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“Gli orari delle discoteche in commissione Attività produttive: le regole delle impresa non sono un problema di ordine pubblico”

Il disegno di legge Giovanardi sugli orari delle discoteche deve essere discusso nella commissione Attività produttive e non altrove: una lettera di Sergio Gambini e di altri deputati del centrodestra solleva il “conflitto di attribuzione” per l’iter parlamentare del discusso disegno di legge, inscritto invece alla I commissione Affari costituzionali, dove approdano le norme sull’ordine pubblico. Spiega il parlamentare riminese: “Ho sollecitato i miei colleghi di commissione a porre al presidente della commissione Attività produttive il problema della assegnazione del provvedimento sugli orari delle discoteche, che verrà discusso invece alla commissione Affari costituzionali. Ieri abbiamo inviato una lettera firmata, oltre che da me da altri colleghi dello Sdi ma anche della Lega e di An, per sollevare il “conflitto di attribuzione” - questa la definizione tecnica dell’iniziativa - per evitare che i problemi tipicamente legati alle imprese, al mercato, alla cultura del divertimento giovanile vengano assurdamente trasformati in un problema di ordine pubblico”.

“Non so che esito avrà la nostra iniziativa – spiega il capogruppo Ds della commissione Attività produttive – ma già è un fatto positivo che sia nata come conseguenza dell’incontro pubblico promosso ieri a Roma dal Silb”. Al convegno del sindacato dei locali da ballo Gambini è intervenuto sostenendo “che per risolvere i problemi non basta dire no, è necessario presentare proposte che puntino a regolamentare e a qualificare il settore, perché le imprese del divertimento notturno diventino il migliore alleato di chi vuole combattere la cultura dello sballo e le tragiche conseguenze che essa produce. Purtroppo il dictat proibizionista ha impedito fino ad oggi che venissero assunte nuove norme di carattere fiscale, igienico sanitario, di controllo che potevano qualificare il settore. Sono molto preoccupato e ho paura che l’impostazione del Governo possa essere approvata se non parte immediatamente una forte campagna, nei palazzi del Parlamento e fuori, contro il cieco proibizionismo. Ho chiesto un coinvolgimento trasversale dei parlamentari e mi sembra significativo che da subito anche dei colleghi del centrodestra abbiano risposto all’appello, sollevando con me il “conflitto di attribuzione”.

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