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Lungomare: sogni di modernità che sanno di passato

Exitime, copertina del numero 9, luglio 2008

Il sipario del palazzo dell'Arengo ha svelato i "desiderata" dei projet financing per il lungomare di Rimini. Nei rendering di famosi studi di progettazione europei hanno preso forma i - possibili - futuri skyline della città, venendo dal mare. Sogni da nuovo millennio, coltivati per lasciare un segno politico di questi anni. Un segno qualunque sarebbe bastato, ma questi progetti ne sono l'essenza, con le loro radici di cemento e tondelli nel nostro passato come, a ben guardare, chi li coltiva con torva ostinazione. Un passato rinfrescato, forse, da linee più o meno fantasiose, più o meno verdi, più o meno ardite. Ma nella sostanza fedeli alle idee che dal dopoguerra agli anni '80 hanno costruito una città. E che, nonostante siano vissute pesantemente, oggi, sbirciando questi nuovi sogni digitali, danno il senso di non aver lasciato spauracchio alcuno.

Insomma, dei "bellissimi" esercizi di stile, che a differenza di Queneau (scusi Maestro), non atterrano con leggerezza su quei pochi spazi rimasti aperti sul lungomare. E, per quanto possano essere belli (o non piacere) sembrano così decontestualizzati da assumere la lievità delle armate di Francesco I e del von Frundsberg su Roma. Con riminese disincanto, sembra quasi, in un caso, che l'anima di cemento e tondelli venga dissimulata sotto un tappeto verde: quinta di cartapesta di un qualunque parco tematico. E' vero, Italia in Miniatura ha fatto scuola, ma forse non ambiva agli urbanisti. Semmai si è ispirato alla loro opera millenaria.

E che dire del povero Fellini, le cui forme sono state tirate per la giacchetta ispiratrice. Vabbé, ci sarà abituato, ormai, stampigliato più sui colli di bottiglia che nelle pupille dei suoi concittadini. Ho provato a cercare nell'obelisco una sua forma ispiratrice, ma il risultato - ahimé, sono troppo ignorante - è lo stesso del busto che troneggiava, fino a poco tempo fa, nella hall del Grand Hotel: se non scrivevano Fellini nella targhetta, l'ispirazione non si poteva cogliere. E quanto al nuovo millennio, ammettiamolo, il grattacielo come simbolo di modernità lo abbiamo già avuto. E non è che sia proprio in cima all'orgoglio riminese.

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