particolare le ragazze.   

Internet, infatti, non di rado, può diventare veicolo anche di altri possibili pericoli, tra cui il Cyberbullismo che, nel 2021, ha coinvolto il 46% degli studenti come vittima e il 29% come autore. Questo fenomeno comprende tutti i comportamenti perpetrati allo scopo di danneggiare o mettere a disagio qualcun altro, attuati mediante un supporto digitale e risulta in aumento dopo la pandemia. Accanto a tale fenomeno, è possibile menzionare quello delle Internet Challenge: prove o sfide che i ragazzi devono superare per poter entrare a far parte di determinati gruppi. In alcuni casi si tratta di prove divertenti ma, in altri casi, possono includere la messa in atto di comportamenti anche molto pericolosi. Questo fenomeno risulta generalmente poco diffuso tra gli studenti italiani: il 3,5% ha ricevuto l’invito a parteciparvi e meno dell’1% ha accettato. Altro fenomeno molto diffuso è quello dei videogame che, nel 2021, ha riguardato il 68% degli studenti, con percentuali più elevate tra i ragazzi. Anche in questo caso può trattarsi di un semplice passatempo ma il comportamento può assumere anche caratteristiche che lo rendono a rischio: il 6,8% degli studenti ha giocato per sessioni di oltre 4 ore senza interruzioni nei giorni di scuola e oltre un quinto afferma di passare troppo tempo a giocare, di sentirsi di cattivo umore se non può giocare e/o che i propri genitori gli rimproverano di giocare un po’ troppo. Circa la metà degli studenti ha poi affermato di aver giocato d’azzardo almeno una volta nella vita e il 42% nel corso dell’anno. I giochi più diffusi sono i Gratta&Vinci e le scommesse sportive, quest’ultime largamente preferite dai ragazzi.  

Il 10 maggio il talk “fate il nostro gioco”

Fra le numerose iniziative del progetto ‘Quando il gioco non è un gioco’ è stato organizzato lo spettacolo ‘Fate il nostro gioco’ della compagnia Taxi 1729, un live talk aperto a tutta la cittadinanza per sensibilizzare sul tema in modo originale e coinvolgente. La matematica e la psicologia del gioco d’azzardo in una performance dal vivo più pop di una conferenza, più seria di uno show. Qualcosa che va oltre la tradizionale conferenza, che unisce divulgazione matematica e denuncia sociale in una forma coinvolgente e divertente. In un’ora e mezza circa si smontano alcune delle più diffuse false credenze sul gioco d’azzardo e si restituisce il senso delle reali probabilità di vincere attraverso simulazioni di gioco, video e una continua interazione con il pubblico. Il talk viene replicato circa 90 volte ogni anno in teatri, scuole, comuni, ASL e università e ha coinvolto, dal 2011 ad oggi, più di 100 mila persone in tutte le 20 regioni d’Italia oltre che in Francia e Svizzera. L’appuntamento è per mercoledì 10 maggio, alle ore 20.45, presso la Sala Manzoni – Diocesi di Rimini – via IV Novembre, 37. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

(Comunicato del Comune di Rimini)

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Cristian Tamagnini: «Welfare come volano di giustizia sociale e sviluppo economico»

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mer, 10/05/2023 - 13:13
Invitato al convegno Legacoop Romagna “Demografia e qualità della vita” a Cesena, il 28 aprile 2023, il presidente della Cooperativa sociale Cento Fiori di Rimini Cristian Tamagnini ha affrontato i temi aperti dalla “narrazione mainstream” per il “calo demografico” in rapporto a Sanità, Welfare, Pensioni.

L’intervento integrale di Tamagnini al convegno Legacoop Romagna “Demografia e qualità della vita” a Cesena, il 28 aprile 2023.

Sanità e welfare sono temi sensibili per noi. E quando parliamo di “calo demografico” in rapporto a Sanità, Welfare, Pensioni, il ritornello meinstream è sempre lo stesso: “abbiamo vissuto per anni al di sopra delle nostre possibilità; abbiamo fatto le cicale invece che le formiche; i padri stanno rubando il futuro ai figli; oggi non ce n’è per tutti; non ci sono i soldi e quindi dobbiamo tagliare sanità, welfare, pensioni (sistemi che oggi non possiamo più permetterci come in passato)”.

Consentitemi una Contronarrazione: proverò a fornirvi dati che costituiscono i tasselli di un quadro un po’ diverso da quello mainstream:

Debito pubblico: dal 1980 al 1992 passa dal 57,7% al 124,3% del PIL;

Spesa pubblica italiana: nello stesso periodo – al netto degli interessi sul debito – era al 42-43% del PIL, contro il 47-48% dell’Eurozona; mentre il PIL negli anni ’80 cresce a una media del 3% annuo (dal 1984 al 1990 periodo di crescita ininterrotta più prolungato)

Reale motivo dell’esplosione del debito pubblico: dal 1981 al 1992 la spesa per interessi in Italia passa dall’8 al 13% mentre la media nell’Eurozona passa dal 3,5 al 4,4% (quindi gli interessi sul debito pubblico erano 3-4 volte quelli della media europea).

E questo perché succede? Nel 1981 avviene il divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, che non interviene più nell’acquisto di titoli di stato e quindi espone il nostro debito pubblico a manovre speculative aggressive.

Perché viene fatto questo? Si diceva: per contenere l’inflazione, abbattendo i salari tramite politiche deflattive (l’allora ministro del tesoro Beniamino Andreatta definì “demenziale” l’accordo tra sindacati e Confindustria per rafforzare la scala mobile, poi abolita nel 1992)—-> In realtà l’impennata inflazionistica degli anni ’80 era dovuta agli shock petroliferi degli anni ’70, come oggi molti economisti concordano (come sta accadendo anche oggi, del resto: salari bassi, energia alle stelle, inflazione alle stelle).

Ma vediamo cosa è poi successo fino ai giorni nostri (in più di 30 anni di politiche neoliberiste, privatizzazioni e austerity) e se è vera la narrazione che dice ”abbiamo scialacquato”

Dal 1990 al 2019 l’Avanzo primario (differenza tra entrate e uscite dello Stato, al netto del costo degli interessi sul debito pubblico) in media in Italia è stato del 1,75% rispetto al PIL (Italia 1° paese in UE, 11° tra oltre 100 Stati nel mondo) – Dati del FMI.

Spesa sanitaria complessiva nel 2019 (pre Covid): Italia 8,7% del PIL, agli ultimi posti tra i grandi paesi europei (Germania 11,7%, Francia 11,2%, Olanda 10%, Spagna 9%).

Spesa Sanitaria pubblica: nel 2019 è stata del 6,4% del PIL (nel 2025 arriverà al 6,2%; altroché “ne usciremo migliori”).

Spesa sanitaria pubblica pro-capite nel 2021: ben al di sotto della media OCSE ($ 3.052 vs $ 3.488) e in Europa ci collochiamo al 16° posto (Rapporto Fondazione Gimbe).

Istruzione: l’Italia investe l’8% della spesa pubblica totale (Ultimi in Europa). La media UE è del 10%, mentre Francia e Germania si attestano rispettivamente sul 9,5% e 9,6%. (Dati Rapporto 2021 della Commissione Europea per l’Istruzione).

Abbiamo troppi dipendenti pubblici? In Italia costituiscono meno del 15% degli occupati, contro una media Ocse del 18%.

Dal 1990 al 2020 i Salari in Italia sono crollati al -2,9% (unica nazione in Europa), in Germania +33,7%, in Francia +31,1%. Consideriamo poi che abbiamo un 12% di working poor (di lavoratori tra i 18 e i 64 anni a rischio povertà), contro una media europea del 9%.

Il salario orario è sceso anche perché negli ultimi trent’anni sono aumentati i settori lavorativi low-skilledinnanzitutto servizi alle famiglie e turistici – le cui retribuzioni non permettono di uscire dalla povertà.

Dagli anni ’60 al 2016 la Quota salari (wage share) sul PIL è diminutita di 9 punti (anche di più se si considera che nella quota salari vengono conteggiati pure gli stipendi dei Top Manager).

A fine 2021 la Ricchezza detenuta dal 5% più ricco degli italiani (41,7% della ricchezza nazionale netta) era superiore a quella detenuta dall’80% più povero (31,4% della ricchezza nazionale netta).

I Super ricchi con patrimoni superiori ai 5 milioni di dollari (lo 0,134% degli Italiani) sono titolari di una ricchezza equivalente a quella posseduta dal 60% degli italiani più poveri – Dati Oxfam.

Nel 2021 in Italia vi sono 5,6 milioni di Poveri (1 milione in più rispetto al 2019) – rapporto Censis.

Veniamo al Sistema pensionistico:

Dati Inps al 31 dicembre 2021: abbiamo 16 milioni di pensionati (1/4 circa degli Italiani), vengono erogati 305 miliardi di euro (circa il 15% del PIL).

Se però scorporiamo previdenza e assistenza (pensioni di invalidità, assegni familiari, ecc.) – come ha fatto Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e consulente ministeriale – vediamo che nel 2019 (anno che ha preceduto la pandemia da COVID) la spesa per pensioni italiana è ammontata a 230,25 miliardi, il 12,88% del PIL: un valore in linea con la media europea ma distante da quello che viene effettivamente comunicato dalle nostre istituzioni a Bruxelles.

L’assistenza infatti sarebbe a carico del fisco generale (non del sistema contributivo), ma il problema è che abbiamo un’Evasione fiscale e contributiva di almeno 100 miliardi all’anno.

Lavoriamo poco?Passiamo al lavoro 1668 ore in un anno, contro le 1490 francesi, 1349 tedesche, 1640 spagnole. Media UE 1565 ore (dati OCSE 2021) – Semmai lavoriamo male…

la Produttività del lavoro (inteso come valore aggiunto per ore lavorate) è cresciuta in media del 4-5% all’anno negli anni ’50 e ’60; dagli anni ’70 a metà anni ’90 è cresciuta in media del 2% all’anno; dello 0,4-0,5% dal 1995 al 2021 (nello stesso periodo -1995-2021- in Unione Europea la produttività è cresciuta in media dell’1,3% all’anno).

1^ annotazione: da metà anni ’90 ad oggi col calo dei salari e della domanda interna aggregata cala pure la produttività

2^ annotazione: la capacità produttiva complessiva è più che raddoppiata negli ultimi 50 anni (pur col consistente rallentamento avvenuto negli anni 2000)—-> questo dato supera ampiamente l’andamento del rapporto tra lavoratori attivi e pensionati, che oggi è dell’1,42 (rimasto pressoché identico negli ultimi 30 anni).

Quindi è un errore madornale pensare che tecnica e capacità produttiva rimangano invariati negli anni (senza contare che il livello tecnologico e produttivo di oggi poggia sulle generazioni precedenti).

Disoccupazione totale all’8%, Disoccupazione giovanile al 23%, abbiamo 3 milioni di Neet, ovvero di giovani dai 15 ai 34 anni che non studiano e non lavorano (a “pesare” sulla popolazione attiva non c’è solo la dipendenza post-lavorativa dei pensionati, ma anche la dipendenza pre-lavorativa dei giovani che non lavorano).

Con questo tasso di disoccupazione giovanile chiedere di innalzare l’età pensionabile è come dire che un corpo – perché la società è un corpo unico, non un insieme di monadi – corre più veloce sulle braccia invece che sulle gambe.

Nota: nella prima metà del ‘900, con il progressivo innalzamento dell’obbligo scolastico, dalla parte più conservatrice della società c’erano polemiche simili a quelle di oggi per le pensioni, perché si ritardava l’ingresso al lavoro dei fanciulli e allora si diceva “chi manterrà questi giovani improduttivi?”

Immigrazione: gli Stranieri residenti in Italia sono poco più di 5 milioni (8,5% della popolazione totale). Nel 2022 in Italia (dati Eurostat) i richiedenti asilo sono stati 43.770, cioè pari allo 0.074% della popolazione complessiva (altroché sostituzione etnica!).

La spesa pubblica complessiva per l’immigrazione in Italia nel 2019 è stata di 25,25 miliardi; i cittadini immigrati hanno contribuito alle entrate dello Stato per 29,25 miliardi (di cui 15,4 di contributi previdenziali) – differenziale 4 miliardi.

Dati del Ministero dell’Economia e Finanze ci dicono che se l’immigrazione diminuisse di 1/3, nei prossimi 50 anni il debito pubblico, oggi al 144% del PIL, salirebbe fino al 200%. Se l’immigrazione aumentasse di 1/3, il debito pubblico scenderebbe sotto al 130% del PIL.

C’è bisogno di maggiore integrazione, perché i migranti non solo non sono un peso, ma anzi portano ricchezza, aumentano la natalità, sostengono le pensioni. Bandi Prefetture finalizzati al controllo piuttosto che all’integrazione (centri con grandi numeri, badge da timbrare). Percorso per ottenere il permesso di soggiorno è una corsa ad ostacoli. Anche l’abolizione della protezione speciale significherà meno lavoratori “in regola” per il sistema turistico…

Se poi vediamo anche altri indicatori…

Investimenti produttivi: in Italia nel 2020 ammontavano al 17,8% del PIL, contro una media OCSE del 22,8% del PIL.

Ricerca e sviluppo: l’Italia investe l’1,5% del PIL, contro il 2,5% della media europea e il 3,5% di paesi come Germania, Belgio, Svezia (e non dimentichiamo che 1 euro investito in ricerca e sviluppo ne porta almeno 5 in crescita del PIL).

.e ricomponiamo tutti questi tasselli in un quadro d’insieme, vedremo che oggi il problema in Italia non è il lavorare di più e più a lungo, ma sono:

  • scarsa innovazione,
  • bassa produttività,
  • lavoro precario e dequalificato,
  • scarsi investimenti,
  • redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto,
  • domanda aggregata (salari, pensioni, welfare) da rilanciare, non da comprimere.

Oggi rilanciare il welfare, redistribuire la ricchezza, rilanciare salari e pensioni è un prerequisito non solo per uno sviluppo più equo, ma anche più efficiente (non c’è bisogno di Marx e Keynes; ce lo dicono economisti “critici” come il nobel Paul Krugman, Thomas Piketty, Giovanni Mazzetti; sociologi come Luciano Gallino, Emilio Reyneri ecc.).

Perché rilanciare il welfare è un prerequisito per uno sviluppo più efficiente?

  1. Perché c’è un rapporto circolare, di reciprocità, un circolo virtuoso tra sistema produttivo e welfare, non un rapporto lineare; “se infatti è vero che per curare un malato si deve spendere del denaro, è anche vero che spendendo quel denaro si produce un reddito (per medici, infermieri, case farmaceutiche, indotto ecc.) che si aggiunge alla ricchezza prodotta, che poi consente di tornare a curare chi ne ha bisogno, appunto perché c’è più ricchezza di prima” (Giovanni Mazzetti)
  2. Perché la condizione di qualsiasi occupazione è la domanda aggregata che la genera e che spinge a migliorare le tecnologie produttive, a sviluppare un potenziale produttivo inespresso (Keynes diceva che “occorre distinguere la mancanza di soldi dalla reale mancanza di risorse”).
  3. Perché + Spesa sociale significa migliore allocazione delle risorse, efficientamento del sistema produttivo, sistema economico + forte
  4. Perché + istruzione, formazione e ricerca significano + competenze in circolo, + talenti che si sviluppano, +mobilità sociale
  5. Perché + Sanità pubblica e prevenzione significano popolazione in salute ma anche + efficiente
  6. Perché + Spesa sociale e + Welfare significano meno disuguaglianze (che sono disfunzionali al sistema economico); infatti + disuguaglianze significano + massa finanziaria in circolo e – risorse investite nell’economia reale, quindi meno crescita
  7. Perché + Welfare significa – povertà, – criminalità e quindi + fiducia per gli investimenti.

Per questo oggi si parla di “Social Investment State” e di “Active and Inclusive Welfare State”, ovvero del welfare non solo come volano della giustizia sociale ma anche come volano dello sviluppo economico.

Giovanni Mazzetti: «I conservatori – che si illudono di agire da “riformatori” – affrontano la crisi prendendo come fenomeno di riferimento il fatto che “non ci sono i soldi”. Secondo loro i soldi andrebbero recuperati con tagli e risparmi. Ma se per il singolo la disponibilità di denaro può aumentare attraverso una rinuncia a spendere (ma disporrà di meno beni e servizi), per l’insieme della società ciò è impossibile. I soldi, a livello aggregato, non possono derivare da un atto negativo. Al contrario, essi ci sono solo se i soggetti economici (individui, imprese e stato) li spendono, facendoli di volta in volta rientrare nel processo della circolazione monetaria e degli scambi. Infatti, per la società nel suo insieme la quantità di denaro disponibile, in un qualsiasi arco di tempo, è data da M (massa monetaria) moltiplicata per V (velocità con la quale viene spesa).

Se, per “trovare i soldi”, si tagliano i redditi dei lavoratori, dei pensionati e le spese pubbliche, si ottiene l’effetto opposto rispetto a quello sperato, cioè i soldi verranno inevitabilmente a mancare più di prima. Infatti, le spese complessive si contrarranno, la circolazione monetaria e degli scambi verrà ridimensionata, e il problema della disoccupazione diventerà irrisolvibile, perché la leva sulla quale si basa la creazione di lavoro sarà stata depotenziata. Né può bastare, come credono in molti, l’intervento della Banca Centrale, teso ad accrescere la liquidità, perché quel denaro viene usato prevalentemente per acquistare attività finanziarie, riversandosi poi sui mercati speculativi, invece di trasformarsi in domanda solvibile. Così come non si può far affidamento sulle esportazioni, cioè sulla spesa dei cittadini di altri paesi, perché le esportazioni incidono già per un terzo della produzione nazionale, e la crisi ha investito quasi tutti i paesi occidentali.
Pertanto, se la parola d’ordine dei conservatori è “Meno ai padri e più ai figli” (Nicola Rossi), ad essa si deve opporre una prospettiva alternativa, nella quale si spiega che il “Dare di più ai padri, fa avere anche di più ai figli”, con un gioco a somma positiva per entrambi».

La salute psicofisica dei giovani

Durante gli anni della pandemia abbiamo visto una crescita del disagio giovanile:

dispersione scolastica raddoppiata rispetto al 2019 (27% contro 13%)

aumentati del 30% i ricoveri in psichiatria di giovani e giovanissimi per atti di autolesionismo e tentati suicidi

le richieste di aiuto per disturbi alimentari sono aumentate di quasi 1/3

aumentato il consumo di alcool e fenomeni come il binge-drinking (le abbuffate alcoliche)

aumentato l’uso problematico dei social media e l’isolamento sociale (hikikomori). Abbiamo giovani sempre più connessi ma sempre più poveri di relazioni autentiche, sempre più soli.

Aumentati i fenomeni di bullismo e cyberbullismo nel 2022 rispetto al 2019 (indagine HBSC – Healt Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare – fascia 11-17 anni).

Oggi permane una sorta di long-covid psicosociale.

Alcuni indicatori che anche nel post-pandemia persiste un disagio accentuato tra i giovani:

300.000 domande per il bonus psicologo: oltre il 60% delle richieste proviene da giovani di età compresa fra i 19 e i 35 anni (il servizio pubblico stenta a dare risposte efficaci).

Indagine “Chiedimi come sto” promossa da Rete Studenti Medi, Unione degli Universitari, SPI CGIL e condotta nel 2022 dall’Istituto di Ricerca IRES Emilia-Romagna; 30.000 studenti superiori e universitari intervistati sui comportamenti tenuti durante (e dopo) la pandemia: il 60% guarda in prospettiva con criticità molto elevata alla propria salute mentale; il 73% ritiene che vi sia una visione sottostimata della propria generazione da parte degli adulti.

In questo quadro complesso è positivo che emergano strumenti innovativi e flessibili per trattare persone fragili, come:

  • il Budget di salute (istituito un gruppo di lavoro ad hoc in Regione);
  • la Coprogettazione e la Compartecipazione, concetti richiamati anche all’interno della nuova legge regionale sul Terzo Settore
  • approcci di Prossimità e improntati alla Comunità curante (cioè intervenire direttamente nei contesti di vita valorizzando le risorse di rete)

Però vi sono anche criticità insite in questi nuovi strumenti:

  • spesso questi sono usati come mezzi per abbassare i costi, piuttosto che per rispondere meglio alla domanda di aiuto, per mettere in campo interventi “calzati” sulla persona.
  • Spesso manca un approccio integrato tra tutti gli attori in campo, in primis tra quelli pubblici (Sert, CSM, Comuni) che faticano a dialogare tra loro, che faticano a trattare in maniera coordinata pazienti polidiagnosi, persone che necessitano di interventi sia sanitari che sociali.
  • C’è una pressione non indifferente sul personale impiegato: questi nuovi approcci “deistituzionalizzanti” richiedono una professionalità e una flessibilità che spesso rischiano di non essere riconosciute e supportate; i nostri operatori sono sempre più in sofferenza e a rischio burn-out, oltre che con stipendi bassi

Il rischio è che – al di là delle parole nuove e accattivanti – i modelli di riferimento siano sempre i soliti:

  • budgettizzazione” (es. lavoratore svantaggiato a cui viene tolta la borsa lavoro da 250 euro/mese perché non rientra più nel budget annuale del CSM; la persona si scompensa e finisce in SPDC per un mese, con retta a 600 euro/die)
  • appalti al massimo ribasso (nei servizi socio-sanitari il 90% dei costi è in personale; quindi appaltando un servizio solo col criterio del massimo ribasso o si dequalifica il servizio o si spreme il lavoratore)

Questo, come abbiamo visto sopra, non è solo iniquo ma anche antieconomico

Oggi serve un cambio di paradigma. Occorre avere una visione d’insieme a 360 gradi, uno sguardo olistico.

Avere questo sguardo secondo me oggi è indispensabile se vogliamo una politica di qualità e un governo efficace dei cambiamenti in atto.

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Esternalizzare i servizi Operativi: quali e per che produzioni #6 CLIP Contract Logistics In Pillole

Con Davide Zamagni, direttore commerciale di Target Sinergie, parliamo dei servizi collegati alle linee di produzione o che seguono il prodotto finito: i servizi Operation od Operativi. In questa nuova pillola di CLIP – Contract Logistics In Pillole, attraverso le domande del giornalista Enrico Rotelli vedremo di quali servizi si tratta, in quali settori sono stati impiegati con successo, se e quando sono servizi legati a stagionalità. Oltre a scoprire tecniche e buone pratiche con chi opera nel settore da oltre 30 anni.

Target Sinergie srl dal 1988 fornisce alle imprese soluzioni in outsourcing di Logistica di magazzino e di e-commerce. Operiamo in otto regioni d'Italia per una platea di grandi e medie imprese attive: sui mercati italiani del Beverage, del Catering, della Farmaceutica, della Metalmeccanica e dei servizi; sui mercati mondiali con brand alimentari alfieri del Made in Italy.

Intervista e progetto a cura di Enrico Rotelli, sigla di Leonardo Militi, riprese, audio e montaggio a cura di Giacomo Fiore, una produzione Target Sinergie - ufficio Commerciale.

Esternalizzare i servizi Operativi: quali e per che produzioni #6 CLIP Contract Logistics In Pillole Video of Esternalizzare i servizi Operativi: quali e per che produzioni #6 CLIP Contract Logistics In Pillole Notizie Video Logistica
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Magazzini & Beverage: la gestione dei picchi #5 Clip Contract Logistics in Pillole

La gestione nei magazzini dei picchi di lavoro quotidiani, stagionali o dovuti al meteo: il caso Beverage. Nella puntata #5 di Clip Davide Zamagni di Target Sinergie spiega le soluzioni che vengono adottate per gestire grandi volumi di ordini, partendo dall’esperienza del rifornire migliaia di aziende turistiche delle riviere romagnola, veneta e marchigiana.

Target Sinergie srl dal 1988 fornisce alle imprese soluzioni in outsourcing di Logistica di magazzino e di e-commerce. Operiamo in otto regioni d'Italia per una platea di grandi e medie imprese attive: sui mercati italiani del Beverage, del Catering, della Farmaceutica, della Metalmeccanica e dei servizi; sui mercati mondiali con brand alimentari alfieri del Made in Italy.

Intervista e progetto a cura di Enrico Rotelli, sigla di Leonardo Militi, riprese, audio e montaggio a cura di Giacomo Fiore, una produzione Target Sinergie - ufficio Commerciale.

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La cooperativa come forma giuridica per gestire le Comunità Energetiche Rinnovabili

Transizione energetica, sostenibilità ambientale, riconversione industriale, fonti energetiche rinnovabili: queste le parole che sono al centro del dibattito sul cambiamento climatico. E’ in questo dibattito, più che mai attuale, che si inseriscono le comunità energetiche rinnovabili. Introdotte con la Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2018, riguardante la promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, le Comunità Energetiche hanno trovato il proprio recepimento nel nostro ordinamento con il decreto legislativo 199/2021, il quale ne ha stabilito i caratteri generali, in attesa dei decreti attuativi per la loro effettiva entrata in esercizio. Comunità energetiche cosa sono. Il Decreto Legislativo 199/2021 descrive e identifica le comunità energetiche rinnovabili all’art. 31. Queste sono costituite da un raggruppamento di cittadini, piccole imprese, enti no profit e pubbliche amministrazioni che decidono di riunirsi insieme per la produzione e la condivisione di energia prodotta con fonti rinnovabili. L’obiettivo, quindi, espresso per legge, è quello che i vari partecipanti possano scambiarsi energia, prodotta in maniera ecosostenibile e a prezzi vantaggiosi, senza  però che si realizzi alcun profitto da questo scambio. Possono far parte delle comunità energetiche:
  • le persone fisiche;
  • le piccole e medie imprese;
  • le associazioni dotate di personalità giuridica;
  • le amministrazioni locali, comprese quelle comunali;
  • gli enti di ricerca e formazione;
  • gli enti religiosi;
Proprio per tutelare il concetto di no profit dell’iniziativa, le piccole imprese che partecipano non devono avere come attività principale la produzione di energia elettrica. L’energia prodotta dalle comunità energetiche deve essere in primis utilizzata dai componenti della comunità stessa. Le comunità energetiche possono accedere alla vendita dell'energia, limitatamente alla parte non autoconsumata. La cooperativa come forma di gestione della Comunità energetica. La motivazione che porta a ritenere la cooperativa come forma più corretta di gestione della Comunità energetica la si ritrova nell’analisi di quanto contenuto nell’art. 32 del D. Lgs. 199/2021. La norma stabilisce che i vari partecipanti alla Comunità energetica possono “recedere in ogni momento dalla configurazione di autoconsumo”, fermo restando il pagamento degli eventuali importi residui per gli investimenti effettuati. In più il citato articolo precisa che i vari partecipanti “regolano i rapporti tramite un contratto di diritto privato  […] che individua univocamente un  soggetto, responsabile del riparto dell'energia condivisa”. La norma quindi stabilisce fondamentalmente:
  • la necessità di organizzare giuridicamente i componenti della comunità energetica, senza che qualcuno di esso abbia una preminenza rispetto agli altri. Un principio, quindi, di uguaglianza associativa;
  • la necessità di entrare e uscire dalla comunità energetica con facilità, senza costi aggiuntivi salvo gli obblighi degli investimenti che si è deciso di fare;
  • l’assenza di qualsiasi lucro da dividere fra i partecipanti.
Come si comprende, quindi, la forma giuridica che più di ogni altro è adatta per perseguire le finalità della norma sulle comunità energetiche è quella della cooperativa, in quanto:
  • ha personalità giuridica e, quindi, può stipulare contratti con soggetti terzi a cui cedere l’energia elettrica prodotta in esubero. Inoltre, proprio per la personalità giuridica, i soci partecipanti rischiano solo il patrimonio apportato senza assumersi obblighi di pagamento con tutto il proprio patrimonio personale;
  • al di là del capitale conferito, ciascun socio conta per un voto in assemblea;
  • l’entrata e l’uscita è demandata a una semplice delibera del consiglio di amministrazione, senza necessità di costosi atti notarili;
  • è esclusa per legge qualsiasi distribuzione di utili. Una volta che questi sono realizzati, eventualmente per la cessione dell'energia prodotta in eccesso, devono rimanere nella cooperativa stessa ed essere impiegati, eventualmente, per realizzare nuovi investimenti;
  • si realizza la mutualità prevista dalla normativa in materia, sotto forma di produzione di energia elettrica a prezzi molto convenienti per i partecipanti alla cooperativa. Di fatto la cooperativa comunità energetica assume i tratti di una cooperativa di consumo;
  • in caso di scioglimento, il patrimonio non viene diviso dai soci ma viene devoluto ai fondi cooperativi previsti dal Ministero dello Sviluppo Economico;
Nel caso si volessero più informazioni in merito alla costituzione di una comunità energetica sotto forma di cooperativa si può contattare lo studio al numero 0541.708252. Notizie ImpreseOggi
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La cooperativa come forma giuridica per gestire le Comunità Energetiche Rinnovabili

Transizione energetica, sostenibilità ambientale, riconversione industriale, fonti energetiche rinnovabili: queste le parole che sono al centro del dibattito sul cambiamento climatico. E’ in questo dibattito, più che mai attuale, che si inseriscono le comunità energetiche rinnovabili. Introdotte con la Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2018, riguardante la promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, le Comunità Energetiche hanno trovato il proprio recepimento nel nostro ordinamento con il decreto legislativo 199/2021, il quale ne ha stabilito i caratteri generali, in attesa dei decreti attuativi per la loro effettiva entrata in esercizio. Comunità energetiche cosa sono. Il Decreto Legislativo 199/2021 descrive e identifica le comunità energetiche rinnovabili all’art. 31. Queste sono costituite da un raggruppamento di cittadini, piccole imprese, enti no profit e pubbliche amministrazioni che decidono di riunirsi insieme per la produzione e la condivisione di energia prodotta con fonti rinnovabili. L’obiettivo, quindi, espresso per legge, è quello che i vari partecipanti possano scambiarsi energia, prodotta in maniera ecosostenibile e a prezzi vantaggiosi, senza  però che si realizzi alcun profitto da questo scambio. Possono far parte delle comunità energetiche:
  • le persone fisiche;
  • le piccole e medie imprese;
  • le associazioni dotate di personalità giuridica;
  • le amministrazioni locali, comprese quelle comunali;
  • gli enti di ricerca e formazione;
  • gli enti religiosi;
Proprio per tutelare il concetto di no profit dell’iniziativa, le piccole imprese che partecipano non devono avere come attività principale la produzione di energia elettrica. L’energia prodotta dalle comunità energetiche deve essere in primis utilizzata dai componenti della comunità stessa. Le comunità energetiche possono accedere alla vendita dell'energia, limitatamente alla parte non autoconsumata. La cooperativa come forma di gestione della Comunità energetica. La motivazione che porta a ritenere la cooperativa come forma più corretta di gestione della Comunità energetica la si ritrova nell’analisi di quanto contenuto nell’art. 32 del D. Lgs. 199/2021. La norma stabilisce che i vari partecipanti alla Comunità energetica possono “recedere in ogni momento dalla configurazione di autoconsumo”, fermo restando il pagamento degli eventuali importi residui per gli investimenti effettuati. In più il citato articolo precisa che i vari partecipanti “regolano i rapporti tramite un contratto di diritto privato  […] che individua univocamente un  soggetto, responsabile del riparto dell'energia condivisa”. La norma quindi stabilisce fondamentalmente:
  • la necessità di organizzare giuridicamente i componenti della comunità energetica, senza che qualcuno di esso abbia una preminenza rispetto agli altri. Un principio, quindi, di uguaglianza associativa;
  • la necessità di entrare e uscire dalla comunità energetica con facilità, senza costi aggiuntivi salvo gli obblighi degli investimenti che si è deciso di fare;
  • l’assenza di qualsiasi lucro da dividere fra i partecipanti.
Come si comprende, quindi, la forma giuridica che più di ogni altro è adatta per perseguire le finalità della norma sulle comunità energetiche è quella della cooperativa, in quanto:
  • ha personalità giuridica e, quindi, può stipulare contratti con soggetti terzi a cui cedere l’energia elettrica prodotta in esubero. Inoltre, proprio per la personalità giuridica, i soci partecipanti rischiano solo il patrimonio apportato senza assumersi obblighi di pagamento con tutto il proprio patrimonio personale;
  • al di là del capitale conferito, ciascun socio conta per un voto in assemblea;
  • l’entrata e l’uscita è demandata a una semplice delibera del consiglio di amministrazione, senza necessità di costosi atti notarili;
  • è esclusa per legge qualsiasi distribuzione di utili. Una volta che questi sono realizzati, eventualmente per la cessione dell'energia prodotta in eccesso, devono rimanere nella cooperativa stessa ed essere impiegati, eventualmente, per realizzare nuovi investimenti;
  • si realizza la mutualità prevista dalla normativa in materia, sotto forma di produzione di energia elettrica a prezzi molto convenienti per i partecipanti alla cooperativa. Di fatto la cooperativa comunità energetica assume i tratti di una cooperativa di consumo;
  • in caso di scioglimento, il patrimonio non viene diviso dai soci ma viene devoluto ai fondi cooperativi previsti dal Ministero dello Sviluppo Economico;
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Iftar insieme: in piazza Ganganelli si festeggia con cibo multietnico la rottura del digiuno per il Ramadan

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mer, 12/04/2023 - 16:58
Venerdì 14 aprile dalle ore 20 a buffet piatti da Yemen, Marocco, Afghanistan, Mali, Pakistan, ma anche da San Vito e Santarcangelo con i migranti del progetto Sai e zdore volontarie

Santarcangelo – Dopo il tramonto è festa multietnica in piazza Ganganelli venerdì 14 aprile: è Iftar insieme, la condivisione della rottura del digiuno che i fedeli musulmani praticano durante il Ramadan, dall’alba al tramonto. E Venerdì, grazie ai migranti ospiti del progetto Sai Valmarecchia, chiunque potrà, in un momento di condivisione, conoscenza e incontro, assaggiare piatti dal buffet, formato da specialità di Yemen, Marocco, Afghanistan, Mali, Pakistan, ma anche da San Vito e Santarcangelo. Perché fianco a fianco dei migranti ai fornelli ci saranno anche zdoure e volontari.

L’iniziativa è resa possibile dall’impegno delle cooperative che gestiscono il progetto Sai (Sistema Accoglienza Integrazione) dell’Unione dei Comuni della Valmarecchia, ovvero la Cento Fiori e Il Millepiedi, insieme all’associazione Valmarecchia Comunità Solidale. Il tutto con il patrocinio del Comune di Santarcangelo. Per i fedeli ci sarà uno spazio per la preghiera del Maghreb (la preghiera del tramonto), dopo la quale comincerà la condivisione insieme alla cittadinanza.

L'articolo Iftar insieme: in piazza Ganganelli si festeggia con cibo multietnico la rottura del digiuno per il Ramadan proviene da Cento Fiori, Rimini.

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Patrimonio artistico ed ecclesiastico europeo, bene comune. Il tema della fiscalità e dei beni ecclesiastici

Estratto dall'intervento che il dott. Giovanni Benaglia ha tenuto sul tema della fiscalità e dei beni ecclesiastici all'interno del Convegno, tenutosi il  26 novembre 2022 presso l'Auditorium della Conferenza episcopale italiana in Roma, sulle opportunità e sfide del Pnrr. L'incontro è stato organizzato da «Arte Fede» e Cast dell'Università di Bologna, in collaborazione con l'Ufficio nazionale per i Beni Culturali ecclesiastici e l'Edilizia di Culto della Conferenza episcopale italiana.

 

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Patrimonio artistico ed ecclesiastico europeo, bene comune. Il tema della fiscalità e dei beni ecclesiastici

Estratto dall'intervento che il dott. Giovanni Benaglia ha tenuto sul tema della fiscalità e dei beni ecclesiastici all'interno del Convegno, tenutosi il  26 novembre 2022 presso l'Auditorium della Conferenza episcopale italiana in Roma, sulle opportunità e sfide del Pnrr. L'incontro è stato organizzato da «Arte Fede» e Cast dell'Università di Bologna, in collaborazione con l'Ufficio nazionale per i Beni Culturali ecclesiastici e l'Edilizia di Culto della Conferenza episcopale italiana.

 

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La Festa della Liberazione Cento Fiori 2023 è con Frankie hi-nrg mc in concerto al parco de La Serra

Cooperativa sociale Cento Fiori - Mar, 28/03/2023 - 12:20
Musica dalle ore 15 del 25 aprile a Rimini con la finale del contest ChiAmaLaCittà di cantanti e band emergenti. Alle 18 Frankie hi-nrg mc, poi DJ Muna feat. Ale Pagliarani Sax. Intorno i food truck del Festival Internazionale del cibo di strada.

Rimini – Il 25 aprile quest’anno si festeggia con il concerto di Frankie hi-nrg mc al parco de La serra Cento Fiori, in una giornata densa di musica che ha certo il suo clou con il rapper torinese alle ore 18, ma inizia molto prima e prosegue dopo. Durerà tutto il pomeriggio e oltre infatti il programma allestito dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori in omaggio alla Festa della Liberazione e aperto gratuitamente a tutti i riminesi (e non riminesi) che vogliono ricordare insieme la nascita della democrazia in Italia.

Un evento che bissa il successo dello scorso 25 aprile, dove la cooperativa sociale riminese ha portato i Modena City Ramblers, attirando oltre 3mila persone.

Il pubblico dal palco dei concerto Modena City Ramblers

Il concerto sarà il preludio a un’altra intera estate di musica, balli, cultura, cinema e film d’animazione, tutti sul prato del parco de La serra Cento Fiori, un’area verde ai bordi del parco XXV aprile dal quale si accede, ad appena 300 metri dal Ponte di Tiberio e con ingressi da via Galliano 19 e da via Padre Tosi.

A rendere la giornata davvero densa non sarà infatti solo il live showcase del rapper torinese, accompagnato dal suo dj, durante il quale Frankie hi-nrg mc riproporrà i suoi grandi successi: Quelli che benpensano, Fight da faida, Pedala e tanti altri.. Nossignori, sarà un pomeriggio no stop che inizia alle ore 15 con la finale del contest ChiAmaLaCittà, una gara dedicata agli artisti e alle band emergenti che ha accompagnato molti concerti riminesi dell’inverno ormai concluso, organizzato dall’associazione Risuona Rimini. Sul palco i quattro finalisti: Sean Arlotti, Sonogiove, Ironsides e Five Sides. A fine concerto di Frankie hi-nrg mc il dj set DJ Muna feat. Ale Pagliarani Sax.

Tutto intorno al palco gli spettatori potranno gustarsi l’attesa mangiando le specialità proposte dai numerosi food truck del Festival Internazionale del cibo di strada, che si svolgerà nell’area intorno al palco dal 22 al 25 aprile, organizzato da eventi 3000.

Frankie hi-nrg mc (Torino, 1969) è un eclettico rapper italiano, sulla scena da oltre 20 anni, che ha dimostrato il proprio talento in numerosi campi di espressione.

Musica: ha all’attivo 6 album, l’ultimo dei quali “Essere Umani” prodotto dalla sua etichetta Materie Prime Circolari, e vanta numerose collaborazioni con grandi artisti e cantanti come Fiorella Mannoia, Giorgia, Daniele Silvestri, Simone Cristicchi, Roy Paci, Pacifico, Niccolò Fabi, oltre agli americani Nas e RZA; e inoltre con Vittorio Gassman, Franca Valeri, Paola Cortellesi, Ascanio Celestini, Piera degli Esposti, Antonio Rezza. Inizia la propria carriera nel 1991 con un grande successo, “Fight Da Faida”, segnalandosi immediatamente come autore impegnato ed appassionato, interprete di temi sociali. E’ autore di grandi successi come “Potere alla Parola”, “Libri di Sangue”, “Rap Lamento”, “Direttore”. La sua “Quelli che benpensano” viene eletta Canzone dell’anno 1998 da Musica! di Repubblica. Nel 2008 ha partecipato al Festival di Sanremo con “Rivoluzione” e l’anno successivo al progetto “Domani 21/04/2009: Artisti Uniti per l’Abruzzo”. Nel 2014 ha partecipato nuovamente al Festival di Sanremo, con il brano “Pedala”, scelto come sigla del Giro d’Italia 2014.

Live: dal 1993 ha realizzato oltre 30 tournée che lo hanno portato ad esibirsi accompagnato dalla propria band nei più prestigiosi locali italiani, oltre che ad importanti manifestazioni quali il “Concerto del PrimoMaggio” a Roma (in 4 edizioni), “MTV Day”, “CocaCola Live @ MTV”, 2 edizioni del “Premio Tenco”. Il “DePrimo Maggio Tour” del 2009, spettacolo multimediale consistente in 1h45′ di musica e video sincronizzati, ha toccato oltre 40 città italiane.

Video musicali: la prima esperienza di sceneggiatura e regia risale al 1997 con il video di “Quelli che benpensano”, realizzato insieme a Riccardo Sinigallia. Da allora ha scritto e diretto oltre 15 video musicali. Tra questi ricordiamo i due video per Tiromancino “La descrizione di un attimo” (2001), con Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi, premio Duel per il miglior video pop al MEI di Faenza e “Due destini” (2001), con Valerio Mastandrea e Pierfrancesco Favino, incluso nel DVD del film “Le fate ignoranti” di Ferzan Ozpetek. Ricordiamo inoltre per Pacifico “Gli occhi al cielo” (2003), Premio Videoclip Italiano sempre al MEI.

Editoria: ha pubblicato “Faccio La Mia Cosa” (Mondadori, 2019). Dalla metà degli anni ’80 collabora con numerose testate giornalistiche nazionali (La Stampa, Repubblica, Max, Smemoranda) scrivendo articoli di critica di costume e satira sociale.

Tv e cinema: nel 2004 ha condotto una stagione di MTV “Brand:new” e dal 2009 fornisce la voce al personaggio “The Player” nella omonima trasmissione di Deejay Tv. Ha recitato nel film “Paz!” (2001) di Renato De Maria e ne “I più grandi di tutti” (2011) di Carlo Virzì. Ha partecipato in qualità di ospite a numerosi programmi televisivi, tra cui “Parla con me”, “Avanzi”, “Domenica In”, “Nessun dorma”, “La storia siamo noi”, “The Voice of Italy”, “Che tempo che fa”

Dj: fin dal 1987 ha lavorato come DJ radiofonico ed in numerosi locali ed eventi: dal 2006 con il suo dj set dal titolo “L’Alto Parlante Gira Dischi” anima le serate e i festival con una selezione di musica hip-hop ed elettronica dall’alto contenuto energetico, della durata media di 2h.

Laboratori didattici: tutta l’esperienza di autore, compositore, produttore si esprime anche nella realizzazione di laboratori didattici di scrittura, educazione all’ascolto, produzione musicale. Tra le varie attività ha partecipato come relatore presso il Parlamento Europeo di Bruxelles alla giornata di dibattito sulla precarietà del lavoro giovanile e, nell’ottobre 2009, ha tenuto un laboratorio musicale a Beirut organizzato dall’Istituto di Cultura Italiano e dal Goethe Institut Tedesco.

Storytelling: grazie alla grande capacità di raccontare storie ed esprimere punti di vista originali è molto richiesto in eventi in cui la narrazione diventa spettacolo (Route Nazionale AGESCI 2014, Expo de Popoli)

Fotografia: la passione per la fotografia con iPhone e macchine tradizionali e la grande qualità dei suoi scatti lo hanno reso molto popolare sui social media dedicati alle immagini, come Instagtram e Tumblr.

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Case green: detraibile Irpef il 50% dell’Iva pagata sull’acquisto di case in classe energetica A o B

La Legge di Stabilità 2023, all’articolo 1 comma 76, riporta in auge una detrazione già prevista nel 2016 e da allora non più riproposta.

Si tratta della possibilità di detrarre dall’Irpef il 50% dell’Iva pagata sull’acquisto di una casa in classe energetica A o B, se comprata da un OICR Immobiliare (cioè fondi comuni di investimento immobilari) o dall’impresa che l’ha realizzata.

La detrazione viene riconosciuta agli acquisti di immobili ad uso residenziale, che abbiano per l’appunto il requisito di essere in classe energetica A o B, purchè questi acquisti siano effettuati entro il 31.12.2023. Il trasferimento deve essere definitivo e concluso entro tale data, per cui non si può godere dell’agevolazione nel caso di pagamento di acconti nel 2023 e successivo acquisto definitivo operato nel 2024.

Il riferimento che la norma fa alle “imprese che hanno costruito” le unità residenziali oggetto di agevolazione, farebbe pensare che in tale ambito non rientrano gli acquisti fatti, invece, da imprese che le hanno semplicemente ristrutturate. Una lettura, questa, restrittiva che viene infatti smentita anche dalla circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 12/2016, la quale specifica che il termine indicato dal legislatore può essere inteso in senso più ampio. Sulla base di questa lettura, quindi, rientrano nell’agevolazione anche gli acquisti da tutte quelle imprese che hanno ristrutturato l’immobile residenziale, anche nel caso in cui questa ristrutturazione è avvenuta avvalendosi di imprese appaltatrici.

Si escludono anche divieti di cumulo con altre agevolazioni Irpef riservate agli immobili. Vi è però una necessaria e doverosa sottolineatura da fare e riguarda il caso in cui l’acquirente intenda godere anche dell’agevolazione prevista dall’art. 16-bis, c.3 del Tuir, cioè quella riguardante l’acquisto di case oggetto di ristrutturazione. In questo caso, come detto sopra, non vi è alcuna limitazione al godimento di entrambe le agevolazioni. Tuttavia, però, nel calcolare il bonus per l’acquisto di case ristrutturate, occorre sottrare, all’importo a base del calcolo, l’Iva che ci si è scalati dalla dichiarazione dei redditi in forza dell’agevolazione qui in commento.  

Infine due ulteriori precisazioni per i lettori. La prima è che l’immobile oggetto di acquisto non necessariamente deve essere la prima casa. Quindi si può godere dell’agevolazione sulle Case green anche per unità abitative aggiuntive. La seconda precisazione, invece, riguarda il fatto che è ammesso al beneficio anche l’eventuale garage, purchè questo sia acquistato contestualmente all’appartamento.

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Case green: detraibile Irpef il 50% dell’Iva pagata sull’acquisto di case in classe energetica A o B

La Legge di Stabilità 2023, all’articolo 1 comma 76, riporta in auge una detrazione già prevista nel 2016 e da allora non più riproposta.

Si tratta della possibilità di detrarre dall’Irpef il 50% dell’Iva pagata sull’acquisto di una casa in classe energetica A o B, se comprata da un OICR Immobiliare (cioè fondi comuni di investimento immobilari) o dall’impresa che l’ha realizzata.

La detrazione viene riconosciuta agli acquisti di immobili ad uso residenziale, che abbiano per l’appunto il requisito di essere in classe energetica A o B, purchè questi acquisti siano effettuati entro il 31.12.2023. Il trasferimento deve essere definitivo e concluso entro tale data, per cui non si può godere dell’agevolazione nel caso di pagamento di acconti nel 2023 e successivo acquisto definitivo operato nel 2024.

Il riferimento che la norma fa alle “imprese che hanno costruito” le unità residenziali oggetto di agevolazione, farebbe pensare che in tale ambito non rientrano gli acquisti fatti, invece, da imprese che le hanno semplicemente ristrutturate. Una lettura, questa, restrittiva che viene infatti smentita anche dalla circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 12/2016, la quale specifica che il termine indicato dal legislatore può essere inteso in senso più ampio. Sulla base di questa lettura, quindi, rientrano nell’agevolazione anche gli acquisti da tutte quelle imprese che hanno ristrutturato l’immobile residenziale, anche nel caso in cui questa ristrutturazione è avvenuta avvalendosi di imprese appaltatrici.

Si escludono anche divieti di cumulo con altre agevolazioni Irpef riservate agli immobili. Vi è però una necessaria e doverosa sottolineatura da fare e riguarda il caso in cui l’acquirente intenda godere anche dell’agevolazione prevista dall’art. 16-bis, c.3 del Tuir, cioè quella riguardante l’acquisto di case oggetto di ristrutturazione. In questo caso, come detto sopra, non vi è alcuna limitazione al godimento di entrambe le agevolazioni. Tuttavia, però, nel calcolare il bonus per l’acquisto di case ristrutturate, occorre sottrare, all’importo a base del calcolo, l’Iva che ci si è scalati dalla dichiarazione dei redditi in forza dell’agevolazione qui in commento.  

Infine due ulteriori precisazioni per i lettori. La prima è che l’immobile oggetto di acquisto non necessariamente deve essere la prima casa. Quindi si può godere dell’agevolazione sulle Case green anche per unità abitative aggiuntive. La seconda precisazione, invece, riguarda il fatto che è ammesso al beneficio anche l’eventuale garage, purchè questo sia acquistato contestualmente all’appartamento.

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Workers buy out: esenti le donazioni di aziende a favore di cooperative costituite da lavoratori dell’azienda stessa.

Dopo più di due anni dall’entrata in vigore della nuova disciplina riguardanti le cooperative costituite da lavoratori che acquisiscono le aziende in cui lavorano,  il Ministero dell’Economia e delle Finanze pubblica finalmente il decreto applicativo relativo ad alcune agevolazioni fiscali previste all’interno della Legge. Un passo indietro per capire la novità è d’obbligo. Con l’art. 1 comma 272 della Legge 178 del 30 dicembre 2020 (Legge di Stabilità 2021) è stata prevista una agevolazione, relativa alle imposte di successione e donazione, nel caso in cui il proprietario doni la propria azienda a favore di una cooperativa costituita dai dipendenti dell’azienda stessa. In sostanza i dipendenti di una impresa si possono organizzare in cooperativa e acquistare o prendere in gestione l’impresa stessa. Nel caso in cui il proprietario intenda trasferire ai propri lavoratori l’azienda stessa a titolo gratuito, sull’operazione di donazione non è costretto a pagare alcuna imposta di donazione. Tuttavia la norma originaria prevedeva che per rendere effettiva tale agevolazione, fosse necessario un successivo decreto a cura del Mef, da emanarsi   entro sessanta giorni dall’entrata in vigore. Così, un po’ in ritardo rispetto a quanto previsto, con il decreto del 17 febbraio 2023 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 01 marzo 2023, sono state stabilite le linee guida per l’applicazione dell’agevolazione in commento. L’AGEVOLAZIONE Alle cessioni d’azienda o rami di essa, effettuate a titolo gratuito a favore di cooperative costituite dai lavoratori stessi non si applica l’imposta di successione e di donazione e il proprietario della stessa non è soggetto alla tassazione della plusvalenza ai sensi dell’art. 58 del Tuir. La condizione per godere dell’agevolazione è che il trasferimento avvenga a favore di piccole imprese. CONDIZIONI PER L’AGEVOLAZIONE La cooperativa che riceve la donazione di impresa o di ramo della stessa, deve continuare l’esercizio della stessa per almeno cinque anni. Inoltre la norma prevede che i soggetti persone fisiche beneficiarie debbano continuare a mantenere il controllo della cooperativa per lo stesso periodo. Inoltre la donazione deve avvenire a “valori contabili”, cioè la cooperativa deve registrare nella propria contabilità il valore dei cespiti e dell’azienda ricevuta agli stessi valori del donante. L’agevolazione, inoltre, non è retroattiva, per cui viene applicata alle donazioni poste in essere successivamente all’entrata in vigore del decreto stesso.   Notizie ImpreseOggi
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Workers buy out: esenti le donazioni di aziende a favore di cooperative costituite da lavoratori dell’azienda stessa.

Dopo più di due anni dall’entrata in vigore della nuova disciplina riguardanti le cooperative costituite da lavoratori che acquisiscono le aziende in cui lavorano,  il Ministero dell’Economia e delle Finanze pubblica finalmente il decreto applicativo relativo ad alcune agevolazioni fiscali previste all’interno della Legge. Un passo indietro per capire la novità è d’obbligo. Con l’art. 1 comma 272 della Legge 178 del 30 dicembre 2020 (Legge di Stabilità 2021) è stata prevista una agevolazione, relativa alle imposte di successione e donazione, nel caso in cui il proprietario doni la propria azienda a favore di una cooperativa costituita dai dipendenti dell’azienda stessa. In sostanza i dipendenti di una impresa si possono organizzare in cooperativa e acquistare o prendere in gestione l’impresa stessa. Nel caso in cui il proprietario intenda trasferire ai propri lavoratori l’azienda stessa a titolo gratuito, sull’operazione di donazione non è costretto a pagare alcuna imposta di donazione. Tuttavia la norma originaria prevedeva che per rendere effettiva tale agevolazione, fosse necessario un successivo decreto a cura del Mef, da emanarsi   entro sessanta giorni dall’entrata in vigore. Così, un po’ in ritardo rispetto a quanto previsto, con il decreto del 17 febbraio 2023 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 01 marzo 2023, sono state stabilite le linee guida per l’applicazione dell’agevolazione in commento. L’AGEVOLAZIONE Alle cessioni d’azienda o rami di essa, effettuate a titolo gratuito a favore di cooperative costituite dai lavoratori stessi non si applica l’imposta di successione e di donazione e il proprietario della stessa non è soggetto alla tassazione della plusvalenza ai sensi dell’art. 58 del Tuir. La condizione per godere dell’agevolazione è che il trasferimento avvenga a favore di piccole imprese. CONDIZIONI PER L’AGEVOLAZIONE La cooperativa che riceve la donazione di impresa o di ramo della stessa, deve continuare l’esercizio della stessa per almeno cinque anni. Inoltre la norma prevede che i soggetti persone fisiche beneficiarie debbano continuare a mantenere il controllo della cooperativa per lo stesso periodo. Inoltre la donazione deve avvenire a “valori contabili”, cioè la cooperativa deve registrare nella propria contabilità il valore dei cespiti e dell’azienda ricevuta agli stessi valori del donante. L’agevolazione, inoltre, non è retroattiva, per cui viene applicata alle donazioni poste in essere successivamente all’entrata in vigore del decreto stesso.   Notizie ImpreseOggi
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Che farò senza Euridice? Morte e trascendimento rituale attraverso le culture: il convegno promosso da Vite in transito. Tra le relatrici, la collega Nicoletta Russo

Cooperativa sociale Cento Fiori - Ven, 10/03/2023 - 18:37
Sabato 11 marzo ore 10 – 13 e 15.30 – 17,30 Biblioteca Gambalunga, sala della Cineteca. Alla nuova iniziativa collabora anche la Cento Fiori.

Un convegno che ripropone Approssimazioni, Dia-loghi interculturali, un’esperienza, che Vite in transito ha inaugurato nel 2017 e proseguito negli anni successivi. Un’esperienza che, attraverso il confronto tra tradizioni e culture diverse, vuole promuovere il superamento dell’etnocentrismo, e dell’eurocentrismo, l’approssimarsi all’altro, una pratica di traduzione, per abitare il “ tra”, per una convivenza delle differenze.

Il convegno propone una riflessione a più voci su un tema che è un grande rimosso della nostra società occidentale moderna, ma che pure è ineludibile per ogni vivente, quello della morte. Abbiamo paura della morte e la esorcizziamo. Non era così in passato e non è così nelle culture extraeuropee. Possiamo ripensare la morte in un ottica vitale e creativa, che accolga il dolore, lo trasformi e lo trascenda. Il titolo del convegno allude al cordoglio per la persona cara perduta. Ma è la cultura che, attraverso i suoi rituali, la poesia, l’arte, la musica, il canto, permette di trascendere la morte. Una cultura aperta agli apporti del passato, ma anche delle tradizioni extraeuropee.

Il convegno sarà aperto alle 10 dalla relazione di psicoanalista, Angela Peduto, che parlerà della crisi ed elaborazione del lutto nella ricerca antropologica di De Martino, seguirà il contributo di un critico d’arte, Giovanni Sassu, direttore dei Musei di Rimini, che parlerà della morte del principe nel Rinascimento; una tibetologa, Chiara Bellini, parlerà della morte nel buddismo himalayano. Nel pomeriggio alle 15,30 una etnopsicoterapeuta Nicoletta Russo parlerà delle morti senza sepoltura. Infine Mustapha Kebbeleh parlerà della concezione e dei rituali della morte nell’Africa centro-occidentale, lo accompagnerà la Kora e il canto del griot Jabel Kanuteh, che interpreta la musica della tradizione del suo paese.

Col patrocinio del Comune di Rimini e con la collaborazione dei Musei di Rimini, Biblioteca Gambalunga, Cooperativa Sociale Cento fiori. Ingresso libero.

L'articolo Che farò senza Euridice? Morte e trascendimento rituale attraverso le culture: il convegno promosso da Vite in transito. Tra le relatrici, la collega Nicoletta Russo proviene da Cento Fiori, Rimini.

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Naufragio di Cutro: CNCA e numerose associazioni depositano un esposto collettivo in Procura

Cooperativa sociale Cento Fiori - Ven, 10/03/2023 - 14:20
Oltre 40 sigle della società civile italiana ed europea, tra le quali la rappresentanza di Cento Fiori, hanno chiesto di fare luce sulla tragedia costata la vita ad almeno 72 persone, tra cui molti bambini.

Oltre 40 associazioni della società civile italiana ed europea hanno presentato un esposto collettivo alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone per chiedere di fare luce sul naufragio di domenica scorsa a Steccato di Cutro, costato la vita ad almeno 72 persone, tra cui molti bambini.

“Davanti a così tanti morti e chissà quanti dispersi, è doveroso fare chiarezza” dichiarano le organizzazioni. “Vogliamo dare il nostro contributo all’accertamento dei fatti, non ci possono essere zone grigie su eventuali responsabilità nella macchina dei soccorsi”.

Le associazioni, infine, rinnovano il loro appello all’Italia e all’Europa: per ridurre drasticamente il rischio di nuove tragedie è necessario mettere in piedi al più presto un sistema di ricerca e soccorso in mare adeguato e proattivo.

Le associazioni e sigle firmatarie dell’esposto sono:

AOI – ASSOCIAZIONE ONG ITALIANE

Associazione Contro gli Abusi in Divisa (A.C.A.D.)

Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (A.S.G.I.)

Associazione Clinica Legale per i Diritti Umani

Associazione Progetto Accoglienza,

ARCI

Borderline-Europe

Casa dei Diritti Sociali

CIAC

Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos

Legambiente Nazionale

Consorzio Italiano di Solidarietà – ufficio rifugiati ONLUS (ICS)

Emergency

Fondazione Gruppo Abele

Gruppo Lavoro Rifugiati

International Justice and Human Rights Centre

Legal Team Italia

Medici Senza Frontiere

Associazione Don Vincenzo Matrangolo

Rete Comunità Solidali

Open Arms Italia

Oxfam Italia

SOS MEDITERRANEE Italia

Progetto Mem.Med – Memoria Mediterranea

Mediterranea Saving Humans

PROGETTO DIRITTI

WatchTheMed Alarm Phone

Sea-Watch

Sea Eye

RESQ – PEOPLE SAVING PEOPLE

Diritti di Frontiera – Laboratorio di Teoria e Pratica dei Diritti

Fondazione Roberto Franceschi

A Buon Diritto

Confederazione Unione Sindacale di Base

Iuventa-crew

Louise Michel

Associazione Comunità Progetto Sud

Medici del Mondo Italia

Campagna LasciateCIEntrare

Melting Pot

MoCi Cosenza

Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza

La Petite Bibliothèque

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