“Il disagio giovanile non si combatte né inasprendo le pene né depauperando la prevenzione e l’assistenza sociale. L’abbandono dello stato delle periferie urbane, i tagli sociali inaspriscono il disagio che poi, sconsideratamente, qualcuno pensa di arginare promulgando dei disegni di legge, come il cosiddetto DL Caivano sul tavolo del Consiglio dei ministri, che servono a mostrare inutilmente muscoli per produrre solo consenso, non veri risultati”. Cristian Tamagnini, presidente della Cooperativa Sociale Cento Fiori, che gestisce numerosi strutture di recupero dalle dipendenze e fa azioni di prevenzione tra i giovani del territorio riminese, interviene sulle ultime mosse del Governo in tema di problemi giovanili.
“Autorevoli magistrati di corti minorili sono già intervenuti per sottolineare l’inutilità di meri slogan come “inasprimento delle pene”, io sottolineo che “prevenzione”, “rieducazione” e “integrazione” sono le parole chiave per intercettare il disagio giovanile prima che questo diventi devianza. Lo abbiamo toccato con mano anche noi, quando una nostra struttura è stata attaccata da un gesto vandalico. Uno dei protagonisti ha scontato la pena alternativa aiutando le vittime e non solo ha compreso la portata del suo gesto, ma, dopo, è diventato un supporto al nostro lavoro, cosa di cui siamo orgogliosi”.
“La verità scomoda per chi ama le soluzioni che infiammano l’opinione pubblica – dice Tamagnini – è che tagliare i servizi sociali e sanitari toglie linfa alla prevenzione, limita il lavoro delle strutture professionali di accoglienza come comunità e case famiglia, depaupera il nostro patrimonio di educatori professionali, abbandona a loro stessi i giovani a rischio. E mi limito a questi aspetti, perché altri autorevoli membri della magistratura hanno puntato il dito sui tagli alla giustizia minorile, che si riverbera anche nelle strutture di accoglienza. Caivano è un monito per la nostra società e invece di farlo nostro per combatterlo, con provvedimenti sbagliati purtroppo puntiamo a farlo prosperare”.
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Nello stand offerto dalla manifestazione i tre hanno creato un set per cosplayer per immergerli col fotoritocco nei loro universi fantasy, gratuitamente. Una prova di autoimprenditoria: il progetto Lavorare in Rete della Regione Emilia – Romagna con la Cooperativa Sociale New Horizon e tutor tecnico della Cooperativa Sociale Cento Fiori.
Rimini – Una start up speciale, come lo sono le doti dei tre ragazzi che, grazie al palcoscenico di RiminiComix, hanno potuto misurarsi per partire con le loro imprese con due delle loro passioni, il cosplay (ovvero l’arte di giocare impersonando personaggi della fantasia fumettistica, cinematografica, manga e dell’animazione) e l’informatica. E nello stesso tempo misurarsi con se stessi, superando i limiti che talvolta comportano le loro disabilità nel misurarsi con gli altri. Tanti altri. In questa storia c’è uno stand messo a disposizione dall’organizzazione della manifestazione riminese nel Villaggio Cosplay, un fondale dove i cosplayer si mettevano in posa e infine la magia dei tre ragazzi che, in punta di dita, li fotografavano per immergerli, con la maestria nel fotoritocco, nei mondi fantastici che giovani da tutta Italia hanno impersonato a Rimini.
Loro, i tre protagonisti, hanno avuto tre giorni di lavoro ininterrotto, che è stato l’epilogo di una preparazione all’evento e, nello stesso tempo, una prima tappa per la start up che potrebbe nascere con il progetto Lavorare in Rete, finanziato dalla Regione Emilia – Romagna per l’inserimento nel mondo del lavoro di persone con disabilità e curato in questo caso dalla Cooperativa New Horizon nelle persone delle educatrici Valentina Ferrini e Ilaria Sacchetti, con il tutoraggio tecnico del giornalista Enrico Rotelli, della Cooperativa Sociale Cento Fiori. I tre ragazzi infatti, due maghi del software di elaborazione grafica e una giovane illustratrice, hanno cercato di offrire al pubblico di cosplayer un servizio di “assaggio” delle loro possibilità e, insieme, un omaggio alla loro fantasia, rielaborando gratuitamente le loro immagini per immergerle negli scenari fantasiosi dei personaggi che incarnavano. L’idea era di lavorare in tempo reale – uno dei ragazzi alla registrazione, uno alle fotografie, uno alla elaborazione grafica – ma la risposta del pubblico è stata massiccia: oltre 250 cosplayer in tre giorni di apertura dello stand si sono fatti ritrarre. Un lavoro tanto impegnativo quanto inaspettato che ha costretto i tre a rivedere i tempi di realizzazione: gran parte delle foto sono state lavorate e raggiungeranno la mail o il telefono dei protagonisti del photo-opportunity.
«I tre ragazzi hanno costruito con la loro intraprendenza una professionalità con l’elaborazione di immagini e alcune esperienze elaborando foto di cosplayer, l’altra loro grande passione – dice Valentina Ferrini della Cooperativa Sociale New Horizon – e insieme stiamo cercando di vedere se può essere per loro uno sbocco professionale, visti i risultati che hanno raggiunto e che possono superare. L’occasione che ci ha offerto RiminiComix grazie all’interessamento di Sabrina Zanetti, mettendo a disposizione gratuitamente uno stand, è stata per i ragazzi di forte impatto per misurarsi con il pubblico, un aspetto non indifferente per chi ha alcune disabilità. Ma anche di misurarsi con gli impegni e le necessità insite nell’avvio di una piccola impresa. E’ vero che parliamo delle loro passioni, ma è anche vero che per vivere del proprio lavoro occorre sapersi promuovere – hanno creato un roll-up, delle immagini promozionali, organizzato lo stand – occorre imparare a far fronte ai desideri dei “clienti”, misurare le proprie forze, saper valutare le proprie capacità. In questo caso i cosplayer ricevevano un servizio assolutamente gratuito, ma dei tanti che hanno scelto di farsi ritrarre forse qualcuno vorrà in occasioni future una nuova immagine e per i nostri tre ragazzi vorrà dire un’opportunità che hanno creato e voluto con le loro forze. E un aiuto da Regione Emilia – Romagna, New Horizon, Cooperativa Sociale Cento Fiori di Rimini e Rimini Comix».
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Notizie ImpreseOggi
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Rimini – Una rinuncia alla festa tradizionale della Cento Fiori per aiutare Il Sorriso, la comunità terapeutica dell’imolese travolta dalle alluvioni che hanno martoriato l’Emilia Romagna. Non si tratterà certamente di un sacrificio quello che la Comunità di Vallecchio farà, rinunciando all’annuale appuntamento con amici e sostenitori: ogni anno, a fine giugno, gli ospiti, gli educatori, psicologi e psichiatri ospitano a cena, in occasione della Giornata mondiale contro la droga, le persone che da oltre 40 anni sostengono la lotta alle dipendenze insieme alla cooperativa. Quest’anno invece la spesa per l’allestimento dell’evento è stato dirottato a Fontanelice, sulle colline in provincia di Bologna, ai colleghi che gestiscono dal 1983 una comunità terapeutica che per molti versi è simile alla Cento Fiori, per genesi e per sviluppo. E che a causa delle frane è rimasta gravemente menomata dalle sue strutture e attrezzature. E infatti la donazione sarà impiegata per l’acquisto di due Pc e un frigorifero, bruciatisi a causa del black-out seguito alla frana, come ha scritto in una lettera di ringraziamento il presidente de Il sorriso, Dervis Nanni.
Fornione, località di Fontanelice, valle del Santerno: le piogge torrenziali provocano frane e smottamenti che investono i quattro edifici della Comunità Terapeutica Il Sorriso, dislocati lungo le pendici di Monte Cappello. Vengono evacuati gli edifici per sicurezza – un calvario in mezzo al fango e le piogge torrenziali – e si comincia la conta dei danni quando il maltempo da tregua. L’edificio dedicato ai pazienti maschili (Busco viene chiamato) è stato toccato da una frana, è sotto osservazione il vicino smottamento del terreno ma è agibile e ha ripreso le sue funzioni. Minor fortuna è toccato a La casetta, così è chiamato l’edifico che ospita il modulo femminile. La frana ha portato via parte del terreno sotto la casa: inagibile. Il vicino modulo madre – bambino, Villa Traversa, invece è ancora agibile. Poi c’è l’ultimo modulo, destinato alle coppie: la frana ha risparmiato l’edificio, ma ha spazzato via la strada di collegamento, rendendo raggiungibile Il Casoncello, così viene chiamato in Comunità, solo attraverso i campi e il fango. Anche in questo caso la soluzione è l’evacuazione degli ospiti. Un disastro.
«In Cento Fiori abbiamo sentito il bisogno di dare una mano. Alcuni soci e colleghi in modo privato, spalando sui luoghi del disastro, a Cesena o a Forlì, o donando o realizzando iniziative di raccolta fondi. Anche alcuni ospiti hanno voluto andare sui luoghi più colpiti, attrezzati con badili e stivaloni presi a prestito dalla scuderia – dice Gabriella Maggioli, vicepresidente della Cooperativa Sociale Cento Fiori e responsabile della Comunità Terapeutica di Vallecchio – Come Cooperativa Sociale, oltre a donare alla Protezione Civile dell’Emilia Romagna, abbiamo pensato in équipe terapeutica di rinunciare per quest’anno alla tradizionale festa che raccoglie sostenitori e amici in occasione della Giornata Mondiale contro la droga per aiutare questi nostri colleghi in forte difficoltà. Oltre alla stessa vocazione, la lotta alle dipendenze, Il sorriso ha comune a noi l’associazione al Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) ma sopratutto la storia e l’imprinting: è nata nel 1983 da un’esperienza privata di solidarietà che ha incontrato la collaborazione dell’ente pubblico».
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Marecchia Social Fest, il calendario estivo proposto dalla Cooperativa Sociale Cento Fiori e offerto ai riminesi e agli ospiti di tutte le età. Calendario iniziato a giugno che finirà in agosto nel quale musica e i balli folk, il rock, il jazz, il cinema e i film di animazione e la cultura diventano altrettante occasioni per vivere la sera il parco La serra Cento Fiori. Ingressi dal parco XXV aprile (a 300 metri dal Ponte di Tiberio), ingresso parcheggio via Galliano 19. Su Google maps cercare: La Serra Cento Fiori.
Luglio Trio Bifolc – Park Folk Rimini 2023Sabato 1 luglio, ore 21
Gianluca Cavallotto (organetto, tambour du bearn, voce), Stefano Guagnini (violino, cornamuse, bombarda, flauti, voce), Alberto Rota (violino, cornamuse, flauti, voce). In repertorio musiche e canti dal Piemonte, dalle regioni occitane d’Italia e Francia (Valli Occitane piemontesi, Quercy, Auvergne, Guascogna) al Poitou, alla Vandea e quindi alla Bretagna.
Flee, film d’animazioneDomenica 2 luglio, ore 21
A viva Voce!sabato 8 luglio, ore 21
l concerto sarà dedicato alle più belle pagine del Belcanto, con le arie più celebri del repertorio operistico italiano e dell’operetta e indimenticabili canzoni d’autore in un concerto organizzato con la collaborazione di Rimini Classica. A salire sul palco alle 21 di sabato 8 Gladys Rossi, soprano bellariese che ha calcato i palcoscenici dei teatri più prestigiosi al mondo. Alessandro Moccia, giovane tenore dalla voce potente e calda. Roberto Gentili baritono con irresistibile presenza scenica e timbro vocale. Ad accompagnarli Fabrizio Di Muro, pianista concertista riminese con una lunga esperienza nell’accompagnamento di cantanti lirici.
I racconti di Parvana, film d’animazioneDomenica 9 luglio alle 21
Sul grande schermo nel parco I racconti di Parvana – The Breadwinner (film d’animazione per la regia di Nora Twomey): Parvana, ragazzina di undici anni, è costretta a crescere sotto il regime dei talebani in Afghanistan. Quando suo padre viene ingiustamente arrestato, la bambina si traveste da ragazzo, poiché sarebbe proibito, per una donna, fare da capofamiglia. Con ostinata determinazione, Parvana attinge forza dalle storie che le raccontava il padre, ma per sapere se sia ancora vivo, e poterlo salvare, dovrà rischiare la propria esistenza. Progetto a cura di Annamaria Semprini del Coordinamento Donne Acli e l’introduzione ai film del critico cinematografico Paolo Pagliarani.
TaleaSabato 15 luglio, ore 20
Festa del circolo Ticchio con il dj set (metà vinile e metà digitale) con dj Teo e Pandemia.
Davide Bagnaresi, incontro con l’autore e The Clams in concertoDomenica 16 luglio ore 21, concerto dalle 22,30.
Davide Bagnaresi alle 21 presenta il suo libro giallo, scritto a quattro mani con Davide Cannizzaro: Il ballo delle rose – La prima indagine di Bruno Risassi. Il giovane collaboratore dell’Università di Bologna, per un’opera ha abbandonato le tematiche storiche legate al mare, al turismo e alla storia del motociclismo – e i libri dedicati alla figura di Federico Fellini per tratteggiare, attraverso un giallo, un quadro dell’Italia dei piccoli centri alla vigilia del Fascismo, con un personaggio, genuino e affascinante, a cui sarà difficile non affezionarsi.
Dalle 22,30 Clams in concerto: un progetto che nasce in un garage nel gennaio 2022 dall’unione delle diverse anime di Giammarco Corsi (Jimmy Jones) alla voce, chitarra e synth, Nicola “Eva” Evangelisti al basso, Giammarco Greci (Gimly Blues) alla batteria ed Emiliano Rattini alla chitarra, che attingendo al personale bagaglio musicale e mischiando i propri stili danno vita ad un suono coinvolgente che spazia in modo ampio nella gamma della musica contemporanea e non, influenze come Idles, Stranglers, i primi Ultravox, Kid Kapichi, B-52’s.
Papo Furado in concertoSabato 22 luglio, alle 21
Papo furado, al secolo Roberto Torri, Caterina Colombaroni, Giorgio Cavallari e Davide Morri. Da diversi anni il gruppo si esibisce sulla riviera romagnola presentando non solo un concerto fatto di samba e bossanova, con arrangiamenti personalizzati nel rispetto dello stile tipico, armonie del tutto autentiche ed esecuzione depurata da qualsiasi contaminazione, ma un vero e proprio spettacolo musicale in cui, a tratti, Caterina presenta passi di danza tipici.
La macelleria Pari dalle ore 19,30 propone piadina della tradizione romagnola con porchetta o salumi e anche alcune scelte vegetariane.
Cyrano Mon AmourDomenica 23 luglio, ore 21
Cyrano Mon Amour, il film diretto da Alexis Michalik, il quale segue la storia di Edmond Rostand (Thomas Solivérès), un drammaturgo dal talento geniale. Sfortunatamente, tutto ciò che ha scritto fino ad ora è stato un flop. Si paralizza alla vista di una pagina bianca e la sua ispirazione si è ormai prosciugata. Ma grazie alla sua ammiratrice Sarah Bernhardt (Clémentine Célarié), incontra il più grande attore del momento, Constant Coquelin (Olivier Gourmet), che insiste nel voler recitare nella sua prossima commedia… e vuole presentarla in anteprima dopo tre settimane! C’è però un piccolo problema: Edmond non l’ha ancora scritta e non ha idea di che storia raccontare. Tutto ciò che conosce è il suo titolo: Cyrano de Bergerac. In collaborazione con Notorius Rimini Cineclub.
L’uomo che cadde sulla terra: omaggio a David BowieSabato 29 luglio, ore 21
L’uomo che cadde sulla terra: omaggio a David Bowie, un nuovo appuntamento in collaborazione con Rimini Classica. Houdini Righini voce, Marco Mantovani pianoforte, Massimo Marches chitarra, basso ed elettronica, Aldo Maria Zangheri viola per una serata dedicata la Duca bianco della musica.
Non ci resta che vincereDomenica 30 luglio, ore 21
Di nuovo la commedia, questa volta dalla Spagna, con un mix di divertimento che sposa molto bene i temi sociali dell’inclusione: Non ci resta che vincere. Il film commedia di Javier Fesser, segue la storia di Marco (Javier Gutiérrez) allenatore di una squadra di basket professionista di alto livello. Sorpreso alla guida in stato di ebrezza viene condannato a una pena d’interesse generale. Per ordine del giudice deve quindi organizzare una squadra di basket composta da persone con un deficit mentale. Ciò che era cominciato come una pena si trasforma in una lezione di vita sui pregiudizi sulla normalità. Tutti i giocatori della squadra di basket sono interpretati da attori disabili.
Agosto Aperitivo di mezza estate e Dj set Remember ’80 – ’90sabato 5 agosto, ore 21
Marginidomenica 6 agosto
Film commedia in In collaborazione con Notorius Rimini Cineclub.
Aperitivo di mezza estate e Dj set Afro ’70sabato 12 agosto
Aperitivo di mezza estate + Influencia do Jazzmartedì 15 ferragosto
Rossella Cappadone – voce e chitarra, Alessandro Altarocca – piano, Stefano Senni – contrabbasso, Fabio Nobile – batteria
“INFLUENCIA DO JAZZ” non è solo un live che racconta l’antologia della musica jazz ma anche uno spettacolo che valorizza la combinazione tra il caratteristico sound dello swing americano ai ritmi e alle armonizzazioni latine.
Fabio Nobile è il cuore pulsante della band, intuitivo e con un timing accattivante che insieme all’estro e alla destrezza di Stefano Senni al contrabbasso consolidano una ritmica d’eccezione. Alessandro Altarocca, pianista con collaborazioni eccelse e grande artista permette di trasmettere il sapore e le vibrazioni di questa musica d’oltreoceano. Il combo capitanato da Rossella Cappadone, cantante e chitarrista, accentua lo stile contemporaneo strizzando l’occhio ad artisti celebri come Tania Maria, Horace Silver, Tom Jobim e Duke Ellington
Filippo Malatesta in concertoSabato 19 agosto, ore 21
No tears, yes music: ricordando Franco FattoriSabato 26 agosto, ore 20
Dalle ore 20 Dj set Andrea Fattori, Werter Corbelli, Paolino Zlaia, La Marzia Fraternale e la musica che Franco amava. Gli amici vogliono ricordare Franco Fattori con la musica che ci ha fatto conoscere e ascoltare via etere e ballare in tante serate, occupando con i sensi tanta parte della nostra vita.
Giugno Festa On Air Giovani FrequenzeVenerdì 9 giugno, ore 16
Esibizioni dei gruppi musicali e voci singole dei centri giovani di Rimini, uno stand di serigrafia e il Graffiti Lab. La serata sarà trasmessa in diretta dalla postazione radio a cura del laboratorio GrottaPod.
L’evento nasce all’interno del progetto L.14 promosso dal Comune di Rimini in collaborazione con i Centri giovani: Casa Pomposa – RM25 – Grotta Rossa – Casa della teatro e della danza.
“Ti ho amato da morire”: voci di donne + Zizzagna – ZZ Top tributo bandSabato 10 giugno, h 21
“Ti ho amato da morire”: voci di donne.
Per celebrare le donne e contro ogni violenza, letture ispirate al libro “Ferite a Morte” di Serena Dandini. Da un’idea di Maria Emanuela Angelini, commento musicale di Jader Viroli, in collaborazione con il gruppo TeatriAmo.
Trattasi di monologhi letti, che nascono dalla voce diretta delle vittime, donne assassinate per mano dei loro uomini: mariti, padri, fratelli. Sono, come sempre accade, morti annunciate, già previste da tutti e che nessuno ha potuto o voluto evitare e liquidate, spesso, come conseguenze inevitabili di un “improvviso raptus di follia”.
Lo spettacolo vuole, quindi, dare voce a chi in vita non ha avuto voce, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora salvarsi, denunciando i propri persecutori e risvegliando in questi la consapevolezza del proprio bisogno di aiuto.
A seguire
Sabato 10 giugno, h 22
Zizzagna – ZZ Top tributo band
Un tributo alla rock band texana formatasi nel 1969 e tutt’ora attiva, senza però fermarsi a questo mitico trio: i Zizzagna allargano il loro spettacolo alle musiche e agli autori che hanno scosso le energie negli anni ‘70 e anni ‘80, di qua e di là dell’Atlantico. Powerful sound!
Giornata Mondiale del Rifugiato 2023Venerdì 16 giugno, ore 16
In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2023 i Progetti della rete SAI del Comune di Rimini, Riccione e Unione Valmarecchia, insieme a realtà del terzo settore, organizzano un evento gratuito a cui non puoi mancare!
Raffaele Mallozzi & Francesco Monti duo – Park Folk Rimini 2023Sabato 17 giugno, ore 21
Seconda rassegna di concerti a ballo gratuiti nel parco de La Serra Cento Fiori, Rimini di musiche popolari da tutta Europa, di gruppo e di coppia: chapelloise, circoli circassiani, valzer, mazurke, scottish solo per citare le più note. La rassegna si apre con un debutto in terra romagnola di Raffaele Mallozzi (organetto) e Francesco Monti (violino e cornamusa). Suonano insieme da dieci anni con esperienze in diversi gruppi. Con Ensenble Invisibile hanno pubblicato nel 2021 un CD dal titolo “abbracci” e nel 2022 hanno vinto il concorso Burnelli per il Reno Folk Festival. La particolarità del loro concerto a balfolk è il repertorio costituito essenzialmente da brani di propria composizione.
TangoGardenMercoledì 21 giugno
Una pista sotto le stelle per chi ha cominciato o vuol ricominciare con il Tango
Una pista da ballo, una playlist di tango e tanta voglia di imparare: sono gli ingredienti che il Parco La Serra Cento Fiori mette gratuitamente a disposizione dei principianti o di chi vuole ricominciare a praticare il ballo argentino.
Philippe Plard – Park Folk Rimini 2023Venerdì 23 giugno, ore 21
Omaggio per il compleanno della comunità folk delle Marche e della Romagna
Philippe Plard (organetto) porterà in un’atmosfera festosa in tutte le regioni della Francia, buon umore, dinamismo, offrendo musica energica che mescola proprie composizioni e temi tradizionali. Si potrà essere trasportati da una mazurka a una bourré in circolo, da una meedley di musiche tradizionali a un valzer a 5 tempi, sempre con buonumore e il piacere condiviso tra ballerine, ballerini e musicista. E senza necessariamente saper ballare tutte le musiche che offrirà, ti lascerai prendere dal piacere del suo ballo.
Michele Vignali quartetSabato 24 giugno, ore 21
Michele Vignali è considerato uno dei migliori sassofonisti jazz italiani. Ha pubblicato di recente l’album Time lapse, con musiche e composizioni, realizzato con Onofrio Paciulli al pianoforte, Luca Dalpozzo al contrabbasso, Dario Mazzucco alla batteria, con i quali si presenta sul palco del Parco La Serra Cento Fiori.
No tears, yes music: ricordando Franco FattoriVenerdì 30 giugno, ore 20
Dalle ore 20 Dj set Andrea Fattori, Werter Corbelli, Paolino Zlaia, La Marzia Fraternale e la musica che Franco amava. Gli amici vogliono ricordare Franco Fattori con la musica che ci ha fatto conoscere e ascoltare via etere e ballare in tante serate, occupando con i sensi tanta parte della nostra vita.
Trio Bifolc – Park Folk Rimini 2023Sabato 1 luglio, ore 21
Gianluca Cavallotto (organetto, tambour du bearn, voce), Stefano Guagnini (violino, cornamuse, bombarda, flauti, voce), Alberto Rota (violino, cornamuse, flauti, voce). In repertorio musiche e canti dal Piemonte, dalle regioni occitane d’Italia e Francia (Valli Occitane piemontesi, Quercy, Auvergne, Guascogna) al Poitou, alla Vandea e quindi alla Bretagna.
E’ aperto uno stand con birra, bibite e snack.
Nei prossimi giorni verrà diffuso il programma di luglio e agosto. Ulteriori informazioni a comunicazione@coopcentofiori.it – cell 339 5472580
L'articolo Marecchia Social Fest Estate 2023 al parco La Serra Cento Fiori: concerti, film, cartoni animati e incontri proviene da Cento Fiori, Rimini.
Forlì chiama, e anche Vallecchio risponde: un gruppo di ospiti ed educatori della comunità Terapeutica della Cooperativa Sociale Cento Fiori hanno cercato di dare il loro contributo all’emergenza alluvione. Alcuni ospiti, venuti a conoscenza dell’esperienza fatta da una educatrice, che nel fine settimana si era recata insieme a tanti volontari nelle città colpite dall’alluvione, hanno chiesto di poter fare la loro parte. L’equipe terapeutica ha assecondato immediatamente i desideri degli ospiti, che grazie al sito sosvolontari hanno prenotato il loro turno di volontariato. Ieri mattina (giovedì 25 maggio), una veloce tappa nella scuderia della comunità, dove stivali di gomma e pale non mancano, e una volta stivata la macchina son partiti. Destinazione, Forlì.
Al centro di smistamento Autoparco il drappello è stato dirottato in una via lì vicino. Primo compito del gruppo: svuotare una cantina con i secchi. La rete fognaria è ancora in tilt e nonostante il lavoro degli autospurghi, solo in alcune parti della città comincia a ricevere. Poi è stata la volta dle badile: il cortile di una casa doveva essere ripulito da fango e rami. Qui i nostri sono stati raggiunti da alcuni delegati della Cgil di Pescara, saliti per dare una mano, e da una signora “volontaria fai da te”: si fermava dove c’era bisogno, raccontano i nostri reduci. In queste situazioni, ci vuole poco tempo per creare legami che resteranno impressi per tutta la vita.
L'articolo Dalla Comunità di Vallecchio al fango di Forlì: un turno da volontari a svuotar cantine e liberare cortili proviene da Cento Fiori, Rimini.
Rimini – «Più che del maltempo, ci ricorderemo del grande sforzo per dare sicurezza ai cani a noi affidati che ha visto protagonisti dipendenti, volontari, il canile di San Patrignano e il Centro Vacanze per cani e gatti da Bianchi, di Coriano» Così Paola Calcagnini, la veterinaria della Cooperativa Sociale Cento Fiori da atto del grande impegno che c’è stato nel gestire l’emergenza maltempo nel riminese anche per i cani. Paola è la responsabile della gestione del canile comunale di Rimini Stefano Cerni e del Canile di Vallecchio, quest’ultimo di proprietà della cooperativa. Entrambe le strutture sono nella vallata del fiume Marano, che sfocia nella vicina Riccione, ma è vicino al canile di Rimini che le acque del torrente hanno destato più preoccupazione.
Infatti, già appena diramata l’allerta meteo, al canile di Rimini i dipendenti della Cento Fiori che gestiscono il canile, insieme allo staff veterinario – la dottoressa Paola Calcagnini e la direttrice sanitaria Maria Cristina Lolli – con i colleghi del recupero animali e i volontari di Enpa e Fare ambiente, hanno cominciato l’esodo in via precauzionale. «E’ stato un lavoro meraviglioso – racconta Paola Calcagnini – i nostri collaboratori e i volontari non hanno risparmiato né energie né tempo ne, i volontari, i loro mezzi: tra la notte del 15 e la mattina del 16 maggio abbiamo fatto la spola tra San Salvatore e il territorio di Coriano dove la comunità di San Patrignano ha accolto gran parte dei cani “riminesi”, insieme alla Centro Vacanze per cani e gatti da Andrea Bianchi. E’ grazie a queste due strutture che gli sforzi di tutti hanno trovato compimento e successo. Le abbiamo nel cuore».
Al canile di Rimini sono rimasti 16 cani perché richiedevano box particolari: «abbiamo spostato gli animali nelle zone più rialzate dal fiume e quindi più sicure del canile. Una scelta confermato come giusta dal successivo sopralluogo della Protezione Civile». Stesso copione con minore impegno al Canile di Vallecchio Cento Fiori, collegato all’omonima Comunità Terapeutica: quattro dei piccoli ospiti sono stati trasferiti. Tre al Centro Vacanze per cani e gatti da Andrea Bianchi mentre una, Maria, la più anziana ha trovato rifugio nella casa di una volontaria.
«A nome di tutta la Cooperativa Sociale Cento Fiori sento il dovere di rinnovare i nostri ringraziamenti a chi ci è stato vicino, anche solo con un messaggio, in queste ore convulse ma per fortuna non drammatiche. – ha detto Paola Calcagnini – ringraziamo certamente la Protezione Civile e il personale del Comune di Rimini, in particolare il dirigente del settore Agostino Pasquini per il calore che ci ha manifestato. Ma soprattutto vogliamo ringraziare i volontari e i dipendenti per l’impegno dimostrato in questa faticosa ma bellissima operazione di prevenzione. E vogliamo dire ai nostri colleghi del Canile di San Patrignano e al centro vacanze Andrea Bianchi: non avevate nessun obbligo di accoglierci e invece lo avete fatto, ci avete permesso di gestire in sicurezza i cani affidati alle nostre cure. E’ stato un gesto bellissimo che teniamo nel cuore».
L'articolo Dipendenti, volontari, San Patrignano e il centro vacanze Andrea Bianchi: la Cento Fiori ringrazia di cuore quanti hanno aiutato a proteggere i cani dei canili di Rimini e di Vallecchio dal maltempo proviene da Cento Fiori, Rimini.
Sestante, rivista scientifica regionale sui temi delle dipendenze patologiche, della salute mentale e salute nelle carceri della Regione Emilia Romagna e dell’AUSL della Romagna.
AbstractL’articolo descrive tre esperienze di conduzione avvenute in incontri di gruppo destinati a richiedenti protezione internazionale, svolti sul territorio romagnolo, nello speci?co nell’area di Lugo e Rimini.
Tali incontri erano ?nalizzati a fornire informazioni sulla dipendenza da alcol e l’assunzione di sostanze stupefacenti, farmaci e psicofarmaci, fornendo le relative caratteristiche e la conoscenza su rischi e danni connessi all’uso, marcando anche comportamenti a rischio come il gioco d’azzardo e il gaming.
Lo scritto espone i percorsi effettuati e le professionalità coinvolte nella conduzione, le metodologie adottate, le caratteristiche principali delle persone destinatarie degli interventi e i principali esiti degli incontri.
IntroduzioneLe persone migranti, con particolare riferimento ai richiedenti protezione internazionale, rappresentano un gruppo ad alto rischio di vulnerabilità rispetto a comportamenti come abuso di alcol e sostanze stupefacenti, gioco d’azzardo patologico e gaming (EMCDDA, 2017).
Tali fragilità sono dovute anche a fattori come l’aver subito ed assistito ad episodi di violenza durante le traiettorie migratorie o nei Paesi di origine, la perdita dei riferimenti relazionali e culturali e fenomeni di discriminazione e diseguaglianza nei Paesi di arrivo, ai quali si aggiunge spesso lo scarso accesso ai servizi sanitari presenti sul territorio (Horyniak et al, 2016).
L’Agenzia Europea dei Diritti Fondamentali ha analizzato il possibile impatto che i fattori che riguardano la migrazione può avere sulla salute mentale: in particolare ha messo in risalto l’utilizzo di sostanze stupefacenti come autocura e la dif?coltà d’accesso ai servizi da parte delle persone straniere. Questo impedimento sarebbe causato anche dalla scarsità di attenzione, procedure e dati, che rilevino i reali bisogni di trattamento delle persone migranti in tutti i Paesi europei (FRA, 2011).
Per quanto riguarda il territorio riminese, il report del Servizio Dipendenze Patologiche (SerDP) del 2019 riporta un incremento degli utenti stranieri in trattamento: dal 6,6% del totale nel 2014 al 10% nel 2018; il 50% di tali utenti presentava problemi legati all’alcol e il 47,4% all’abuso di sostanze psicoattive, prevalentemente oppiacei.
In linea con i dati, gli interventi realizzati sul territorio di Rimini sono nati dalla richiesta fatta al SerDP da parte degli operatori dei progetti CAS1 che avevano osservato da un lato, la scarsa conoscenza rispetto agli effetti e alle conseguenze legate al consumo di sostanze legali (abuso di farmaci assunti con ?nalità analgesica ed antidepressiva) ed illegali; dall’altro, un’insuf?ciente consapevolezza dei percorsi di cura accessibili nei servizi specialistici territoriali. Parallelamente, il SerDP di Rimini è stato attivato dalle richieste del Comune e dalle Associazioni del terzo settore che si occupano dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Msna), con l’intento di avviare un lavoro di rete sui temi delle dipendenze patologiche comportamentali. Gli interventi sul territorio di Lugo (RA) sono invece nati dalle ripetute segnalazioni: da un lato, dalla Prefettura, relative agli articoli 75 e 121 (DPR 309/90) per consumo di sostanze stupefacenti e alcoliche, che avrebbero richiesto la proposta di trattamenti individuali; dall’altro, e dai centri di accoglienza territoriali, che riportavano frequenti episodi di abuso di alcol da parte delle persone ospitate. É quindi stata avviata la realizzazione di interventi informativi/educativi di gruppo centrati per lo più su tematiche legate all’abuso di alcol, in quanto il consumo problematico di tale sostanza è stato individuato come prioritario nella popolazione destinataria.
1. Interventi nel territorio di LugoNel 2018 sono stati realizzati 4 incontri educativi ed informativi condotti da una psicologa psicoterapeuta, un coordinatore infermieristico e una psicologa in formazione presso il SerDP di Lugo, coadiuvati da una psicologa della cooperativa ospitante (Martino, Vignoli, Martini, 2020). Tali interventi avevano come ?nalità fornire informazioni sulle caratteristiche, sui rischi e sui danni prodotti dal consumo a basso e ad alto rischio, nonché dalla dipendenza da alcol.
Ulteriore obiettivo inoltre era riuscire a raggiungere una popolazione che acceda ai servizi di cura con maggiori dif?coltà. Il numero totale dei partecipanti ai gruppi è stato di 40 persone, di sesso maschile, dai 19 ai 33 anni, con una
Grafico 1media di 10 partecipanti ad incontro; il tempo medio di permanenza in Italia dei partecipanti era di un anno e sei mesi e le provenienze erano geogra?che distribuite come da gra?co 1.
I gruppi erano diversi?cati rispetto alla padronanza linguistica e alla conoscenza del territorio. Alcuni partecipanti erano inseriti all’interno di percorsi formativi e quasi tutti avevano avuto delle brevi esperienze lavorative prevalentemente in agricoltura.
Rispetto alla metodologia operativa gli incontri sono stati impostati ricorrendo alle seguenti strategie:
Rispetto ai risultati, nel primo incontro il gruppo ha mostrato iniziali resistenze (non manifestate negli incontri successivi), probabilmente dovute non solo alla barriera linguistica, ma anche al fatto che, in fase preparatoria, non era stata fornita una comunicazione chiara sull’effettiva valenza sanitaria e preventiva dell’intervento (effettuato dal servizio sanitario), piuttosto che di controllo (realizzato dalle forze dell’ordine). Tale fraintendimento è emerso in modo chiaro quando è stato proposto l’etilometro e alcuni partecipanti hanno manifestato il timore che fosse una siringa per un prelievo ematico. Tali paure sono state ristrutturate mediante la simulata: la teatralizzazione dei sintomi di abuso alcolico, realizzata da parte di un operatore, mentre un partecipante esercitava il ruolo più neutrale di un passante che subiva la comunicazione inappropriata della persona intossicata, ha immediatamente attivato il gruppo consentendo di esprimere ipotesi e fare domande sull’abuso alcolico.
Particolarmente ef?cace è stata la scelta di far seguire le ri?essioni attraverso l’APP, strumento con il quale i partecipanti si sono sentiti attivamente coinvolti. In?ne, gli operatori delle cooperative hanno regolarmente realizzato follow-up successivi.
A distanza di quasi due mesi, i partecipanti hanno mostrato di ricordare lo schema seguito durante l’intervento e i contenuti principali, con particolare attenzione alle conseguenze del consumo di alcol in termini di salute ?sica ed impatto sulle relazioni interpersonali, nonché a livello sanzionatorio e legale. Riferiscono di aver apprezzato l’uso dell’etilometro, che non conoscevano, e della APP, che li ha aiutati a dare maggior concretezza agli elementi informativi, riconoscendo che quest’ultima potrebbe essere uno strumento da utilizzare anche nella quotidianità per misure l’alcolemia e per evitare conseguenze negative o sanzioni.
2. Interventi nei CAS di RiminiAd ottobre 2019 e novembre/dicembre 2022 sono stati organizzati incontri di prevenzione rivolti agli abitanti di due CAS del territorio di Rimini. È stato effettuato un incontro di due ore per ciascun progetto svolto nei centri di accoglienza, alla presenza degli operatori che vi lavorano. Gli interventi sono stati gestiti anche da un’educatrice professionale del SerDP e da una psicologa del progetto Circolando (Cooperativa Sociale Cento Fiori), con competenze speci?che in materia di immigrazione ed etnopsicoterapia. Gli interventi sono stati supportati e tradotti da mediatori culturali di lingua Bangla, Urdu, Inglese, Francese, Arabo e Bambara messi a disposizione dalla cooperativa. Nel 2019 hanno partecipato al progetto 52 persone, tutti uomini dai 19 ai 41 anni, mentre nel 2022 hanno partecipato al progetto 49 persone, tutti uomini dai 20 ai 38 anni. Le provenienze principali sono indicate nel gra?co 2 e gra?co 3.
Grafico 2 Grafico 3Gli incontri sono sempre iniziati con un lavoro di brainstorming collettivo sulle parole “droga” e “dipendenza”, volto ad indagare il livello di conoscenza nei partecipanti e a capire stili ed usi di consumo nei Paesi di origine, in modo da poter meglio declinare i contenuti dell’incontro. Sono state quindi presentate slide con video ed immagini al ?ne di supportare ciò che veniva detto. I diversi temi affrontati sono stati adattati alla quotidianità e alle storie delle persone che hanno partecipato all’incontro, in modo tale da rendere ciò che veniva detto più utile e comprensibile e in modo da creare un setting in cui esse non si sentissero giudicate nei loro comportamenti.
Frasi come: “La preoccupazione che deriva dal tanto tempo passato ad aspettare il permesso di soggiorno provoca molto stress e spesso si prova a consumare alcool per smettere di pensare” hanno aiutato a far sì che le operatrici venissero percepite come più vicine al mondo dei partecipanti che, di conseguenza, a loro volta si sono sentiti compresi e autorizzati a fare domande e a chiedere informazioni. Gli incontri strutturati in questo modo avevano infatti diverse ?nalità: aumentare nei destinatari la consapevolezza relativa sia all’assunzione di sostanze stupefacenti, farmaci e psicofarmaci, sia ai comportamenti a rischio come il gioco d’azzardo; fornire una panoramica generale sui diversi servizi presenti sul territorio; dare maggiori informazioni rispetto all’uso di sostanze come autocura e anticipare possibili alternative per lenire i pensieri e le sofferenze sia ?siche che psicologiche; informare su norme e legislazione legate al consumo e alla compravendita di sostanze stupefacenti ed, in particolare, sulle ricadute che questi possono avere sui percorsi di regolarizzazione del permesso di soggiorno.
Durante gli incontri è stato messo a disposizione materiale informativo sempli?cato e multilingue, sia sulle diverse sostanze che sugli aspetti legati al consumo ed alla diffusione delle stesse, oltre che sui servizi socio-sanitari del territorio ai quali le persone si possono rivolgere per ricevere cura, informazioni e prevenzione.
3. Gruppo di lavoro per Minori Stranieri Non AccompagnatiI referenti del progetto SAI (Sistema di accoglienza e integrazione) del Comune di Rimini, in rete con i servizi del territorio, hanno espresso il bisogno di approfondire con l’utenza ospitante tematiche relative alle dipendenze patologiche comportamentali, con focus sui temi del gaming. Nell’estate del 2022 è così nato un tavolo di lavoro, costituito dal personale del Comune di Rimini, quale gestore del progetto SAI, un’educatrice professionale del SerDP ed operatori della cooperativa Papa Giovanni XXIII e Il Millepiedi. Il gruppo ha rappresentato uno spazio di confronto sulle possibili azioni da mettere in atto, a partire dall’osservazione effettuata dagli operatori i quali, condividendo tempi e spazi di vita dei giovani ospiti, hanno notato un notevole
incremento del tempo impiegato nell’attività di gioco online, in particolar modo a seguito del periodo di pandemia da Covid-19. Diversi studi dimostrano come la pandemia da Covid-19 abbia avuto un impatto sia sul fenomeno migratorio in sé che sull’ampli?cazione di rischi quali: incertezza sul futuro, dif?coltà economiche, perdita dei propri cari, isolamento e paura (OIM, 2020); che a loro volta determinano conseguenze negative sulla salute mentale e sui comportamenti patologici (Pompidou Group, 2022). In coerenza con queste osservazioni, è stato avviato con l’équipe prevenzione del SerDP di Rimini un progetto di prevenzione selettiva, con l’obiettivo di aumentare nei Msna la consapevolezza del proprio utilizzo dei videogame ed orientare i ragazzi verso scelte di uso ragionate, offrire loro uno spazio in cui fare domande, ri?ettere ed aumentare la conoscenza dei servizi utili in caso di necessità. Il progetto è stato avviato a febbraio 2023, pensato come un ciclo di due incontri per ciascun gruppo di Msna. Ogni incontro è stato realizzato con la presenza degli operatori di riferimento e di mediatori culturali di lingua Bangla, Arabo e Pashtu, presso la sede della casa ludica A Good Game Space, messa a disposizione dal Comune di Rimini ed usufruita dal SerDP di Rimini per attività di prevenzione e formazione – e realizzato da un’educatrice professionale del SerDP e da una psicologa del progetto Circolando (Cooperativa Sociale Cento Fiori). Gli incontri sono stati strutturati in modo da poter affrontare, inizialmente, gli elementi del gaming tramite attivazioni pratiche (brainstorming) e di ragionamento con l’uso di video e materiali utili a conoscere sia il gruppo, sia il punto di vista di ogni singolo giocatore, il suo coinvolgimento emotivo e l’approfondimento di aspetti educativi utili alla gestione dell’attività all’interno della propria vita. L’inquadramento iniziale del gruppo ha permesso, successivamente, di avviare, nella seconda giornata, un lavoro di ri?essione condiviso con tutti i partecipanti rispetto al tempo e alle regole di uso del dispositivo elettronico, con l’obiettivo di lavorare in favore di una maggiore autonomia di gestione dello stesso. Ad oggi è stato realizzato un ciclo di incontri con un gruppo di 8 partecipanti tra i 16-17 anni provenienti dal Pakistan, Bangladesh, Egitto, Afghanistan. Al gruppo sono stati consegnati dei questionari somministrati in forma animona, nello speci?co, un questionario pre-intervento creato ad hoc dal servizio ?nalizzato a conoscere il livello di interesse e di coinvolgimento nell’attività di gaming da parte del gruppo singolo, uno di gradimento e il questionario ACE2 dal quale non è emersa la presenza di esperienze traumatiche. Come da gra?co 4, la maggior parte degli intervistati riporta di giocare più di 4 ore al giorno, quale indicatore potenzialmente predittivo dello sviluppo di un comportamento problematico per il funzionamento socio-relazionale. Dal questionario è inoltre emerso che il periodo di inizio dell’attività di gaming spesso corrisponde all’arrivo del minore in Italia.
Grafico 4La metodologia adottata, grazie anche ai dati emersi, ha permesso di favorire la costruzione di un pensiero ragionato e condiviso sul gaming ed il suo uso, oltreché di normalizzare, anziché patologizzare, l’attività e la sua presenza nella vita quotidiana.
ConclusioniGli interventi di gruppo descritti sono frutto di ragionamenti tra il SerDP, le équipe dei centri CAS e SAI e la Prefettura, al ?ne di raggiungere una maggior popolazione di utenti destinatari, evitare accessi impropri al Servizio Dipendenze Patologiche e stigmatizzare ulteriormente le persone migranti.
Sappiamo che i fattori di rischio e protezione rispetto all’uso di sostanze e ai comportamenti di dipendenza patologica variano a seconda di età, cultura, provenienza, storia di vita e contesto. Lo scopo di ogni intervento di prevenzione è quello di potenziare i fattori di protezione, in modo che possano ef?cacemente contrastare quelli di rischio; partendo da questo presupposto, è indispensabile che le azioni di prevenzione all’uso di sostanze e ai comportamenti patologici che si rivolgono a cittadini stranieri tengano conto non solo della cultura di provenienza ma anche degli elementi che caratterizzano i processi migratori, i centri di accoglienza e le pratiche legali legate allo status di migrante, che in?uenzano le vite e gli stili di comportamento delle persone che attraversano questi percorsi.
Tra le barriere, invece, che impediscono alle persone straniere di accedere ai servizi dedicati alle dipendenze patologiche sono state documentate in letteratura, la mancanza di modelli di trattamento culturalmente orientati e la carenza di conoscenze specialistiche da parte degli operatori sanitari rispetto a caratteristiche e motivazioni delle persone destinatarie (McCleary e al, 2016). Un intervento può essere ef?cace solo se viene diversi?cato rispetto ai peculiari bisogni delle persone, cogliendone la complessità, piuttosto che temendo la loro diversità o provando ad adattare le necessità delle persone straniere ai servizi già presenti per la popolazione locale (Kane e Greene, 2018). Questo signi?ca provare a pensare oltre agli interventi culturalmente orientati: le persone che migrano non sono, infatti, solo rappresentanti delle proprie culture di provenienza ma sono persone in movimento con storie e culture che si modi?cano e si mescolano con i contesti di arrivo (Losi, 2020). Dunque, sebbene sia necessario, non è suf?ciente conoscere i modelli di consumo di una determinata cultura, ma occorre esplorare e comprendere di volta in volta le conoscenze e gli stili di vita di chi si ha davanti e provare il più possibile a declinare gli interventi in modo personalizzato (es. attraverso esercizi di gruppo, discussioni e questionari). Infatti gli interventi maggiormente ef?caci sono quelli basati sui bisogni espressi dalla persone, consapevoli della loro cultura ma anche delle loro storie e traiettorie di vita.
Sulla base dell’esperienza svolta e delle osservazioni riportate, proponiamo alcune suggestioni per programmare interventi futuri:
In?ne, è fondamentale sottolineare come spesso i comportamenti di abuso e dipendenza patologica delle persone migranti siano correlati, a sofferenze ?siche e psicologiche pre-esistenti la partenza o legati al processo migratorio stesso; le sostanze o i comportamenti a rischio vengono in questi casi utilizzati al ?ne di autocura o per tenere sotto controllo la sintomatologia (Vasic et al, 2021). Per questo, durante gli interventi è raccomandabile fare riferimenti al malessere e informare le persone anche degli altri servizi presenti sul territorio, come il Centro di Salute Mentale, con cui sarà indispensabile fare sempre più rete, anche negli interventi di prevenzione. Le persone migranti sono, infatti, portatrici di bisogni complessi e obbligano per questo a pensare sempre di più a progetti collettivi, articolati e in connessione con altri servizi sia pubblici che privati. Gli interventi dovrebbero ri?ettere la natura stessa delle persone a cui si rivolgono: mai statici, in movimento e aperti al cambiamento.
Co-autoriElisa Martino, Psicologa-Psicoterapeuta SerDP Lugo/AUSL della Romagna
Sara Montuori, Educatrice Professionale, SerDP RN
Nicoletta Russo, Psicoterapeuta, Cooperativa Sociale Cento Fiori RN
Note1 I CAS, Centri di Accoglienza Straordinaria, sono rivolti a richiedenti protezione internazionale coordinati dalle Prefetture e gestiti da enti del Terzo Settore.
2 Questionario ACE (Adverse Childhood Experience), si riferisce alle esperienze traumatiche o stressanti che possono interferire con i normali processi di sviluppo.
L'articolo «Interventi in cambiamento per persone in movimento»: Nicoletta Russo coautrice di un saggio sulla rivista Sestante n.12 proviene da Cento Fiori, Rimini.
Sestante, rivista scientifica regionale sui temi delle dipendenze patologiche, della salute mentale e salute nelle carceri della Regione Emilia Romagna e dell’AUSL della Romagna.
AbstractLe persone migranti nel nostro paese vivono spesso in condizione di grave marginalità e faticano a conoscere e ad accedere ai servizi socio-sanitari presenti sul territorio. L’articolo si propone di presentare e descrivere il lavoro dell’équipe marginalità nata sul territorio di Rimini, che rappresenta un dispositivo di sperimentazione di percorsi di cura condivisi e uno strumento di lavoro multidisciplinare per la presa in carico di situazioni complesse. L’équipe è composta da diverse soggettività del pubblico e del privato sociale che si occupano a diverso titolo di persone in condizione di marginalità e che lavorano insieme con l’obiettivo di garantirne i diritti e di migliorarne la tutela e la salute. Le persone intercettate dalla rete della marginalità sono portatrici di bisogni sociali, psicologici e sanitari complessi che necessitano di un lavoro di rete e prossimità per poter essere elaborati. Gli interventi di cura pensati dall’équipe tentano di rispecchiare tale complessità.
IntroduzioneSul territorio riminese e non solo, le persone di origine non italiana rappresentano un gruppo ad alto rischio di marginalità e vulnerabilità. La vulnerabilità, intesa come condizione che rende la persona maggiormente predisposta ad eventi di vita negativi, può interessare tutte le persone straniere, sia per la posizione di svantaggio economico che spesso le inquadra nelle fasce più basse della stratificazione dei redditi sia per la posizione sociale, politica e giuridica subordinata rispetto a quella dei cittadini italiani. Esistono inoltre fattori che sono legati strettamente allo status di migrante che l’Osservatorio Europeo delle droghe e delle tossicodipendenze indica come fattori di rischio legati all’uso e abuso di sostanze psicoattive: fattori sanitari e psicologici legati alla storia migratoria e di vita (esposizione a torture, isolamento, violenza), variabili sociali (disoccupazione, precarietà lavorativa e della rete familiare e comunitaria), ma anche problematiche legali (incertezza riguardo al permesso di soggiorno). Le persone straniere spesso presentano, inoltre, difficoltà nella conoscenza e nell’accesso ai servizi del territorio. Per questo, da giugno 2021 a giugno 2022 è stato attivo sul territorio di Rimini il progetto FAMI Be.Com-ER, con lo scopo di intercettare e avvicinare ai servizi cittadini stranieri con dipendenze patologiche e/o con problematiche legate all’abuso di alcol o sostanze.
I risultati di un anno del suddetto progetto FAMI Be.Com-ER (55 persone intercettate di cui 18 accompagnate ai servizi) di fatto hanno mostrato come sia fondamentale disporre di azioni di prossimità e strumenti di mediazione e accompagnamento nell’accesso ai servizi socio-sanitari. Il principale strumento a sostegno di tale progettualità è stato quello del lavoro in rete con tutte le soggettività che, a diverso titolo, si occupavano di persone in condizione marginalità e che ha dato vita al dispositivo oggi denominato équipe marginalità. Data la necessità di continuare questo tipo di lavoro, a Dicembre 2022 è stato avviato nell’ambito del Piano di Zona con il Programma Attuativo Annuale 2022 del Comune di Rimini il progetto Be.Com-ER in Rete, di cui è soggetto attuatore Rumori Sinistri ODV in collaborazione con la Cooperativa Sociale Cento Fiori, in continuità con il progetto FAMI precedente.
Descrizione dell’équipeL’équipe marginalità nasce a settembre 2021 dall’esigenza di mettere in connessione tutte le realtà che lavorano nell’ambito della marginalità al fine di riuscire a costruire strumenti di intervento e risposte più complete per le persone che si trovano in questa condizione. Oggi rappresenta un dispositivo che comprende operatori della grave marginalità adulta (referenti dei progetti unità di strada senza fissa dimora e bassa soglia, al momento rappresentati da Rumori Sinistri ODV, Papa Giovanni XXIII, associazione Caritas ODV e Croce Rossa Italiana), operatori del comune di Rimini (sportello sociale, ufficio immigrazione, ufficio di piano, sportello Front Office cittadini Stranieri),operatori del CSM, del SerDP e dell’ambulatorio EXTRACEE (servizio di assistenza sanitaria per persone non UE).L’équipe si riunisce una volta al mese con lo scopo di ragionare su situazioni complesse e su percorsi di cura condivisi e si rivolge a persone che si trovano in condizione di marginalità per diversi motivi quali assenza di abitazione, assenza o problemi relativi al permesso di soggiorno, uscita dai percorsi di accoglienza senza il raggiungimento di un’autonomia, mancanza di un’assistenza medica di base. L’équipe marginalità è nata presso Casa Madiba Network, uno spazio sociale autogestito con progetti culturali e sociali rivolti in particolare alle persone in condizione di homelessness, razzializzate, gender non conforming e in condizione di precarietà e sfruttamento lavorativo che opera contro le discriminazioni e sul contrasto all’emarginazione adulta. Qui si è strutturato lo sportello Be.Com-ER: il luogo in cui è nata l’équipe è di importanza fondamentale, poiché rappresentava già uno spazio di aiuto e ascolto per le persone in condizione di grave marginalità. L’équipe marginalità è nata dal “basso”, dalle esigenze di persone che sperimentavano bisogni complessi e a cui venivano proposti interventi insufficienti. I principi ispiratori dell’équipe marginalità fanno infatti riferimento al concetto di governmentaly from below (Appadurai, 2001) ovvero alla capacità di governo dal basso, un insieme di modalità d’azione che prevede la condivisione di strategie di risposte e analisi dei bisogni con gli stessi soggetti che portano la domanda d’aiuto. Questo modo di agire ha consentito di uscire dai modelli di cura normalizzati e pensare alla salute in modo radicalmente diverso da quello solitamente concepito, partendo cioè non dalla patologia ma dal riconoscimento dei diritti delle persone.
Il lavoro dell’équipe si articola in varie fasi che partono da un lavoro di lettura della biografia della persona, atto a identificare i fattori di rischio e di protezione, all’individuazione delle offerte del territorio e alla negoziazione di un progetto personalizzato. L’analisi della domanda viene effettuata tramite un dispositivo gruppale che comprende tutti gli attori presenti nell’équipe. Questa modalità di lavoro permette la ridefinizione del problema in una prospettiva che viene arricchita dall’apporto di tutti i membri dell’équipe in un’ottica multidimensionale. Secondo questo approccio il bisogno di un singolo rappresenta solo la parte manifesta di una domanda più ampia, ovvero l’emergente di una problematica del contesto in cui la persona si trova (Montecchi 2021). Le prime azioni che vengono svolte sono solitamente rivolte alla stabilizzazione della persona dal punto di vista sociale e burocratico che si esplicitano nella ricerca di un’abitazione e nel supporto legale sul permesso di soggiorno e su eventuali problemi ad esso legati. Infatti, il diritto alla casa e la possibilità di avere un permesso di soggiorno rappresentano le basi necessarie al benessere della persona e allo sviluppo di qualsivoglia altro intervento sociale e/o sanitario. Qualora si valutasse la necessità, vengono attivate le funzioni sanitarie o presso i servizi o nei luoghi in cui la persona si trova. Se la persona è inserita nei progetti presenti sul territorio vengono garantite équipe integrate e consulenze specifiche che supportino l’individuo e coloro che con esso lavorano nella gestione delle problematiche che possono interferire con l’adesione ai trattamenti e l’accesso ai servizi. Quando necessario vengono inoltre attivati interventi di mediazione culturale, non solo nel contesto dei colloqui con le persone, ma anche con funzione di lettura e inquadramento culturale delle situazioni nell’ambito del lavoro dell’équipe. L’équipe è riuscita, in questi termini, ad inserire persone con problematiche a diversi livelli nei progetti sul territorio e fare aderire ad interventi terapeutici persone che manifestavano scarsa compliance. Il lavoro con la marginalità comporta la gestione di una complessità che può essere difficile da affrontare e che si ripercuote anche sui gruppi di lavoro. Vissuti emotivi quali frustrazione, rabbia e impotenza possono depositarsi sugli operatori delle équipe insieme a dinamiche controtransferali ed istituzionali che si attivano anche fra le soggettività coinvolte. Tali fattori, se non ben elaborati, possono ripercuotersi nell’operatività creando, oltre che malessere negli operatori, inefficacia nelle risposte. Un’ulteriore funzione dell’équipe è quella di consentire uno spazio gruppale di rielaborazione di tutti questi aspetti rimanendo a supporto dei gruppi di operatori che lavorano sui progetti.
Risultati e riflessioniDa settembre 2021 ad oggi sono state prese in carico dall’équipe marginalità un totale di 17 persone (cfr. figura 1), di cui due donne, con provenienza varia: Gambia (2), Pakistan (2), Guinea Conakry (1), Bangladesh (1), Afghanistan (1), Senegal (2), Togo (1), Macao (1), Nigeria (1), Camerun (1), Tunisia (1), Romania (1) e Somalia (2). Di questi, su 11 che manifestavano disagio mentale 10 hanno aderito a percorsi presso il CSM; sono state segnalate solo 2 persone con problematiche relative all’abuso di sostanze e alcol, che sono state entrambe prese in carico dal SerDP; delle 17 persone intercettate dall’équipe, 10 manifestavano il problema dell’essere senza fissa dimora e per tutte è stata trovata una soluzione abitativa nelle strutture a bassa soglia presenti sul territorio; per 6 persone sono stati attivati percorsi di assistenza legale.
Un risultato fondamentale è stato quello di permettere alle persone con disagio mentale e/o problematiche legate all’abuso di alcol e sostanze di rimanere all’interno della comunità e di essere supportate con progetti individuali sul territorio con il sostegno costante dell’équipe. La coordinazione e l’integrazione degli interventi di supporto a vari livelli (sanitario, abitativo, legale) mediante il lavoro dell’équipe, hanno consentito di fatto di sostenere queste persone nei luoghi di vita della comunità senza dover ricorrere a progetti residenziali specialistici (progetti SAI per disagio mentale, comunità terapeutiche, residenze sanitarie psichiatriche). I risultati ottenuti sottolineano la necessità di intendere la salute non come mera assenza di malattia ma come rapporto equilibrato della persona con il contesto in cui abita. Le persone che migrano sono spesso sottoposte a processi che portano ad una serie di perdite, materiali e simboliche (perdita della casa, del permesso di soggiorno, separazione dalla famiglia) che di fatto trasformano le persone da persone nel mondo a persone fuori dal mondo (Losi, 2010). Quando la persona si trova fuori dal mondo, il disagio psicologico e la malattia hanno maggiore probabilità di sorgere. Per questo, l’équipe lavora per riconnettere le persone anche con i contesti di provenienza coinvolgendo, quando possibile, connazionali e familiari nei percorsi di cura. Le sofferenze portate dalle persone migranti nella maggior parte dei casi non possono essere concepite come confinate all’interno della persona ma come fenomeni di sofferenza urbana (Saraceno, 2019) prodotti cioè da una serie di dimensioni politiche e sociali che sono proprie delle città in cui le persone vivono. Le persone in condizione di marginalità si trovano frequentemente ad avere a che fare con situazioni di violenza e discriminazione; ciò è spesso causato dall’estrema deprivazione materiale e dall’umiliazione morale delle persone coinvolte e non possono essere interpretati in modo semplicistico come mere colpe o espressioni di patologie individuali. Questi fenomeni di violenza sono maggiormente spiegabili come emergenti di un processo collettivo di sofferenza urbana che si collocano al termine di un percorso di fallimenti rispetto all’inclusione e alla difesa di diritti. Un emergente secondo la concezione operativa di gruppo è “una situazione, un comportamento del gruppo o dell’individuo, che con il suo manifestarsi denuncia la situazione dominante” e la malattia “non è da considerare come la malattia di un soggetto ma come la malattia dell’unità di base della struttura sociale” (Pichon-Rivière, 1985). L’équipe rappresenta anche un osservatorio della comunità e uno spazio di pensiero rispetto a queste situazioni. La complessità richiede dispostivi flessibili, interdisciplinari che possano funzionare da mente gruppale collettiva, in grado di elaborare le varie dinamiche che possono disturbare una corretta analisi e differenziazione della domanda e a portare di conseguenza a risposte parziali e individuali. Infine, la cura collettiva, per poter essere chiamate tale, non può prescindere dalla voce delle persone alle quali questi interventi sono rivolti. Non sono i cittadini a dover disegnare i propri bisogni adattandoli alle offerte del sistema, ma l’offerta di salute a dover partire dai bisogni dei cittadini (Saraceno, 2022). Partire dalla persona è, inoltre, un’azione che fa parte del processo di cura stesso: rendendo le persone attive nei propri percorsi si restituisce loro di avere la capacità di scelta. I risultati del lavoro svolto dimostrano che i percorsi più riusciti sono stati quelli costruiti a partire dal “basso”, quando cioè gli operatori sono usciti dalle istituzioni per incontrare le persone nei luoghi in cui queste si erano naturalmente rivolte per chiedere aiuto.
ConclusioniL’approcciarsi alle migrazioni secondo il paradigma dell’emergenza e la concettualizzazione delle persone che arrivano in Europa come fenomeno eccezionale ha prodotto a livello pubblico una percezione delle migrazioni unicamente come un problema legato a questioni di sicurezza e di ordine pubblico (Pitzalis, 2018). Questa è, tuttavia, una visione fuorviante, che ha legittimato la categoria dell’urgenza degli interventi in nome dell’emergenza oltre che contribuire ad occultare aspetti storici, economici, sociali, culturali e politici che riguardano le migrazioni. Se smettiamo di considerare le questioni come emergenziali, allora assumiamo che queste richiedano interventi sistemici, di durata indeterminata. In quest’ottica l’équipe marginalità, in quanto strumento di supporto per le persone migranti, dovrebbe diventare, nella nostra prospettiva, un dispositivo permanente, pensato e garantito dalle istituzioni, per far fronte alle problematiche che presentano le persone che si trovano in condizione di marginalità e che abitano le periferie delle nostre città, e che non necessariamente sono di origine straniera. I dispositivi di cura collettivi e multidisciplinari possono, infatti, essere uno strumento di intervento efficace per tutte le persone che presentano problematiche complesse che richiedono percorsi di cura co-costruiti. Un altro fattore fondamentale riguarda le politiche che ciascun territorio sviluppa rispetto al tema dell’abitare. Il fatto di avere un luogo sicuro dove vivere, instaurare le proprie relazioni ed esprimere la propria soggettività dovrebbe essere alla base di qualsivoglia intervento che pensi alla salute mentale, perché non ci può essere salute, né mentale né fisica, senza casa. Le soluzioni abitative individuate dall’équipe hanno riguardato la rete delle strutture della bassa soglia che hanno consentito di rispondere all’emergenza. Risulta tuttavia fondamentale pensare a soluzioni strutturate e integrare le politiche abitative con gli interventi rivolti alla grave marginalità, affinché il diritto all’abitare sia realmente esigibile (Leonardi, 2021).
Il lavoro con la sofferenza e la malattia portata dalle persone in condizione di marginalità insegna a partire dal riconoscimento dei bisogni e dei diritti fondamentali di cittadinanza, senza i quali non è possibile costruire alcuna forma di intervento. Anche l’offerta di salute dovrebbe pertanto essere pensata dal basso, ovvero a partire dai bisogni dei cittadini.
Questo implica ricercare la complessità sistemica delle cause, che può essere fatta solo attraverso un lavoro di rete: il problema non è solo ciò che la persona porta nell’ambulatorio medico ma ciò che perpetua la sofferenza al di fuori dell’ambulatorio.
BibliografiaN. Losi, Vite Altrove. Migrazione e disagio psichico. Borla Ed, 2010
A. Appadurai, Deep democracy: urban governmentality and the horizon of politics, Environment&Urbanization Vol 13 N. 2, 2001
B. Saraceno, Salute Globale e diritti. Conversazioni sulla cura e la salute mentale. DeriveApprodi, 2022
E. Pichon-Rivière, Il processo gruppale. Dalla psicoanalisi alla psicologia sociale, Libreria Editrice Lauretana, 1985
L. Montecchi, L’ombra dell’Angelo. Sensibili alle foglie, 2021
S. Pitzalis, La costruzione dell’emergenza. Aiuto, assistenza e controllo tra disastri e migrazioni forzate in Italia. Argomenti, terza serie, 2018
D. Leonardi, La colpa di non avere un tetto. Homelessness tra stigma e stereotipi, Eris, 2021
B. Saraceno, Psicopolitica. DeriveApprodi, 2019
L'articolo «L’équipe marginalità a Rimini: ripensare i modelli di cura a partire dal “basso”»: sulla rivista Sestante 12 un articolo cofirmato dalla collega Cento Fiori Nicoletta Russo proviene da Cento Fiori, Rimini.